Arresto

ORSI MARSICANI, ARRESTO FINO A 2 ANNI E 10 MILA EURO DI AMMENDA PER CHI LI UCCIDE

22 Settembre 2023 – 08:15

Orsi Marsicani, varata una nuova legge che prevede 2 anni di reclusione e 10 mila euro di ammenda per chi li uccide. Proponente del provvedimento Nazario Pagano di Pescara, il capogruppo regionale Abruzzo di Forza Italia
https://tg24.sky.it/cronaca/2023/09/22/orsi-marsicani-pene-uccisione

In Commissione alla Camera è stato approvato un emendamento, a mia prima e unica firma, che prevede l’inasprimento delle pene per chi cattura o uccide gli orsi marsicani”. Questo il commento del presidente della I Commissione Affari Costituzionali della Camera Nazario Pagano, coordinatore regionale Fi Abruzzo, che ha presentato la proposta. Prevista anche un’ammenda pecuniaria.

Un emendamento che prevede, nel caso di abbattimento, cattura e detenzione di esemplari di orso bruno marsicano l’arresto da sei mesi a due anni e l’ammenda da 4.000 euro a 10.000 euro. Questo il succo del provvedimento approvato sul tema, presentato dal presidente della I Commissione Affari Costituzionali della Camera, Nazario Pagano, coordinatore regionale Fi dell’Abruzzo.

L’inasprimento delle pene

“In I Commissione alla Camera è stato approvato un emendamento, a mia prima e unica firma, che prevede l’inasprimento delle pene per chi cattura o uccide gli orsi marsicani”, ha spiegato Pagano. “Si tratta di una specie endemica che si trova solo nell’Italia centro-meridionale e rappresenta una delle più a rischio di estinzione in Europa, come evidenziato da un dossier dell’Ispra”, ha poi aggiunto. L’emendamento, ha riferito ancora Pagano, è stato presentato “anche alla luce della recente morte dell’orsa Amarena, uccisa a fucilate a San Benedetto dei Marsi, in Abruzzo. Ricordo che gli orsi marsicani, più piccoli di stazza rispetto agli orsi euroasiatici presenti al Nord, non hanno mai attaccato l’uomo e non hanno un atteggiamento aggressivo”. 

Fonte: Sky TG24

#OrsiMarsicani, arresto fino a 2 anni e 10 mila euro di ammenda per chi li uccide. #SkyTG24

https://x.com/bralex84/status/1705241380916715803

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network

ARRESTATO IL CAMIONISTA CHE UCCISE REBELLIN MENTRE SI ALLENAVA IN BICI: “IL CERCHIO SI E’ CHIUSO”

Novità importanti nella triste vicenda relativa alla morte di Davide Rebellin, il ciclista italiano morto in un tremendo incidente stradale nello scorso 30 Novembre.

https://www.fanpage.it/sport/ciclismo/arrestato-il-camionista-che-travolse-e-uccise-davide-rebellin-mentre-si-allenava-in-bici/

Sviluppi importanti nella triste vicenda relativa alla morte di Davide Rebellin. La colonna del ciclismo italiano perse la vita per le conseguenze di un tremendo incidente stradale il 30 novembre 2022 a Montebello Vicentino (Vicenza). È stato arrestato il conducente del mezzo pesante accusato di aver investito l’atleta che era a bordo della sua bici e poi fatto perdere le proprie tracce. Una svolta importante dunque nelle indagini sullo schianto mortale. Ai microfoni di fanpage, il Magg. Stefano Bortone, Comandante del Nucleo Investigativo di Vicenza ha parlato di “cerchio che si chiude”.

Rebellin ha lasciato un segno importante nella storia del nostro ciclismo, confermandosi nella sua lunga carriera uno specialista delle Classiche. Al suo attivo un’edizione dell’Amstel Gold Race (nel 2004), tre della Freccia Vallone (nel 2004, 2007 e 2009) e una della Liegi-Bastogne-Liegi (nel 2004), oltre a una tappa al Giro d’Italia. Professionista molto stimato e apprezzato per la sua correttezza e il suo atteggiamento, non aveva perso la passione per le due ruote e si allenava costantemente anche dopo il ritiro. Purtroppo però un’uscita gli è stata fatale.

Rebellin si trovava durante una sessione di allenamento nei pressi del parcheggio del ristorante “La Padana”, a Montebello Vicentino quando fu travolto da un camion. Un impatto molto forte nei pressi di una rotatoria, a giudicare già dalle immagini della sua bicicletta accartocciata. Grazie alle telecamere di videosorveglianza della zona fu possibile ricostruire la dinamica dell’incidente, e con l’ausilio delle testimonianze dei presenti fu possibile individuare il responsabile.

A quanto pare Rieke stando alle ricostruzioni era inizialmente sceso dal mezzo avvicinandosi alla vittima e subito dopo era tornato a bordo dell’autoarticolato, allontanandosi. Alcuni presenti però sono riusciti a fotografarlo, particolare fondamentale nelle indagini. Gli approfondimenti hanno consentito di accertare che il mezzo era di proprietà di un’impresa di spedizioni tedesca con sede in Recke (Germania) identificando appunto l’uomo. Rieke era giunto in Italia lo stesso giorno per un carico di merce.

Gli accertamenti delle autorità tedesche che sono poi risalite al mezzo hanno riscontrato che alla motrice non risultava più collegato il rimorchio presente al momento dello schianto, ma un altro di colore diverso. A gennaio i carabinieri di Vicenza e il consulente tecnico portatisi presso l’esercizio dove il mezzo era custodito in seguito al sequestro hanno trovato particolari che confermavano il coinvolgimento nell’incidente. L’autopsia ha accertato che la morte di Rebellin è stata causata da un gravissimo politrauma da schiacciamento e gravissime lesioni viscerali ed emorragiche.

Lo stesso era ancora a piede libero, fino alle scorse ore quando è stato arrestato per omicidio stradale ed omissione di soccorso. Il cittadino tedesco Wolfang Rieke è stato fermato dagli agenti di polizia teutonici che hanno dato mandato di arresto europeo emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Vicenza. Il mandato è stato emesso in seguito all’ordinanza con la quale lo stesso giudice su richiesta della procura di Vicenza aveva disposto nei confronti dell’autista la misura cautelare della custodia in carcere.

Il camion che ha travolto e ucciso Rebellin

Ai microfoni di fanpage, il Magg. Stefano Bortone, Comandante del Nucleo Investigativo di Vicenza ha dichiarato sulla vicenda: “Il cerchio si è chiuso, dal punto di vista investigativo e giudiziario. Poi chiaramente subentrerà eventualmente il processo se e quando ci sarà ma quello è un altro discorso, un altro capitolo. Il soggetto non ha posto resistenza, sostanzialmente la polizia tedesca è andata presso l’abitazione dell’indagato e l’ha tratto in arresto sul mandato europeo. Non ci sono stati tentativi di fuga. Rebellin non tornerà indietro ma giustizia è stata fatta”.

Le dichiarazioni del Comandante Provinciale dei Carabinieri di Vicenza, Col. Giuseppe Moscati: “È stata pienamente riconosciuta la validità dell’attività investigativa svolta dai Carabinieri di Vicenza e la conseguente richiesta di giustizia in Germania. I Carabinieri, sotto la guida della locale Procura della Repubblica, hanno infatti, nell’immediatezza, identificato l’indagato per poi ricostruire le ritenute responsabilità nell’investimento della vittima e nella repentina fuga dopo che aveva chiaramente constatato da vicino le drammatiche condizioni del ciclista. Siamo profondamente vicini alla famiglia di Davide Rebellin e, in generale, a tutti coloro i quali hanno sofferto il grande dolore per la perdita di una persona cara, vittima di omicidio stradale. Dallo scorso 30 novembre, i Carabinieri hanno lavorato incessantemente per arrivare a questo risultato, sempre sostenuti dalla comunità vicentina, che ci ha chiesto di fare piena luce su questa tragica scomparsa. Lo dedichiamo anche a loro”

Fonte: Fanpage

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

ARRESTATO A PALERMO IL BOSS MAFIOSO MATTEO MESSINA DENARO

Catturato dai carabinieri del Ros dopo 30 anni di latitanza

L’arresto del boss mafioso Matteo Messina Denaro
https://www.rainews.it/maratona/2023/01/arrestato-il-boss-mafioso-matteo-messina-denaro-06ee1bd2-ddda-42a5-bd1c-eee99b7de2bf.html

Ore 13.41

Maurizio Landini, segretario della CGIL: “Grazie alla magistratura e alle forze dell’ordine”

“A nome della Cgil, voglio ringraziare la Magistratura e le forze dell’ordine, per il fondamentale lavoro svolto per la cattura di Matteo Messina Denaro, latitante da più trent’anni. Una professionalità, la loro, che andrebbe valorizzata a partire da un adeguato incremento degli organici”. Lo afferma il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, commentando l’arresto a Palermo del boss mafioso. “Anche in questo caso – aggiunge il leader della Cgil – è emerso quanto le intercettazioni siano uno strumento fondamentale per contrastare le organizzazioni criminali e tutte le gravi tipologie di reato, che quindi non deve essere depotenziato, come in passato è stato più volte proposto”.

Fonte: Rai News

L’Aquila: Matteo Messina Denaro è in carcere alle Costarelle, detenuto al 41 bis

Il boss mafioso Matteo Messina Denaro in un fermo immagine dopo l’arresto dai carabinieri del Ros, avvenuto a Palermo dopo 30 anni di latitanza, 16 Gennaio 2023.
http://www.tgmax.it/laquila-matteo-messina-denaro-e-in-carcere-alle-costarelle-detenuto-al-41-bis/

Il penitenziario dove è stato assegnato Matteo Messina Denaro, a Preturo, è in mezzo al nulla, è una isola detentiva lontano dal resto della città dell’Aquila.

Sorvegliato 24 ore su 24, in una cella di poco più di dieci metri quadrati nel supercarcere del capoluogo d’Abruzzo, l’ex latitante più ricercato è arrivato nella notte, prima con un volo militare da Palermo a Pescara e poi scortato in auto verso L’Aquila, dove sorge il penitenziario italiano con il maggior numero di detenuti al 41 bis.

Le Costarelle sono il centro del carcere duro.

L’EX BOSS SARÀ CURATO

L’uomo, che sarebbe in gravi condizioni di salute, ha trascorso tranquillo la giornata, durante la quale è stato affidato alle cure dei medici della Asl che operano all’interno dell’istituto. A breve comincerà anche la chemioterapia in una stanza ad hoc allestita nel carcere. Ad assistere il boss sarà il primario Luciano Mutti, che terrà sotto controllo eventuali reazioni negative o effetti collaterali della terapia. Messina Denaro “riceverà lo stesso trattamento di tutti gli altri detenuti con patologie sanitarie – spiega il Garante dei detenuti dell’Abruzzo, Gianmarco Cifaldi -. Garantiremo il suo diritto alla salute”.

IL CARCERE DURO DEL 41 BIS

Subito dopo l’arresto di ieri a pochi passi dalla clinica privata palermitana La Maddalena dove era in cura, Messina Denaro è stato trasferito con un volo militare in Abruzzo, scortato dal Gruppo d’intervento speciale dei carabinieri e dai Ros. Le fasi di accoglienza di routine hanno riguardato la registrazione del detenuto, attraverso le foto segnaletiche e la registrazione delle impronte digitali. Poi è stato portato nella sezione, probabilmente quella che si trova al piano terra del carcere, dedicata ai detenuti considerati ‘più pericolosi’.

La sua cella non differisce per nulla da quelle degli altri, con un letto saldato a terra, un gabinetto e una televisione con i canali bloccati: non è possibile, infatti, avere accesso alle emittenti locali, per evitare il rischio che possano in qualche modo essere trasmessi messaggi in codice destinati ai boss.

Sul muro della cella è installata  una videocamera che registra minuto per minuto ogni movimento del boss. Immagini che poi vengono vagliate e analizzate dai poliziotti del Gom, il Gruppo Operativo Mobile. Si tratta di agenti penitenziari gestiti non dal Provveditorato regionale ma direttamente dal Dap e i cui turni vengono cambiati casualmente ogni giorno, anche tra penitenziari diversi. Le telecamere sono presenti, inoltre, in ogni corridoio o sezione del carcere, senza lasciare alcun angolo scoperto o spazi dove potersi nascondere.

La vita all’interno dell’istituto prevede per i detenuti l’assoluto divieto di socialità o di incontro, con appena un paio di ore d’aria al mese. C’è comunque la possibilità di accedere alla biblioteca o di leggere i giornali, in alcuni casi censurati se riportano fatti o articoli riguardanti processi nei quali siano coinvolti, anche indirettamente, i detenuti stessi.

Esistono solo celle singole e per ogni sezione è predisposta una cella come presidio sanitario. In questo modo i detenuti non devono spostarsi dal proprio corridoio – composto da file di cinque o sei celle per lato – per poter ricevere le cure dei medici.

GLI ALTRI DETENUTI “ECCELLENTI”

Nel super carcere dell’Aquila sono stati ospitati detenuti “eccellenti” come il boss mafioso Leoluca Bagarella – che sconta l’ergastolo per strage -, Raffaele Cutolo della Nuova camorra organizzata, l’esponente dei casalesi Francesco Schiavone detto Sandokan, l’esponente della Mala del Brenta Felice Maniero.

Alle Costarelle fu detenuto Totò Riina e sconta l’ergastolo Nadia Desdemona Lioce, la brigatista condannata per gli omicidi Biagi e D’Antona.

Ora nelle celle sono presenti 159 persone, di cui 12 donne. Sono tutte in regime di 41 bis, ad eccezione di una ventina di detenuti che sono destinati però ai lavori di manutenzione o di cucina all’interno del carcere. In nessun modo possono interagire con chi è sottoposto al carcere duro. Questi ultimi, tutti condannati per reati legati alla mafia o al terrorismo, possono incontrare esclusivamente i propri legali o i familiari negli orari previsti dal regolamento. Una vita ben diversa dalle camicie firmate e le scarpe di lusso di trent’anni di latitanza.

L’Aquila, una veduta del carcere le “Costarelle”.

IL CARCERE DI MASSIMA SICUREZZA

La struttura aquilana delle Costarelle venne ultimata nel 1986 ed entrò in funzione nel 1993: già dal 1996 fu adibita quasi interamente alla custodia di detenuti sottoposti a particolari regimi di alta sicurezza che alloggiano in celle singole.

Da una capienza iniziale di 150 detenuti si è poi passati ad un massimo di 300, compresi i carcerati comuni. All’inizio l’apertura di questo istituto con le finalità descritte non fu vista con grande favore dalla comunità aquilana.

E’ considerata una delle opere del Pentapartito: alla fine degli anni ’80 la città, con il contributo del sottosegretario alle Finanze Domenico Susi (Psi), al Governo per 9 anni consecutivi con 3 esecutivi diversi, si dotò di nuove strutture come la scuola della Guardia di Finanza e appunto il carcere. Significativo che entrambe le strutture non solo hanno resistito al sisma del 2009, ma sono anche diventate proverbiali per la loro sicurezza. Fu insomma subito concepito per favorire il passaggio dall’art. 90 degli anni ’70, che riguardava la sicurezza in carcere, alla evoluzione nell’attuale 41 bis.

Ora ospita dodici donne, essendo l’unico penitenziario con la sezione femminile per il regime 41bis, e circa 160 maschi e prevede anche aree riservate. Non ha mai dato vita a particolari episodi, proprio per la sua rigida e ferrea gestione. All’inizio degli anni 2000 furono gli stessi agenti penitenziari a scioperare per la difficile vita interna e per l’adeguamento degli organici, anche perché la struttura in quegli anni si gonfiò di detenuti pericolosi dopo la chiusura di Pianosa e Asinara.

Fonte: Tgmax Lanciano

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila e simpatizzante di Libera, Associazione contro le Mafie