Pensioni

LA PENSIONE NON BASTERA’, MA 1 LAVORATORE SU 3 NON RIMEDIA. L’INCHIESTA E LO SPECIALE FONDI PENSIONE

La futura pensione degli italiani rischia di essere troppo bassa ed è necessario considerare il prima possibile una previdenza integrativa. I lavoratori stanno iniziando a rendersene conto, ma gli sforzi fatti non sono ancora sufficienti. Per questa ragione, abbiamo deciso di regalare a tutti il numero 1548 di Investi, il settimanale di finanza di Altroconsumo, con lo speciale sui fondi pensione: uno strumento utile per aiutarti a scegliere bene oggi per avere un domani più sereno.

28 Febbraio 2024 di Alberto Cascione

https://www.altroconsumo.it/soldi/lavoro-pensione/news/indagine-pensioni

In Italia aumenta la consapevolezza della problematica previdenziale e si inizia anche a pensare a risparmiare per quando si smetterà di lavorare, ma ancora la percentuale di chi lo fa non è soddisfacente e, soprattutto, gli investimenti che vengono effettuati non sono spesso i più adeguati. Questo, in estrema sintesi, è il quadro che emerge dall’indagine “Prepararsi alla pensione” di Acmakers.

Ancora un lavoratore su tre pensa alla pensione

Tra i rispondenti, infatti, il 72% ha risposto che la pensione che percepirà non sarà sufficiente per sbarcare il lunario, mentre solo un risicato 3% è convinto che sarà più che sufficiente. Le aspettative sull’ammontare del futuro assegno pensionistico non sono più rosee: il 26% dei lavoratori dipendenti pensa che non avrà alcuna pensione, percentuale che sale al 33% tra i lavoratori autonomi. Sempre tra i lavoratori, c’è un altro 19% tra i dipendenti e un altro 25% tra gli autonomi che pensa che il suo assegno pensionistico sarà meno della metà dell’ultimo stipendio.

Pensionati poveri: un problema per l’intera economia

La notizia positiva è quindi che un sempre maggior numero di persone ha preso coscienza di questo problema e inizia anche a fare qualcosa per porvi rimedio. Il 66% dei lavoratori ha infatti dichiarato che sta facendo qualcosa per avere una situazione migliore una volta in pensione. È una buona percentuale, ma non ottima: un lavoratore su tre non sta facendo nulla e, anche ammettendo che una parte di quel 33% non ha effettivamente bisogno di pensarci, si tratta di una quota importante a rischio povertà una volta in pensione. Avere una quota non indifferente in ristrettezze economiche, se non addirittura in povertà, non è un problema solo a livello di singolo individuo, ma anche a livello macroeconomico. Tanto maggiore è il numero di persone in difficoltà, tanto minori sono i consumi, voce fondamentale nel Pil. Tenendo conto della dinamica demografica italiana, con la quota di popolazione che sarà sempre più sbilanciata verso le persone che percepiranno una pensione rispetto a quelle che verseranno i contributi, non ci si può illudere che le condizioni non solo delle pensioni, ma anche dei requisiti per accedervi, non peggioreranno. Il problema è quindi reale e non si può far finta di nulla – ne va del proprio futuro.  C’è poi un altro problema: spesso il prodotto scelto per integrare la pensione non è quello più adeguato e questo può portare a realizzare rendimenti con gli investimenti scelti insufficienti a integrare la futura pensione.

Pensioni, servono strategia e strumenti adeguati

È necessario dunque risparmiare per la pensione. Il prodotto più adeguato è il fondo pensione. Quello nel fondo pensione deve essere il primo investimento che si fa. Una volta provveduto a coprire tutte le spese (alimentari, bollette, mutui…) e una volta provveduto ad assicurare il proprio patrimonio (ad esempio con assicurazioni sulla casa o altre che più si adattano alla tua situazione personale), bisogna avere della liquidità sul conto per gestire i pagamenti quotidiani o mensili. Poi bisogna avere una quota di liquidità di emergenza, per le spese impreviste. Solo una volta fatto ciò, con quanto rimasto si può cominciare a pensare agli investimenti e la prima cosa da sottoscrivere è il fondo pensione. Perché questa priorità rispetto ad altri investimenti? Perché è un po’ come se ci si assicurasse nei confronti della vecchiaia: ci si copre dal rischio di avere un reddito troppo basso. Importante è anche il momento in cui iniziare: il prima possibile. Più si è giovani, e quindi prima si inizia, meglio è. Il tempo è un importantissimo alleato negli investimenti: permette, infatti, di ridurre l’esborso richiesto per raggiungere l’obiettivo in termini di capitale accumulato.

Fondi pensione: la tua guida gratis con Investi

Se il fondo pensione è il prodotto a cui rivolgere le proprie attenzioni, bisogna poi scegliere tra quelli disponibili sul mercato. Come orientarsi tra l’elevato numero di prodotti offerti? E come gestire nel tempo il proprio investimento? Risposta che abbiamo deciso di dare nel numero 1548 di Investi, il settimanale finanziario di Altroconsumo, che da 30 anni informa e consiglia i consumatori su come investire i propri risparmi. Si tratta di un numero che contiene il nostro speciale sui fondi pensione, uno strumento utile per trovare quello più adatto alle proprie necessità. È un’iniziativa che rendiamo disponibile a tutti gratuitamente, per aiutare tutte le persone nei confronti di un problema molto serio.

Fonte: Altroconsumo https://www.altroconsumo.it/

English translate

THE PENSION WILL NOT BE ENOUGH, BUT 1 IN 3 WORKERS CAN’T MAKE IT. THE INVESTIGATION AND THE PENSION FUNDS SPECIAL

The future pension of Italians risks being too low and it is necessary to consider a supplementary pension as soon as possible. Workers are starting to realize this, but the efforts made are still not enough. For this reason, we have decided to give everyone issue 1548 of Investi, the Altroconsumo finance weekly, with the special on pension funds: a useful tool to help you make good choices today to have a more peaceful tomorrow.

28 February 2024 by Alberto Cascione

In Italy, awareness of the social security issue is increasing and people are also starting to think about saving for when they stop working, but the percentage of those who do so is still not satisfactory and, above all, the investments that are made are often not the most adequate. This, in a nutshell, is the picture that emerges from Acmakers’ “Preparing for retirement” survey.

One in three workers is still thinking about retirement

In fact, among the respondents, 72% replied that the pension they will receive will not be enough to make ends meet, while only a slim 3% are convinced that it will be more than enough. Expectations regarding the amount of the future pension check are no longer rosy: 26% of employees think they will not have any pension, a percentage that rises to 33% among self-employed workers. Still among workers, there is another 19% among employees and another 25% among self-employed people who think that their pension check will be less than half of their last salary.

Poor pensioners: a problem for the entire economy

The positive news is therefore that an ever-increasing number of people have become aware of this problem and are also starting to do something to remedy it. In fact, 66% of workers declared that they are doing something to have a better situation once they retire. It’s a good percentage, but not excellent: one worker in three is doing nothing and, even admitting that part of that 33% doesn’t actually need to think about it, this is a significant share at risk of poverty once they retire. Having a significant share of economic hardship, if not downright poverty, is not only a problem at the level of the individual, but also at the macroeconomic level. The greater the number of people in difficulty, the lower the consumption, a fundamental item in the GDP. Taking into account the Italian demographic dynamics, with the share of the population that will be increasingly skewed towards people who will receive a pension compared to those who will pay contributions, we cannot delude ourselves that the conditions not only of pensions, but also of the requirements for access them, they will not get worse. The problem is therefore real and you cannot ignore it – your future is at stake. Then there is another problem: often the product chosen to supplement the pension is not the most suitable one and this can lead to yields from the chosen investments that are insufficient to supplement the future pension.

Pensions, we need adequate strategy and tools

It is therefore necessary to save for retirement. The most suitable product is the pension fund. The one in the pension fund must be the first investment you make. Once you have covered all your expenses (food, bills, mortgages…) and once you have insured your assets (for example with home insurance or others that best suit your personal situation), you need to have liquidity in your account to manage daily or monthly payments. Then you need to have an emergency liquidity quota, for unexpected expenses. Only once this is done can you start thinking about investments with what is left and the first thing to subscribe to is the pension fund. Why this priority over other investments? Because it’s a bit like insuring yourself against old age: you cover yourself from the risk of having too low an income. The time to start is also important: as soon as possible. The younger you are, and therefore the earlier you start, the better. Time is a very important ally in investments: in fact, it allows you to reduce the outlay required to reach the objective in terms of accumulated capital.

Pension funds: your free guide with Investi

If the pension fund is the product to turn your attention to, you must then choose from those available on the market. How to find your way among the large number of products on offer? And how to manage your investment over time? An answer that we decided to give in issue 1548 of Investi, the financial weekly magazine from Altroconsumo, which for 30 years has been informing and advising consumers on how to invest their savings. This is an issue that contains our special on pension funds, a useful tool for finding the one best suited to your needs. It’s an initiative that we make available to everyone for free, to help all people with a very serious problem.

Source: Altroconsumo

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

SINISTRA ITALIANA 2023-2024, QUALI LE PRIORITA’?

Vasto (CH), lì 13 Gennaio 2024 ore 19.19

Buonasera a tutti e a tutte: vi notifico che mi è arrivato per email il sondaggio lanciato da Sinistra Italiana, forza di vera sinistra attualmente presente in Parlamento, riguardo le priorità da affrontare per il biennio 2023-2024. Ecco cosa ho risposto:

Good evening to everyone: I would like to inform you that the survey launched by the Italian Left, a true left-wing force currently present in Parliament, regarding the priorities to be addressed for the two-year period 2023-2024, has arrived by email. Here's what I replied:
https://actionnetwork.org/forms/sinistra-italiana-2023-quali-le-priorita

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto al Cambiamento Climatico in atto

AGGIORNAMENTO MOBILITAZIONI DI PIAZZA IN FRANCIA CONTRO LA RIFORMA DELLE PENSIONI VOLUTA DAL PRESIDENTE EMMANUEL MACRON E DAL GOVERNO DI ELIZABETH BORNE

Riforma delle pensioni: il governo francese tende la mano ai sindacati

L’intersindacale, la santa alleanza di sindacati che sta portando avanti la dura battaglia contro la riforma delle pensioni, sarà a Matignon la settimana prossima su invito della prima ministra Borne. Ieri quasi un milione di manifestanti in tutta la Francia, musei e monumenti bloccati. Scoppia il caso delle violenze poliziesche in Francia presso il Consiglio d’Europa e le Nazioni Unite.

Marco Cesario 29 Marzo 2023

https://www.micromega.net/riforma-delle-pensioni-il-governo-francese-tende-la-mano-ai-sindacati/

La lotta si fa creativa con il blocco dei monumenti (il Louvre, l’Arco di Trionfo, la Reggia di Versaille) ma soprattutto la lotta paga. Dopo dieci manifestazioni che hanno fatto riversare in strada milioni di persone e paralizzato il paese (dalle raffinerie, alle scuole passando per la raccolta della spazzatura) la notizia è che i sindacati e l’esecutivo torneranno a discutere la settimana prossima. Un invito ufficiale è partito da Matignon all’intersindacale, la “santa alleanza” dei sindacati che hanno unito le proprie forze per portare avanti la dura battaglia contro la riforma delle pensioni. Una sorpresa assoluta dopo l’ennesima giornata di mobilitazione di martedì 28 marzo che ha visto oltre due milioni di persone in piazza in tutta la Francia (ma per il Ministero degli Interni i manifestanti sono meno di un milione).

È stato il numero uno della CFDT Laurent Berger a rivelarlo sul canale TMC: l’intersindacale è stata dunque invitata ad un colloquio ufficiale all’inizio della prossima settimana a Matignon da Elisabeth Borne, ponendo fine a settimane di assenza di dialogo tra le due parti. “Ci andremo. Ne abbiamo parlato tra noi. Sì, pensiamo collettivamente che dobbiamo andare lì per portare le nostre proposte”, ha dichiarato Laurent Berger. “Compresa” la proposta di mediazione, la cui ipotesi era stata però spazzata via inizialmente da Olivier Véran, portavoce del governo, nel corso della giornata. Interpellato dai media, l’esecutivo ha confermato l’invito ma non ha fatto commenti sull’ordine del giorno.

La giornata di manifestazioni è iniziata con il blocco del Louvre, della Torre Eiffel, dell’Arco di Trionfo e della Reggia di Versailles. Una nuova tappa dei blocchi trasversali che sta attraversando il paese. “Non abbiamo la manodopera per aprire”, ha dichiarato la società di gestione della Reggia. Un messaggio simile è apparso sul sito web dell’Arco di Trionfo. A Parigi la manifestazione è partita da place de la République con i vessilli del sindacato CGT, i pompieri, gli studenti, gli operai e tutte le classi di lavoratori colpiti da questa riforma. Oltre 450.000 persone hanno sfilato nella capitale secondo la CGT che ha annunciato la sospensione dello sciopero dei netturbini a Parigi e il blocco degli inceneritori nella regione parigina a partire da oggi. Migliaia di tonnellate di spazzatura però sono ancora in strada e ci vorrà tempo per smaltire tutto. Il ministero della Funzione Pubblica ha segnalato un calo del numero di scioperanti tra i dipendenti pubblici, con tassi compresi tra il 3,4% e il 6,5% a seconda del settore (statale, locale, ospedaliero), rispetto al 6,5%-15,5% di giovedì scorso. Ma nonostante un calo dei numeri la mobilitazione c’è stata e non solo a Parigi: anche a Marsiglia, Rennes, Brest, Bayonne, Montpellier ci sono stati cortei con alcuni incidenti tra casseurs e forze dell’ordine. La raffineria di Le Havre ha annunciato che, nonostante la prosecuzione dello sciopero, le spedizioni di kerosene agli aeroporti di Parigi sono riprese da ieri sera. Secondo un segretario locale, “i nostri ragazzi avevano paura di vedere i gendarmi arrivare nelle loro case e notificare le requisizioni davanti ai loro figli”.

Si discute molto delle violenze perpetrate dai casseurs con le annesse coperture mediatiche che amplificano notevolmente il fenomeno a vantaggio della spettacolarizzazione della violenza. In parlamento però approda anche il caso delle violenze della gendarmeria con centinaia di persone che hanno denunciato violenze, perquisizioni e giornalisti picchiati o che si sono visti sequestrare il materiale. Gli eccessi della polizia in Francia dopo l’attivazione dell’articolo 49.3 da parte del governo, sono stati denunciati non solo da alcuni media ma da tutta la società civile, dalle autorità amministrative indipendenti e persino dal Consiglio d’Europa e dalle Nazioni Unite.
In un’intervista pubblicata su Le Monde martedì 28 marzo, la difensore dei diritti umani Claire Hédon ha dichiarato che i suoi servizi avevano ricevuto “sessantacinque richieste dall’inizio del movimento. Circa cinquanta di queste sono state ricevute negli ultimi dieci giorni. Siamo stati contattati da persone che dicono di essere vittime o testimoni di privazioni di libertà, di violenze, di arresti seguiti da fermi di polizia”.

Venerdì scorso, il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatović, ha rilasciato una dichiarazione in cui esprimeva la sua preoccupazione per l’evoluzione della situazione in Francia. “Le condizioni in cui la libertà di espressione e di riunione viene esercitata in Francia nel contesto della mobilitazione sociale contro la riforma delle pensioni sono preoccupanti”, ha scritto. Il commissario ha tenuto a precisare che i manifestanti hanno commesso anche atti di violenza. Ma questi “non possono giustificare l’uso eccessivo della forza da parte delle forze dell’ordine. Né questi atti sono sufficienti a privare i manifestanti pacifici del diritto alla libertà di riunione”.
“La violenza deve cessare. È una condizione necessaria per l’effettivo esercizio delle libertà di espressione e di riunione, nonché per la fiducia tra la popolazione e le forze dell’ordine”, ha concluso Dunja Mijatović, citando le “raccomandazioni” formulate dalle due autorità amministrative francesi indipendenti responsabili della protezione dei diritti umani, la Défenseure des droits e la Commission nationale consultative des droits de l’homme (CNCDH).

Fonte: Micromega

Con la Francia in lotta! Sciopero ad oltranza contro governo e Macron

di Rete Dei Comunisti – Cambiare Rotta – Organizzazione Giovanile Comunista – Opposizione Studentesca D’Alternativa

https://contropiano.org/fattore-k/2023/03/22/con-la-francia-in-lotta-sciopero-ad-oltranza-contro-governo-e-macron-0158553

La Rete dei Comunisti, Cambiare Rotta (Organizzazione Giovanile Comunista) e Opposizione Studentesca d’Alternativa indicono mobilitazioni e partecipano a tutte le iniziative a sostegno alla lotta del popolo francese, impegnato attivamente a contrastare le politiche antipopolari del governo Macron.

L’esempio francese può essere una miccia che fa esplodere finalmente il conflitto in tutto il continente europeo, già interessato da forti mobilitazioni in vari paesi, dall’Inghilterra alla Grecia, dalla Spagna ad alcuni paesi dell’Est. I temi sono simili e convergenti: il NO netto alle politiche di austerità e di guerra dettate dalla Commissione Europea e dalla BCE, che incarnano il progetto imperialista dell’Unione Europea, in stretta e contraddittoria collaborazione con la NATO e l’alleato/antagonista statunitense.

Appare a tutti evidente come lo sforzo bellico in Ucraina contribuisca al peggioramento complessivo delle condizioni di vita delle maggioranze, a causa dell’aumento dei costi delle materie prime energetiche, delle sanzioni che si ritorcono contro le economie occidentali, delle enormi spese militari che gravano sulle casse dello Stato.

L’attacco al sistema pensionistico francese è solo la punta dell’iceberg di un progetto di austerità economica di lunga lena, che in questi anni ha visto nel paese transalpino una fiera opposizione di massa, in grado di costruire una sua autonoma rappresentanza sindacale, politica ed istituzionale, oggi impegnate su più fronti per impedire alla compagine governativa macroniana di raggiungere i propri scopi.

Nessuno sa quali saranno gli esiti del durissimo conflitto sociale in corso in Francia. Quel che è certo è la mancanza assoluta di capacità/volontà di mediazione da parte di un modello economico e politico/istituzionale in profonda crisi sistemica e di egemonia.

Dalle trincee ucraine alle barricate parigine, forme diverse di guerra ci dicono che di fronte ad una crisi sistemica del capitalismo che incede e che non farà prigionieri, per i settori popolari, le organizzazioni sindacali di classe e i comunisti l’unica soluzione è la costruzione di organizzazione, al fine di pianificare e sostenere un conflitto che sarà sempre più duro, per fermare la barbarie imperialista occidentale e gettare le basi di una alternativa che per noi è il Socialismo del XXI secolo.

A questo fine, essere oggi al fianco dei lavoratori, degli studenti e del popolo francese significa stare dalla parte giusta della Storia. Per questo sollecitiamo i comunisti, gli internazionalisti, gli antimperialisti e tutti i sinceri democratici a scendere in piazza e partecipare alle mobilitazioni indicate dal sindacalismo di classe in tutto il paese.

22 Marzo 2023

Fonte: Contropiano

https://contropiano.org/news/internazionale-news/2023/04/08/francia-preferiamo-mangiare-patate-che-crepare-al-lavoro-0159096
https://www.repubblica.it/esteri/2023/04/14/news/corte_costituzionale_approva_riforma_pensioni_francia-396189678/
https://contropiano.org/news/internazionale-news/2023/03/24/francia-justa-la-victoire-0158625

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione, membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

LA FRANCIA SI FERMA: E’ ANCORA SCIOPERO CONTRO LA RIFORMA DELLE PENSIONI 

Di Euronews  •  ultimo aggiornamento: 07/03/2023 – 16:33

La manifestazione del 19 gennaio scorso a Parigi 

Sono ore concitate, in Francia, quelle che precedono la manifestazione sulla riforma delle pensioni, in programma martedì 7 marzo.
Secondo fonti della polizia, sono attesi tra 1.1 e 1.4 milioni di manifestanti, di cui 60-90.000 a Parigi.

La contestata riforma prevede di portare l’età pensionabile dai 62 anni attuali a 64, uno in meno di quelli inizialmente preventivati dal governo.
L’altro punto sul tavolo sono i regimi pensionistici speciali, che riguardano intere categorie di lavoratori tra cui i dipendenti della Ratp (la rete di trasporti della Capitale), della Banca di Francia e del Consiglio economico, sociale e ambientale, dei dipendenti delle aziende energetiche.
Il Senato ha votato per porre fine a diversi regimi speciali 72 ore prima della nuova mobilitazione dei sindacati che mirano a mettere “la Francia in stallo” contro il progetto in discussione alla Camera alta francese.

La mobilitazione si sta sviluppando a un livello superiore, ha dichiarato il leader del sindacato CGT Philippe Martinez. 

“Il 7 marzo sarà un’azione imponente”, ha detto Simon Duteil, co-delegato generale di Solidaires. 

“Sarà una grande manifestazione”, ha rilanciato Dominique Corona, segretario generale aggiunto dell’Unsa.

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Francia alla vigilia della paralisi

È grande l’impatto dello sciopero sui trasporti: “Sarà una giornata molto difficile”, ha avvertito il ministro dei Trasporti Clément Beaune, invitando chi può a telelavorare.

Nel settore aereo, la Direzione Generale dell’Aviazione Civile (DGAC) ha chiesto alle compagnie di cancellare tra il 20 e il 30% dei voli martedì e mercoledì in previsione dello sciopero dei controllori di volo.

Su invito della CGT, altre professioni sono state chiamate a incrociare le braccia “fino al ritiro della riforma”: lavoratori delle raffinerie, elettrici e lavoratori del gas, netturbini, portuali, lavoratori del vetro e della ceramica.

Il segretario generale della federazione CGT dei chimici, Emmanuel Lépine, si è detto pronto a “mettere in ginocchio l’economia francese”. Nel settore dell’energia, il movimento è iniziato venerdì con tagli alla produzione in diverse centrali nucleari.

Anche gli insegnanti saranno di nuovo in sciopero.

Nel settore alimentare, la CGT chiede alle principali aziende francesi produttrici di zucchero di chiudere i battenti a partire da martedì. I sindacati si aspettano anche iniziative spontanee: cantieri fermi, negozi chiusi, pedaggi aperti, strade bloccate.

Sono previste altre mobilitazioni, in parallelo al dibattito in Senato, che si concluderà comunque il 12 marzo.

8 marzo, donne e pensioni

Quest’anno l’8 marzo, Giornata internazionale dei diritti della donna, sarà segnato da una riforma delle pensioni considerata particolarmente ingiusta per le donne.

I movimenti delle scuole superiori e degli studenti hanno annunciato una giornata di mobilitazione per il 9. “Bloccate tutto quello che potete”, ha incoraggiato il leader della sinistra LFI Jean-Luc Mélenchon.

L’intersindacale si riunirà martedì sera per stabilire il seguito della protesta. La data dell’11 è stata menzionata, ma non è stata confermata in questa fase.

La riforma in pillole

– Innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni entro il 2030.

– Incremento dell’età contributiva da 42 a 43 anni per poter ricevere una pensione completa a partire dal 2027.

– Aumento a 1.200 euro mensili delle pensioni minime.

– L’estinzione dei regimi speciali (ai quali appartiene il 25% dei pensionati).

Fonte: Euronews

https://it.euronews.com/2023/03/06/la-francia-si-ferma-e-ancora-sciopero-contro-la-riforma-delle-pensioni

No alla riforma delle pensioni: maxi sciopero blocca la Francia

Di Euronews con agenzie  •  ultimo aggiornamento: 07/03/2023 – 11:49

Sciopero generale in Francia  

Carburante introvabile a causa delle raffinerie chiuse, stop all’80% dei treni, immondizia non ritirata: sono solo alcuni delle conseguenze dello sciopero generale in Francia contro la riforma delle pensionidel presidente Emmanuel Macron.L’obiettivo dei sindacati è paralizzare il paese a pochi giorni dalla probabile adozione della controversa riforma in Senato. Fermi tutti i principali settori produttivi: dai trasporti alle centrali elettriche. Secondo fonti della polizia, sono attesi fino a 1,4 milioni di manifestanti, di cui 60-90mila a Parigi.

Paralisi trasporti

Alle Ferrovie francesi (la SNCF), dove lo sciopero è iniziato lunedì alle 19, l’80% dei TGV è stato cancellato con collegamenti internazionali a singhiozzo o addirittura interrotti con la Germania e la Spagna. A Parigi, sulla rete RATP, il traffico è regolare solo sulle linee 1 e 14 della metropolitana (senza conducente), il resto della rete è molto perturbato.

Nel settore aereo, la Direzione generale dell’aviazione civile (Dgac) ha chiesto alle compagnie di cancellare tra il 20 e il 30% dei voli tra martedì e mercoledì in previsione dello sciopero dei controllori di volo. Martedì mattina ha segnalato ritardi medi alla partenza di circa 10 minuti. Air France prevede di operare quasi otto voli su dieci, compresi tutti i suoi voli a lungo raggio, senza escludere “ritardi e cancellazioni dell’ultimo minuto”. Transavia ha cancellato il 30% dei suoi voli, ovvero 48 nel corso della giornata.

Sciopero a scuola

Previsto lo sciopero per il 60% degli insegnanti di primo grado, secondo lo Snuipp-Fsu, il primo sindacato delle primarie.

Carenza di carburante

Le spedizioni di carburante sono state bloccate all’uscita da “tutte le raffinerie” in Francia (TotalEnergies, Esso-ExxonMobil e Petroineos), ha affermato il sindacato CGT-Chimica. 

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Se questi blocchi dovessero continuare, potrebbero portare alla chiusura delle raffinerie che non avrebbero più spazio per stoccare il carburante prodotto in loco, e a carenze nelle stazioni di servizio.

Ferma la raccolta dei rifiuti

A Parigi i tre inceneritori di rifiuti sono inattivi. La raccolta è ferma nei dieci arrondissement in gestione comunale con “diverse migliaia di tonnellate di rifiuti domestici” non raccolte.

La controversa riforma delle pensioni

Una Francia ferma, “fa ovviamente male ai nostri concittadini”, e “i primi penalizzati, quando abbiamo gli scioperi, sono i francesi più modesti”, ha detto la premier Elisabeth Borne, difendendo una riforma che garantirà la sostenibilità di “uno dei pilastri del nostro modello sociale”.

Riforma che prevede: innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni entro il 2030; incremento dell’età contributiva da 42 a 43 anni per poter ricevere una pensione completa a partire dal 2027; aumento a 1.200 euro mensili delle pensioni minime; estinzione dei regimi speciali (ai quali appartiene il 25% dei pensionati).

Fonte: Euronews

https://it.euronews.com/2023/03/07/francia-maxi-sciopero-generale-contro-la-riforma-delle-pensioni

Pensioni, domani la Francia si ferma per protestare contro la riforma di Macron

Atteso un “martedì nero”: sono previste 260 manifestazioni in tutto il Paese, mentre si stima che saranno oltre un milione i manifestanti che dovrebbero scendere in piazza. Stop anche nei trasporti. La riforma di Macron vuole alzare a 64 anni l’età minima per lasciare il lavoro, rispetto ai 62 attuali.

La Francia si ferma nuovamente domani per la sesta giornata di protesta contro la riforma delle pensioni, ed è tutto pronto per l’annunciato “martedì nero”, la prova di forza definitiva dopo cinque giornate di mobilitazione da gennaio, quella che dovrà “bloccare il paese” secondo alcuni sindacalisti, addirittura “metterlo in ginocchio” secondo altri. Mentre il governo va avanti e continua con l’approvazione in Senato, articolo dopo articolo, della contestata riforma delle pensioni, che nelle intenzioni di Emmanuel Macron dovrebbe portare a 64 anni l’età minima per lasciare il lavoro, rispetto ai 62 attuali. Secondo un sondaggio delle ultime ore, il 56% dei francesi approva la decisione di andare fino in fondo con la protesta con lo sciopero generale di domani, che potrebbe essere prolungato ad oltranza.  

Previste 260 manifestazioni

APPROFONDIMENTO

Francia, nuovo sciopero contro riforma pensioni del governo Macron

In mattinata il portavoce del governo, Olivier Véran, è stato ancora una volta durissimo, distinguendo ai microfoni di BFM TV fra “quelli che contestano e quelli che vogliono bloccare il Paese”: “Lanciare un appello a bloccare tutto – ha detto – significa rimettere in discussione la legittimità delle nostre istituzioni dopo aver perso a più riprese le elezioni”. Pesanti disagi sono previsti in tutti i settori pubblici, mentre il governo ha lanciato un appello a chi vuole lavorare a restare a casa in “smart working”. Sono previste 260 manifestazioni in tutto il Paese, mentre si stima che saranno oltre un milione i manifestanti che dovrebbero scendere in piazza.  

Stop anche nei trasporti

Forti disagi anche nel settore dei trasporti: nella giornata di domani si annuncia infatti un traffico molto perturbato con un terzo/un quinto dei treni in servizio per la Sncf e tra la metà e un terzo dei convogli per la Ratp. Le metropolitane funzioneranno principalmente nelle ore di punta mentre è prevista la chiusura di alcune stazioni. Non solo: si conta che venga inoltre cancellato tra il 20% e il 30% dei voli. Mobilitati anche il settore energetico, i netturbini e i camionisti.

Fonte: Sky TG24

https://tg24.sky.it/mondo/2023/03/06/sciopero-7-marzo-francia

Martinez: «La Francia si ferma»

https://www.collettiva.it/copertine/internazionale/2023/03/06/video/martinez-francia-sciopero-pensioni-2776129/

Di CARLO RUGGIERO 06/03/2023 – 06:17

Il segretario generale Cgt racconta la battaglia contro la riforma previdenziale di Macron: “Non essere costretti a lavorare e a contribuire due anni in più”

La Francia continua a protestare contro il progetto di riforma delle pensioni, Dal 19 gennaio le mobilitazioni si sono susseguite a ritmo serrato e a partire dal 7 marzo è prevista una nuova ondata di scioperi. I sindacati intendono costringere il governo francese a ritirare il testo, che prevede di ritardare l’età minima di pensionamento e anticipare al 2027 l’estensione del periodo contributivo necessario per riscuotere una pensione completa. Di questo, e di altro, abbiamo parlato con Philippe Martinez, segretario generale della Confédération générale du travail (Cgt), la più influente centrale sindacale francese.

Qual è la mobilitazione dei lavoratori e dei cittadini francesi a fianco dei sindacati?
La mobilitazione attuale è contro un progetto di legge del governo che prevede l’allungamento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni, e l’aumento della durata della contribuzione sociale a 43 anni. La nostra organizzazione rifiuta questo progetto e dal 19 gennaio ci sono milioni di persone che manifestano regolarmente nelle strade.

Ci saranno altri scioperi, il primo il 7 marzo. Cosa avete in programma?
Dal 19 gennaio ci sono già state cinque giornate di mobilitazione. Il 7 marzo vogliamo fermare la Francia, nessuno deve lavorare. Si tratta di un concetto semplice: non essere costretti a lavorare e a contribuire due anni in più.

L’unione sindacale può aiutare nella gestione delle tensioni politiche attuali tra il governo francese e quello italiano?
Le tensioni che vengono a crearsi tra il governo francese e quello italiano sono spesso anche esasperate dai governi stessi. La risposta migliore, per quanto ci riguarda, è l’unità delle organizzazioni Cgil e Cgt per migliorare la situazione delle lavoratrici e dei lavoratori dei nostri paesi. Ad esempio siamo soddisfatti del lavoro svolto sul progetto d’istituire un salario minimo europeo per evitare disparità tra i lavoratori dei nostri paesi, Il salario minimo europeo deve essere adottato in tutta Europa.

Che ruolo può avere attivamente il sindacato in una crisi generalizzata in tutta Europa, e quale sinergia può esserci tra la Cgt e la Cgil?
Il ruolo dei sindacati è essenziale, oggi come non mai, per parlare della realtà del lavoro. C’è bisogno di cooperazione tra la Cgil e la Cgt per mettere il lavoro in primo piano. La seconda responsabilità è quella di evidenziare il peso delle imprese, in particolar modo delle multinazionali, mentre i salariati, le lavoratrici e i lavoratori, soffrono a causa dei problemi legati alla perdita del potere d’acquisto e dei problemi di salute, le imprese generano miliardi di profitti e gli azionisti miliardi di dividendi. In Francia l’anno scorso gli azionisti si sono spartiti 82 miliardi. E poi c’è bisogno di lavorare insieme sul futuro del mondo, su come coniugare il futuro del lavoro con il futuro del pianeta che è in pericolo. Noi pensiamo che le questioni sociali e le questioni ambientali non siano in contrapposizione.

Fonte: Collettiva

Francia, le proteste contro la riforma delle pensioni (e cosa ci dicono dell’Italia)

7 Marzo 2023 10 min lettura

“Se Emmanuel Macron non vuole una Francia paralizzata e una settimana senza luce, farebbe meglio a ritirare la sua riforma”. Parole di Sébastien Ménesplier, segretario generale del sindacato dell’energia CGT. La Francia si ferma per lo sciopero generale contro la riforma del sistema pensionistico francese, presentata ufficialmente il 10 gennaio dalla Premier francese, Elisabeth Borne, e promessa dal Presidente Emmanuel Macron prima della sua rielezione ad aprile 2022. L’obiettivo, hanno annunciato i sindacati, “portare il paese allo stallo”. 

Nel settore aereo, la Direzione Generale dell’Aviazione Civile (DGAC) ha chiesto alle compagnie di cancellare oltre un quarto dei voli del 7 e 8 marzo per lo sciopero dei controllori di volo. Si fermeranno i lavoratori delle raffinerie, del settore elettrico e del gas, netturbini, portuali, insegnanti. Già la scorsa settimana ci sono stati tagli alla produzione in diverse centrali nucleari. Il segretario generale della federazione CGT dei chimici, Emmanuel Lépine, ha detto di essere pronto a “mettere in ginocchio l’economia francese”, almeno fino a quando andrà avanti il dibattito in Senato.

In conferenza stampa, lo scorso gennaio, Borne aveva così introdotto la riforma: “Proponiamo oggi un progetto per l’equilibrio del nostro sistema di pensionamento, un progetto di giustizia e un progetto che porterà un progresso a livello sociale.”

Per Borne, la riforma ha lo scopo di non lasciare accumulare deficit, come quello causato dallo squilibrio tra il numero dei pensionati e il numero dei lavoratori. Lo stesso Macron definisce la riforma come una “urgenza”. Basandosi sul rapporto del COR (Conseil d’orientation des retraites), il Presidente francese sostiene infatti che il sistema pensionistico francese sia deficitario a causa dell’inevitabile invecchiamento della popolazione che porterà il numero crescente di pensionati a non essere più sopportabile. Il progetto di legge è stato presentato ufficialmente il 23 gennaio al Consiglio dei Ministri da Bruno Le Maire, Ministro dell’Economia, delle Finanze e della Sovranità industriale e digitale, e da Olivier Dussopt, Ministro del Lavoro, della Piena Occupazione e dell’Integrazione. Dal 30 gennaio al 17 febbraio l’Assemblea Nazionale (la Camera dei Deputati) si è riunita per discutere del progetto di legge. Il 12 marzo si concluderà la discussione in Senato.

In cosa consiste la riforma proposta dal governo francese?

L’elemento fondamentale è lo slittamento dell’età pensionabile minima, che verrà spostata in avanti di tre mesi l’anno, passando così dai 62 anni attuali ai 64 nel 2030. Un secondo punto della riforma interessa la cancellazione dei principali regimi speciali nei settori quali le industrie elettriche e di gas, la società dei trasporti parigina RATP, i notai e i dipendenti della Banca di Francia. Proprio questa misura è stata approvata dal Senato francese, a maggioranza di destra, il 4 marzo.

Il provvedimento riguarda però solo chi sarà assunto a partire dal 1 settembre 2023. La riforma riguarda anche l’allungamento dell’età contributiva, che passerà a 43 anni a partire dal 2027. Per coloro che non hanno potuto versare contributi per 43 anni, l’età pensionabile completa rimarrà a 67 anni. Restano invariate, invece, le carriere lunghe. Il meccanismo definito delle carriere lunghe verrà riorganizzato ma mantenuto: ciò significa che alcune professioni, quali militari, i facenti parte del servizio civile attivo e gli inservienti ospedalieri, potranno ancora andare in pensione anticipatamente. Invariate resteranno anche le norme pensionistiche che riguardano le persone considerate inadatte al lavoro o con invalidità. 

Gli scioperi e le manifestazioni dei cittadini francesi

La risposta dei francesi è stata da subito forte e si è concretizzata in una serie di manifestazioni che hanno ancora luogo in tutto il paese. Secondo un sondaggio pubblicato dal quotidiano francese Les Echos, sei francesi su dieci sono d’accordo con una riforma del sistema pensionistico, ma rifiutano quella proposta dal presidente Macron. Le critiche riguardano soprattutto due punti della riforma in corso di discussione: l’innalzamento dell’età legale e l’estensione del periodo di contribuzione. 

La prima giornata di mobilitazione ha avuto luogo il 19 gennaio, appena nove giorni dopo la conferenza stampa tenuta dalla premier. La mobilitazione è stata di carattere generale: i sindacati hanno indetto uno sciopero nazionale che ha investito soprattutto i trasporti e le scuole. Una serie di manifestazioni sono state organizzate in tutta la Francia. Gran parte del paese è rimasta bloccata per diverse ore a causa dell’impossibilità di spostarsi e dalla presenza di grandi cortei che hanno inondato le principali città francesi. A Parigi i manifestanti si sono riuniti in Place de la République, nell’undicesimo arrondissement. Il corteo avrebbe dovuto sfilare fino a Place de la Nation, seguendo quindi il percorso tradizionale delle proteste parigine, ma alla meta sono arrivati pochi manifestanti. Gli scontri con la polizia, che hanno usato gas lacrimogeni sulla folla, hanno infatti bloccato il corteo a Place de la Bastille, a metà del percorso, per diverse ore. La CGT ha parlato di 400 mila manifestanti, 80 mila secondo la polizia. 

La seconda grande giornata di mobilitazione ha avuto luogo alla fine del mese, il 31 gennaio. La CGT ha dichiarato la presenza di 2,8 milioni su tutto il territorio nazionale. A Parigi il corteo, diversamente dalla manifestazione del 19 gennaio, ha attraversato la rive gauche della capitale, la parte a sud della Senna, da Place d’Italie a Place Vauban. Una terza manifestazione ha avuto luogo a Parigi martedì 7 febbraio: la CGT ha annunciato 400 mila manifestanti. Diversi scioperi hanno colpito soprattutto i trasporti comuni. Sabato 11 febbraio ha visto aprirsi il quarto round di proteste, che ha riunito molti più francesi rispetto all’incontro del martedì precedente. Nonostante rimanga un divario tra i numeri del Ministero dell’Interno e la CGT, rispettivamente si parla di 963.000 persone in un caso e di 2,5 milioni nell’altro, è innegabile che le proteste continuino a essere di grandi dimensioni. Il 16 febbraio c’è stata la quinta giornata di scioperi inter-professionali con la partecipazione di 300.000 persone solo a Parigi secondo la CGT, confederazione sindacale francese, 37.000 secondo la polizia

Tutte le manifestazioni hanno coinvolto tutta la società: i cortei non hanno infatti contato solo persone in età pensionabile e lavoratori adulti, ma anche giovani e addirittura bambini. Molti dei manifestanti criticano soprattutto la decisione di spostare in avanti l’età pensionabile di due anni, giudicata una manovra non utile a colmare il gap deficitario tra retraités, pensionati, e lavoratori. Nella manifestazione del 19 gennaio a Parigi, una giovane lavoratrice del comune di Pantin, Pauline, esprime il suo dissenso. “Non aderisco alle scelte prese dal nostro governo per finanziare il nostro sistema pensionistico”, dice. “Il Conseil d’Orientation de Retraites (COR) ha dimostrato che è necessario un finanziamento, ma non esiste un’unica via. Il nostro governo ha deciso di prendere una sola strada per riparare il deficit: quella dell’allungamento del tempo di lavoro”.  

E in Italia?

Secondo i dati della Caisse nationale d’assurance vieillesse (CNAV), in Francia l’età media di pensionamento nel 2020 è di 62,8 anni. Nello stesso anno, l’Italia riporta un’età media più alta, di 63,8 anni (dati INPS). Le continue proteste in Francia possono allora servire per analizzare la situazione pensionistica italiana. Con un’età di pensionamento tra le più alte d’Europa (e in continuo rialzo) e un futuro incerto per i neo-lavoratori, l’Italia vede infatti dal 2011 la questione delle pensioni al centro delle campagne elettorali di quasi tutti i partiti. Il sistema italiano è critico e, nonostante le promesse elettorali, non registra riforme significative che mirino a migliorare la situazione. Contrariamente al caso francese, però, la popolazione in Italia resta in silenzio: le manifestazioni di piazza sono quasi totalmente assenti e i giovani sono in gran parte disinteressati. 

Risale a gennaio l’emendamento al Decreto Milleproroghe a prima firma Domenico Matera, che prevedeva la possibilità “su base volontaria” di rimanere in servizio fino a 70 anni. L’opzione (giudicata inammissibile) sarebbe stata valida per i dipendenti pubblici che avessero voluto estendere la loro carriera lavorativa oltre il limite di vecchiaia, posto a 67 anni, e che non avessero ancora raggiunto i 36 anni di contributi. Nonostante sia stata bocciata, la proposta ha da subito sollevato diverse polemiche. Chi sosteneva l’emendamento lo ha fatto nell’ottica di risolvere le carenze di organico in diversi settori della pubblica amministrazione, mentre chi lo criticava ne sottolineava il pericolo: una conseguenza diretta sui concorsi pubblici tramite una riduzione dei posti disponibili, colmati da ultrasessantenni. A queste critiche, si sono aggiunte anche le preoccupazioni legate ad un ulteriore innalzamento dell’età pensionabile, già tra le più alte a livello europeo.

Le manifestazioni francesi e la proposta di un ulteriore innalzamento dell’età pensionabile portano inevitabilmente all’analisi della situazione italiana che, per quanto critica, non sfocia in manifestazioni o scioperi. Le criticità del sistema italiano sono infatti diverse e non accennano a un miglioramento. Accanto a un’età pensionabile molto alta (e che il governo mira ad alzare ancora una volta), il sistema presenta un funzionamento complicato e non uniforme, in parte contributivo e in parte retributivo. Con queste premesse, i giovani guardano con timore al loro futuro pensionistico che è sempre più incerto e, secondo le stime, lontano. 

Luca Ferrari, direttore del patronato INCA Cgil di Parma, spiega che in Italia ci sono due “uscite normali” dal mondo del lavoro: la vecchiaia o l’anzianità lavorativa. La prima da diversi anni è posta a 67 anni di età, mentre l’anzianità lavorativa è fissa a 42 anni e 10 mesi di contribuzione per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Il calcolo è però complicato dalla riforma Dini del 1996. La riforma ha infatti segnato il passaggio da un sistema pensionistico retributivo a uno contributivo. 

“Ciò significa”, dice Ferrari, “che, se il calcolo della pensione fino al primo gennaio del 1996 si faceva sulla media degli ultimi dieci anni di lavoro, il nuovo sistema guarda alla contribuzione di tutta la vita lavorativa e questo penalizza, per esempio, le carriere progressive”. La riforma Dini si traduce nell’esistenza di sistemi pensionistici diversi. I 67 anni di anzianità non sono spesso sufficienti alla pensione. Bisogna infatti distinguere tra chi ha contributi sostanziali versati prima del primo gennaio 1996 e chi no. “Chi ha versato dei contributi prima del ’96, oltre ad avere 67 anni deve avere anche vent’anni di attività lavorativa”, spiega Ferrari, “per chi invece ce li ha tutti dopo il ’96 serve in aggiunta un importo soglia che, se non raggiunto, alza ulteriormente l’età pensionabile”. Non a caso in Italia il requisito di futura età pensionabile è tra i più alti di Europa: 71 anni di età (dati report “Uno sguardo sulle pensioni” dell’OCSE).

“La pensione è un tema sociale, non è solo una questione di ragioneria di Stato”

Il sistema pensionistico italiano ha diverse criticità al suo interno. La prima è sicuramente costituita dall’innalzamento drastico dell’età pensionabile, avuto con la riforma Monti-Fornero del 2011. La riforma, che aveva lo scopo di migliorare una situazione economica particolarmente difficile, si è tradotta in un innalzamento drastico dell’età pensionabile non socialmente accettabile, soprattutto per le donne che, in pochi anni, hanno visto passare l’età pensionabile da 60 a 67 anni. 

Una seconda criticità è legata agli stipendi, mediamente troppo bassi. Il presidente dell’INCA, mentre sottolinea che i sindacati vogliono portare la pensione a 62 anni, dice che, nel sistema contributivo, l’età pensionabile si equilibra direttamente con i contributi versati. Questo legame è un problema nel momento in cui, se gli stipendi medi sono bassi, nessuno deciderà di andare in pensione prima di aver raggiunto i limiti di vecchiaia, anche avendone la possibilità. Questo perché, dice Ferrari, “si troverebbe con una pensione poco più alta della pensione sociale”. Altre criticità sono invece costituite dal fatto che il sistema non tiene conto di molti aspetti lavorativi, quali la diversità del carico di cura (pratiche di lavoro domestico), le carriere discontinue, i lavori usuranti.

Dopo la riforma del 2011, Ferrari parla del sistema pensionistico come di una “macelleria sociale” da rivedere. Non è un tema di ragioneria”, dice. “È un tema sociale. Se non vogliamo un futuro di anziani poveri, bisogna agire subito e mettere in campo degli interventi che migliorino una riforma fatta solo a fini ragionieristici in un momento economicamente difficile”. 

Un sistema ingiusto nei confronti di precari, donne e giovani

In Lavoro 2.0, bimestrale d’informazione sindacale a cura della Cgil di Parma, si parla di un “senso di ingiustizia” della popolazione verso le pensioni. “Le categorie che soffrono di più del sistema pensionistico italiano sono senza dubbio quelle più deboli”, dice il presidente dell’INCA. Si parla di lavoratori precari e donne, che hanno a che fare con anni di buchi contributivi, e anche di giovani. Questi ultimi infatti, a differenza di chi ha versato contributi prima del primo gennaio ‘96, vivono un pieno impatto con il sistema contributivo. Questo sistema si traduce in una penalizzazione della condizione giovanile, che spesso si scontra con lavori precari, condizioni lavorative difficiliun inserimento tardivo nel mondo del lavoro, come nel caso degli universitari, e un meccanismo di scambio intergenerazionale che rischia di bloccarsi. Questo ultimo punto è particolarmente importante e delicato. 

Lo scambio intergenerazionale, cioè l’equilibrio tra chi versa i contributi e i pensionati, è alla base di ogni sistema pensionistico ed è l’elemento centrale che ha portato anche il presidente francese al desiderio di riformare il sistema. Per dirlo diversamente, i lavoratori di una generazione finanziano le pensioni della generazione precedente. Questo meccanismo in Italia rischia di crollare a causa del continuo aumento dei pensionati rispetto al numero di lavoratori. Nel 2022, infatti, le pensioni erogate hanno superato di 205mila unità a livello nazionale la platea costituita dai lavoratori autonomi e dai dipendenti. A causa dell’invecchiamento inevitabile della popolazione, infatti, il numero di anziani che percepiscono la pensione è destinato ad aumentare mentre, dall’altro lato, non sembra aumentare il numero dei lavoratori. 

Lo sbilanciamento del meccanismo intergenerazionale porta i giovani alla consapevolezza che, per loro, andare in pensione sarà complicato. “I ragazzi si interessano mediamente poco”, dice Ferrari, ma qualcosa sembra evolvere. All’osservatorio INCA i giovani sono presenti e si informano. L’interesse dei ragazzi per il futuro pensionistico è dato soprattutto da alcune modifiche al sistema più indirizzate ai giovani. Tra queste, si ricorda lo strumento del Riscatto di Laurea, che permette di trasformare gli anni di università in anni contributivi e quindi d’integrare la posizione contributiva ai fini del calcolo delle prestazioni pensionistiche.

Immagine in anteprima: foto di Veronica Gennari

Fonte: Valigia Blu

Francia, Macron ha deciso: la riforma delle pensioni passa senza voto parlamentare

Entro 24 ore l’opposizione potrà presentare una mozione di censura che, se dovesse passare, farebbe cadere il governo di Elisabeth Borne e Macron dovrebbe nominare un nuovo primo ministro e un nuovo esecutivo. “L’Eliseo non è un parco per accogliere i capricci del presidente”, ha commentato il leader del partito socialista, Olivier Faure. Marine Le Pen ha già annunciato una propria mozione di sfiducia e ha confermato di essere pronta a votare anche quelle della sinistra di Melechon.

Emmanuel Macron ha chiesto al governo francese di porre la questione di fiducia per far passare la riforma delle pensioni e il consiglio dei ministri francese ha concesso l’autorizzazione: questo implica che l’adozione della riforma non dovrà passare dal voto del parlamento. 

La fiducia sulla riforma delle pensioni

La decisione è stata presa dal presidente Macron e dal governo in considerazione di un’assenza di maggioranza o di un rischio troppo alto di perdere, per una manciata di voti, la sfida. Non ci sarà dunque voto sul contestatissimo progetto di aumentare l’età pensionabile da 62 a 64 anni. Il governo porrà la fiducia e, entro 24 ore, l’opposizione avrà il diritto di presentare una mozione di censura. Con la prospettiva di far votare una mozione trasversale, presentata dalla sinistra o dalla destra, ma votata da entrambe le formazioni. Se la mozione di censura fosse maggioritaria, il governo di Elisabeth Borne sarebbe battuto e Macron dovrebbe nominare un nuovo primo ministro e un nuovo esecutivo.

I “capricci” del presidente

Il leader del partito socialista francese, Olivier Faure, ha parlato di “capricci” del presidente Macron. “Quando un presidente non ha una maggioranza nel Paese, non ha una maggioranza all’Assemblea Nazionale, deve ritirare il suo progetto. L’Eliseo non è un parco per accogliere i capricci del presidente”, ha affermato su Twitter il leader socialista. Intanto, Marine Le Pen ha già annunciato una propria mozione di sfiducia e ha confermato di essere pronta a votare anche le mozioni della sinistra.

Francia, riforma pensioni passa senza voto parlamentare. Proteste

L’articolo in questione toglie ai deputati la possibilità di esprimersi su un testo di legge. Non ci sarà dunque voto sul contestatissimo progetto di aumentare l’età pensionabile da 62 a 64 anni. Proteste in piazza per tutto il pomeriggio e critiche dalle opposizioni, che hanno ora il diritto di presentare mozioni di censura. Mélenchon: ‘Un fallimento spettacolare’.

https://tg24.sky.it/mondo/2023/03/16/riforma-pensioni-francia-macron

Manifestazione a Parigi contro Riforma pensioni: danni e scontri con la polizia

Cassonetti bruciati e agenti sparano lacrimogeni durante gli incidenti nel quartiere Montparnasse

https://www.ansa.it/sito/videogallery/mondo/2023/03/15/manifestazione-a-parigi-contro-riforma-pensioni-danni-e-scontri-con-la-polizia_3e089802-a86a-4a81-9625-0f2184111d4a.html

Riforma pensioni in Francia, Macron scavalca il Parlamento

Sulla riforma delle pensioni, punto cardine della sua campagna elettorale, il presidente Macron ha deciso di forzare la mano. Vista la mancata certezza di avere i numeri per lʼapprovazione del testo, che prevede lʼaumento dellʼetaʼ pensionabile da 62 a 64 anni, il governo presieduto da Elisabeth Borne ha attivato davanti allʼAssemblea nazionale lʼarticolo 49.3 della Costituzione che permette di approvare la riforma senza il voto del Parlamento. Nuove proteste.

https://www.tgcom24.mediaset.it/2023/video/riforma-pensioni-in-francia-macron-scavalca-il-parlamento_62348396-02k.shtml

Parigi sommersa dai rifiuti: stop alla raccolta contro la riforma pensioni

La spazzatura si accumula sui marciapiedi della capitale tra lo stupore dei turisti

CorriereTv

(LaPresse) Le strade di Parigi sommerse dalla spazzatura. L’emergenza rifiuti nella capitale francese va avanti da giorni ed è causata da uno sciopero promosso dai sindacati contro la riforma delle pensioni del governo. Cassonetti traboccanti di immondizia, scatole di cartone e montagne di sacchi maleodoranti ricoprono i marciapiedi anche nelle zone più turistiche della città. Gli addetti alla raccolta dei rifiuti stanno incrociando le braccia dalla scorsa settimana e, secondo il Comune di Parigi, domenica erano ammassate circa 5.400 tonnellate di rifiuti nelle strade della capitale francese. La legge che innalza l’età pensionabile in Francia ha provocato scioperi e manifestazioni in tutto il Paese da settimane: la prossima protesta è in programma, a livello nazionale, mercoledì, giorno in cui la legge arriverà all’esame di una commissione della Camera bassa francese. Obiettivo trovare un compromesso tra le versioni uscite dal Senato e dall’Assemblea Nazionale.   

Fonte: LaPresse/AP

https://video.corriere.it/esteri/parigi-sommersa-rifiuti-stop-raccolta-contro-riforma-pensioni/f8dd592e-c254-11ed-b2d4-71b1e6158fab
https://www.rainews.it/articoli/2023/03/francia-macron-evita-il-voto-alla-camera-sulla-riforma-delle-pensioni-0d1b2919-09ae-412f-af3b-2cbb9233bda2.html

Francia, il governo scavalca il Parlamento: la riforma delle pensioni è legge

mmanuel Macron vara la riforma delle pensioni senza il voto dell’Assemblea Nazionale. Il governo scavalca l’Assemblea Nazionale in Francia e il testo di una delle riforme più importanti viene approvato in via definitiva dal Senato: passa così la linea dura del presidente francese che ha scelto di applicare l’articolo 49.3 della Costituzione per approvare la sua riforma alla Camera bassa del parlamento. 

“Il mio interesse politico sarebbe stato di andare al voto” ma “i rischi finanziari, economici, sono troppo grandi” ha dichiarato Macron durante il Consiglio dei ministri in cui ha dato il via libera al governo per porre la questione di fiducia sulla riforma. Il presidente avrebbe minacciato nell’incontro tenutosi nella tarda serata di martedì all’Eliseo lo scioglimento dell’Assemblea nazionale qualora arrivasse un voto contrario alla sua riforma del sistema pensionistico. 

https://www.iltempo.it/esteri/2023/03/16/news/riforma-pensioni-francia-articolo-49-costituzione-francese-linea-dura-macron-35215597/

Il governo francese vara la riforma delle pensioni senza il voto del Parlamento

Elizabeth Borne
https://www.quotedbusiness.com/thm-22-jobs-skills/paese-2-francia/art-10263-il-governo-vara-la-riforma-delle-pensioni-senza-il-voto-parlamentare

L’esecutivo decide di non sottoporre al voto il testo della riforma e di ricorrere all’articolo 49 che consente di dribblare l’Assemblea Nazionale

“Assumo la responsabilità del mio governo”: con queste parole la premier francese Elisabeth Borne si è rivolta ai deputati dell’Assemblea Nazionale annunciando il ricorso all’articolo 49 comma 3 della Costituzione per far approvare la riforma delle pensioni senza il voto (parlamentare).

Altissima la tensione in aula al momento dell’annuncio “Depositeremo una mozione di sfiducia” al governo ha annunciato la presidente dei deputati del Rassemblement National, Marine Le Pen.

Questo è un punto debole per l’esecutivo francese. Se le manifestazioni di piazza contro la decisione di dribblare il Parlamento dovessero andare avanti a lungo e se dovessero aumentare le mozioni di sfiducia il governo probabilmente cadrebbe. Incontro alla stessa sorte andrebbe la riforma delle pensioni. Non è, dunque, detta l’ultima parola.

Macron: fiducia sulla riforma delle pensioni, Francia in subbuglio

https://www.informazione.it/a/2666DFE0-C303-4276-A0CB-0FD2396BD3AE/Macron-fiducia-sulla-riforma-delle-pensioni-Francia-in-subbuglio

Nuove proteste di piazza sono in corso e altre annunciate dai sindacati francesi a seguito della decisione presa dalla prima ministra francese, Elisabeth Borne, d’accordo con Emmanuel Macron, di porre la fiducia sul provvedimento, già approvato dal Senato, e saltare quindi il voto dell’Assemblea Nazionale. Da giorni in Francia si susseguono manifestazioni e l’opposizione francese ha promesso resistenza contro la norma che porta l’età pensionabile dai 62 anni odierni a 64. (Tiscali Notizie)

Se ne è parlato anche su altri giornali

Definita ‘arma letale’ dei deputati dell’Assemblea nazionale, la mozione di censura, o sfiducia al governo, è prevista dall’articolo 49.2 della Costituzione francese e consente alla Camera bassa del Parlamento di rovesciare il governo. (Adnkronos)

I deputati dell’opposizione si sono alzati in piedi cantando per intero la Marsigliese e mostrando cartelli bianchi con la scritta “no ai 64 anni“. Proteste al parlamento francese all’ingresso della premier Elisabeth Borne che ha attivato il meccanismo previsto dall’articolo 49.3 della Costituzione francese per far approvare la riforma delle pensioni senza il voto del Parlamento. (Il Fatto Quotidiano)

Ricordiamo che siamo tra gli ultimi paesi in Europa che ancora non hanno un sistema di voto a distanza per fuori-sede” Dopo aver raccolto centinaia di testimonianze sulle difficoltà al voto di giovani studenti e lavoratori italiani Piazza Santi Apostoli a Roma fa da sfondo alle valige simboliche riempite di schede elettorali. (LaPresse).

Macron bypassa voto su riforma pensioni, bagarre alla Camera

L’età passa da 62 a 64 anni. Due francesi su 3 contrari. Ieri 1,7 milioni in piazza dal nostro corrispondente (Corriere della Sera)

Il governo francese ha fatto ricorso a una clausola che permette di scavalcare il voto del parlamento. La riforma delle pensioni è dunque realtà. (LifeGate)
Macron doveva decidere tra la possibilità di andare al voto sul suo progetto di punta o di ricorrere a questo famoso articolo, che consente l’adozione del progetto senza voto, salvo mozione di censura adottata contro il governo.

Fonte: Informazione.it

Riforma delle pensioni in Francia, l’opposizione intona la marsigliese per protesta

All’ingresso della premier Elisabeth Borne in Assemblée Nationale, i deputati dell’opposizione si sono alzati in piedi cantando per intero la Marsigliese e inalberando cartelli bianchi con la scritta “No ai 64 anni”. La Presidente dell’Assemblea, Yael Pivet, ha cercato più volte di portare l’ordine in Aula ma senza risultati. La seduta è stata sospesa per due minuti per consentire di riportare l’ordine in aula.

Francia: cariche della polizia a Parigi in Place de la Concorde

I manifestanti continuavano ad affluire da alcune ore

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2023/03/16/francia-cariche-della-polizia-in-place-de-la-concorde-_0d1ad5cf-e21b-4aa7-8c03-6b413762861a.html

La polizia è intervenuta a place de la Concorde, a Parigi, dove manifestanti erano affluiti a migliaia per protestare contro la riforma delle pensioni che il governo ha fatto passare evitando il voto e ponendo la questione di fiducia.

Le forze dell’ordine hanno effettuato una serie di cariche per spingere i manifestanti a sgomberare la piazza. 

La polizia ha fatto uso di idranti per allontanare la folla, che occupava il centro della piazza e che aveva acceso diversi fumogeni dopo aver dato fuoco a materiale di cantiere trovato poco lontano. La situazione sembra tornata calma, molti hanno lasciato place de la Concorde.

Il governo francese forza la mano sulla riforma delle pensioni. Ma rischia la sfiducia

FRANCESCA DE BENEDETTI

16 marzo 2023 • 18:03Aggiornato, 16 marzo 2023 • 20:43

https://www.editorialedomani.it/politica/europa/il-governo-francese-forza-la-mano-sulla-riforma-delle-pensioni-ma-rischia-la-sfiducia-u4wtnm8y
  • L’ostinazione di Emmanuel Macron ed Élisabeth Borne nel mettere a segno la riforma delle pensioni odiatissima dalla gran parte del paese, è tale che Borne ha deciso di scavalcare il parlamento pur di chiudere il dossier. 
  • Questo giovedì pomeriggio era previsto un voto parlamentare sul provvedimento per far slittare l’età pensionabile ai 64 anni che aveva già scatenato massicce proteste nel paese nelle scorse settimane. Ma il voto non si è neppure svolto, perché Borne ha sganciato la bomba istituzionale: il ricorso all’articolo 49.3. 
  • Nel giro di pochi minuti place de la Concorde si è gonfiata di manifestanti, trasformandosi in una place de la Discorde. Ecco com’è andata, perché, e cosa succede ora.

Fonte: Editoriale domani

https://melenchon.fr/2023/03/16/retraites-49-3-rejoignez-la-lutte/

À l’issue d’une journée au cours de laquelle Macron a déclenché l’arme anti-démocratique du 49.3 en l’absence de majorité pour voter la retraite à 64 ans, Jean-Luc Mélenchon s’est exprimé sur les suites du mouvement.

Dans cette vidéo, il rappelle comment la mobilisation dans les manifestations, les grèves et à l’Assemblée nationale par les députés insoumis ont permis de privé de majorité Emmanuel Macron et Elisabeth Borne. Jean-Luc Mélenchon appelle à poursuivre et amplifier cette lutte pour la rendre victorieuse

Il affirme notamment qu’i est possible de censurer le gouvernement puisque plusieurs motions de censures vont être déposées à l’Assemblée nationale. Il appelle à se joindre aux rassemblements syndicaux qui auront lieu ce week-end et et le jeudi 23 mars prochain.

Francia, la rabbia in piazza: barricate nel centro di Parigi

Per alzare l’età pensionabile da 62 a 64 anni il Governo aggira il voto in Parlamento. Opposizioni infuriate, manifestazioni spontanee in decine di città francesi. Scontri di piazza con la polizia nel centro di Parigi

Nelle stesse ore in cui i deputati dell’opposizione cantano la Marsigliese, fischiano, battono sui banchi, impediscono alla premier Elisabeth Borne di parlare, è la piazza che fa sentire più forte la propria voce contro la riforma delle pensioni che alza l’età minima da 62 a 64 anni. 

La decisione del governo di saltare il passaggio parlamentare – utilizzando una norma che consente di far passare una legge senza voto ma aprendo una questione di fiducia sull’esecutivo – non fa che esacerbare la contrapposizione e la protesta. 

Ieri, giovedì, la contestazione di piazza ha dato vita a manifestazioni improvvisate in decine di città francesi: a Parigi migliaia di persone hanno acceso fuochi, lanciato fumogeni e intonato cori sullo sfondo illuminato dell’Assemblea Nazionale. La polizia è intervenuta a sgomberare la piazza con lacrimogeni e idranti: nelle vie della capitale è stato il caos. 

I sindacati e i leader della protesta, forse mai così uniti, annunciano una nuova giornata di mobilitazione per giovedì prossimo.

https://www.rainews.it/video/2023/03/la-polizia-di-parigi-spara-gas-lacrimogeni-e-cannoni-ad-acqua-contro-i-manifestanti-c02089bf-c05c-4b0b-97ba-ee16a53b6f18.html

Francia, ancora proteste su riforma pensioni. Scontri a Place de la Concorde

https://tg24.sky.it/mondo/2023/03/17/francia-pensioni-proteste-parigi

Sono almeno 60, secondo quanto riporta il canale tv francese di informazioni BFMTV, le persone arrestate questa sera durante le proteste. Alcune centinaia di persone hanno partecipato a scontri lanciando pietre e bottiglie contro la polizia che ha risposto con cariche e lacrimogeni. Circa 4.000 i partecipanti.

Ancora scontri fra manifestanti e polizia a Parigi, in Place de la Concorde, dove circa 4,000 persone hanno protestato in serata contro le pensioni. Al centro della piazza è stato acceso un falò, dove è stata bruciata un’effigie in cartone del presidente Emmanuel Macron (in foto)

Riforma pensioni in Francia, scontri a Parigi tra manifestanti e polizia

I manifestanti hanno lanciato sassi e bottiglie contro i poliziotti, che hanno risposto con cariche e lacrimogeni. La manifestazione non era autorizzata. Scontri sono avvenuti anche in una manifestazione a Bordeaux.

Francia, settimana decisiva per la riforma delle pensioni. Ecco le tappe

A Parigi i manifestanti hanno anche montato delle barricate davanti alle forze dell’ordine che, secondo la stampa francese, sono composte di transenne di cantieri tolte dalla strada e trasportate di fronte agli schieramenti degli agenti antisommossa, protetti da caschi e scudi.

Uno degli slogan che sono stati urlati è “Paris en feu et Macron au milieu”, ovvero “Parigi in fiamme e Macron al centro”

La nuova protesta è inizata intorno alle 18, quando i manifestanti hanno iniziato a riunirsi intorno all’obelisco della famosa piazza parigina.

Si protesta contro la decisione del governo di mettere la fiducia sulla riforma delle pensioni che prevede un innalzamento dell’età pensionabile dai 62 ai 64 anni. In particolare, è stato il presidente Macron a chiedere al governo francese di porre la questione di fiducia per far passare la riforma e il consiglio dei ministri ha concesso l’autorizzazione: questo implica che l’adozione della riforma non dovrà passare dal voto del parlamento.

Riforma delle pensioni in Francia, ecco cosa prevede

Intanto sono state avanzate due mozioni di sfiducia al governo. Presentate all’Assemblea Nazionale francese, dovrebbero essere esaminate lunedì a partire dalle 16, riporta la stampa transalpina. Nel caso in cui anche una sola delle due fosse approvata, l’esecutivo dovrà dimettersi e la riforma delle pensioni non sarà pià legge. La premier Elisabeth Borne e i suoi ministri sono in bilico e i deputati Republicains saranno l’ago della bilancia in questa votazione, così come nelle altre di questa legislatura.

Con la riforma l’eta pensionabile passa da 62 a 64 anni

Francia: ancora scontri e proteste contro la riforma delle pensioni di Macron

Cariche della polizia contro un corteo in Place de l’Italie, a Parigi, dopo che Place de la Concorde è stata vietata alle manifestazioni, 76 persone arrestate. Barricate e cassonetti in fiamme a Nantes, tensioni tra polizia e manifestanti a Rennes

18/03/2023

Agenti di polizia corrono verso i manifestanti durante una protesta a Parigi
https://www.rainews.it/articoli/2023/03/francia-ancora-scontri-e-proteste-contro-la-riforma-delle-pensioni-di-macron-5a54b987-0822-4866-91db-60fd1caa96e4.html

Terza serata di scontri e migliaia di persone che in tutta la Francia hanno continuato a manifestare oggi contro la riforma del sistema pensionistico decisa con una forzatura dal presidente Emmanuel Macron due giorni fa, passando sopra un possibile voto del Parlamento. Secondo i media francesi, ci sono stati momenti di tensione in particolare a Nantes (nordovest), dove circa 6.000 persone sono scese in piazza e in alcuni punti hanno eretto barricate dando alle fiamme cassonetti ed altri oggetti, e a Rennes (nord) dove un migliaio di persone sono rimaste bloccate in un centro commerciale dopo che una manifestazione studentesca ha tentato di fare irruzione nel complesso.

Diverse cariche della polizia contro i manifestanti ci sono state a Parigi, nel 13 arrondissement con un bilancio, che sembra ancora parziale, di 76 persone arrestate, come hanno dichiarato fonti di polizia. Inizialmente, un piccolo gruppo di manifestanti avrebbe dovuto riunirsi alla manifestazione del sindacato regionale CGT Ile-de-France a Place d’Italie. Ma il loro numero è cresciuto fino a circa 4.000 persone, dato che i manifestanti che avrebbero dovuto partecipare alla manifestazione di Place de la Concorde, infine vietata dalla prefettura di polizia, si sono recati lì. A causa della presenza di molti teppisti, i sindacati organizzatori hanno chiesto ai manifestanti di disperdersi. I primi interventi delle forze dell’ordine sono avvenuti per fermare i disturbatori che hanno cercato di creare barricate e dare fuoco a bidoni della spazzatura. 

Più tardi gli scontri sono degenerati e si segnalano cassonetti della spazzatura incendiati e vetrine dei cartelloni pubblicitari e delle pensiline degli autobus prese di mira da alcuni manifestanti. Intorno alle 20:00 è intervenuta la polizia, in particolare le Brigades de repression de l’action violente motorisees (BRAV-M), che ha usato gas lacrimogeni, secondo quanto riportato. Verso le 21.30, i cannoni ad acqua hanno portato alla dispersione di gran parte dei manifestanti. Nelle due notti precedenti, le manifestazioni a Place de la Concorde erano state funestate da incidenti. Al calar della notte, centinaia di persone si erano scontrate con la polizia in piccoli gruppi, lanciando oggetti.

Agenti di polizia mentre affrontano i manifestanti durante una protesta a Parigi

Manifestazioni e qualsiasi assembramento sono stati vietati dalle autorità sulla grande Place de la Concorde, e sugli Champs-Elysees, vicino all’Assemblea nazionale e al palazzo presidenziale dell’Eliseo, per i timori di una radicalizzazione della protesta dopo gli scontri che si sono verificati giovedì e venerdì sera.

Le Maire: non “ci sarà una maggioranza per far cadere l’esecutivo”

Intanto, per il ministro dell’Economia Bruno Le Maire, il governo non è destinato a cadere. Dopo la presentazione di mozioni di sfiducia, parlando a Le Parisien, il ministro ha detto di non credere che “ci sarà una maggioranza per far cadere l’esecutivo”. “La riforma delle pensioni vale, sì o no, la caduta del governo e il caos politico? La risposta è nettamente no”, ha spiegato invitando “tutti” ad “assumersi le proprie responsabilità” durante il voto delle due mozioni, che avverrà lunedì.   

“Speriamo che i Repubblicani ritrovino il senno”, ha affermato, salutando il “coraggio” e la “coerenza” di alcuni parlamentari ‘Republicains’ mentre “altri hanno perso l’orientamento”.

Parigi, proteste contro la riforma delle pensioni

Fonte:Rainews

Francia, riforma pensioni è legge: esplode protesta, 142 fermi a Parigi

20 marzo 2023 | 20.23

Manifestazioni spontanee nel Paese dopo l’approvazione: da Parigi a Lille, lacrimogeni per disperdere i cortei. La premier d’Oltralpe Borne: “Trasformazioni necessarie”. Martedì l’incontro con Macron.

La riforma delle pensioni in Francia “è considerata come adottata“, ed è quindi legge. E’ quanto ha affermato la presidente dell’Assemblea Nazionale, dopo che è stata respinta anche la seconda mozione di censura, quella presentata da Rn, che ha avuto 94 voti. La prima mozione di censura contro il governo francese di Elisabeth Borne non è passata, invece, per soli 9 voti in meno della maggioranza assoluta richiesta per essere adottata, 287. I deputati si sono espressi sul testo del partito Liot che ha raccolto 278 voti. Le mozioni di sfiducia erano state convocate in seguito alle proteste contro la riforma che prevede l’aumento dell’età pensionabile statale da 62 a 64 anni.

Dopo la bocciatura delle mozioni di censura al Parlamento e l’adozione della riforma delle pensioni, la premier francese Elisabeth Borne si è detta, riferiscono i media francesi che citano una sua dichiarazione all’Afp, “determinata a continuare a portare avanti le trasformazioni necessarie“.

La premier francese riunirà questa sera a Matignon, residenza ufficiale del primo ministro, i capogruppo dei partiti della maggioranza. L’incontro si svolgerà alle 21, rende noto Bfmtv.

Domani il presidente francese Emmanuel Macron avrà all’Eliseo una serie di incontri, che culmineranno con quello con i capigruppo di Camera e Senato della maggioranza alle 19.30. Al mattino, il capo dello Stato inizierà la sua giornata con un incontro con la premier Borne, con il presidente dell’Assemblea Nazionale Yael Braun-Pivet e con i ministri interessati dalla riforma delle pensioni: Olivier Dussopt, Gérald Darmanin, Bruno Le Maire, Gabriel Attal e Franck Riester. Lo riferisce Le Figaro.

ESPLODE LA PROTESTA: MANIFESTAZIONI E TENSIONI IN STRADA– Dopo la bocciatura delle mozioni di censura è esplosa la protesta nel Paese, con i primi disordini e tensioni a Parigi. Secondo quanto riferiscono i media francesi, sono stati dati alle fiamme alcuni cassonetti a Place Vauban, mentre la polizia sta usando lacrimogeni per disperdere i manifestanti, poi caricati. 142 i fermati nella città secondo fonti di polizia citate dai media francesi, secondo cui gli ultimi manifestanti si trovano ancora a place de la Bastille. Circa duemila gli agenti dispiegati nella città.

Una manifestazione spontanea è iniziata nella città di Strasburgo, sulla piazza Kléber, dopo il voto in Assemblea nazionale. Manifestazioni spontanee si segnalano anche a Lione, Tolosa e Lille, dove si registra il lancio di lacrimogeni da parte della polizia per disperdere la folla.

Francia, governo salvo per nove voti sulla riforma delle pensioni: esplode la rabbia

Dopo la bocciatura delle mozioni di sfiducia contro l’esecutivo Borne, è scoppiata la protesta (a Parigi e non solo): cassonetti dati alle fiamme e centinaia di fermi,  11 feriti fra poliziotti e gendarmi

In Francia il governo di Elisabeth Borne è salvo e la criticata riforma delle pensioni, per cui il presidente Macron aveva “scavalcato” il Parlamento, è legge.

Non sono infatti passate le mozioni di sfiducia contro l’esecutivo: quella presentata dal partito indipendente Liot, nonostante sia stata votata in maniera trasversale da tutte le opposizioni, non ha raccolto i 287 voti necessari (ne mancavano 9) per far cadere l’esecutivo. Bocciata anche la mozione presentata dal partito di Le Pen. Dopo il voto, è scoppiata la protesta in tutto il Paese: a Parigi oltre 140 fermi effettuati, 11 feriti fra poliziotti e gendarmi. “Adesso è ora di passare alla sfiducia popolare”, ha gridato il “condottiero” della contestazione, Jean-Luc Mélenchon, invitando i francesi a non arrendersi e a proseguire la battaglia “con le manifestazioni, con gli scioperi”.

Il Paese rischia il blocco

 Il Paese ora rischia il blocco, le raffinerie chiudono, gli studenti sono pronti a scendere in piazza, i trasporti, la nettezza urbana, la sanità, tutti i settori sono pronti a dare battaglia “fino al ritiro” della riforma, come ripetono Mélenchon e tutti i sindacalisti, più uniti che mai. Se nelle piazze i francesi si radunano nonostante i divieti – molti sono studenti, anziani, persone tranquille, anche se piccoli gruppi si battono contro la polizia – dai saloni dell’Eliseo trapela agitazione.

Basteranno 9 voti a “salvare” Elisabeth Borne?

 Nove voti potrebbero non bastare a garantire il governo di Elisabeth Borne, che potrebbe essere sacrificata nelle prossime ore per consentire un cambio di guida. Andando all’Eliseo per un incontro con il presidente, la premier ha fatto sapere di voler “continuare” il suo percorso ed ha ribadito che “la riforma delle pensioni è essenziale per il Paese”.

La sinistra non molla

 Da un punto di vista istituzionale, la sinistra ha già presentato un ricorso al Consiglio costituzionale per possibili problemi di legittimità della legge di riforma. Inoltre, la sinistra si propone di intraprendere il difficile percorso del cosiddetto “referendum di iniziativa condivisa”, una forma di consultazione varata nel 2015 che prevede l’iniziativa di un quinto dei parlamentari e di un decimo degli elettori (che nel caso della Francia sarebbero circa 4,5 milioni di firme, un obiettivo non scontato).

Si attende la mossa di Macron

 Sul piano politico, ci si attende soprattutto che Macron, finora riservato sul percorso tutto in salita della sua riforma, prenda finalmente la parola per ritrovare sintonia con i francesi. Gli analisti osservano un “Paese spaccato”, con un presidente che vorrebbe “passare ad altro” dopo la riforma delle pensioni ma che appare più che mai isolato politicamente e ai minimi della popolarità nel (al 28%, come ai tempi dei “gilet gialli”).

Bocciata la prima mozione di sfiducia

 La giornata decisiva, molto attesa, si è presentata un’aula parlamentare piuttosto surreale, con Aurore Bergé, presidente del partito Renaissance di Macron, ed Elisabeth Borne, a difendersi da sole di fronte all’esercito di dichiarazioni di voto ostili da sinistra, dall’estrema destra, e dal centro del Liot, il partito che ha presentato la mozione di censura “transpartisane” votata da 278 deputati, 9 in meno dei 287 che sarebbero stati necessari perché la sfiducia passasse.

A sostenere le due rappresentanti della maggioranza non c’erano neppure i deputati di Renaissance, che hanno lasciato quasi vuoti i loro banchi, quasi a non voler comparire con i loro volti in primo piano in un momento di grande impopolarità. Fischi, urla, pugni battuti sui banchi, hanno coperto le parole della Bergé e della Borne come gli applausi hanno accompagnato i sostenitori della mozione. Poi il risultato, pochi voti in meno della maggioranza assoluta dell’Assemblée, con ben 19 Républicains su 61 che hanno disobbedito all’indicazione dei capi del partito di non votare le mozioni contro il governo.

E anche la seconda mozione non passa

 Poco più tardi, il risultato di 94 voti raccolto da Marine Le Pen con la sua mozione, votata dai suoi e da altri 6 deputati. In piazza – nel quartiere di les Invalides, poco lontano da Palais Bourbon, sede dell’Assemblée nationale – si sono riversate migliaia di persone, nella stragrande maggioranza pacifiche. Alcuni hanno cominciato da subito i soliti scontri con la polizia: lancio di sassi, cariche, lacrimogeni, in fiamme i cassonetti pieni d’immondizia causa sciopero.

Manifestanti in piazza, la protesta continua

 Hanno raccolto l’invito dei sindacati e delle opposizioni, “con questo voto non cambia nulla”. E da Macron non si aspettano promesse, parole, aggiustamenti. Chiedono semplicemente “il ritiro” della riforma delle pensioni. All’Eliseo, l’unica decisione presa al momento sembra essere stata quella di dormirci su una notte in più: Macron riceverà martedì mattina Elisabeth Borne, poi alle 19.30 tutti i parlamentari della maggioranza.

I manifestanti aspettano, decisi a non mollare. Non solo a Parigi. Alcune centinaia di persone si sono infatti riunite a Saint-Etienne, dove alcuni bidoni della spazzatura sono stati incendiati. Cortei sono segnalati anche a Strasburgo, Amiens, Caen e Tolosa.

Disordini sono avvenuti poi a Digione, dove circa 200 persone hanno manifestato, alcune col volto coperto e incappucciate, gridando “odiamo la polizia”. La manifestazione è stata dispersa intorno alle 21 e la polizia ha effettuato due fermi. A Lione, circa 500 manifestanti, molti dei quali giovani, si sono radunati intorno alle 20:30 in Place Guichard e hanno attaccato la polizia lanciando oggetti, prima di disperdersi in diversi gruppi in diversi quartieri.

Due fermi anche a Saint-Etienne, mentre a Voiron è stata vandalizzata, secondo la prefettura, la residenza della deputata di MoDem Élodie Jacquier-Laforge. I manifestanti erano anche diverse centinaia a Lille davanti alla prefettura, dove hanno fischiato e fischiato quando hanno saputo della bocciatura della mozione di sfiducia. “Sta per esplodere”, cantavano, “Luigi XVI l’abbiamo decapitato, Macron ricominceremo”.

Francia in rivolta contro la riforma delle pensioni: spazzatura a fuoco a Parigi. Proteste in tutto il Paese

Decine di manifestanti sono partiti dall’Assemblea nazionale per poi raggiungere le strade di Parigi dove si sono tenuti scontri con la polizia. Più di 140 i fermati. In piazza anche a Lille, Lione, Tolosa, Rennes, Nizza e Montpellier

Dopo due mozioni di sfiducia bocciate, la discussa riforma delle pensioni del governo Macron è stata definitivamente adottata dal parlamento francese. Ora dovrà passare al consiglio costituzionale dove secondo Le Figaro sarebbe già stata depositata una richiesta di referendum. Manifestazioni e tensioni in tutta la Francia.

La lutte continue : amplifions les mobilisations et les grèves!

TEMPS DE LECTURE : 2 MIN PUBLIÉ LE 16 MAR. 2023

Face au refus de soumettre le texte au vote et de recourir à l’article 49.3 pour faire adopter la réforme des retraites, la mobilisation se poursuit, la prochaine aura lieu le jeudi 23 mars.

prochaine aura lieu le jeudi 23 mars.

Imagette

Manifestation intersyndicale

Des millions de manifestant.e.s et 95% des travailleurs hostiles à la réforme des retraites, malgré cela le gouvernement est resté sourd et déclenche le 49.3

Le 15 mars, alors que la commission mixte paritaire (CMP), qui se compose de 7 députés et 7 sénateurs, s’était réunie afin d’aboutir à un texte commun, nous étions plus de 1,5 million à battre le pavé pour dire non à la réforme des retraites profondément injuste, injustifiée et injustifiable.

Le lendemain, jeudi 16 mars, les organisations syndicales s’étaient données rendez-vous devant l’Assemblée nationale avant le vote de la réforme pour rappeler la représentation nationale à ses responsabilités envers leurs électeurs mobilisés depuis plusieurs semaines contre ce projet. 

Le gouvernement a répondu à cette immense mobilisation populaire par le déni démocratique !

Alors qu’elle se savait coincée sans majorité pour voter ce projet de loi, la Première ministre a décidé de déclencher l’article 49.3 de la constitution qui engage la responsabilité du gouvernement et met ainsi fin au débat démocratique qui n’aura jamais eu lieu à l’Assemblée nationale.

Au parlement, tout au long de l’examen du texte de loi, le gouvernement a fait le choix du passage en force :

  • avec des procédures accélérées,
  • refusant de passer au vote sur les amendements,
  • pressions sur les élus.es ou les groupes,
  • concessions à la droite.

Aux travailleurs, le gouvernement et le patronat ont répondu par la répression :

  • réquisitions des grévistes,
  • interventions policières sur les occupations de lieux de travail,
  • arrestations,
  • intimidations,
  • mise en cause du droit de grève.

Ce que la CGT dénonçait comme injuste, hier, l’est encore plus aujourd’hui et cela ne peut que nous encourager à amplifier les mobilisations et les grèves, la lutte continue !

Forte du soutien de la grande majorité de la population, mobilisée depuis des semaines, l’intersyndicale continue à exiger le retrait de cette réforme, en toute indépendance, dans des actions calmes et déterminées.

Elle décide de poursuivre la mobilisation et appelle à des rassemblements syndicaux de proximité ce week-end et à une nouvelle grande journée de grèves et de manifestations le jeudi 23 mars prochain.

La majorité populaire vote contre la réforme des retraites, la lutte continue !

TEMPS DE LECTURE : 3 MIN PUBLIÉ LE 19 MAR. 2023

Contre l’opinion, contre les syndicats, et sans vote. Adoptée au forceps, la réforme des retraites est rejetée par 95% des travailleurs.euses. Au lendemain du 49.3, 65% des citoyens veulent la poursuite du mouvement. La pétition intersyndicale recueille plus d’un million de signatures avec le soutien populaire et celui du monde du travail qui ne se désarme pas. La lutte continue, il faut une consultation citoyenne.

https://www.cgt.fr/actualites/france/retraite/mobilisation/la-majorite-populaire-vote-contre-la-reforme-des-retraites-la-lutte-continue

L’impulsion de la rue et de l’unité syndicale est telle qu’Emmanuel Macron n’aurait pas eu la majorité pour voter sa réforme des retraites. Le recours au 49.3 révèle un énième désaveu et le succès de la mobilisation populaire. 

« La France traverse une crise parlementaire et politique majeure, et évidemment que la puissante mobilisation sociale depuis deux mois a énormément pesé sur les positions des députés. Ils ont bien compris combien le monde du travail et la majorité populaire rejettent cette réforme des retraites brutale et injuste », résume Nathalie Verdeil, secrétaire confédérale de la CGT. 

Depuis les premières manifestations du 19 janvier, des millions de personnes ont défilé sans relâche et dans le calme, semaines après semaines, un peu partout en France.
Démontrant leur farouche opposition au projet de réforme qui décale l’âge de départ à la retraite à 64 ans, fait fi des carrières longues, de la pénibilité au travail, de la précarité des seniors, de l’inégalité hommes-femmes…  

Et si tous les salarié.es ne sont pas inscrits dans la grève reconductible, essentiellement pour des raisons financières, le soutien du monde du travail et de la population est là. Ce week-end encore, et avant la nouvelle journée de mobilisation du 23 mars, des rassemblements citoyens se sont formés à Paris et en régions. 

Devant la lutte déterminée du monde du travail, de la jeunesse, des retraités, des familles entières, dans le cadre d’une intersyndicale solide, Emmanuel Macron et Elisabeth Borne n’ont pas pu obtenir une majorité à l’Assemblée nationale pour une réforme si contestée et contestable. 

Pourtant, il suffisait d’ouvrir les yeux, de regarder défiler la rue dans de si nombreuses villes, d’analyser les sondages, de compter le nombre de signataires de la pétition intersyndicale en ligne (près d’1,2 million à ce jour), de ne pas rester sourd à la contestation et de ne pas refuser le dialogue avec les organisations syndicales. Bref, d’écouter les citoyens. 

95% des travailleurs.euses sont hostiles à la réforme.

Et au lendemain du refus du gouvernement de soumettre le texte au vote en recourant à l’article 49.3 de la Constitution, la majorité de la population, elle, vote contre : 65% des citoyens sont favorables à la poursuite du mouvement (sondage Harris Interactive pour RTL du 17 mars). Le rejet de la réforme reste majoritaire. 

« Quand on ne veut pas aller au vote, il y a des risques démocratiques et aujourd’hui, le couple exécutif se retrouve pris au piège », constate Nathalie Verdeil.

Consultation, RIP 

La CGT s’est toujours dite favorable à une consultation citoyenne sur la réforme des retraites.
Si c’est un référendum d’initiative partagée (RIP) proposant l’abandon du texte, il faut que 185 parlementaires le demandent, puis le processus dure neuf mois et il faut au minimum 4,8 millions de signatures (10% du corps électoral). Mais c’est jouable.

En attendant, le combat commun continue, la majorité de la population nous soutient.

Rendez-vous jeudi 23 mars pour montrer notre détermination.

La forte mobilisation doit contraindre l’exécutif à ne pas appliquer sa réforme adoptée au mépris des principes démocratiques, et massivement rejetée.

Francia in subbuglio per la riforma delle pensioni: a Parigi bloccato l’accesso all’aeroporto e invasi i binari della stazione – Il video

23 MARZO 2023 – 12:22 di Redazione

https://www.open.online/2023/03/23/francia-sciopero-vs-riforma-pensioni-video/

Nona giornata di sciopero: blocchi anche in porti e depositi e petroliferi. La polizia prevede oggi «tra i 600.000 e gli 800.000 manifestanti in circa 320 raduni» in tutto il Paese

Continuano le proteste in Francia dopo l’approvazione della riforma delle pensioni. Oggi giovedì 23 marzo una nuova giornata campale in tutto il Paese per la nona giornata di sciopero decretata dai sindacati in protesta contro la decisione del presidente Emmanuel Macron di scavalcare il Parlamento per far adottare la contestatissima riforma. Diversi manifestanti anti-riforma del sindacato CGT di Roissy Charles de Gaulle, il principale aeroporto di Parigi, hanno bloccato l’autostrada A1 che porta al terminal 1 dello scalo. Code interminabili di automobili e taxi sono ferme in attesa di poter varcare l’ingresso, mentre file di viaggiatori e turisti sono costretti a camminare a piedi ai bordi dell’autostrada per raggiungere il loro terminal. Le mobilitazioni e i blocchi arrivano all’indomani dell’intervista televisiva di Macron, che lungi dal calmare le acque ha suscitato critiche al veleno da parte di sindacati e opposizioni. Intervistato da France 2 e TF1, l’inquilino dell’Eliseo ha infatti tirato dritto per la sua strada: «La riforma delle pensioni proseguirà il suo cammino democratico e verrà applicata entro fine anno». La misura, che vuole aumentare da 62 a 64 anni l’età minima per lasciare il lavoro, è stata descritta dal leader di Parigi non come «un lusso», ma come «una necessità» per riportare il sistema previdenziale in equilibrio. Gli oppositori ritengono tuttavia la riforma «ingiusta», in particolare, rispetto alle donne e ai dipendenti con mestieri usuranti.

Azioni dimostrative a macchia d’olio

A Parigi manifestanti contro la riforma delle pensioni hanno invaso i binari alla gare de Lyon, tra le principali stazioni ferroviarie di Parigi, da cui partono anche i treni per l’Italia: la circolazione dei treni ne risulta perturbata. Proseguono poi le azioni di blocco dei depositi petroliferi, ma anche di porti, strade, trasporto aereo, settore energetico ed università. La Direzione Generale dell’Aviazione Civile (Dgac) – riporta Le Monde – chiede alle compagnie aeree di annullare il 30% dei voli dall’aeroporto di Parigi-Orly e il 20% da altri aeroporti della Francia. Nella giornata di ieri, i porti di Marseille-Fos, nel sud del Paese e Brest, a ovest, sono rimasti bloccati su appello del sindacato CGT. Disagi anche nel trasporto ferroviario, con appena metà dei treni ad alta velocità Sncf in circolazione e un terzo dei treni espressi regionali. La capitale continua intanto ad essere costellata dai rifiuti lasciati in strada a causa dello sciopero dei netturbini riconfermato almeno fino a lunedì prossimo. Mobilitate anche le scuole: la Federazione delle scuole superiori indipendenti e democratiche (Fidl) ha individuato, insieme ai suoi comitati locali, più di 400 scuole superiori bloccate. «Gli studenti delle scuole superiori hanno compreso molto bene questa riforma e le bravate politiche di Emmanuel Macron, e continueranno a mobilitarsi» ha scritto la Fidl in una nota precisando che l’intersindacale si riunirà questa sera per decidere il seguito. dare al movimento delle scuole superiori.

Le previsioni per la giornata

La polizia prevede oggi «tra i 600.000 e gli 800.000 manifestanti in circa 320 raduni previsti in tutta la Francia». Nella capitale francese, il corteo partirà alle ore 14 da piazza della Bastiglia in direzione Place de l’Opéra: i circa 500 gilet gialli e altri 500 «elementi radicali», sono attesi a Parigi e «in provincia oltre una decina di città saranno oggetto di dimostrazioni dell’ultrasinistra», affermano le forze dell’ordine.

Foto copertina: Le Monde | blocco stradale in Francia

Fonte: Open online

Riforma delle pensioni in Francia, manifestanti bloccano binari della Gare de Lyon a Parigi

Un centinaio di persone ha bloccato la stazione per mezz’ora, mentre è in corso uno sciopero dei ferrovieri nel nono giorno di mobilitazione nazionale contro il governo

Fotogallery – Riforma pensioni in Francia, la protesta sui binari della Gare de Lyon a Parigi

https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/riforma-pensioni-francia-proteste-stazione-parigi_62606252-202302k.shtml

Un centinaio di manifestanti ha bloccato i binari ferroviari vicino alla Gare de Lyon a Parigi, causando ritardi dei treni di oltre 30 minuti.

Lo ha reso noto la Sncf, società ferroviaria nazionale. A creare disagi ai passeggeri c’è anche lo sciopero dei ferrovieri. Finora circa il 25% ha aderito alla protesta indetta per il nono giorno di mobilitazione nazionale contro la riforma delle pensioni. Secondo una fonte sindacale, circa il 15% dei ferrovieri dovrebbe incrociare le braccia anche venerdì 24 marzo.

“Andremo avanti fino al ritiro della riforma”, “Macron vattene”, gridavano alcuni fra le centinaia di sindacalisti e lavoratori in sciopero che hanno camminato sui binari a Gare de Lyon per impedire la circolazione dei treni.

Emmanuel Macron ha “gettato una tanica di benzina sul fuoco”., ha detto il sindacalista francese Philippe Martinez, segretario generale della Cgt, a margine della manifestazione di Parigi. Il riferimento è all’intervista rilasciata da Macron a Tf1 e France 2, seguita da 10 milioni di persone. “Quando c’è un conflitto di questo tipo, il ruolo del presidente della Repubblica è quello di calmare il gioco. Lui ha gettato una tanica di benzina sul fuoco”, ha ribadito Martinez.

Fotogallery – Francia, continua la maxi-protesta contro la riforma delle pensioni

Continuano le proteste in Francia dopo l’approvazione della riforma delle pensioni. Nuovi scontri si sono verificati nella nona giornata di manifestazioni e scioperi che ha fatto segnare il record di partecipazione in diverse città, mentre a Parigi sono quasi un milione le persone

A Parigi, prima del corteo pomeridiano da piazza della Bastiglia fino all’Opera, manifestanti hanno bloccato stazioni ferroviarie, l’aeroporto Charles de Gaulle e le raffinerie. Circa il 30% dei voli all’aeroporto di Parigi Orly è stato cancellato. La Torre Eiffel e il Palazzo di Versailles sono chiusi a causa della mobilitazione.

I treni ad alta velocità e regionali, la metropolitana della capitale e i sistemi di trasporto pubblico di altre grandi città subiscono rallentamenti. Anche a Marsiglia il servizio ferroviario è stato sospeso perché i manifestanti si sono posizionati vicino ai binari. Manifestazioni, comunque, in tutto il Paese. Cortei a Marsiglia, Lione e Nantes: sono oltre 250 le marce in programma in Francia.

Fonte: Sky TG24

Scontri, blocchi stradali e aeroporti in tilt: la Francia di nuovo in piazza contro la riforma delle pensioni di Macron. 21 fermi a Parigi

https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/03/23/scontri-blocchi-stradali-e-aeroporti-in-tilt-la-francia-di-nuovo-in-piazza-contro-la-riforma-delle-pensioni-di-macron-21-fermi-a-parigi/7106728/

di F. Q. | 23 MARZO 2023

MONDO

Scontri, blocchi stradali e aeroporti in tilt: la Francia di nuovo in piazza contro la riforma delle pensioni di Macron. 21 fermi a Parigi

Scontri, blocchi stradali e aeroporti in tilt: la Francia di nuovo in piazza contro la riforma delle pensioni di Macron. 21 fermi a Parigi

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 | 23 MARZO 2023

La Francia scende di nuovo in piazza per la nona giornata di mobilitazione contro la riforma delle pensioni voluta dall’esecutivo di Parigi. Secondo la polizia, sono tra le 600mila e le 800mila le persone che hanno deciso di manifestare in 320 località del Paese. Scontri si registrano nella capitale, a Lione e Rennes, mentre gli aeroporti parigini rischiano il blocco a causa dell’occupazione di alcuni terminal da parte dei manifestanti e per la mancanza di cherosene per lo sciopero indetto in una delle più importanti raffinerie nazionali. Blocchi anche alla stazione di Parigi, mentre la polizia cerca di reprimere le proteste lanciando lacrimogeni sulla folla. Secondo le forze dell’ordine sono circa mille i Black Bloc presenti nel corteo parigino, mentre sono 21 le persone fermate al momento.

Scontri in diverse città
Il corteo parigino, il più partecipato del Paese, è partito da piazza della Bastiglia, in direzione République e poi place de l’Opéra. Una mobilitazione considerata cruciale, dato che arriva dopo le dichiarazioni in tv di Emmanuel Macron che ha ribadito di voler andare fino in fondo con la riforma, escludendo il “ritiro” della legge. Anche per questo quella di oggi era fin dall’inizio considerata una giornata a rischio e ciò che è accaduto in alcune città lo ha confermato. Il ministero dell’Interno ha schierato un numero di poliziotti senza precedenti in questi due mesi di contestazioni: 12mila, di cui 5mila soltanto nella capitale. Uno di loro è stato colpito da una pietra alla testa ed è rimasto ferito. A Parigi alcuni agenti hanno usato gas lacrimogeni all’altezza di Place de la République dopo essere stati aggrediti. Sono 2mila i controlli effettuati prima del corteo per cercare di individuare eventuali gruppi estremisti che avrebbero potuto creare dei problemi durante la marcia.

Blocchi in aeroporti e stazioni
Nella capitale sono andati in tilt anche il trasporto aereo e ferroviario. Manifestanti anti-riforma delle pensioni del sindacato CGT di Roissy Charles de Gaulle, principale aeroporto di Parigi, hanno bloccato l’autostrada A1 che porta al terminal 1 dello scalo. Code interminabili di auto e taxi sono rimaste ferme in attesa di uno sblocco, mentre file di viaggiatori sono stati costretti a camminare a piedi ai bordi dell’autostrada per raggiungere l’aeroporto. I manifestanti sono successivamente arrivati al terminal occupandolo e, di conseguenza, creando enormi disagi al traffico aereo. La Direzione Generale dell’Aviazione Civile (Dgac) della Francia chiede nuovamente alle compagnie aeree di annullare domani il 30% dei voli da Parigi-Orly e il 20% da altri aeroporti del Paese. Oltre a Parigi, gli scali colpiti dai disagi sono MarsigliaBordeaux e Lione, sia domani che sabato.

A rendere più critica la situazione negli scali arriva anche lo sciopero in una raffineria della Normandia che ha fatto scattare l’allerta sulle riserve di cherosene negli aeroporti parigini. La situazione è “diventata critica“, ha detto a France Presse il ministero della Transizione ecologica di Parigi. Nei giorni scorsi, il governo ha adottato un’ordinanza per far scattare la precettazione dei lavoratori nel sito normanno, che non è stata ancora notificata ufficialmente lasciando la situazione in sospeso.

Anche alla Gare de Lyon di Parigi, da cui partono i treni per l’Italia, manifestanti hanno bloccati il traffico ferroviario, creando rallentamenti e ritardi. Inoltre, la Torre Eiffel e il castello di Versailles oggi sono chiusi: “A seguito di un avviso di sciopero nazionale, la Torre Eiffel è chiusa oggi. L’accesso al piazzale rimane aperto e gratuito”, si legge sul sito dell’attrazione turistica della capitale.

La fermezza di Macron
Il presidente francese, nonostante le proteste, è andato dritto per la sua strada, dichiarando che la riforma, la più importante dei suoi cinque anni all’Eliseo, verrà applicata “entro fine anno” e si è detto pronto ad assumersene tutta “l’impopolarità necessaria, in nome dell’interesse superiore della nazione”: “Questa riforma non è un piacere, non è un lusso, è una necessità“, ha dichiarato il capo dello Stato nel corso di un’intervista tv seguita da 10 milioni di telespettatori, convinto della pertinenza del suo progetto che prevede l’innalzamento progressivo dell’età pensionistica da 62 a 64 anni. Un livello che resterebbe comunque al di sotto di quello introdotto ormai da anni da tutti gli altri grandi partner europei, Italia e Germania inclusa. Gli oppositori ritengono tuttavia la riforma “ingiusta”, in particolare, rispetto alle donne e ai dipendenti con mestieri usuranti.

Macron ha “gettato una tanica di benzina sul fuoco“, ha risposto il sindacalista francese Philippe Martinez, segretario generale della Cgt, a margine della manifestazione di Parigi. “Quando c’è un conflitto di questo tipo, il ruolo del presidente della Repubblica è quello di calmare il gioco. Ieri ha gettato una tanica di benzina sul fuoco”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

In Francia continua la protesta contro la riforma delle pensioni, guerriglia a Parigi

In Francia continua la protesta contro la riforma delle pensioni, guerriglia a Parigi

Nona giornata di mobilitazioni. Scontri e arresti a Parigi e in altre città

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/europa/2023/03/23/in-francia-continua-la-protesta-contro-la-riforma-delle-pensioni-guerriglia-a-parigi_27645da7-9052-464f-9791-9e7d546cf86b.html

In Francia nona giornata di mobilitazioni contro la riforma delle pensioni che innalzerà da 62 a 64 anni l’età minima per lasciare il lavoro.

Parigi è stata attraversata da un maxicorteo, scontri e arresti si sono avuti anche in altre città.

La manifestazione parigina è partita in modo pacifico dalla Bastiglia, ma sul percorso fino all’Opéra Garnier un centinaio di Black Bloc ha attaccato un fast food, spaccato le vetrine di una banca e di un piccolo supermercato, distruggendo panchine e pensiline.

E’ ormai guerriglia a Parigi, dove gruppi di giovani con i passamontagna hanno invaso stasera il quartiere della Bastiglia e le vie del Marais, dopo la fine ufficiale della manifestazione, appiccando fuochi ai cassonetti e facendo detonare grossi petardi. In un fuggi fuggi generale, poliziotti e gendarmi sono accorsi nella zona caricando i giovani – già in fuga – e lanciando molti lacrimogeni proprio sulla piazza. Sirene e un odore molto diffuso di lacrimogeni stanno mettendo in fuga le persone che erano sedute ai tavolini dei bar e i passanti.

Il leader de La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, ha twittato: “E’ una grande pagina della storia sociale di Francia quella che stiamo scrivendo. Non saremmo là se non ci fosse in ballo un tema come i 2 anni di vita libera o di costrizione”.

A Bordeaux, dove gli incidenti sono particolarmente gravi, è in fiamme il grande portale di legno dell’ingresso al Comune. Il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, che si è installato stasera nelle sale della prefettura di Parigi, ha reso omaggio al lavoro di poliziotti e gendarmi “bersagli di attacchi inaccettabili” da parte di persone uscite dalle manifestazioni. Il ministro ha aggiornato le cifre dei fermi, che sono saliti oggi a 172 in Francia, di cui 77 a Parigi

Le forze dell’ordine hanno cercato di intervenire ma sono state bersaglio di oggetti, sassi e bottiglie incendiarie. I pompieri sono intervenuti a più riprese per spegnere le fiamme di cassonetti incendiati. Sono stati feriti 123 fra poliziotti e gendarmi. Il numero dei fermati è salito per il momento a 80.

Riforma pensioni in Francia, tensione sui Grands Boulevards a Parigi

Sono come al solito molto diverse le cifre dei partecipanti alle manifestazioni fra la versione fornita dai sindacati e quella della polizia. Ma in entrambi i casi, oggi si tratta di record eguagliati o battuti. Se per la CGT erano 800.000 a Parigi, la polizia ne ha contabilizzati 119.000, in entrambi i casi ai massimi dall’inizio della protesta, due mesi fa. Per quanto riguarda il numero dei manifestanti in Francia, 3,6 milioni (record eguagliato) per la CGT, un milione e 89.000 per la polizia.

Riforma pensioni in Francia, a Parigi occupati i binari della Gare de Lyon

Durante gli incidenti con i black bloc, un poliziotto è stato colpito alla testa da un “pavé” staccato dal fondo stradale ed è stato trasportato in ospedale con urgenza. Incidenti anche a Le Havre, nel nord, dove sono state fermate 8 persone per danneggiamenti di arredo urbano e incendio di cassonetti e materiale pubblico. Otto fermi anche a Rouen, in Normandia, dove altre 11 persone sono state curate per ferite riportate durante gli scontri. Fra questi, una donna che lamenta l’amputazione del pollice. 

Francia: riforma pensioni, il corteo parigino arriva a Place de la Republique

All’indomani dell’intervista tv del presidente che ha suscitato critiche al veleno da parte di sindacati e opposizioni,  i francesi vanno avanti con la nona giornata di scioperi e mobilitazioni nazionali contro la riforma delle pensioni di Emmanuel Macron. Intervistato in diretta su TF1 e France 2 dopo settimane di tensioni sociali, Macron ha tirato dritto sulla sua strada, dichiarando che la riforma – la più importante del suo quinquennato all’Eliseo – verrà applicata “entro fine anno” e si è detto pronto ad assumersene tutta “l’impopolarità necessaria, in nome dell’interesse superiore della nazione”.

   “Questa riforma non è un piacere, non è un lusso, è una necessità”, ha martellato il capo dello Stato nell’intervista seguita da 10 milioni di telespettatori secondo i dati di Médiametrie, convinto della pertinenza del suo progetto che prevede l’innalzamento progressivo dell’età pensionistica da 62 a 64 anni. Un livello che resterebbe comunque al di sotto di quello introdotto ormai da anni da tutti gli altri grandi partner europei, Italia e Germania inclusa.

Fonte: ANSA

Francia, sciopero generale. A Parigi occupati aeroporto Charles-de-Gaulle e Gare de Lyon

https://tg24.sky.it/mondo/2023/03/23/sciopero-francia-riforma-pensioni-oggi

Prima giornata di mobilitazione organizzata a livello nazionale dall’adozione della legge senza passare dal voto parlamentare. È di 123 poliziotti feriti e 80 persone fermate, 58 delle quali a Parigi, il bilancio delle violenze delle proteste, ha riferito il ministro dell’Interno Gerald Darmanin. Secondo i sindacati hanno partecipato 3,6 milioni di persone in tutto il Paese (800mila a Parigi)

Nona giornata di manifestazioni in Francia contro la riforma delle pensioni già varata dal governo. Non solo: oggi a bloccare il Paese c’è stato anche uno sciopero generale. Le proteste sono state accompagnate anche da violenze: secondo quanto riferito dal ministro dell’Interno Gerald Darmanin, il bilancio è di 123 poliziotti feriti e 80 persone fermate. Nella foto, manifestazione a Marsiglia

Pensioni, il confronto fra il sistema francese e quello italiano

Gli scioperi del trasporto pubblico hanno reso molto complicati gli spostamenti e aumentato il traffico. I conducenti della metropolitana sono chiamati ad aderire in massa allo stop mentre per quanto riguarda la rete ferroviaria si prevede che circoleranno solo la metà dei treni ad alta velocità e un terzo di quelli regionali. E la capitale continua a essere invasa dai rifiuti lasciati in strada a causa dello sciopero dei netturbini riconfermato almeno fino a lunedì.

continuano azioni di blocco dei depositi petroliferi, porti, strade, trasporto aereo, settore energetico, scuola e università. A Parigi i manifestanti hanno occupato l’aeroporto Roissy-Charles-de-Gaulle (in foto) e la Gare de Lyon.

Francia, scontri e scioperi. Macron: “Riforma pensioni prosegue suo cammino democratico”

A Parigi il corteo è partito da Place de la Bastille in direzione Place de l’Opéra. Tra i manifestanti anche “un migliaio” di black bloc e “elementi radicali”, vestiti di nero e con il volto coperto. Alcune decine le persone arrestate durante i disordini. Le forze dell’ordine hanno separato i partecipanti alla manifestazione sindacale dagli elementi più violenti presenti in testa al corteo.

GUARDA IL VIDEO: Francia, lo sciopero generale infiamma il Paese

Durante gli incidenti a Parigi con i black bloc, un poliziotto è stato colpito alla testa da un “pavé” staccato dal fondo stradale ed è stato trasportato in ospedale con urgenza. Incidenti, feriti e arresti anche a Le HavreRouen, Lione.

Sono molto diverse le cifre dei partecipanti alle manifestazioni, fra la versione fornita dai sindacati e quella della polizia. Ma in entrambi i casi, oggi si tratta di record eguagliati o battuti. Se per la CGT erano 800.000 a Parigi, la polizia ne ha contabilizzati 119.000. Per quanto riguarda il numero dei manifestanti in Francia, 3,6 milioni (record eguagliato) per la CGT, un milione per la polizia. Il Ministero dell’Interno ha schierato un numero di poliziotti mai toccato in questi due mesi di contestazione, 12.000, di cui 5.000 soltanto nella capitale.

Allerta anche sulle riserve di cherosene negli aeroporti parigini di Orly e di Roissy-Charles-de-Gaulle. La situazione nei due scali parigini è “diventata critica”, dichiara alla France Presse il ministero della Transizione ecologica. Una situazione dovuta al blocco di una raffineria della Normandia, attualmente in sciopero contro la riforma previdenziale. Nei giorni scorsi, il governo ha adottato un’ordinanza per far scattare la precettazione dei lavoratori nel sito normanno, che non è stata ancora notificata ufficialmente lasciando la situazione in sospeso.

Da giorni, la Dgac avvisa le compagnie aeree che le riserve di cherosene negli aeroporti parigini sono “sotto tensione”, invitandoli ad assumere precauzioni. Queste tensioni si aggiungono alla crescente penuria di benzina e gasolio alle stazioni di servizio del Paese. Secondo France Presse, il 15% delle pompe di benzina sconta la penuria di almeno un tipo di carburante (benzina o diesel). Una percentuale che sale al 40% in Loire-Atlantique e in diversi dipartimenti di Bretagna. In foto, Marsiglia.

Quella di oggi è la prima giornata di mobilitazione organizzata a livello nazionale da quando la legge è stata adottata senza passare dal voto parlamentare, utilizzando l’articolo 49.3 della Costituzione, lo scorso 15 marzo.

Francia, Macron esclude lo scioglimento del Parlamento

Ieri il presidente Emmanuel Macron ha ribadito la necessità di procedere alla riforma e la fiducia nel governo di Elisabeth Borne, ma non ha convinto oltre il 70% dei francesi. “Se per il bene del Paese devo pagare il prezzo dell’impopolarità, lo farò”, ha detto Macron.

In ogni caso, l’intervento del presidente non ha fatto desistere i movimenti di protesta, anzi: secondo il segretario della CGT, Philippe Martinez, la mancanza di apertura del presidente “ha fatto aumentare la collera”.

Francia, non passa la mozione di sfiducia al governo

Fonte: Sky TG24

Riforma pensioni in Francia, duri scontri a Rennes: la manifestazione di pescatori si trasforma in una guerriglia urbana – Video

Rennes, una manifestazione di pescatori, guidata da diversi elementi radicali contrari alla riforma delle pensioni, si trasforma in uno scontro con la polizia. In diverse vie della città vengono accesi fuochi, poi spenti dai cannoni ad acqua della polizia. Un manifestante, gravemente ferito al volto, che affermava di essere stato picchiato con i manganelli, è stato arrestato dalla polizia.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/03/23/riforma-pensioni-in-francia-duri-scontri-a-rennes-la-manifestazione-di-pescatori-si-trasforma-in-una-guerriglia-urbana-video/7106223/

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, ideologo movimento ambientalista Ultima Generazione e membro attivo Fondazione Michele Scarponi Onlus

MOBILITAZIONE GENERALE PER L’AUMENTO DI SALARI, STIPENDI E PENSIONI

Se non ora quando?

di Teresa Noce

Gennaio 29, 2023

https://www.carc.it/2023/01/29/mobilitazione-generale-per-laumento-di-salari-stipendi-e-pensioni/

In Italia aumentano i poveri. Non parliamo di chi un lavoro non ce l’ha, ma di chi è povero perché lavora pochissimo e guadagna poco, di chi lavora tanto e guadagna poco, di chi lavora tantissimo – fino a spaccarsi la schiena – e riesce appena a mantenere la famiglia e, ancora, di chi deve sopravvivere con la pensione minima o il Reddito di Cittadinanza.

Vediamo alcuni dati.

– I salari sono bloccati da oltre 30 anni. Rispetto al 1990, l’Italia è l’unico paese Ue con salari addirittura in discesa (-2,9%) a fronte di incrementi corposi negli altri paesi (Francia + 31,1%; Germania + 33,7%; Grecia 30,5%; Spagna 6,2% – fonte Openpolis).

– La disoccupazione (non) diminuisce. Confrontando i dati di novembre 2021 con quelli dello stesso mese del 2022, il numero di occupati ha registrato una crescita di +1,2 punti percentuali. Ma c’è un trucco: risultano occupati anche i lavoratori a chiamata, quelli con contratto a tempo determinato, quelli che lavorano 3 ore al giorno, due giorni al mese, ecc. Insomma, non c’è nessuna relazione fra “l’essere occupati” e avere potere di acquisto.

– I prezzi sono aumentati. L’Istat comunica che l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati è aumentato dell’11,3% da dicembre 2021 a dicembre 2022 (+15,5% da dicembre 2020 a dicembre 2022).

– La povertà cresce. Secondo i dati del Censis (2021) le persone che vivono “in povertà assoluta” sono 5,6 milioni. Gli individui a “rischio di povertà o di esclusione sociale” (bassa intensità di lavoro o in condizioni di grave deprivazione), sono il 25,4% della popolazione, 15 milioni di persone).

– Pensioni basse. L’Osservatorio Inps sulle pensioni afferma che 10,6 milioni di pensionati (il 59% del totale delle pensioni erogate) ricevono un importo inferiore a 750 euro al mese (dati 2021).

Questi dati descrivono la situazione di tanti, ma non di tutti. Infatti, la ricchezza nelle mani del 5% più ricco degli italiani, alla fine del 2021 ammontava al 41,7% della ricchezza nazionale netta, ben superiore rispetto a quella disponibile per l’80% della parte più povera della popolazione (che ammontava al 31,4% della ricchezza nazionale netta) – dati Oxfam.

È una situazione che non riguarda solo il nostro paese. Nelle scorse settimane in molti paesi europei i lavoratori hanno scioperato, sono stati protagonisti di vaste mobilitazioni in cui la rivendicazione principale era l’aumento dei salari, che in qualche caso è stato ottenuto. L’immobilismo dei vertici delle organizzazioni sindacali italiane è una delle principali differenze fra il nostro paese e il resto dei paesi europei.

Fior di economisti, analisti, opinionisti e dirigenti sindacali (tutta gente che parla con il conforto di stipendi alti, se non altissimi) spiegano che “non sarebbe saggio” alzare i salari, gli stipendi e le pensioni perché sarebbe un incentivo per l’inflazione: i prezzi già fuori controllo salirebbero ancora, in una spirale senza fine. Chiaro no? Anni di studi e di onorata carriera per concludere che chi è povero deve diventare più povero e chi non ha ancora superato la soglia di povertà assoluta deve rassegnarsi a farlo. Anche se lavora.

In effetti, chi cerca la soluzione alla spirale dell’inflazione nell’economia capitalista è destinato a rimanere a bocca asciutta!

Premesso che Giorgia Meloni e il suo governo (ma il discorso vale per tutti i partiti delle Larghe Intese) non ci pensano nemmeno lontanamente ad adottare spontaneamente misure efficaci per alleviare gli effetti dell’inflazione (lo faranno solo se costretti dalla mobilitazione), il problema è che ogni misura che elude la vera causa dell’inflazione è destinata a fallire. Perché i motivi dell’inflazione non sono la penuria di una merce, la difficoltà nel reperirla, la difficoltà nel distribuirla e neppure le “congiunture del mercato”: la causa principale dell’inflazione è la speculazione finanziaria, il gioco d’azzardo legalizzato e tutelato da governi e istituzioni sovranazionali (dal Fmi alla Bce).

Prendiamo il gas. L’aumento sconsiderato dei mesi scorsi ha poco o nulla a che vedere con il prezzo del gas “a monte” e, per tutto un periodo, ha avuto poco o nulla a che vedere con le sanzioni alla Federazione Russa. L’aumento del prezzo era iniziato già prima dell’intervento militare della Federazione Russa in Ucraina. È schizzato con le sanzioni, ma il meccanismo perverso affonda le radici nella speculazione sulle quotazioni nella principale Borsa europea che lo tratta, quella di Amsterdam. È lì che “avvengono le scommesse”.

Prendiamo il petrolio. L’aumento sconsiderato dei prezzi del carburante ha poco o nulla a che vedere con il prezzo “a monte” del petrolio. Tanto che la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti si permette anche di scegliere chi può venderlo e chi no: per piegare il governo Maduro, per anni al Venezuela è stata pressoché preclusa l’esportazione di greggio. In Italia, poi, sul prezzo del carburante gravano le accise che superano di gran lunga i costi di produzione, distribuzione e commercializzazione.

Nel nostro paese, le principali aziende operanti nel campo dell’energia (Eni, Enel, Snam, ecc.) sono, almeno in parte, ancora di proprietà statale: il governo può non solo tassare i loro extraprofitti, ma anche fissare i prezzi che fanno!

L’aumento del costo dell’energia concorre alla crescita dei prezzi di ogni altra merce. Inoltre, i tentacoli della speculazione finanziaria soffocano “l’economia reale” in ogni settore: nel comparto alimentare, nel mercato immobiliare, nei servizi, nella sanità, nella scuola, ecc.

Veniamo ora al motivo per cui in Italia le organizzazioni sindacali, in particolare i sindacati di regime, fanno letteralmente carte false per eludere la necessità di una grande mobilitazione contro il carovita e per l’aumento di salari, stipendi e pensioni. Una mobilitazione di questo genere, che nasce da rivendicazioni basilari (avere di che vivere dignitosamente), comporta che la soluzione sia – e può essere solo – di tipo politico: serve un governo che abbia il coraggio e la volontà di rompere con il sistema politico della classe dominante e con le catene della speculazione internazionale. Ecco perché i vertici della Cgil ruggiscono come agnellini!

Ruggiscono “parole di fuoco” contro il governo e gli speculatori nel tentativo di non perdere ulteriori adesioni. Nel frattempo – invischiati come sono nel sistema attraverso mille vincoli (i fondi pensione, la sanità integrativa privata, la trasformazione delle sedi sindacali in Caf finanziati dallo Stato e centri servizi, ecc.) – si prostrano alla classe dominante; sono mansueti e accondiscendenti. Come agnellini.

I vertici dei sindacati di regime stanno raccogliendo quanto hanno seminato per decenni con la linea della concertazione e la completa sottomissione agli interessi dei padroni e dei governi delle Larghe Intese. L’ultima lotta di un certo rilievo è stata quella della Fiom (incalzata dai sindacati di base) contro il Piano Marchionne, nel 2010. La riforma Fornero (governo Monti) e il Jobs Act (governo Renzi) sono passati senza alcuna protesta.

Una mobilitazione generale per l’aumento dei salari, degli stipendi e delle pensioni

TUTTE le scuse che i dirigenti dei sindacati di regime e della sinistra borghese accampano per eludere la necessità di una vasta mobilitazione operaia e popolare per l’aumento di salari, stipendi e pensioni hanno una motivazione politica. Temono che essa sfugga loro di mano, si trasformi in una mobilitazione che rovescia il sistema di potere in cui sono invischiati.

Inevitabilmente, tuttavia, la mobilitazione per l’aumento di salari, stipendi e pensioni prenderà piede anche nel nostro paese. Che ciò succeda in tempi brevi e raggiunga obiettivi concreti dipende sia dalla spinta degli iscritti sui sindacati confederali che dalla pressione derivante da due fattori esterni:

– la mobilitazione unitaria dei sindacati di base;

– l’iniziativa comune e coordinata degli organismi operai e popolari (nel solco, ad esempio, della lotta degli operai della ex Gkn, benché il discorso sia più ampio).

La combinazione di questi due fattori, nel dicembre scorso, ha già costretto i vertici di Cgil e Uil a indire uno sciopero generale contro la legge di bilancio. I sindacati di base hanno contribuito con lo sciopero unitario del 2 dicembre e la mobilitazione nazionale del 3; gli operai ex Gkn con il referendum popolare sulla reindustrializzazione dello stabilimento (vedi il numero 1/2023 di Resistenza).

Allo stesso modo possono costringere ancora i vertici dei sindacati di regime a fare ciò che spontaneamente non vogliono fare: promuovere la mobilitazione generale contro il carovita, per l’aumento dei salari, degli stipendi e delle pensioni.

Sarà una mobilitazione vasta? Ancora una volta non bisogna lasciare la scelta a chi ruggisce come un agnellino!

I sindacati di base, i partiti e le organizzazioni comuniste, i movimenti e gli organismi operai e popolari sono chiamati ad assumersi la responsabilità di promuoverla e organizzarla.

Serve una mobilitazione che ottenga risultati e i risultati si ottengono se si “mettono alle strette” il governo e la classe dominante.

Serve una mobilitazione che ottenga risultati immediati e getti le basi per difendere e sviluppare quello che si riesce a conquistare.

È una mobilitazione per il soddisfacimento di una rivendicazione basilare (avere di che vivere dignitosamente), ma che per ottenere risultati duraturi e su ampia scala deve diventare lotta per scalzare dal governo i promotori della speculazione e imporre al loro posto persone che godono della fiducia degli organismi operai e popolari.

Giorgia Meloni dice che i posti di lavoro non si creano per decreto. Sta mentendo!
Un governo che non rende conto del suo operato alle banche, ai fondi di investimento e alle multinazionali, ma alle masse popolari può fare leggi per difendere i posti di lavoro esistenti e crearne di nuovi e mettere un argine alla povertà dilagante. Il Governo di Blocco Popolare può:
“- vietare la vendita di aziende ai gruppi industriali esteri che per loro natura sfuggono all’autorità dello Stato italiano e ai fondi di investimento che usano le aziende come carte nel gioco d’azzardo della speculazione finanziaria; impedire lo smembramento delle aziende, la riduzione del personale, la loro chiusura e delocalizzazione e imporre a ogni azienda che opera in territorio italiano di sottoporre a un vero Ministero dello Sviluppo Economico i propri piani industriali per ottenere il benestare dal punto di vista della qualità dei prodotti, dell’occupazione e dell’impatto ambientale;
– porre fine alle grandi opere speculative, inutili e dannose (Tav, Ponte sullo Stretto di Messina, Mose, ecc.) e promuovere invece la creazione di nuove aziende (cooperative, pubbliche, private) dedite alle tante “piccole opere” già oggi assolutamente necessarie e che assorbiranno i disoccupati autoctoni e immigrati nel riassesto del territorio, nel miglioramento idrogeologico, nella produzione e utilizzazione di energie rinnovabili, nel miglioramento dei servizi pubblici, nel miglioramento della sicurezza generale, nell’educazione dei bambini, nella manutenzione e gestione del patrimonio edilizio e artistico, nel risanamento urbano, nei servizi alle persone disabili, anziane e non autosufficienti, nel riassetto forestale e agricolo, in attività sportive, nel turismo, nella prevenzione e repressione di azioni di sabotaggio e di aggressione, nel controllo sugli elementi ostili, ecc.;
– sospendere il pagamento dei mutui bancari, degli affitti alle immobiliari e a tutti i grandi proprietari di immobili, rendere gratuiti i servizi (trasporti, assistenza sanitaria, telefoni, energie, attrezzature ricreative, di riposo, turistiche e sportive, ecc.), sottoporre tutte le agenzie bancarie a controllo pubblico e far dare dalle banche a ogni lavoratore e famiglia carte di credito con cui ognuno può acquistare nella rete delle aziende di distribuzione beni di consumo personale e familiare fino ad un certo ammontare mensile” – dalla Dichiarazione Generale del VI Congresso Nazionale del P.CARC.

Fonte: Partito dei CARC (Comitati di Appoggio per la Resistenza del Comunismo)

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila