Far West

ITALIA INVASA DALLE SPECIE ALIENE: NE PARLA SALVO SOTTILE A FAR WEST SU RAITRE, 20 MAGGIO 2024

Vasto (CH), 30 Maggio 2024 ore 17.14

Buon pomeriggio a tutti e a tutte voi: in questo articolo parlerò di un tema importantissimo ed ancora molto sottovalutato sia dal Governo Meloni che dall’opinione pubblica italiana, l’invasione delle specie aliene in Italia: ne ha parlato l’ottimo giornalista d’inchiesta Salvo Sottile su RaiTre nel suo programma televisivo Far West in data 20 Maggio 2024 che vi invito a rivedere qui su RaiPlay: https://www.raiplay.it/video/2024/05/FarWest—Puntata-del-20052024-7be87d83-2f64-4b9a-a867-1a994ba21298.html

Salvo Sottile, Far West puntata del 20 Maggio 2024

Nella puntata in questione Sottile si è soffermato su quattro specie di animali particolarmente invasivi che stanno costituendo un enorme problema per le specie endemiche o autoctone preesistenti, cioè quelle native che vivono all’interno di un determinato ecosistema: la formica di fuoco (Solenopsis invicta) che sta prolificando in maniera esponenziale in Sicilia, il pesce siluro (Silurus glanis) che è sempre più presente nei fiumi e nei laghi di acqua dolce, la Nutria (Myocastor coypus) già presente in molti parchi urbani a Roma e nei fiumi, si ritiene che siano loro stesse a creare i cedimenti degli argini con la costruzione delle loro tane e le conseguenti alluvioni ed il Granchio blu (Callinepses sapidus) che popola sempre di più i nostri mari in acqua salata cibandosi di tutta la biodiversità ittica che il mare ci dona, come le vongole e le ostriche che fanno parte della famiglia dei bivalvi e sulla quale si basa l’intera economia dei pescatori nel Mare Adriatico, Mar Tirreno, Mar Ionio e Mar Mediterraneo.

Che tutto questo sia il preludio ad una futura finta o vera e propria invasione aliena entro il 2040? “Lo scopriremo solo vivendo”, citando il grande ed indimenticato Lucio Battisti! Intanto dobbiamo affrontare e sconfiggere quella animale, poi penseremo ai finti o ai veri alieni in un secondo momento!

1. FORMICA DI FUOCO (SOLENOPSIS INVICTA)

Un esemplare di Formica di fuoco (Solenopsis invicta)

La formica di fuoco è arrivata in Italia

La Solenopsis invicta è ufficialmente sbarcata in Sicilia e potrebbe presto diffondersi in tutta l’Europa. Anche per colpa dei cambiamenti climatici

Viene considerata una delle specie più invasive al mondo e la quinta più costosa da combattere. Si tratta della Solenopsis invicta, soprannominata formica di fuoco, una specie originaria del Sud America e che ora è ufficialmente arrivata anche in Sicilia, minacciando una possibile invasione in tutta l’Europa, ulteriormente facilitata dai cambiamenti climatici. A confermare la sua presenza e a lanciare l’allarme sulle pagine della rivista Current Biology è stato un team di ricercatori coordinato dall’Istituto di Biologia Evoluzionistica in Spagna, con la collaborazione delle università di Parma e Catania, che ha identificato ben 88 formicai sparsi oltre 5 ettari vicino alla città di Siracusa.

La formica di fuoco tra le specie più invasive

La formica di fuoco è una specie invasiva originaria del Sud America che può causare gravi problemi per gli ecosistemi, l’agricoltura e la nostra salute. La sua puntura, infatti, è piuttosto dolorosa e irritante e può provocare reazioni allergiche, che occasionalmente possono portare allo shock anafilattico. In meno di un secolo, questa formica si è diffusa in gran parte degli Stati Uniti, Messico, Caraibi, Cina e Australia. La sua presenza negli Stati Uniti, per esempio, ha causato una perdita di quasi sei miliardi di euro annui“S. invicta è una delle specie invasive peggiori e può diffondersi molto rapidamente”, spiega Mattia Menchetti, primo autore dello studio. “Trovare questa specie in Italia è stata una grande sorpresa, ma sapevamo che questo giorno sarebbe arrivato”.

L’arrivo della formica di fuoco in Italia

Finora la formica di fuoco era stata trovata occasionalmente in alcuni prodotti importati in Spagna, Finlandia e Paesi Bassi, ma la sua presenza in Europa non era mai stata confermata. Svolgendo analisi genetiche, i ricercatori del nuovo studio hanno così potuto confermare ufficialmente che questa specie si è stabilita in Sicilia ormai da anni. “La gente del posto ha raccontato di punture dolorose almeno dal 2019, quindi probabilmente le formiche sono lì da un po’”, racconta Menchetti. “E l’estensione reale dell’area invasa è probabilmente maggiore”. Sebbene la via d’ingresso della formica di fuoco in Italia sia ancora sconosciuta, i ricercatori sono giunti alla conclusione che probabilmente queste popolazioni provengono da Brasile, Cina o dagli Stati Uniti.

La possibile invasione in Europa

Inoltre, utilizzando modelli di distribuzione, i ricercatori hanno osservato che questa specie invasiva potrebbe potenzialmente stabilirsi in circa il 7% del continente. Molte città europee (il 50%), come Roma, Barcellona, Londra e Parigi, infatti, presenterebbero condizioni ambientali adatte al suo insediamento. Inoltre, considerando anche le attuali tendenze dei cambiamenti climatici, lo scenario potrebbe peggiorare notevolmente, in quanto questa specie potrebbe potenzialmente espandersi e colonizzare altre parti d’Europa.

Rapide azioni di monitoraggio

È proprio per questo che i ricercatori lanciano l’appello affinché sforzi coordinati per un rilevamento precoce e una risposta rapida nella regione siano efficaci nel gestire questa nuova minaccia, prima che si diffonda in modo incontrollabile. “I cittadini potrebbero svolgere un ruolo chiave nell’individuazione di S. invicta, considerando che si trova frequentemente nelle aree urbane e limitrofe”, conclude Menchetti. “È possibile individuare questa formica a causa delle sue punture dolorose e dei caratteristici cumuli dei loro formicai, anche se è necessaria la conferma di un esperto”.

https://www.wired.it/article/formica-di-fuoco-italia-sicilia-siracusa-solenopsis-invicta-puntura-caratteristiche-immagini/
https://www.ilmattino.it/pelo_e_contropelo/formica_di_fuoco_in_italia_cosa_e_pericolosa_sicilia-7625359.html
https://www.glispecialistidelleformiche.com/2017/08/04/l-australia-deciso-eliminare-volta-tutte-le-formiche-fuoco/

2. PESCE SILURO (SILURUS GLANIS)

Un esemplare di Pesce siluro (Silurus glanis) del Lago di Garda in Lombardia: come ci è arrivato?

Il Pesce siluro è un pesce originario dei grandi fiumi dell’Europa nordorientale, è una delle specie più dannose per l’ecosistema delle Torbiere essendo super prolifico e raggiungendo misure considerevoli: due metri per quasi due quintali di peso (200 kg). È un pesce predatore voracissimo e si nutre di tutti gli altri pesci presenti nella catena alimentare ittica nel laghi, come il pesce persico, le tinche, le anguille, oltre che dei pulcini e degli adulti di tutti gli uccelli acquatici.

Lunghezza adulti

In Italia max  2,5 metri, peso fino a 200 Kg.

Ambiente

Acque ferme o a corso lento, ricche di vegetazione.

Alimentazione

Carnivoro. Pesci e vertebrati acquatici, pulcini e adulti di uccelli acquatici.

Riproduzione

Da maggio ad agosto, ogni femmina depone varie migliaia di uova per Kg di peso, in buche scavate dal maschio in fondali fangosi.

In Torbiera

Presente con migliaia di esemplari, è oggetto, da anni, di progetto di contenimento che ne sta riducendo la presenza. Ha causato la rarefazione di tutte le specie di pesci e uccelli, deteriorando gravemente l’ecosistema.

https://torbieresebino.it/riserva-naturale/pesce-siluro/
https://www.ilpost.it/2023/07/19/pesca-pesce-siluro-nord-italia/
https://www.ladige.it/territori/riva-arco/2024/02/05/il-pesce-siluro-ormai-presenza-stabile-nel-lago-di-garda-1.3692971

3. NUTRIA (MYOCASTOR COYPUS)

Un esemplare di Nutria, (Myocastor coypus), il topo grande di fiumi e laghi

La nutria, detta anche castorino, è un mammifero roditore. Originaria del Sud America, fu importata in Italia per la sua pelliccia intorno al 1930. Nel corso degli anni, alcuni esemplari sono riusciti a scappare dagli allevamenti altri sono stati liberati per evitare il costo di abbattimento, quando il mercato delle pellicce è andato in crisi, determinando la naturalizzazione della specie sul territorio italiano. A fine anni ’80 è comparsa anche nelle acque del Fibreno.

Molto simile ad un grande ratto, la sua lunghezza va dai 40 ai 60 cm, coda esclusa,  per circa 7–9 chili di peso nell’adulto. La testa è di forma triangolare con piccole orecchie e lunghi baffi argentati (vibrisse). Le zampe sono corte a cinque dita, quelle posteriori hanno la membrana natatoria. Il pelo è di colore bruno dorato o bruno scuro.

La nutria si riproduce 2-3 volte l’anno, soprattutto tra maggio e novembre. I piccoli, in media da 4 a 5,  sono in grado di nuotare già a 24 ore dalla nascita. Lo svezzamento va da 5 a 8 settimane.

Vive prevalentemente lungo le rive dei laghi o dei fiumi e si nutre di piante erbacee spontanee acquatiche e non, ma anche dei prodotti dei campi coltivati vicino gli ambienti umidi dove vive causando notevoli danni all’agricoltura.

https://www.parchilazio.it/postafibreno-schede-564-la_nutria
https://www.raiplay.it/video/2018/11/La-nutria-2735f77c-d4c6-4349-a4be-da64cf2ad18e.html
https://www.raiplay.it/video/2021/01/La-Nutria—04012021-40c6ea46-0690-4766-add0-01eb27d229e9.html

4. GRANCHIO BLU (CALLINEPTES SAPIDUS O GRANCHIO REALE)

Un esemplare di Granchio Blu (Callineptes sapidus) noto anche come Granchio Reale

Il problema del granchio blu, di nuovo

Il governo ha riconosciuto la diffusione eccezionale del crostaceo. I pescatori chiedono fondi per fronteggiare le conseguenze sulle loro attività

Attualmente il granchio blu è considerato una della specie aliene più invasive nel Mediterraneo. Può vivere fino a 4 anni ed è onnivoro: si ciba di bivalvi (vongole, cozze ed ostriche). Il Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste ha riconosciuto la diffusione eccezionale del granchio blu nei territori dell’Emilia Romagna e del Veneto. Lo attestano, come sottolinea l’agenzia Ansa, due decreti pubblicati lo scorso 19 marzo in Gazzetta ufficiale.

Gli impianti e le aree di interesse

Tale dichiarazione riguardo all’evento verificatosi nelle due regioni a partire dal giugno 2023, tutt’ora in corso, è riferita ai danni causati alle produzioni della pesca e dell’acquacoltura e di quelli subiti da strutture aziendali, impianti produttivi, infrastrutture per i quali è applicabile quanto disposto dal decreto 102 del 2004, che prevede disposizioni in materia di soggetti e attività, integrità aziendale e semplificazione amministrativa in agricoltura.

Nel dettaglio, il governo ha individuato in Veneto aree lagunari dei territori comunali e fasce marittime attistanti San Michele al Tagliamento, Caorle, Eraclea, Quarto d’Altino, Venezia, Jesolo, Cavallino Treporti, Campagna Lupia, Chioggia, Codevigo, Rosolina, Porto Viro e Porto Tolle.

La richiesta del commissario straordinario

Intanto dal presidente di Coldiretti Ettore Prandini arriva, attraverso una lettera recapitata al ministro Lollobrigida, la richiesta della nomina di un commissario straordinario per far fronte all’emergenza granchio blu avviando campagne intensive di cattura, incentivando i pescatoriripristinando gli habitat lagunari nel delta del Po e riavviando le attività di allevamento con una campagna di semina.

Nonostante gli importanti interventi intrapresi dal ministero – scrive in particolare Prandini – la situazione continua a destare forte preoccupazione e malessere tra gli operatori del settore”. Secondo la confederazione, l’emergenza colpisce e preoccupa solo nel delta del Po più di duemila tra molluschicoltori e pescatori, con numerosi dipendenti delle cooperative e dei consorzi che si trovano in cassa integrazione e con grandi difficoltà per le ditte individuali, che non possono beneficiarne.

I fondi

Coldiretti Impresa Pesca fa sapere che il granchio blu ha finora invaso solo l’alto Adriatico, interessando Friuli Venezia Giulia, Veneto ed Emilia Romagna, mentre il centro e il sud dell’Italia orientale risultano attualmente appena lambiti dal problema. A subire maggiormente il colpo, con produzioni ridotte fino all’80%, sono state le produzioni ittiche delle lagune, delle sacche e della fascia costiera in cui sono presenti i più grandi allevamenti europei di vongole e cozze.

Per Prandini i 2,9 milioni di euro per la cattura e lo smaltimento del granchio blu e i 10 milioni per l’acquisto di seme e messa in protezione degli allevamenti sono “risorse utili, ma non risolutive”. Coldiretti Impresa Pesca ipotizza infatti che il danno totale possa aggirarsi addirittura intorno ai 200 milioni. Una cifra peraltro non definitiva, considerando che il fenomeno non si è ancora arrestato.

https://www.wired.it/article/granchio-blu-governo-diffusione-eccezionale-fondi/
https://www.tpi.it/spettacoli/tv/farwest-anticipazioni-ospiti-oggi-20-maggio-2024-202405201102941/

5. CALABRONE ASIATICO (VESPA VELUTINA)

Un esemplare di Calabrone asiatico o Vespa Velutina, il predatore delle api, un vero e proprio flagello per gli apicoltori

La Vespa velutina – o calabrone asiatico – è una specie invasiva che sta danneggiando i nostri ecosistemi.

Immagine di copertina: Laura Bortolotti, CREA-AA

La vespa

Il calabrone asiatico (Vespa velutina) è un animale originario dell’Asia sud-orientale (Cina del sud, India del nord, penisola indocinese, arcipelago indonesiano).

La vespa è comparsa in Europa nel 2004, probabilmente introdotta con merci di origine cinese. Dopo il primo rilevamento in Aquitania (Francia), si è diffusa in pochi anni in quasi tutta la Francia, penetrando anche in Belgio, Spagna, Portogallo e Germania, dimostrando la sua capacità di fare notevoli danni.

Dal 2012 è presente anche in Italia, penetrata in Liguria dal confine francese.

Come è fatta

Simile al nostro calabrone (Vespa crabro, a destra), ma di dimensioni inferiori, la specie asiatica (a sinistra) si distingue da esso anche per essere più scura, per avere una banda giallo-arancione verso il pungiglione e una stretta linea gialla più chiara vicino al vitino di vespa. Le estremità delle zampe sono colorate di giallo.

Come identificare Vespa velutina, le differenze tra Vespa Crabro il Calabrone Europeo e la Vespa Velutina, il Calabrone Asiatico

Come vive

La vespa velutina vive in popolose comunità composte da una regina, qualche maschio e un grande numero di femmine sterili (operaie).

La colonia dura solo un anno. Ogni primavera le regine, dopo aver svernato in qualche riparo, costruiscono un nido in cui depongono e accudiscono le uova. Quando le prime operaie sono diventate adulte ecominciano a procacciare cibo per la comunità, la regina si dedica a deporre le uova.

Verso la fine estate/inizio dell’autunno nascono i maschi e le giovani regine che, una volta fecondate , cercano un riparo invernale per fondare a primavera una famiglia.

I nidi primari

Si possono trovare a primavera: sono i primi nidi formati dalle regine e contengono pochi individui.

Sono attaccati a una superficie – per esempio soffitti o terrazze – tramite un peduncolo che li sostiene, hanno la forma di una piccola sfera forata verso il basso. Di norma sono costruiti a bassa altezza, il che li rende generalmente ben visibili.

La loro posizione è provvisoria e possono essere rifondati in luoghi più sicuri per le vespe (nidi secondari).

I nidi secondari

Sono grandi vespai realizzati all’aperto in luoghi riparati e inaccessibili, talvolta a notevoli altezze (5-20 metri), per esempio sulla cima degli alberi, per cui d’estate potrebbe essere difficile individuarli per via del fogliame.

Di forma sferica molto irregolare (piriforme) possono avere 60-90 cm di altezza e 40-70 cm di diametro; l’entrata delle vespe è laterale. All’interno esistono 6-7 strati di celle che ospitano una popolazione media totale di 6mila individui (con picchi superiori ai 12mila).

Vuoi saperne di più?

Altri gruppi europei che lavorano su Vespa velutina

Italia
Progetto LIFE StopVespa

Francia
INRA
Museo di storia naturale di Parigi
Inventaire National du Patrimoine Naturel
Università di Tours
Institute de l’abeille (ITSAP)

Spagna
Università de las Illes Balears
CREAF- Centre de Recerca Ecològica i Aplicacions Forestals
AvispaAsiatica
Avispa Asiaticas

Portogallo
INIAV – Instituto Nacional de Investigação Agrária e Veterinária
ICNF – Instituto da Conservação da Natureza e das Florestas

Gran Bretagna
NNSS – Non Native Species Secretariat

Documenti


Vespa velutina – brochure della Regione Toscana
Pieghevole progetto LIFE Stop Vespa (Italia)
Brochure progetto LIFE Stop Vespa (Italia)
Rassegna delle  metodiche per il monitoraggio e il controllo di Vespa velutina

Strategia di gestione e controllo di Vespa velutina in Spagna (in spagnolo)
Strategia per l’individuazione e il controllo di Vespa velutina nel Principato di Asturia (in spagnolo)

Piano d’azione per la vigilanza e il controllo di Vespa velutina in Portogallo (in portoghese)

Actu Api: Le frelon asiatique, dejà là (in francese)

Hymettus, BWARS, NNHN: Asian Hornet (Vespa velutina) – Information Sheet (in inglese)
NNSS: Asian hornet – Alert poster (in inglese)
JNCC: Information on the Asian hornet (Vespa velutina) (in inglese)

Scrivi a info@stopvelutina.it

https://www.quotidiano.net/magazine/vespa-velutina-nidi-come-si-neutralizzano-news-o2jguyfb
https://www.quotidiano.net/magazine/vespa-velutina-invasione-italia-dove-sono-i-nidi-ultimissime-g6h6qwon
https://www.rietilife.com/2024/06/02/avvistati-sugli-alberi-tre-nidi-di-vespa-velutina-pericolose-per-luomo-e-api-domestiche/
https://www.intoscana.it/it/vespa-velutina-240mila-euro-dalla-regione-toscana-per-un-piano-di-gestione-per-ridurne-limpatto/
https://www.giornaledibarga.it/2024/05/vespa-velutina-via-al-piano-di-gestione-per-ridurne-limpatto-400307/
https://agronotizie.imagelinenetwork.com/zootecnia/2023/10/10/gruccioni-predatori-di-vespa-velutina/80319#:~:text=Ma%20al%20di%20là%20del,c%27è%20anche%20Vespa%20velutina

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente dalla Geoingegneria Solare SRM