mobilitazioni

ULTIMA GENERAZIONE: ECCO COS’E’ SUCCESSO L’11 MAGGIO 2024 A ROMA

LA DEMOCRAZIA REALE PARTE DA TE

Zero denunce, molta partecipazione. Assemblee popolari, laboratori, open-mic, e tanto altro.Questo sabato 11 maggio abbiamo lanciato una mobilitazione che durerà molti giorni. Una mobilitazione per riprenderci la democrazia, nata dal basso per puntare in alto!

Centinaia di persone di ogni età si sono riunite, e hanno poi occupato pacificamente una strada, per dare voce alla loro necessità di giustizia sociale e climatica. Una resistenza nonviolenta alla violenza dei dinosauri della politica italiana ed europea. Dinosauri che promettono la preistoria invece di guardare al futuro. Sono fossili che camminano, senza meta, senza ascoltare le vere esigenze dei cittadini e dei loro territori. Non è un caso se 1 italianə su 2 non va più a votare: anno dopo anno, stanno svuotando la nostra democrazia del proprio senso.  Ma ora un’alternativa c’è. E non è uno slogan elettorale. Prima di cercarla su un simbolo di un partito, cercala dentro di te: unisciti alla resistenza civile il 25 maggio a Roma! Centinaia di persone comuni si uniranno alla resistenza civile, il 25 maggio a Roma, alle ore 16 in Piazza Barberini. Questa crisi ha bisogno del tuo coraggio!
Ascolta la tua coscienza, non esitare. Entra nella chat whatsapp per partecipare: 

O, in alternativa, registrati a questo link. 

Con amore e determinazione,

Ultima Generazione  

English translate

ULTIMA GENERAZIONE: THIS IS WHAT HAPPENED ON MAY 11, 2024 IN ROME

REAL DEMOCRACY STARTS WITH YOU

Zero complaints, lots of participation. Popular assemblies, workshops, open-mics, and much more. This Saturday 11 May we have launched a mobilization that will last many days. A mobilization to take back democracy, born from the bottom to aim high!

Hundreds of people of all ages gathered, and then peacefully occupied a street, to give voice to their need for social and climate justice. A nonviolent resistance to the violence of the dinosaurs of Italian and European politics. Dinosaurs that promise prehistory instead of looking to the future. They are fossils that walk, aimlessly, without listening to the true needs of citizens and their territories. It is no coincidence that 1 in 2 Italians no longer go to vote: year after year, they are emptying our democracy of its meaning. But now there is an alternative. And it’s not an election slogan. Before looking for it on a party symbol, look for it within yourself: join the civil resistance on May 25th in Rome! Hundreds of ordinary people will join the civil resistance on May 25th in Rome, at 4 pm in Piazza Barberini. This crisis needs your courage!
Listen to your conscience, don’t hesitate. Enter the WhatsApp chat to participate:

Or, alternatively, register at this link.

With love and passion,

Ultima Generazione

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente dalla Geoingegneria Solare SRM

AGGIORNAMENTO AZIONI ULTIMA GENERAZIONE SU CAMPAGNA “NOI NON PAGHIAMO IL FOSSILE” MAGGIO 2023

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

LA STORIA DI IAMWALT: DAL MOLISE A ROTTERDAM IN OLANDA E DALL’OLANDA A MARSIGLIA IN FRANCIA

Vasto, lì 12 Aprile 2023 ore 23.00

Buonasera a tutti e a tutte, stasera vi racconto la storia di IamWalt, un ragazzo che nel 2020, in piena pandemia COVID19, è dovuto emigrare dal mio vicino Molise destinazione Rotterdam in Olanda dove era approdato per motivi di lavoro, avendo passato ben tre colloqui di lavoro e scegliendo poi la soluzione lavorativa a lui più congeniale che lo ha portato ad un approdo temporaneo nella città olandese, ma nel successivo 2022 si è trasferito da Rotterdam a Marsiglia in Francia, da dove sta attualmente seguendo e documentando sul suo canale youtube tutte le mobilitazioni di lavoratori appartenenti alla classe operaia francese e sindacati francesi come la Confederation General du Travail (CGT), mobilitazioni popolari di massa veicolate da Jean Luc Melèchon, il leader del partito socialista La France Insoumise, contro la riforma delle pensioni voluta dal Presidente francese Emmanuel Macron ed il suo Governo della Premier Elizabeth Borne, che hanno scavalcato il Parlamento francese sfruttando l’articolo 49 comma 3 della Costituzione francese che permette l’adozione di questo tipo di misura che ha innalzato l’età per il raggiungimento della pensione per un lavoratore dagli attuali 62 anni a 64 anni, in ottica adeguamento politiche di welfare e sociali a tutte le altre sempre peggiori di tutti i Paesi appartenenti all’Eurozona: in Spagna, Portogallo e Finlandia si va in pensione a 65 anni, in Belgio a 66 anni, in Germania ed in Italia addirittura a 67 anni, un provvedimento che penalizza molto tutti quei lavoratori che lavorano in contesti definiti usuranti (operai di fabbrica in catena di montaggio, saldatori, tonitori, fresatori, minatori), ma l’aspetto ancor più grave dell’adozione di queste misure indegne verso l’intera categoria dei lavoratori non ha portato a nessun tipo di rivolta di piazza né in Italia, né in Germania e né in tutti quegi altri Paesi europei che attuamente hanno le peggiori politiche sociali e di welfare che andrebbero modificate per andare incontro ai lavoratori che portano avanti i vari paesi europei dal basso, non per tutelare gli interessi delle caste elitarie massoniche che stanno sempre più distruggendo il lavoro andando a colpire ed ad annullare direttamente i diritti dei lavoratori! In Francia la popolazione ha molto ben capito questo aspetto, una lavoratrice intervistata dalla testata giornalistica Euronews ha detto: “Per quale motivo un Pese come la Francia, che ha tra le migliori politiche sociali e di welfare, devono essere adeguate ai paesi dell’Eurozona che hanno già da anni nei loro ordinamenti welfare, le peggiori politiche sociali?” Ogni allusione a Italia e Germania sono state puramente casuali! In questi quasi 15 giorni di mobilitazioni, sono scese tutte in piazza più di 500 mila persone a Parigi, Marsiglia ed in tutte le altre maggiori città francesi per ribadire il loro secco diniego verso l’innalzamento dell’età pensionabile con la scusa dell’aumento della’aspettativa di vita, lo stesso modu operandi adottato dall’ex-Ministro al Lavoro italiano Elsa Fornero nel Governo tecnico di Mario Monti nel 2011, ma in realtà la vera motivazione si cela dietro al fatto che i Governi appartenenti ai Paesi dell’Eurozona non hanno più fondi ncessari a pagare pensioni in Paesi che hanno una popolazione sempre più in progressivo invecchiamento ed in cui vi sono oggi delle crisi sociali senza precedenti nella loro storia, dalla loro costituzione ad oggi. Se si tenderà sempre ad aumentare l’età pensionabile delle persone in un Paese come l’Italia in cui i giovani non tuti possono lavorareo vogliono lavorare per stipendi troppo bassi o per il peggioramento delle condizioni di sicurezza sul lavoro, come si può pretendere possa andare avabti ed avere un futuro se i giovani non lavorano e non possono pagare le pensioni agli anziani, in un Paese in cui l’età media dei suoi abitanti va via via sempre più aumentando? Siamo veramente ai limii del paradossale! Iamwalt sta documentando tutto questo nei suoi ottimi video in maniera chiara, imparziale e soprattutto coerente ed obiettiva.

Iamwalt a “L’ora della Verità”, programma in onda sul canale Byoblu, la TV libera dei cittadini, canale 262 del Digitale Terrestre gestito da Claudio Messora https://www.byoblu.com/2023/03/28/sciopero-a-oltranza-in-francia-iamwalt-a-e-lora-della-verita/

Come trasferirsi all’#estero. In #Italia

#stipendi da #fame. How to move abroad. In #Italy#starvation wages. #Iamwalt#Parigi#Francia

https://x.com/bralex84/status/1700082195434471776

Come prendono per il culo i #giovani in #Italia, #italiani poveri e sfruttati. #iamwalt

https://x.com/bralex84/status/1702598962610384931

Quanto si guadagna in #Olanda? 1900€ lordi al mese. #Salariominimo all’#estero

https://x.com/bralex84/status/1710032283724353790

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

MOBILITAZIONE GENERALE PER L’AUMENTO DI SALARI, STIPENDI E PENSIONI

Se non ora quando?

di Teresa Noce

Gennaio 29, 2023

https://www.carc.it/2023/01/29/mobilitazione-generale-per-laumento-di-salari-stipendi-e-pensioni/

In Italia aumentano i poveri. Non parliamo di chi un lavoro non ce l’ha, ma di chi è povero perché lavora pochissimo e guadagna poco, di chi lavora tanto e guadagna poco, di chi lavora tantissimo – fino a spaccarsi la schiena – e riesce appena a mantenere la famiglia e, ancora, di chi deve sopravvivere con la pensione minima o il Reddito di Cittadinanza.

Vediamo alcuni dati.

– I salari sono bloccati da oltre 30 anni. Rispetto al 1990, l’Italia è l’unico paese Ue con salari addirittura in discesa (-2,9%) a fronte di incrementi corposi negli altri paesi (Francia + 31,1%; Germania + 33,7%; Grecia 30,5%; Spagna 6,2% – fonte Openpolis).

– La disoccupazione (non) diminuisce. Confrontando i dati di novembre 2021 con quelli dello stesso mese del 2022, il numero di occupati ha registrato una crescita di +1,2 punti percentuali. Ma c’è un trucco: risultano occupati anche i lavoratori a chiamata, quelli con contratto a tempo determinato, quelli che lavorano 3 ore al giorno, due giorni al mese, ecc. Insomma, non c’è nessuna relazione fra “l’essere occupati” e avere potere di acquisto.

– I prezzi sono aumentati. L’Istat comunica che l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati è aumentato dell’11,3% da dicembre 2021 a dicembre 2022 (+15,5% da dicembre 2020 a dicembre 2022).

– La povertà cresce. Secondo i dati del Censis (2021) le persone che vivono “in povertà assoluta” sono 5,6 milioni. Gli individui a “rischio di povertà o di esclusione sociale” (bassa intensità di lavoro o in condizioni di grave deprivazione), sono il 25,4% della popolazione, 15 milioni di persone).

– Pensioni basse. L’Osservatorio Inps sulle pensioni afferma che 10,6 milioni di pensionati (il 59% del totale delle pensioni erogate) ricevono un importo inferiore a 750 euro al mese (dati 2021).

Questi dati descrivono la situazione di tanti, ma non di tutti. Infatti, la ricchezza nelle mani del 5% più ricco degli italiani, alla fine del 2021 ammontava al 41,7% della ricchezza nazionale netta, ben superiore rispetto a quella disponibile per l’80% della parte più povera della popolazione (che ammontava al 31,4% della ricchezza nazionale netta) – dati Oxfam.

È una situazione che non riguarda solo il nostro paese. Nelle scorse settimane in molti paesi europei i lavoratori hanno scioperato, sono stati protagonisti di vaste mobilitazioni in cui la rivendicazione principale era l’aumento dei salari, che in qualche caso è stato ottenuto. L’immobilismo dei vertici delle organizzazioni sindacali italiane è una delle principali differenze fra il nostro paese e il resto dei paesi europei.

Fior di economisti, analisti, opinionisti e dirigenti sindacali (tutta gente che parla con il conforto di stipendi alti, se non altissimi) spiegano che “non sarebbe saggio” alzare i salari, gli stipendi e le pensioni perché sarebbe un incentivo per l’inflazione: i prezzi già fuori controllo salirebbero ancora, in una spirale senza fine. Chiaro no? Anni di studi e di onorata carriera per concludere che chi è povero deve diventare più povero e chi non ha ancora superato la soglia di povertà assoluta deve rassegnarsi a farlo. Anche se lavora.

In effetti, chi cerca la soluzione alla spirale dell’inflazione nell’economia capitalista è destinato a rimanere a bocca asciutta!

Premesso che Giorgia Meloni e il suo governo (ma il discorso vale per tutti i partiti delle Larghe Intese) non ci pensano nemmeno lontanamente ad adottare spontaneamente misure efficaci per alleviare gli effetti dell’inflazione (lo faranno solo se costretti dalla mobilitazione), il problema è che ogni misura che elude la vera causa dell’inflazione è destinata a fallire. Perché i motivi dell’inflazione non sono la penuria di una merce, la difficoltà nel reperirla, la difficoltà nel distribuirla e neppure le “congiunture del mercato”: la causa principale dell’inflazione è la speculazione finanziaria, il gioco d’azzardo legalizzato e tutelato da governi e istituzioni sovranazionali (dal Fmi alla Bce).

Prendiamo il gas. L’aumento sconsiderato dei mesi scorsi ha poco o nulla a che vedere con il prezzo del gas “a monte” e, per tutto un periodo, ha avuto poco o nulla a che vedere con le sanzioni alla Federazione Russa. L’aumento del prezzo era iniziato già prima dell’intervento militare della Federazione Russa in Ucraina. È schizzato con le sanzioni, ma il meccanismo perverso affonda le radici nella speculazione sulle quotazioni nella principale Borsa europea che lo tratta, quella di Amsterdam. È lì che “avvengono le scommesse”.

Prendiamo il petrolio. L’aumento sconsiderato dei prezzi del carburante ha poco o nulla a che vedere con il prezzo “a monte” del petrolio. Tanto che la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti si permette anche di scegliere chi può venderlo e chi no: per piegare il governo Maduro, per anni al Venezuela è stata pressoché preclusa l’esportazione di greggio. In Italia, poi, sul prezzo del carburante gravano le accise che superano di gran lunga i costi di produzione, distribuzione e commercializzazione.

Nel nostro paese, le principali aziende operanti nel campo dell’energia (Eni, Enel, Snam, ecc.) sono, almeno in parte, ancora di proprietà statale: il governo può non solo tassare i loro extraprofitti, ma anche fissare i prezzi che fanno!

L’aumento del costo dell’energia concorre alla crescita dei prezzi di ogni altra merce. Inoltre, i tentacoli della speculazione finanziaria soffocano “l’economia reale” in ogni settore: nel comparto alimentare, nel mercato immobiliare, nei servizi, nella sanità, nella scuola, ecc.

Veniamo ora al motivo per cui in Italia le organizzazioni sindacali, in particolare i sindacati di regime, fanno letteralmente carte false per eludere la necessità di una grande mobilitazione contro il carovita e per l’aumento di salari, stipendi e pensioni. Una mobilitazione di questo genere, che nasce da rivendicazioni basilari (avere di che vivere dignitosamente), comporta che la soluzione sia – e può essere solo – di tipo politico: serve un governo che abbia il coraggio e la volontà di rompere con il sistema politico della classe dominante e con le catene della speculazione internazionale. Ecco perché i vertici della Cgil ruggiscono come agnellini!

Ruggiscono “parole di fuoco” contro il governo e gli speculatori nel tentativo di non perdere ulteriori adesioni. Nel frattempo – invischiati come sono nel sistema attraverso mille vincoli (i fondi pensione, la sanità integrativa privata, la trasformazione delle sedi sindacali in Caf finanziati dallo Stato e centri servizi, ecc.) – si prostrano alla classe dominante; sono mansueti e accondiscendenti. Come agnellini.

I vertici dei sindacati di regime stanno raccogliendo quanto hanno seminato per decenni con la linea della concertazione e la completa sottomissione agli interessi dei padroni e dei governi delle Larghe Intese. L’ultima lotta di un certo rilievo è stata quella della Fiom (incalzata dai sindacati di base) contro il Piano Marchionne, nel 2010. La riforma Fornero (governo Monti) e il Jobs Act (governo Renzi) sono passati senza alcuna protesta.

Una mobilitazione generale per l’aumento dei salari, degli stipendi e delle pensioni

TUTTE le scuse che i dirigenti dei sindacati di regime e della sinistra borghese accampano per eludere la necessità di una vasta mobilitazione operaia e popolare per l’aumento di salari, stipendi e pensioni hanno una motivazione politica. Temono che essa sfugga loro di mano, si trasformi in una mobilitazione che rovescia il sistema di potere in cui sono invischiati.

Inevitabilmente, tuttavia, la mobilitazione per l’aumento di salari, stipendi e pensioni prenderà piede anche nel nostro paese. Che ciò succeda in tempi brevi e raggiunga obiettivi concreti dipende sia dalla spinta degli iscritti sui sindacati confederali che dalla pressione derivante da due fattori esterni:

– la mobilitazione unitaria dei sindacati di base;

– l’iniziativa comune e coordinata degli organismi operai e popolari (nel solco, ad esempio, della lotta degli operai della ex Gkn, benché il discorso sia più ampio).

La combinazione di questi due fattori, nel dicembre scorso, ha già costretto i vertici di Cgil e Uil a indire uno sciopero generale contro la legge di bilancio. I sindacati di base hanno contribuito con lo sciopero unitario del 2 dicembre e la mobilitazione nazionale del 3; gli operai ex Gkn con il referendum popolare sulla reindustrializzazione dello stabilimento (vedi il numero 1/2023 di Resistenza).

Allo stesso modo possono costringere ancora i vertici dei sindacati di regime a fare ciò che spontaneamente non vogliono fare: promuovere la mobilitazione generale contro il carovita, per l’aumento dei salari, degli stipendi e delle pensioni.

Sarà una mobilitazione vasta? Ancora una volta non bisogna lasciare la scelta a chi ruggisce come un agnellino!

I sindacati di base, i partiti e le organizzazioni comuniste, i movimenti e gli organismi operai e popolari sono chiamati ad assumersi la responsabilità di promuoverla e organizzarla.

Serve una mobilitazione che ottenga risultati e i risultati si ottengono se si “mettono alle strette” il governo e la classe dominante.

Serve una mobilitazione che ottenga risultati immediati e getti le basi per difendere e sviluppare quello che si riesce a conquistare.

È una mobilitazione per il soddisfacimento di una rivendicazione basilare (avere di che vivere dignitosamente), ma che per ottenere risultati duraturi e su ampia scala deve diventare lotta per scalzare dal governo i promotori della speculazione e imporre al loro posto persone che godono della fiducia degli organismi operai e popolari.

Giorgia Meloni dice che i posti di lavoro non si creano per decreto. Sta mentendo!
Un governo che non rende conto del suo operato alle banche, ai fondi di investimento e alle multinazionali, ma alle masse popolari può fare leggi per difendere i posti di lavoro esistenti e crearne di nuovi e mettere un argine alla povertà dilagante. Il Governo di Blocco Popolare può:
“- vietare la vendita di aziende ai gruppi industriali esteri che per loro natura sfuggono all’autorità dello Stato italiano e ai fondi di investimento che usano le aziende come carte nel gioco d’azzardo della speculazione finanziaria; impedire lo smembramento delle aziende, la riduzione del personale, la loro chiusura e delocalizzazione e imporre a ogni azienda che opera in territorio italiano di sottoporre a un vero Ministero dello Sviluppo Economico i propri piani industriali per ottenere il benestare dal punto di vista della qualità dei prodotti, dell’occupazione e dell’impatto ambientale;
– porre fine alle grandi opere speculative, inutili e dannose (Tav, Ponte sullo Stretto di Messina, Mose, ecc.) e promuovere invece la creazione di nuove aziende (cooperative, pubbliche, private) dedite alle tante “piccole opere” già oggi assolutamente necessarie e che assorbiranno i disoccupati autoctoni e immigrati nel riassesto del territorio, nel miglioramento idrogeologico, nella produzione e utilizzazione di energie rinnovabili, nel miglioramento dei servizi pubblici, nel miglioramento della sicurezza generale, nell’educazione dei bambini, nella manutenzione e gestione del patrimonio edilizio e artistico, nel risanamento urbano, nei servizi alle persone disabili, anziane e non autosufficienti, nel riassetto forestale e agricolo, in attività sportive, nel turismo, nella prevenzione e repressione di azioni di sabotaggio e di aggressione, nel controllo sugli elementi ostili, ecc.;
– sospendere il pagamento dei mutui bancari, degli affitti alle immobiliari e a tutti i grandi proprietari di immobili, rendere gratuiti i servizi (trasporti, assistenza sanitaria, telefoni, energie, attrezzature ricreative, di riposo, turistiche e sportive, ecc.), sottoporre tutte le agenzie bancarie a controllo pubblico e far dare dalle banche a ogni lavoratore e famiglia carte di credito con cui ognuno può acquistare nella rete delle aziende di distribuzione beni di consumo personale e familiare fino ad un certo ammontare mensile” – dalla Dichiarazione Generale del VI Congresso Nazionale del P.CARC.

Fonte: Partito dei CARC (Comitati di Appoggio per la Resistenza del Comunismo)

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila

AGGIORNAMENTI DELLE MOBILITAZIONI PER IL CAMBIAMENTO CLIMATICO DI ULTIMA GENERAZIONE, 15-29 GENNAIO 2023

Pubblico di seguito tutti gli stati di aggiornamento inerenti la battaglia comunitaria per contrastare il cambiamento climatico, attraverso azioni concrete di disobbedienza civile non violenta portate avanti su tutto il territorio nazionale, dal collettivo dell’Organizzazione Non Governativa senza scopo di lucro Ultima Generazione:

Giuseppe Cruciani de “La Zanzara” ha una presa di posizione da vomito contro il Cambiamento Climatico. Inutile dare importanza alla presa di posizione stolta di un coglione del genere!

Fonte: Ultima Generazione, Organizzazione Non Governativa (ONG) senza scopo di lucro

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila