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ITALIA, IL NUOVO PERICOLO DIETRO L’ANGOLO ▷ FABIO DURANTI: “FUGGIRE A COSTO DELLA NAZIONE? DA PELLE D’OCA!”

Di Un Giorno Speciale -29 Aprile 2023

Negli ultimi giorni si sono rincorse notizie di giovani che, non riuscendo a trovare un lavoro all’altezza delle proprie aspettative, hanno deciso di partire e decantano anche le condizioni non solo lavorative, ma anche di vita, che i Paesi dove sono emigrati hanno da offrire. Queste tematiche assieme ad alcune riflessioni scaturita dopo la giornata del 25 aprile hanno ispirato le parole di Fabio Duranti, pronunciate in diretta ad “Un Giorno Speciale”: “Noi italiani siamo un popolo veramente conflittuale, noi amiamo confliggere gli uni contro gli altri. Noi litighiamo per delle stupidaggini dove dove anche la semplice assemblea di condominio si trasforma in una rissa. E qualche volta abbiamo visto anche tragedie inenarrabili, l’abbiamo visto poi qui a Roma. Siamo rissosi, non ci interessiamo del nostro vicino. Quando stiamo bene noi, stanno bene tutti, non c’interessiamo degli altri. Poi cosa accade? Accade che qualche volta abbiamo problemi noi e ci lamentiamo che gli altri non si interessano a noi, ma vogliamo cambiare. C’è stato un periodo della nostra storia che è stato drammatico, ne prendiamo atto, lo studiamo, capiamo che quel periodo non è stato un periodo meraviglioso. Ci sono stati dei gravissimi errori, degli orrori, anche. Dobbiamo utilizzare quell’esperienza per non ripetere più quegli errori, no?”

Secondo Fabio Duranti lo sguardo va rivolto verso il futuro dell’Italia. che è strettamente legato al futuro del mondo del lavoro e delle imprese: “Io personalmente vorrei pensare al futuro di questo Paese, a come fare per riconquistare una libertà, anche imprenditoriale, a far sì che il costo del lavoro non sia esagerato, perché tutti debbono potersi permettere di lavorare qui in Italia. La scorsa settimana, abbiamo scherzato su una su una chimica. Credo che sia andata in Finlandia e dice tornerò da anziana. Noi gli abbiamo detto guarda, non tornare da anziana. Perché che torni a fare? Rimani là. Molte persone su radioradio.it hanno commentato dicendo che però qui in Italia non c’è più niente. Quindi è anche giusto andarsene a trovare e a fare una vita da un’altra parte. Come a dire ho studiato e me ne vado a godere la mia vita da un’altra parte. Ecco questa necessità di godimento a prescindere e la voglia di andarselo a cercare là dove c’è… Beh, a me fa venire un po’ di pelle d’oca. Scusate, forse sbaglio, però noto che le persone non si interessano del proprio vicino, del nostro territorio. La ragazza sopra citata diceva sono brava. Ma perché devo stare qua che non c’è lavoro, che mi trattano male, che deve andare fare è un lavoro che non è adeguato al mio titolo di studio“.

Questa situazione esemplifica secondo Duranti un trend molto preoccupante per il nostro futuro: “Ecco, tu in questo momento, facendo questo, stai semplicemente mettendo in pratica il loro progetto di svuotare questo Paese e farlo diventare, come diceva Alberto Contri, una Disneyland del 2030. Qua ci si viene soltanto a giocare, andare nella giostra, nelle nostre meravigliose coste. Veniamo qua a vedere i monumenti. Il nostro Paese sarà diventato solamente un enorme parco giochi, questo volete. Parliamo di un Paese forse che dovrebbe tornare ad avere una sua identità. Questo è quello che accade. Se questa per voi è libertà, per me non lo è”.

Fonte: Radio Radio

https://www.radioradio.it/2023/04/italia-sfogo-nazione-fuggire-pericolo/

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

LA NAVE STA PER AFFONDARE E ORA TUTTI SCAPPANO: SVELATI I METODI DELL’EMERGENZA “SANITARIA”

Pare che la narrazione terapeutica inizi un poco alla volta a colare a picco. Emergono verità inquietanti sulla gestione dell’emergenza pandemica. In sostanza, i dubbi che da subito manifestammo iniziano a presentarsi come degni di essere creduti nella loro sempre più palese evidenza. Si comincia a parlare da più parti del fatto che la paura è stata utilizzata ad arte, per poter imporre limitazioni durissime che altrimenti mai sarebbero state accettate. Si principia un po’ alla volta a far emergere un’altra narrazione, dalla quale si evince con limpido profilo come l’emergenza sia anche stata utilizzata come metodo di governo atto a imporre tutta una serie di punti saldi dell’ordine neoliberale che, in assenza dell’emergenza, non si sarebbero potuti imporre o che forse si sarebbero potuti imporre solo con maggiori difficoltà. Penso naturalmente al cosiddetto lavoro agile o smart working, o ad altri punti salienti della riorganizzazione neoliberale verticistica della vita e del lavoro. E adesso che la verità inizia gradualmente ad affiorare, anche i protagonisti dell’ordine terapeutico e del Leviatano tecno sanitario iniziano a reagire o cercando di rifarsi un’immagine pulita o scaricando la responsabilità su altri, o cercando di far credere che loro non ne sapevano nulla e che si limitavano a obbedire agli ordini. Secondo una spiegazione che troppe volte abbiamo già visto nella storia del Novecento e che francamente appare oggi del tutto inaccettabile. Non sta a me mettere i nomi e i cognomi, mi interessa solo ragionare sul contesto generale. Le tesi che abbiamo sostenuto e che abbiamo compendiato nel nostro studio Golpe globale paiono ora trovare conferma in quella realtà che, come usa dire, ha la testa dura e sa smentire le interpretazioni mendaci, anche quelle che vengono ripetute ossessivamente, riuscendo a convincere i più della loro presunta verità.

L’emergenza terapeutica è stata, anche se non soprattutto, un grande laboratorio di ingegneria sociale e biopolitica. Un grande laboratorio gestito dal nuovo capitalismo terapeutico, in nome di un nuovo modello di lavoro, di vita e addirittura di umanità.
Questo sta emergendo limpidamente dalle analisi. Questo un poco alla volta viene a galla e dà conferma di quello che dicevamo da subito, cioè il fatto che l’emergenza, più che un’emergenza medica e sanitaria era con tutta evidenza un’emergenza politica, sociale ed economica. Erano i nuovi assetti di un capitalismo terapeutico che stava prendendo forma e che impiegava ad arte l’emergenza, giustappunto per poter fare cose che senza l’emergenza avrebbe faticato assai a poter fare.

Tant’è che i dispositivi emergenziali finiscono per sopravvivere all’emergenza stessa. Tant’è che con l’emergenza abbiamo accettato cose che senza l’emergenza mai avremmo accettato. Penso al confinamento domiciliare coatto o a dispositivi assurdi, surreali e vergognosi come quello dell’infame tessera verde della discriminazione e del controllo biopolitico di massa totale e totalitario. Insomma, come amava dire Seneca, la verità, anche se sommersa, prima o poi viene a galla. E come si sa, quando la nave inizia ad affondare, i topi sono i primi a fuggire, seguiti subito dopo dalle prostitute. Ecco, in questi giorni non è difficile vedere come molti abbiano già iniziato a comportarsi in questa maniera.

Radioattivitàlampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro

Fonte: Radio Radio

https://www.radioradio.it/2023/03/paura-governo-pandemia/

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo movimento Ultima Generazione e membro attivo Fondazione Michele Scarponi Onlus