Buonasera a tutti amici ed amiche sostenitori e sostenitrici della mobilità sostenibile, qui è Alessio Brancaccio, “l’Ayrton Senna italiano, the Italian Senna“. In questo articolo andremo alla scoperta della pista ciclabile ideata, costruita e dedicata alla memoria di Ayrton Senna da Silva, la Ciclovia Ayrton Senna, un’infrastruttura ciclabile di circa 30 km che si snoda tutta all’interno del Parque Ecologico Varzeas do Tiete nella città di San Paolo del Brasile, la città che ha dato i natali e dove ha vissuto il nostro immenso ed immortale campione nella F1 come nella vita di tutti i giorni.
Ecco a voi le prime immagini della ciclovia Senna che collega i quartieri di Penha e Itaquaquecetuba per circa 27 km complessivi:
Andrai in bicicletta? Conosci i parchi con piste ciclabili per pedalare a San Paolo – Metro World News Brasilhttps://www.metroworldnews.com.br/foco/2017/12/19/vai-andar-de-bicicleta-conheca-os-parques-com-ciclovias-para-pedalar-em-sao-paulo.htmlInizio lavori pista ciclabile Margina Tietê – Via Trolebus https://viatrolebus.com.br/2013/08/obras-de-ciclovia-na-margina-tiete-comecam/Mappa Parque Ecologico do Tiete, Centro di Allenamento https://pt.map-of-sao-paulo.com/parques,-jardins-mapas/parque-ecológico-do-tietê-mapaParco Ecologico do Tietê, Núcleo Engenheiro Goulart a San Paolo ~ Aree verdi delle città – Guida ai Parchi https://www.areasverdesdascidades.com.br/2013/05/parque-ecologico-do-tiete_6.htmlPista Ciclabile Parco Ecologico do Tietê e Pista Ciclabile Ayrton Senna – Scuola, bicicletta e vitahttp://escoladebicicleta.blogspot.com/2010/10/ciclovia-parque-ecologico-tiete-e.htmlInizio Ciclovia Varzea Ayrton Senna, Parque Ecologico do Tiete lato Guarulhos, San Paolo del BrasileInizio Ciclovia Ayrton Senna Parque Ecologico do Tiete lato Guarulhos, Street ViewInizio pista ciclabile Ciclovia Ayrton Senna, Parque Ecologico do Tiete lato Guarulhos, San Paolo del BrasileIntersezione Ciclovia Ayrton Senna con Rodovia, Parque Ecologico do Tiete lato Guarulhos, San Paolo del Brasile Salita dopo ponte Rodovia Ayrton Senna, Ciclovia Ayrton Senna, Parque Ecologico do Tiete, lato Guarulhos, San Paolo del BrasileLago Tupa, Ciclovia Ayrton Senna, Parque Ecologico do Tiete lato Guarulhos, San Paolo del BrasileKm 6 Ciclovia Ayrton Senna, Monumento dedicato a Senna che saluta gli automobilisti lungo la Rodovia, Parque Ecologico do Tiete lato Guarulhos, San Paolo del BrasileKm 6 Ciclovia Ayrton Senna, particolare Monumento Ayrton Senna, Parque Ecologico do Tiete, lato Guarulhos, San Paolo del Brasile Ciclovia Ayrton Senna, Parque Ecologico do Tiete lato Penha, San Paolo del BrasileAttraversamentoCiclovia Ayrton Senna, Parque Ecologico do Tiete lato Penha, San Paolo del BrasileCiclovia Ayrton Senna, inizio ciclovia lato Guarulhos e lato Penha, San Paolo del BrasileRetorno Ciclovia Tiete Ayrton Senna, San Paolo del BrasileInizio Ciclovia Ayrton Senna lato Penha, San Paolo del Brasile Street ViewCiclovia Varzea Ayrton Senna, Parco Ecologico do Tiete, lati Guarulhos e Penha San Paolo del Brasile, distanza: 27 km
Mio commento in portoghese riguardo lo stato di forte incuria e degrado in cui versano gli 8 km della Ciclovia Ayrton Senna Varzeas do Tiete, vicino la Rodovia Ayrton Senna nella zona dell’aeroporto di Guarulhos, San Paolo del Brasile
Ayrton Senna ed il suo profondo rapporto con la Mobilità Sostenibile per migliorare il Mondo
Ayrton Senna bambino su una piccola bicicletta da città ed accanto a lui sua sorella maggiore Viviane1980: un giovanissimo Ayrton Senna pedala a bordo di una bicicletta da corsa nel cortile della sua fazenda in BrasileAyrton Senna in sella ad una bici da corsa utilizzata per la sua preparazione fisica durantele stagioni di F3 in Inghilterra tra il 1980 ed il 1983https://www.redbull.com/br-pt/ayrton-senna-e-a-bicicletaAyrton Senna pedala in sella ad una bici da corsa all”interno di un paddock di F1 Ayrton Senna pedala in sella ad una bici da corsa all”interno di un paddock di F1 Ayrton Senna ed Alain Prost insieme, scena rara1992: Ayrton Senna su una bicicletta da corsa donatagli dal Campione del Mondo di ciclsimo su strada 1990 Gianni Bugno!https://www.brianzapiu.it/ayrton-senna-rivive-a-monza/Gianni Bugno stringe la mano ad Ayrton Senna dopo avergli consegnato una delle sue bici da corsa e Senna regala a Bugno un suo volante della Mclaren Honda, Monza 1992Ayrton Senna in sella ad una mountain bike Cinelli lungo le strade del Principato di Monaco, 19931993:Ayrton Senna ritratto in sella alla sua mtb Cinelli per le strade del Principato di MonacoAyrton Senna in mountain bike Cinelli lungo le strade del Principato di Monaco, 19931993:Ayrton Senna ritratto in sella alla sua mtb Cinelli per le strade del Principato di Monaco1993:Ayrton Senna ritratto in sella alla sua mtb Cinelli per le strade del Principato di MonacoPadova, sede fabbrica Carraro Cicli 28 Aprile 1994: Ayrton Senna presenta una sua mountain bike top di gamma, la Senna 770 prodotta dalla Carraro e con il suo marchio apposto sul telaio, tre giorni prima di morire durante il GP di Imola di domenica 1 Maggio 1994 https://www.formulapassion.it/passion-day/beppe-donazzan-ayrton-limmortale-campione-di-tuttiMountain Bike Carraro Senna 770, tra i due modelli alta gamma con telaio biammortizzato https://www.ayrton-senna.net/carraro-senna-bicycle/
Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus
Il campionissimo svelato a cuore aperto da chi l’ha vissuto e conosciuto meglio di chiunque altro
29 aprile 2014
di Mario DonniniPRIMA PARTE Non vi prendo in giro dicendo che Viviane è solo la sorella di Senna. No, Viviane è molto di più. Incarna ciò che resta di Ayrton. Il personale di terra di una leggenda alata che è volata via. Non ci provo neanche a convincervi che l’arco del sorriso di Viviane è lo stesso del campione, per capirla basta guardarla ancora oggi. Vi racconto una storia, piuttosto, una strana storia che mi ha svelato Paula, la 29enne figlia di Viviane. Ayrton era scomparso da pochi mesi e suo padre Milton non si dava pace per il dolore. Nei momenti in cui la mancanza del figlio lo trafiggeva in modo insopportabile con mille spilli di nostalgia, prendeva un registratore, lo accendeva e sentiva la sua voce. Quand’ebbe ascoltato tutti i nastri che aveva, divenne più triste. Non ci sarebbero state più parole nuove, avrebbe ripassato sempre le stesse. Ma un giorno, per caso, registrò anche la voce di Viviane. Poi, chissà perché, la riascoltò rallentandola del trenta per cento. Chiamò gli altri della famiglia, spinse il tasto play e tutti ebbero un tuffo al cuore. Quella sembrava la voce di Ayrton che diceva cose nuove. Ora Viviane è anche questo, per noi tutti che leggiamo queste righe. Una voce da registrare e rallentare per sentire Ayrton ancora vicino. E noi facciamo come il vecchio Milton, quando spingeva un tasto, stringeva gli occhi e con rimpianto guardava lontano. Ascoltiamola, leggiamola Viviane. Al rallentatore, con una suggestione che ci riporta a una leggenda interrotta venti anni fa mai mai dimenticata.
– L’ingresso nel terzo millennio ha stabilito realtà nuove per il nom di Ayrton Senna, eletto “Pilota del Secolo” sia in Brasile che in Europa.«In Brasile è accaduto in netto anticipo, mi ha fatto piacere che il riconoscimento sia poi stato conferito anche nel continente europeo».– Ayrton fu un campione che si costruì da solo, aiutato agli inizi dalla famiglia, ma ben presto divenendo un pilota professionista in gradi di fare leva sui risultati. Papà Milton può essere considerato a sua volta un self-made man, diventato ricco dal nulla. Lei è una donna colta, manager dell’istituto dedicato a suo fratello e laureata in psicologia. C’è qualcosa di speciale nella famiglia Senna. Cosa, secondo lei?«I valori della mia famiglia sono stati uno stimolo eccezionale alla nostra intraprendenza individuale. In realtà nessuno di noi è speciale. Forse la vera differenza l’ha fatta l’educazione che abbiamo avuto dai genitori, basata su determinazione, onestà, impegno, ricerca continua della perfezione. valori utili sempre e ovunque».– E le radici del patrimonio di famiglia?«Mio padre si è costruito una fortuna con un’azienda che realizzava maniglie delle portiere e accessoristica per auto. Col boom del mercato degli Anni ’60 cominciò a lavorare per Case come Ford e Volkswagen. Tutto cambiò in meglio, per noi. La verità è che abbiamo avuto dalla vita molte chance che ad altri sono precluse o comunque non sono state concesse».– L’educazione che avete ricevuto è stata di matrice laica o religiosa?«La sorprenderò ma dico laica, anche se, essendo la nostra una famiglia d’origine italiana, l’humus è stato quello della cultura cattolica. Io e Ayrton fin dalla più tenera età abbiamo frequentato scuole cattoliche, poi abbiamo ampliato il patrimonio delle nostre esperienze. Mi sono avvicinata al protestantesimo e gli ho anche trasmesso i risultati del mio percorso. Non abbiamo mai smesso di cercare Dio. Non in modo bigotto, ma come tappa irriunciabile per capire l’essenza, il significato più profondo della vita». – Ayrton visse una fase mistica all’apice della carriera, nel 1989. Si diceva in grado di dialogare con Dio e un sabato pomeriggio in qualifica a Hockenheim rivelò d’aver visto la Madonna.«Mio fratello aveva un triplice legame fortissimo con la sua famiglia, il suo Paese e con Dio. Parte della sua immensa forza mentale e caratteriale scaturì proprio da questi punti di riferimento. Per esempio, lui disse più volte che ritirandosi in famiglia acquistava immensa energia. Dio era una delle fonti di questa forza per fronteggiare le sfide che gli si presentavano davanti».
– Venti anni dopo la sua scomparsa, Senna resta il pilota più amato dai brasiliani. Più di Fittipaldi, immensamente più dello stesso Piquet, mentre gli altri sono considerati solo dei bravissimi piloti. Può spiegare il perché?«Dal punto di vista emotivo, dico che è un mistero. Sul piano razionale, penso che dal mare di lettere e messaggi che ci arrivano ancora oggi all’Instituto Senna si evince un concetto molto chiaro. Mio fratello si è elevato a un livello paradigmatico, ha rappresentato il modello di un modo di vivere e di pensare, oltre che uno stile di correre in pista. Un giorno un ragazzo mi scrisse: “Ho messo il poster di Ayrton sopra il letto e ogni mattina lo guardo e dico che posso e devo vincere, al fine di trovare la via per superare le difficoltà, proprio come lui è sempre stato capace di fare. Ma…».– Ma?«C’è un altro fattore che considero molto importante. Lui mostrò un lato positivo del Brasile che prima era nascosto. Ayrton svelò al mondo la faccia luminosa del nostro Paese. fate presto, voi in Europa. Potete vantarvi del vostro cibo, della vostra industria, della vostra tecnologia. Noi no. Ragionando in termini di psicologia di massa, credo che il nostro sia un complesso d’inferiorità che deriva dalla colonizzazione portoghese. Poi venne un uomo chiamato Ayrton e nel mondo divenuto improvvisamente e mediaticamente Villaggio Globale dimostrò al di là dei luoghi comuni noi brasiliani potevamo vincere, avere una consistenza mentale in grado di superare qualsiasi genere di ostacolo. Un successo di radice squisitamente individuale, quindi d’impronta ben diversa da quella tradizionale del nostro clacio “bailado”. Vede, ogni giorno compare sulla stampa il cosiddetto lato oscuro del Brasile: corruzione, devastazione, povertà. Ayrton ha mostrato al mondo lo “shining” della nostra terra, tramutandone un’identità di massa da negativa a positiva. Per quanto mi riguarda vorrei sottolineare che non è stato solo un grande campione. per noi brasiliani è e credo resterà il più grande ambasciatore di tutti i tempi. I poster degli altri piloti sono solo foto appese al muro, quello di Ayrton no, è magicamente molto di più. Rappresenta uno specchio, per chi lo guarda. La promessa di un’ispirazione, un viaggio difficile e premiante».Complessivamente suo fratello riuscì a sconfiggere il suo grande rivale Alain Prost sull’asfalto della pista, entre il francese a più riprese si dimostrò più a suo agio sul velluto dei divani di trattativa nelle salette privé del paddock, dove da sempre si tessono le trame della politica e del potere. Più furbo, politico e volpino del grande rivale, non crede?«È ora di chiudere per sempre la questione del dualismo Prost-Senna. Ho elaborato una mia idea. Alain e Ayrton avevano un bisogno immenso l’uno dell’altro. Erano dotati di un potenziale che, come per tutti, rappresenta una sommatoria di possibilità virtuali. Combattendosi spietatamente sui circuiti di tutto il mondo si costrinsero a vicenda a tirare fuori il meglio, la quint’essenza di ciascuno. Ayrton non sarebbe mai diventato così forte se sulla sua strada non avesse incontrato Alain, e viceversa».– Paradossalmente, i conti tornano. Dal ritiro di Prost, Senna non vinse mai più un Gran Premio. Dal giorno della morte di Ayrton, Alain non ha più ottenuto alcun successo nelle corse di livello top stando fuori dall’abitacolo.«Non credo sia un caso».
– Diciamo le cose come stanno. La realtà su suo fratello non è stata solo idilliaca e celestiale. Per esempio la stampa ha sempre nutrito un’attenzione quasi morbosa per la sua sfera più intima e personale. Più che per altri campioni. Piquet ha avuto in vita sua tutte le mogli e le donne che ha voluto senza che nessuno gli rompesse l’anima. Ayrton, no. Il contrario. Sempre o quasi chiacchiere e grane. Fin dal giorno del suo fulmineo diverzio da ventenne, dopo un solo anno di matrimonio. Perché, secondo lei?«Mio fratello ha sempre separato la vita privata da quella pubblica».– Sarò più preciso. A seconda delle scuole di pensiero, Ayrton è stato definito rispettivamente un instancabile playboy castigavergini, un eclettico bisessuale e un omo mascherato, un gay, insomma.«Ahahahaha!!!».– Che fa, ride?«Il modo in cui mi pone la domanda è divertente. nessun ragazzo di trenta-trentacinque anni dìetà con le pressioni pazzesche che aveva Ayrton nel suo lavoro può sprigionare il potere sessuale atribuitogli da quelle dicerie, non crede?».– Signora, sia buona, non lo chieda a me.«Tanti anni fa un giornalista domandò a mio fratello se fosse davvero gay. Lui rispose rifilandogli un pugno in faccia».– Apprezzo il fatto che lei in questo frangente mi pare più dialettica.«Comunque c’è un’altra ragione che spiega certe speculazioni, ed è ancor più importante di ciò che le ho detto prima. E ciò risiede nell’invidia che provava per Ayrton la persona che mise in giro certe voci. Fu un colpo basso, una vigliacca pugnalata alla schiena. Un modo disonesto di combattere mio fratello. perché non c’erano il coraggio e le capacità per fronteggiarlo in pista».– Ogni riferimento della mia prossima affermazione a ciò che lei ha appena detto è puramente casuale. Negli anni successivi alla morte di Ayrton Nelson Piquet ha un po’ moderato i toni della sua posizione, tradizionalmente contrapposta a quella di Ayrton e alla sua figuara di uomo e campione.«Posso dirle che alla mia famiglia non interessa ciò che dice Nelson Piquet». Fine prima parte
Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus
Gli orsi sono sempre stati presenti nei boschi del nord Italia, ma a causa dell’ingerenza delle attività umane, si sono rifugiati nelle aree Alpine. Si pensava che lì potessero vivere tranquilli, ma quando l’uomo ha raggiunto anche quelle zone sono iniziate delle vere e proprie campagne di persecuzione a danno di questi splendidi animali.
Uccisioni con i fucili, veleno, trappole e altri sistemi: la morte di un orso veniva ricompensata con del denaro, determinando l’estinzione di questi animali dall’arco alpino.
Nel 1992 le cose iniziarono a cambiare. Il Parco Adamello Brenta elaborò un progetto di introduzione degli orsi in Trentino, che venne poi avviato nel 1996 con il nome di Life Ursus. Nel 1997 viene fatto uno studio di fattibilità: all’epoca nella Provincia di Trento erano presenti solo 3 orsi maschi anziani. Lo studio riguardò anche i cittadini trentini, che furono invitati a rispondere a un sondaggio: il 73% degli intervistati risultò favorevole alla reintroduzione degli orsi.
Così, tra il 1999 e il 2002 si sono svolte le operazioni di trasferimento dalla Slovenia al Trentino di 3 orsi maschi e 7 femmine.
Nel giro di vent’anni la popolazione di orsi è praticamente decuplicata, confermando il successo scientifico del progetto Life Ursus.
Ben diversa la questione della gestione della convivenza con questi animali, che ha messo in luce l’impreparazione e l’incapacità della Provincia di Trento, più interessata agli umori del proprio elettorato che alla comprensione delle caratteristiche di questi animali.
In Trentino gli orsi vengono catturati e imprigionati solo perché si comportano da orsi.
Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus