Agricoltura

INTERVISTA A GIORDANO CAVINI DI ULTIMA GENERAZIONE

https://www.carc.it/2024/02/21/intervista-a-giordano-cavini-di-ultima-generazione/

Nel panorama della resistenza spontanea delle masse popolari nel nostro paese, Ultima Generazione incarna una proposta di protagonismo popolare. Le loro iniziative (azioni di disobbedienza civile non violenta come blocchi stradali, imbrattamenti simbolici di edifici pubblici e monumenti, ecc.) hanno il merito di portare all’attenzione dell’opinione pubblica il tema della catastrofe ambientale causata dalla classe dominante nel nostro paese e a livello mondiale.

La criminalizzazione delle azioni di disobbedienza civile promosse da Ultima Generazione (ulteriormente aggravata dal recente DDL n. 693 contro gli attivisti per il clima) mostra in modo eclatante che la legalità della classe dominante è fatta su misura contro le masse popolari e le loro iniziative. Mostra che questa criminalizzazione si sviluppa con il procedere della crisi e (in quantità e qualità) della resistenza spontanea delle masse popolari.

La classe dominante rende illegali cose che fino a ieri erano legali. Pensiamo al blocco stradale (una forma di protesta che appartiene al patrimonio di lotte della classe operaia e che si è poi generalizzato): depenalizzato nel 1999 è stato reintrodotto come reato – solo per chi bloccava le strade con degli oggetti, pur rimanendo un illecito civile fare blocchi con il proprio corpo – da Matteo Salvini nel 2018 e oggi ulteriormente criminalizzato con il pacchetto sicurezza varato dal governo Meloni (esteso l’illecito amministrativo anche a chi blocca le ferrovie e diventa reato bloccare le strade con il proprio corpo).

La legalità borghese, dunque, cambia sempre e lo fa contro le masse popolari per contenere o reprimere la loro resistenza. Per questo motivo è sbagliato farsi legare le mani dalla legalità borghese perché porta, inevitabilmente, nel vicolo cieco dell’immobilismo e della sottomissione alle autorità e alle LORO leggi.

Le iniziative di Ultima Generazione sono diventate illegali perché hanno via via assunto un valore politico più chiaro.

Se allarghiamo la prospettiva a quanto successo nelle ultime settimane rispetto ai cortei chiamati il 27 gennaio dalla comunità palestinese, sta diventando illegale anche fare cortei e presidi e diventa sempre più difficile anche  proiettare film (vedasi i tentativi di censura istituzionale contro le proiezioni del film Il Testimone). Se poi portiamo il ragionamento sul piano degli scioperi, dell’attacco alla libertà di sciopero, il discorso è ancora più chiaro.

In questo contesto, la violazione dei dispositivi repressivi praticata dagli attivisti di Ultima Generazione è ancora più importante come esempio di resistenza attiva e pratica contro il restringimento degli spazi di agibilità e di iniziativa politica e sindacale. In questi termini tutto ciò che è (e diventa) illegale assume un profilo di maggiore legittimità.

Il secondo aspetto che intendiamo valorizzare è il modo in cui Ultima Generazione affronta la repressione: senza nascondersi, ma anzi denunciando pubblicamente gli attacchi che subiscono e rilanciando.

Il caso più recente è quello di Giordano Cavini che ha deciso di violare le misure cautelari che lo avevano colpito per compiere un’azione di protesta tesa a porre l’attenzione sul dramma delle popolazioni colpite dalle alluvioni della Piana Fiorentina nel novembre scorso. Azioni di questo tipo sono particolarmente importanti nell’educare le masse popolari alla lotta al legalitarismo. Di seguito vi proponiamo la lettura dell’intervista che abbiamo realizzato proprio a Giordano.

Giordano puoi illustrarci brevemente gli obiettivi della campagna che portate avanti come Ultima Generazione?

Attualmente la richiesta di Ultima Generazione è quella di chiedere un fondo solidale, permanente e partecipato, pari a 20 miliardi di euro, a sostegno di tutte le persone che hanno subito, o subiranno, danni dalle catastrofi climatiche.

Questo, ovviamente, sarebbe però solo un primo traguardo. L’obiettivo principale della campagna è portare le persone a prendere coscienza del loro reale potere e capacità di opporsi a un sistema ingiusto attraverso pratiche di disobbedienza civile di massa. Le azioni di Ultima Generazione necessitano della partecipazione attiva dei cittadini e offrono un modello pratico di ridistribuzione del potere, perché li portano a essere soggetti politici attivi che, autonomamente, decidono le proprie necessità. In questa ottica ampia, non è corretto incasellare la nostra campagna come un’iniziativa di stampo ambientale, ma piuttosto come un movimento collettivo di rivendicazione di maggior giustizia ed equità sociale.

La vostra prassi di lotta è quella della disobbedienza civile, puoi illustrarci cosa c’è dietro questo “concetto” e  questa pratica?

Come detto in precedenza, in prima istanza, la disobbedienza civile rappresenta per noi una soluzione pratica e concreta di ridistribuzione del potere. Inoltre, a nostro avviso, si tratta di una pratica necessaria nell’attuale contesto italiano. Le azioni rispettose della legalità e proattive al dialogo, rappresentano un utile strumento esclusivamente all’interno di un sistema politico realmente interessato ai bisogni dei suoi cittadini; oggi, a fronte di un sistema autoreferenziale e vessatorio, si rivelano inevitabilmente fallimentari. Al contempo, le azioni silenziose volte all’interesse collettivo, come il volontariato e l’impegno civico individuale, seppur virtuose, non offrono un reale argine al continuo dilagare della corruzione all’interno del sistema istituzionale ed economico del nostro paese. L’ingiustizia deve necessariamente essere combattuta e ostacolata attraverso pratiche concrete di lotta, da qui la scelta della disobbedienza civile. Le nostre azioni avvengono sempre a volto scoperto e perseguono il principio della non collaborazione con un sistema riconosciuto come ingiusto. La definizione di non violenza, da noi ampiamente decantato, non rappresenta, a mio avviso, una definizione esatta per le nostre pratiche dal momento che è un concetto troppo sfumato, ma è innegabile in ogni nostra azione la totale assenza di minaccia, aggressività e intento di ledere l’incolumità altrui. Alla base di queste scelte vi sono motivi di tipo strategico: il primo è l’inclusività, perché riteniamo che azioni in cui la violenza verso gli altri è ridotta al minimo rappresentino un metodo più comprensibile, condivisibile e adottabile all’interno di una realtà che si vende come libera e democratica; il secondo, è che modalità non violente e l’agire a volto scoperto aumentano la percezione repressiva delle istituzioni e la disparità tra le nostre azioni e la reazione governativa.

Una delle conseguenze delle vostre azioni è chiaramente la repressione a cui resistete praticando una serie di azioni tra cui anche la violazione delle misure restrittive che vi vengono imposte (come tu stesso hai fatto violando l’obbligo di dimora cui sei stato condannato). La vostra è una linea e una prassi molto avanzata: che ragionamento e quali obiettivi ci sono a monte?

Infrangere le leggi e le misure cautelari incorrendo volontariamente nelle relative sanzioni, finanche nella carcerazione, mette lo Stato e la magistratura di fronte a una scelta estrema. Spesso le istituzioni adottano misure repressive al fine di disincentivare le pratiche di lotta, ma condurre fino all’estremo la repressione dei propri cittadini rischia di rivelarsi una scelta impopolare. La stessa magistratura infliggendo pene estremamente severe può incorrere in problemi di incostituzionalità, dal momento che le nostre azioni rischiano di subire pene maggiori di quelle riscontrate in condotte criminose ben più violente e di maggior rilievo secondo il codice penale. Questo modello d’azione sottolinea ulteriormente la posizione vessatoria del sistema verso i suoi cittadini che di fatto sono inermi e produce, di conseguenza, l’avvicinamento e il sostegno a Ultima Generazione di altri movimenti, associazioni e cittadini preoccupati dalle leggi draconiane e dalla deriva autoritaria del governo.

Gli avvocati che vi difendono sono mossi principalmente da una motivazione professionale o anche da una condivisione delle iniziative per cui siete perseguiti e degli obiettivi che vi ponete?
Esiste una rete di avvocati a livello territoriale o nazionale? Se sì come si è formata e che ruolo avete avuto voi, come attivisti, nello spingere affinché si costituisse?

I legali che seguono Ultima Generazione per la maggior parte appartengono alla rete “Giuristi democratici”. Essa è preesistente alla creazione di Ultima Generazione e l’interesse nel collaborare è reciproco: gli stessi avvocati che per primi si sono interessati alla nostra campagna lavorano attivamente nell’espandere la rete legale in nostro supporto. Da parte di Ultima Generazione c’è una continua attenzione nel condividere le modalità d’azione con loro al fine di coltivare la fiducia reciproca. I nostri avvocati appoggiano il valore delle nostre richieste; riconoscono un principio di proporzionalità tra il nostro agire e il pericolo, identificato nel collasso climatico che cerchiamo di prevenire; considerano inoltre le nostre azioni come un atto dovuto di difesa della legalità costituzionale, visto che l’articolo 9 della Costituzione tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.

Quali sono i dispositivi di legge maggiormente utilizzati contro di voi? Fogli di via, decreti penali di condanna, multe? E come fate fronte all’accumulo di denunce e condanne?

I fogli di via prima e ora l’adozione di misure cautelari sono i provvedimenti più utilizzati e abusati al fine di limitare la libertà personale dei cittadini che aderiscono alla campagna di Ultima Generazione. La nostra risposta sta nel sottolineare a livello mediatico l’uso sproporzionato di questi provvedimenti e nel disobbedire attivamente a tali disposizioni poiché strumentali. Nel tempo sono arrivati vari decreti di condanna a seguito dei fogli di via e in tal caso subentra l’impugnazione da parte dei nostri legali e la necessità per la magistratura, se intenzionata a procedere, di istruire dei processi lunghi e dispendiosi per violazioni di esigua entità. A questi strumenti si combina l’utilizzo di sanzioni amministrative di tipo pecuniario e in questo caso come linea di principio evitiamo di pagare per non finanziare e agevolare la repressione istituzionale. Complessivamente molte denunce penali e sanzioni amministrative da noi ricevute non giungono mai a esito effettivo perché le prime sono spesso inerenti a fatti di lieve entità e quindi difficilmente punibili in sede di processo, mentre le seconde, quando non pagate direttamente, richiedono iter procedurali lunghi che spesso non garantiscono il recupero delle spese investite a livello monetario. Infine nella nostra strategia di disobbedienza civile è contemplato il rischio della carcerazione: essa rappresenta la forma estrema di repressione del nostro governo contro cittadini pacifici e non violenti; il ricorso a tali misure non è gradito alla magistratura e la stessa politica rischia di incorrere nel malcontento popolare.

Quanto pesa la repressione economica e come ci fate fronte? Esiste una forma di solidarietà anche da parte dei vostri legali? Per esempio, vi difendono in forma gratuita?

La repressione economica viene affrontata attraverso varie strategie integrabili fra loro.

Innanzitutto i nostri legali sono abilitati al gratuito patrocinio, riceviamo supporto economico attraverso donazioni e crowdfunding e all’interno del movimento si sta sviluppando una rete di solidarietà e supporto in cui chi ne ha la disponibilità offre spazi abitativi a coloro che si trovano in stato di bisogno. Non è piacevole incorrere in sanzioni economiche e decurtamento degli stipendi, ma a muoverci c’è la consapevolezza che se non agiamo presto perderemo comunque molto, se non tutto, di ciò che abbiamo.

7. Per quanto riguarda il rapporto con le masse popolari, invece, che tipo di rispondenza trovate rispetto ai vostri obiettivi e alle vostre prassi? Le chiamate a sostenervi attivamente anche dal punto di vista economico?

Ultima Generazione, essendo una rete di cittadini, si sente ed è parte integrante della collettività. Effettuiamo regolarmente online, e nelle principali città italiane anche in presenza, incontri pubblici, aperti a tutti, in cui discutere assieme delle nostre pratiche, dei motivi che ci spingono ad agire e di come è possibile supportarci. Riscontriamo una crescente partecipazione attiva e aumentano le persone disposte a fare azioni con noi, anche se ancora non raggiungiamo numeri elevati. Molte di più sono poi le persone che ci supportano attraverso le campagne di crowdfunding o mettendo a disposizione il loro tempo nella gestione organizzativa e logistica. Raggiungiamo attraverso le nostre azioni polarizzanti un numero di persone enorme e questo nonostante le difficoltà e la descrizione distorta dei principali mass media.

8. Che tipo relazioni e possibili convergenze individui tra la vostra lotta (e la vostra campagna) e le tante lotte che si sviluppano sui nostri territori a partire da quella contro la guerra, contro la militarizzazione dei territori e quella dei lavoratori? In queste settimane è salita alla ribalta la protesta degli agricoltori e in alcuni paesi europei, come per esempio in Francia, alcuni gruppi di attivisti per l’ambiente, come “Les Soulèvements de la Terre”, sostengono e partecipano a queste lotte. Cosa ne pensi? Vedi possibili punti di convergenza? Ultima Generazione come dovrebbe intervenire per alimentarli?

Essendo Ultima Generazione una campagna di giustizia sociale, più che un movimento di tipo ambientalista, le convergenze sono molteplici. Il nostro obiettivo di fondo è scardinare l’attuale modello economico capitalista e cambiare il sistema politico rappresentativo. In quest’ottica si integrano e accomunano le istanze della classe operaia e dei movimenti ambientali e pacifisti. Però Ultima Generazione ha sempre puntato, fino a oggi, su una richiesta specifica di interesse nazionale e questo ha reso difficile aggregarsi concretamente a supporto di cause locali. C’è stata recentemente un’apertura all’intersezionalità degli obiettivi con la forte presa di posizione da parte della nostra campagna contro il genocidio palestinese e l’escalation bellica, oltre che con la collaborazione con il collettivo di fabbrica Gkn. Personalmente spero, il processo di riflessione è ancora aperto, che questo sia un primo passo per integrare all’interno della nostra lotta, oltre a una richiesta nazionale, altre istanze di carattere locale.

Al momento la richiesta di un fondo riparazione contro le catastrofi climatiche può risultare una valida proposta aggregativa per la categoria lavorativa degli agricoltori, ma non presenta collegamenti chiari e diretti con molte altre classi popolari.

La convergenza a mio parere è possibile, non solo su un piano ideologico ma anche di pratiche, ricordiamo come gli agricoltori abbiano scelto di bloccare le strade, cosa che mette in atto anche Ultima Generazione. L’obiettivo è quello di avvicinarsi principalmente ai piccoli contadini e pastori, mostrando loro come la richiesta di un fondo riparazione può essere investito nel sostegno e conversione delle loro attività in chiave sostenibile. La gestione agricola a conduzione familiare e di interesse locale è la più riadattabile e dovrebbe fungere da punto di riferimento e linea guida; avvicinarsi a essa renderà necessario il graduale smantellamento della grande industria agricola, fondata su pratiche non rigenerative, e del suo apparato di grande distribuzione e vendita all’ingrosso, storicamente causa dell’impoverimento del piccolo produttore.

9. Chiudo con un ultima domanda che può sembrare una provocazione, ma in realtà serve a sviluppare il ragionamento sulle prospettive della vostra lotta. Pensi che sia possibile raggiungere risultati significativi nella difesa dell’ambiente e contro la devastazione climatica rimanendo in questo sistema di relazioni sociali ed economiche e a fronte del fatto che ogni singolo incontro con le istituzioni, ogni singola promessa si conclude in una bolla di sapone?

Come già accennato precedentemente la risposta è chiaramente no. Sarà necessario ridistribuire ricchezza e potere rappresentativo ai cittadini se vogliamo creare un sistema più equo; si renderà necessario trasformare il nostro sistema economico, abbattendo quello capitalista, per costruire una società più sostenibile.

Entrambi questi obiettivi devono viaggiare di pari passo. Da qui nasce di fondo, per me, la convergenza tra movimenti ambientali e sociali. Stiamo conducendo tutti una battaglia contro il medesimo sistema: abbatterlo è il requisito necessario per costruire un mondo nuovo. A noi il dovere e la responsabilità di immaginarlo assieme.

Fonte: Partito dei CARC

English translate

INTERVIEW WITH GIORDANO CAVINI OF ULTIMA GENERAZIONE

In the panorama of the spontaneous resistance of the popular masses in our country, Ultima Generazione embodies a proposal for popular protagonism. Their initiatives (actions of non-violent civil disobedience such as road blocks, symbolic defacements of public buildings and monuments, etc.) have the merit of bringing to the attention of public opinion the issue of the environmental catastrophe caused by the ruling class in our country and to world level.

The criminalization of civil disobedience actions promoted by Ultima Generazione (further aggravated by the recent bill no. 693 against climate activists) shows in a striking way that the legality of the ruling class is tailor-made against the popular masses and their initiatives. It shows that this criminalization develops as the crisis proceeds and (in quantity and quality) the spontaneous resistance of the popular masses.

The ruling class makes illegal things that were legal until yesterday. Let’s think about the road block (a form of protest that belongs to the heritage of working class struggles and which then became generalized): decriminalized in 1999, it was reintroduced as a crime – only for those who blocked the roads with objects, although it remained a civil offense making blocks with one’s body – by Matteo Salvini in 2018 and today further criminalized with the security package launched by the Meloni government (the administrative offense has also been extended to those who block railways and it becomes a crime to block roads with one’s body).

Bourgeois legality, therefore, always changes and does so against the popular masses to contain or repress their resistance. For this reason it is wrong to have one’s hands tied by bourgeois legality because it inevitably leads to the dead end of inaction and submission to the authorities and THEIR laws.

The Last Generation initiatives have become illegal because they have gradually taken on a clearer political value.

If we broaden the perspective to what has happened in recent weeks with respect to the processions called on January 27th by the Palestinian community, it is also becoming illegal to hold processions and demonstrations and it is also becoming increasingly difficult to screen films (see the institutional censorship attempts against the screenings of the film The Witness). If we then bring the reasoning to the level of strikes, of the attack on the freedom to strike, the matter is even clearer.

In this context, the violation of the repressive devices practiced by the Last Generation activists is even more important as an example of active and practical resistance against the narrowing of spaces for action and political and trade union initiative. In these terms everything that is (and becomes) illegal takes on a profile of greater legitimacy.

The second aspect that we intend to enhance is the way in which Ultima Generazione faces repression: without hiding, but rather by publicly denouncing the attacks they suffer and relaunching them.

The most recent case is that of Giordano Cavini who decided to violate the precautionary measures that had affected him to carry out a protest aimed at drawing attention to the plight of the populations affected by the floods of the Piana Fiorentina last November. Actions of this type are particularly important in educating the popular masses to fight against legalitarianism. Below we propose you to read the interview we conducted with Giordano.

Giordano, can you briefly explain the objectives of the campaign you are carrying out as the Last Generation?

Currently, Ultima Generazione’s request is to ask for a permanent, participatory solidarity fund of 20 billion euros to support all the people who have suffered, or will suffer, damage from climate disasters.

This, obviously, would only be a first goal. The main objective of the campaign is to make people aware of their real power and ability to oppose an unjust system through practices of mass civil disobedience. The Last Generation actions require the active participation of citizens and offer a practical model of redistribution of power, because they lead them to be active political subjects who, autonomously, decide their own needs. From this broad perspective, it is not correct to pigeonhole our campaign as an environmental initiative, but rather as a collective movement demanding greater social justice and equity.

Your struggle practice is that of civil disobedience, can you explain to us what is behind this “concept” and this practice?

As mentioned previously, in the first instance, civil disobedience represents for us a practical and concrete solution for the redistribution of power. Furthermore, in our opinion, it is a necessary practice in the current Italian context. Actions that respect legality and are proactive in dialogue represent a useful tool exclusively within a political system truly interested in the needs of its citizens; today, faced with a self-referential and oppressive system, they inevitably prove unsuccessful. At the same time, silent actions aimed at the collective interest, such as volunteering and individual civic commitment, although virtuous, do not offer a real barrier to the continuous spread of corruption within the institutional and economic system of our country. Injustice must necessarily be fought and hindered through concrete practices of struggle, hence the choice of civil disobedience. Our actions always take place openly and pursue the principle of non-collaboration with a system recognized as unjust. The definition of non-violence, widely praised by us, does not represent, in my opinion, an exact definition for our practices since it is too nuanced a concept, but the total absence of threat, aggression and intent is undeniable in all our actions. to harm the safety of others.

There are strategic reasons behind these choices: the first is inclusiveness, because we believe that actions in which violence towards others is reduced to a minimum represent a more understandable, shareable and adoptable method within a reality that it sells itself as free and democratic; the second is that non-violent methods and acting with an uncovered face increase the repressive perception of the institutions and the disparity between our actions and the government reaction.

One of the consequences of your actions is clearly the repression which you resist by practicing a series of actions including the violation of the restrictive measures imposed on you (as you yourself did by violating the residence obligation to which you were condemned). Yours is a very advanced line and practice: what reasoning and what objectives are behind it?

Breaking laws and precautionary measures by voluntarily incurring the relevant sanctions, even imprisonment, puts the State and the judiciary faced with an extreme choice. Institutions often adopt repressive measures in order to discourage fighting practices, but taking the repression of their citizens to the extreme risks proving to be an unpopular choice. The judiciary itself, by inflicting extremely severe penalties, can run into problems of unconstitutionality, since our actions risk suffering greater penalties than those found in much more violent and more significant criminal conduct according to the penal code. This model of action further underlines the oppressive position of the system towards its citizens who are in fact defenseless and consequently produces the rapprochement and support for Ultima Generazione of other movements, associations and citizens concerned by the draconian laws and the drift authoritarian government.

Are the lawyers who defend you driven mainly by a professional motivation or also by a sharing of the initiatives for which you are being pursued and the objectives you set for yourself?
Is there a network of lawyers at a territorial or national level? If so, how was it formed and what role did you, as activists, have in pushing for it to be formed?

The lawyers who follow Ultima Generazione mostly belong to the “Democratic Jurists” network. It pre-exists the creation of Ultima Generazione and the interest in collaborating is mutual: the same lawyers who were first interested in our campaign are actively working to expand the legal network in our support. On the part of Ultima Generazione there is continuous attention in sharing the methods of action with them in order to cultivate mutual trust. Our lawyers support the value of our requests; recognize a principle of proportionality between our actions and the danger, identified in the climate collapse that we seek to prevent; they also consider our actions as a necessary act of defense of constitutional legality, given that article 9 of the Constitution protects the environment, biodiversity and ecosystems, also in the interests of future generations.

What are the legal provisions most used against you? Dismissal notices, criminal conviction decrees, fines? And how do you deal with the accumulation of complaints and convictions?

First the expulsion orders and now the adoption of precautionary measures are the most used and abused measures in order to limit the personal freedom of citizens who join the Last Generation campaign. Our response lies in highlighting the disproportionate use of these provisions in the media and in actively disobeying these provisions as they are instrumental. Over time, various condemnation decrees have arrived following the dismissal orders and in this case there is an appeal by our lawyers and the need for the judiciary, if it intends to proceed, to prepare long and expensive trials for minor violations. entity. These tools are combined with the use of financial administrative sanctions and in this case as a principle we avoid paying so as not to finance and facilitate institutional repression. Overall, many criminal complaints and administrative sanctions received by us never reach an effective outcome because the former are often inherent to minor facts and therefore difficult to punish at trial, while the latter, when not paid directly, require long procedural processes which they often do not guarantee the recovery of invested expenses on a monetary level. Finally, our civil disobedience strategy includes the risk of imprisonment: it represents the extreme form of repression by our government against peaceful and non-violent citizens; the use of such measures is not appreciated by the judiciary and the policy itself risks incurring popular discontent.

6. How heavy is economic repression and how do you deal with it? Is there a form of solidarity also on the part of your lawyers? For example, do they defend you for free?

Economic repression is addressed through various strategies that can be integrated with each other.

First of all, our lawyers are qualified for free legal aid, we receive financial support through donations and crowdfunding and within the movement a network of solidarity and support is developing in which those who have the availability offer living spaces to those who find themselves in a state of need. It is not pleasant to incur economic sanctions and salary reductions, but we are aware that if we do not act soon we will still lose much, if not all, of what we have.

7. As regards the relationship with the popular masses, however, what type of correspondence do you find with your objectives and practices? Do you call them to actively support you also from an economic point of view?

Ultima Generazione, being a network of citizens, feels and is an integral part of the community. We regularly hold public meetings online, and in the main Italian cities also in person, open to all, in which we discuss our practices together, the reasons that push us to act and how we can support ourselves. We are seeing growing active participation and the number of people willing to take action with us is increasing, even if we are not yet reaching high numbers. There are many more people who support us through crowdfunding campaigns or by making their time available for organizational and logistical management. We reach an enormous number of people through our polarizing actions and this despite the difficulties and distorted description of the main mass media.

8. What kind of relationships and possible convergences do you identify between your struggle (and your campaign) and the many struggles that are developing in our territories starting from the one against the war, against the militarization of the territories and that of the workers? In recent weeks, farmers’ protests have come to the fore and in some European countries, such as France for example, some groups of environmental activists, such as “Les Soulèvements de la Terre”, support and participate in these struggles. What do you think? Do you see possible points of convergence? How should UltimaGenerazione intervene to feed them?

Since Ultima Generazione is a social justice campaign, rather than an environmentalist movement, there are many convergences. Our basic objective is to undermine the current capitalist economic model and change the representative political system. From this perspective, the demands of the working class and the environmental and pacifist movements integrate and unite. However, until today, Ultima Generazione has always focused on a specific request of national interest and this has made it difficult to concretely come together to support local causes. There has recently been an opening to the intersectionality of objectives with the strong stance taken by our campaign against the Palestinian genocide and war escalation, as well as with the collaboration with the Gkn factory collective. Personally I hope, the reflection process is still open, that this is a first step to integrate other local requests into our struggle, in addition to a national request.

At the moment the request for a reparation fund against climate disasters may be a valid aggregative proposal for the working category of farmers, but it does not have clear and direct connections with many other popular classes.

Convergence in my opinion is possible, not only on an ideological level but also on a practical level, let’s remember how farmers have chosen to block the roads, something that the Last Generation also implements. The objective is to approach mainly small farmers and shepherds, showing them how the request for a repair fund can be invested in the support and conversion of their activities in a sustainable way. Family-run agricultural management of local interest is the most adaptable and should act as a point of reference and guideline; approaching it will make it necessary to gradually dismantle the large agricultural industry, based on non-regenerative practices, and its large-scale distribution and wholesale apparatus, historically the cause of the impoverishment of small producers.

9. I close with a final question which may seem like a provocation, but in reality serves to develop the reasoning on the prospects of your struggle. Do you think it is possible to achieve significant results in protecting the environment and against climate devastation by remaining in this system of social and economic relations and in the face of the fact that every single meeting with the institutions, every single promise ends in a soap bubble?

    As previously mentioned, the answer is clearly no. It will be necessary to redistribute wealth and representative power to citizens if we want to create a more equitable system; it will be necessary to transform our economic system, overthrowing the capitalist one, to build a more sustainable society.

    Both of these objectives must go hand in hand. For me, this is where the convergence between environmental and social movements comes from. We are all fighting a battle against the same system: breaking it down is the necessary requirement to build a new world. We have the duty and responsibility to imagine it together.

    Source: Partito dei CARC

    Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

    ULTIMA GENERAZIONE INSIEME AGLI AGRICOLTORI?

    Insieme agli agricoltori…

    Ciao Alessio,

    cosa possiamo dire sulle proteste degli agricoltori?

    A quasi due settimane dalle prime manifestazioni, il quadro ci sembra ancora eterogeneo e a tratti contradditorio. 

    Le proteste degli agricoltori e quelle di Ultima Generazione hanno in comune un fenomeno complesso: la crisi climatica. Comunque, con trattori o senza, il messaggio dei blocchi stradali è semplice: “Rischiamo di non mangiare più un cavolo🥬

    Purtroppo, la classe politica italiana, come sempre inadeguata ed egoistica, vorrebbe mettere cittadini contro cittadini. Per questo motivo, ci teniamo a dire che il nostro movimento è solidale verso gli agricoltori in protesta.

    1.Perché ci ricordano che la politica non può continuare a calare dall’alto le sue soluzioni, spesso distanti dalla realtà e frutto di pressioni lobbistiche. 
    2. Perché gli agricoltori sono tra le categorie più a rischio a causa della crisi climatica (basti pensare che la siccità ha dimezzato la produzione di limoni in Sicilia). 

    Siamo convintamente vicinə ai piccoli agricoltori, molti dei quali lavorano la terra in modo sostenibile e con principi agroecologici. Ci sentiamo invece distanti da quegli “agricoltori” latifondisti, o dai contoterzisti con trattori da 200 mila €, il cui scopo è forzare le istituzioni a continuare a foraggiare un modello agricolo industriale. Questi ultimi purtroppo stanno facendo maggiore pressione, come vediamo dalle richieste anti-ecologiche già approvate nella commissione UE. 

    Abbiamo voluto esprimere la nostra posizione anche in TV. Se ti senti d’accordo, condividi il video dell’intervento del nostro Tommaso (operaio agricolo) a La7! Assieme possiamo contrastare la strumentalizzazione dei soliti politicanti! 

    Se invece non ti trovi d’accordo, rispondi a questa mail dicendoci la tua!

    Grazie davvero! 

    Con amore e determinazione,

    Ultima Generazione

    Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

    LA PROTESTA DEGLI AGRICOLTORI IN ITALIA, FRANCIA, GERMANIA, NELL’INTERA EUROPA CONTRO L’ATTACCO DIRETTO DELL’UNIONE EUROPEA ALL’AGRICOLTURA EUROPEA

    Vasto (CH), lì 29 Gennaio 2024 ore 21.20

    Buonasera a tutti e a tutte, sto seguendo con vivo interesse in queste ore la protesta di tutti gli agricoltori in Italia, Francia, Germania e nel resto d’Europa riguardo le politiche dell’Unione Europea che mirano ad incrementare i costi di produzione dei generi alimentari per tentare di arginare a loro modo gli allevamenti intensivi ed imporre subdolamente il consumo della carne sintetica di laboratorio e la farina di grilli che costa 80€ al kg a svantaggio dell’agricoltura certificata IGP IGT che produce cibo di qualità ed in questo settore l’Italia senza alcun dubbio rappresenta l’eccellenza in tutto il Mondo, basti citare alcune nostre specialità per cui siamo noti in tutto il Mondo: il grano della pasta Barilla di Parma, la pasta De Cecco ed il pastificio Del Verde di Fara San Martino in Abruzzo, la pasta trafilata al bronzo di Gragnano di Napoli, il pane di Vicovaro (Roma), i tortellini di Giovanni Rana, il prosciutto di Parma, il prosciutto San Daniele, il prosciutto di Norcia in Umbria, il lardo di Colonnata frazione del comune di Carrara in Toscana, il latte della Parmalat, i formaggi Galbani, le soppressate di salumi di Cappola di Popoli vicino Pescara in Abruzzo, la ‘Nduja della Calabria, i pomodori San Marzano, le olive della Saclà, il cioccolato fondente Perugina di Perugia in Umbria, il cioccolato di Novi di Novi Ligure in Liguria, solo per citare alcune delle eccellenze gastronomiche che tutto il Mondo invidia all’Italia.

    Tutta la protesta degli agricoltori europei parte dalle assurde recenti prese di posizione dell’Unione Europea, rappresentata a Bruxelles da Ursula Von Der Leyen, che ha dapprima reintrodotto l’IRPEF, l‘Imposta sulle Persone Fisiche ai proprietari terrieri, tolto le agevolazioni in merito al gasolio agricolo previste dalla Politica Agricola Comunitaria (PAC) 2014-2020 e con la quale io personalmente ho avuto il privilegio di lavorare nella sede della Coldiretti di Avezzano a Piazza Castello 12/B, innalzato i costi di produzione dei generi alimentari di prima necessità e ad introdurre nella filiera agroalimentare prodotti chimere artificiali frutto dell’ingegneria genetica generati da biolaboratori, come la carne sintetica stampata da apposite macchine in 3D e la farina di grilli, perversioni per borghesi che già cominciano ad essere disponibili nei supermercati europei al fine di porre un freno agli allevamenti intensivi di bovini, ovini e suini nati sia in Occidente negli USA che in Oriente Cina e Giappone per far fronte alle ingenti carestie che stanno colpendo anche queste nazioni a causa sia del cambiamento climatico indotto sia all’agricoltura stessa che non riesce più a soddisfare i fabbisogni delle persone, ma il sinistro fine è anche quello di distruggere tutte le specialità gastronomiche endemiche tipiche di uno specifico territorio e che si contraddistinguono per qualità da tutte le altre prodotte in altri luoghi e su questo aspetto, l’Italia rappresenta sicuramente l’eccellenza nel Mondo.

    English translate

    THE PROTEST OF FARMERS IN ITALY, FRANCE, GERMANY, IN THE WHOLE OF EUROPE AGAINST THE DIRECT ATTACK OF THE EUROPEAN UNION ON EUROPEAN AGRICULTURE

    Good evening everyone, I’m following with keen interest in these hours the protest of all farmers in Italy, France, Germany and the rest of Europe regarding the policies of the European Union which aim to increase the production costs of food to try to stem intensive farming in their own way and subtly impose the consumption of synthetic laboratory meat and cricket flour which costs €80 per kg to the detriment of IGP IGT certified agriculture which produces quality food and in this sector the Italy without any doubt represents excellence throughout the world, just mention some of our specialties for which we are known throughout the world: the wheat of Barilla pasta from Parma, De Cecco pasta and the Del Verde pasta factory from Fara San Martino in Abruzzo, bronze-drawn pasta from Gragnano in Naples, the bread from Vicovaro (Rome), the Giovanni Rana’s tortellini, Parma ham, San Daniele ham of Friuli Venezia Giulia, Norcia ham in Umbria, the Colonnata‘s lard, an hamlet of the municipality of Carrara in Tuscany, Parmalat‘s milk, Galbani cheeses, soppressata cured meats from Cappola in Popoli near Pescara in Abruzzo, ‘Nduja from Calabria, San Marzano tomatoes, olives from Saclà, Perugina dark chocolate from Perugia in Umbria, the Novi chocolate of Novi Ligure in Liguria, just to mention some of the gastronomic excellences that the whole world envies Italy.

    The entire protest of European farmers starts from the absurd recent positions taken by the European Union, represented in Brussels by Ursula Von Der Leyen, who first reintroduced the IRPEF, the Personal Tax on landowners, removing access to the related benefits to agricultural diesel for farmers provided by the Community Agricultural Policy (CAP) 2014-2020, with which I personally had the privilege of working at Coldiretti headquaters in Avezzano in Piazza Castello 12/B, raised the production costs of basic food products and introduced artificial chimera products into the agri-food chain resulting from genetic engineering generated by biolaboratories, such as synthetic meat printed by special 3D machines and cricket flour, perversions for the bourgeois that are already starting to be available in European supermarkets in order to put a stop to the intensive farming of born cattle, sheep and pigs both in the West in the USA and in the East in China and Japan to deal with the huge famines that are also affecting these nations due both to induced climate change and to agriculture itself which is no longer able to satisfy people’s needs, but the sinister end it is also to destroy all the endemic gastronomic specialties typical of a specific territory and which are distinguished by quality from all the others produced in other places and in this aspect, Italy certainly represents excellence in the World.

    Proteste degli agricoltori in Europa, cosa sta succedendo dalla Francia all’Italia

    29 Gennaio 2024 – 14:59

    In generale il dissenso del settore agroalimentare è partito da alcune misure pensate per rendere maggiormente “green” e sostenibile l’intera produzione di cibo. Ma anche contro le politiche agricole della Ue giudicate troppo restrittive e contro l’atteggiamento delle tradizionali organizzazioni del settore. Ecco, in particolare, dove si stanno svolgendo le principali proteste

    Dalla Francia alla Germania, passando per Belgio, Olanda, Polonia, Romania ma anche Italia. Sono questi alcuni tra i Paesi europei interessati, nell’ultimo periodo, da un’ondata di proteste serrate da parte degli agricoltori. Quali i motivi principali? In generale il dissenso del settore agroalimentare è partito da alcune misure pensate per rendere maggiormente “green” e sostenibile l’intera produzione di cibo. Ma tra i motivi ci sono anche le regole che impongono la messa a riposo dei terreni per garantire la biodiversità o quelle che impongono il ripristino di una porzione dell’habitat. Senza dimenticare che il settore è destinatario di un’importante quantità di aiuti da parte dell’Unione Europea, come sottolinea il “Corriere della Sera”. Basti pensare che la Pac, ovvero la Politica Agricola Comunitaria, per il quinquennio 2023 -2027 è pari a 36 miliardi e mezzo di euro. Ma questi sussidi sono in diminuzione rispetto agli scorsi decenni e questo ha scatenato il malcontento, anche considerando l’avvicinarsi del voto per l’Europarlamento.

    La protesta in Germania

    Inizialmente la protesta degli agricoltori era esplosa in Germania, a dicembre scorso. Qui il governo tedesco aveva promesso di finanziare la transizione verso l’energia pulita ma pur volendo rispettare tali impegni, il governo locale aveva presentato una bozza di bilancio bocciata dalla Corte Suprema tedesca, secondo cui emergeva un buco di 60 miliardi nelle finanze del Paese. E così il cancelliere Scholz ha dovuto ridurre le spese ed effettuare tagli, che hanno colpito in particolar modo gli agricoltori che davanti all’aumento delle tasse e al taglio nei sussidi agricoli, con l’eliminazione di alcuni importanti privilegi fiscali, tra cui quello sul gasolio, hanno messo in atto le agitazioni. Altra minaccia, poi, è rappresentata dall’avvio del processo di adesione dell’Ucraina all’Ue. I tagli decisi dal governo tedesco sono legati anche al sostegno che Berlino vuole fornire a Kiev, ma ad impensierire le aziende agricole locali c’è il fatto che l’Ucraina, ritenuta una potenza agricola globale, possa incidere sulla ripartizione dei sussidi comunitari. Proprio in queste ore, stando alla cronaca, gli agricoltori tedeschi hanno bloccato le vie di traffico che portano a diversi porti tedeschi, tra cui quello di Amburgo, per protestare proprio contro la decisione del governo di abolire gradualmente, entro il 2026, i sussidi per l’acquisto del diesel a uso agricolo. Nella Bassa Sassonia, secondo la polizia, gli agricoltori hanno bloccato l’accesso al Jade-Weser-Port, un porto per container vicino alla città di Wilhelmshaven, con circa 40 trattori. Nel porto di Bremerhaven, un “raduno” di agricoltori su un asse stradale cruciale ha provocato un “notevole rallentamento” del traffico.

    La situazione in Francia

    Le proteste tedesche hanno attecchito anche in Francia dove si prospetta un lunedì “nero” a Parigi e nell’hinterland per l’assedio annunciato degli agricoltori scontenti per i provvedimenti del governo in risposta alla crisi. Migliaia di agricoltori, con trattori e altri mezzi di trasporto, si sono diretti verso la Capitale partendo da diverse regioni con l’obiettivo dichiarato di chiudere l’accesso a Parigi, con otto posti di blocco previsti. Il ministro dell’Interno Gerald Darmanin ha annunciato un traffico “estremamente difficile nell’Ile de France”, invitando i “francesi e i trasportatori a minimizzare al massimo gli spostamenti”. E ha annunciato che 15 mila agenti di polizia si mobiliteranno per impedire l’ingresso dei trattori a “Parigi e nelle grandi città” e i blocchi del mercato di Rungis e degli aeroporti dell’Ile-de-France. Qui la maxi-protesta è indetta dalla potente Federazione nazionale dei sindacati degli imprenditori agricoli (FNSEA) e dal sindacato Giovani Agricoltori (JA, Jeunes Agriculteurs), che hanno già dichiarato lo “stato di assedio” di Parigi. E gli annunci fatti finora dal premier Gabriel Attal, con un piano di semplificazione in diversi punti, non sono bastati a placare il malcontento.

    I disagi in Belgio

    In Belgio la protesta degli agricoltori sta causando notevoli disagi alla rete stradale nel sud del Paese, in particolare allo svincolo di Daussoulx e alla periferia di Bruxelles, secondo quanto riferito dalla polizia stradale federale. Anche alcune parti della tangenziale di Bruxelles sono chiuse al traffico. Una decina di trattori sono arrivati anche a De Meeûs, vicino a Place du Luxembourg, nel cuore della capitale belga, ha confermato la polizia di Bruxelles-Capitale/Ixelles. Tuttavia un portavoce della zona ha dichiarato che non ci sono stati disagi per il traffico.

    La questione in Italia

    Per quanto riguarda il nostro Paese, la protesta è rivolta contro le politiche agricole della Ue giudicate troppo restrittive ma anche contro l’atteggiamento delle tradizionali organizzazioni del settore. “Siamo apolitici, non siamo schierati con nessuno altrimenti fallisce tutto. La nostra è una battaglia agricola”. Lo ha detto Danilo Calvani che guida il Comitato Agricoltori Traditi (C.r.a.) che sta chiarendo la posizione di chi sta protestando. “Noi andiamo dove ci invitano e facciamo la nostra battaglia”, ha spiegato. E rivolto al mondo politico, ha proseguito: “Il Parlamento tutto ci convochi, si discuta tutti insieme delle nostre istanze, senatori e deputati, di maggioranza e di opposizione. Ci facciano vedere che sono vicini a noi, facciano qualcosa di urgente”, ha riferito ancora Calvani. “Non abbiamo più reddito, ci tassano anche i mezzi fermi dei nonni, macchine vecchie che non funzionano e non vengono utilizzate da anni”, sottolinea Calvani che conclude: “Ogni giorno saremo sempre di più, è in atto qualcosa di straordinario”. Nelle ultime ore si sono verificati momenti di tensione al casello di Orte sull’A1. Gli agricoltori in presidio hanno tentato di bloccare la circolazione ma le forze dell’ordine sono intervenute impedendo il blitz. Proteste si sono svolte anche, tra le altre città, a Foggia, Viterbo, Udine, Crotone oltre che in Sardegna.

    Fonte: SkyTG24

    English translate

    Good evening everyone, I am following with keen interest in these hours the protest of all farmers in Italy, France, Germany and the rest of Europe regarding the policies of the European Union which aim to increase the production costs of food to try to stem intensive farming in their own way and surreptitiously, subtly impose the consumption of synthetic laboratory meat to the detriment of quality agriculture which also produces quality food and in this sector Italy without any doubt represents excellence in all over the world, it is enough to mention some of our specialties for which we are known all over the world: the wheat from Barilla pasta in Parma, the pasta from De Cecco and the Del Verde pasta factory in Fara San Martino in Abruzzo, the bronze-drawn pasta from Gragnano in Naples, bread from Vicovaro (Rome), tortellini from Giovanni Rana, ham from Parma, ham from San Daniele, ham from Norcia in Umbria, lardo from Colonnata, a hamlet of the municipality of Carrara in Tuscany, milk from Parmalat, Galbani cheeses, soppressata cured meats from Cappola di Popoli near Pescara in Abruzzo, ‘Nduja from Calabria, San Marzano tomatoes, olives from Saclà, Perugina dark chocolate from Perugia in Umbria, Novi chocolate from Novi Ligure in Liguria, just to mention some of the gastronomic excellences that the whole world envies in Italy.

    The entire protest of European farmers starts from the absurd recent positions taken by the European Union, represented in Brussels by Ursula Von Der Leyen, which aims to raise the production costs of basic foodstuffs and to introduce artificial chimera products generated into the agri-food chain from biolaboratories, such as synthetic meat printed by special 3D machines and cricket flour which is already starting to be available in European supermarkets in order to put a stop to intensive farming of cattle, sheep and pigs, but the sinister purpose is also that to destroy all the endemic gastronomic specialties typical of a specific territory and which are distinguished by quality from all the others produced in other places.

    Farmer’s protests in Europe, what’s happening from France to Italy

    In general, the dissent in the agri-food sector started from some measures designed to make the entire food production more “green” and sustainable. But also against the EU’s agricultural policies deemed too restrictive and against the attitude of the traditional organizations in the sector. Here, in particular, is where the main protests are taking place

    From France to Germany, passing through Belgium, Holland, Poland, Romania but also Italy. These are some of the European countries affected, in the last period, by a wave of intense protests by farmers. What are the main reasons? In general, the dissent in the agri-food sector started from some measures designed to make the entire food production more “green” and sustainable. But among the reasons there are also the rules that require land to be set aside to guarantee biodiversity or those that require the restoration of a portion of the habitat. Without forgetting that the sector receives a significant amount of aid from the European Union, as underlined by the “Corriere della Sera”. Suffice it to say that the CAP, or Community Agricultural Policy, for the five-year period 2023 -2027 is equal to 36 and a half billion euros. But these subsidies are decreasing compared to previous decades and this has sparked discontent, also considering the approaching vote for the European Parliament.

    The protest in Germany

    The farmers’ protest initially exploded in Germany last December. Here the German government had promised to finance the transition to clean energy but despite wanting to respect these commitments, the local government had presented a draft budget rejected by the German Supreme Court, according to which a 60 billion hole in the country’s finances emerged. And so Chancellor Scholz had to reduce expenses and make cuts, which particularly affected farmers who, faced with tax increases and cuts in agricultural subsidies, with the elimination of some important fiscal privileges, including the one on diesel, they carried out the agitations. Another threat, then, is represented by the start of Ukraine’s accession process to the EU. The cuts decided by the German government are also linked to the support that Berlin wants to provide to Kiev, but what worries local agricultural companies is the fact that Ukraine, considered a global agricultural power, could affect the distribution of community subsidies. Precisely in these hours, according to the news, German farmers have blocked the traffic routes leading to several German ports, including that of Hamburg, to protest against the government’s decision to gradually abolish, by 2026, subsidies for the purchase of diesel for agricultural use. In Lower Saxony, farmers blocked access to the Jade-Weser-Port, a container port near the city of Wilhelmshaven, with around 40 tractors, according to police. In the port of Bremerhaven, a “gathering” of farmers on a crucial road axis caused a “significant slowdown” in traffic.

    The situation in France

    The German protests have also taken root in France where a “black” Monday is expected in Paris and in the hinterland due to the announced siege of farmers dissatisfied with the government’s measures in response to the crisis. Thousands of farmers, with tractors and other means of transport, headed towards the capital starting from different regions with the declared aim of closing access to Paris, with eight checkpoints planned. Interior Minister Gerald Darmanin announced “extremely difficult traffic in the Ile de France”, inviting the “French people and transporters to minimize travel as much as possible”. And he announced that 15,000 police officers will be mobilized to prevent tractors from entering “Paris and large cities” and blockades of the Rungis market and the Ile-de-France airports. Here the maxi-protest is called by the powerful National Federation of Agricultural Entrepreneurs’ Unions (FNSEA) and the Young Farmers union (JA, Jeunes Agriculteurs), who have already declared a “state of siege” in Paris. And the announcements made so far by Prime Minister Gabriel Attal, with a simplification plan in various points, have not been enough to calm the discontent.

    The issue in Italy

    As far as our country is concerned, the protest is aimed against the EU’s agricultural policies deemed too restrictive but also against the attitude of the traditional organizations in the sector. “We are apolitical, we don’t side with anyone otherwise everything fails. Ours is an agricultural battle”. This was said by Danilo Calvani who leads the Betrayed Farmers Committee (C.r.a.) which is clarifying the position of those who are protesting. “We go where they invite us and fight our battle”, he explained. And addressed to the political world, he continued: “Let the whole Parliament convene us, let us all discuss our requests together, senators and deputies, of the majority and of the opposition. Let us see that they are close to us, do something urgent”, said Calvani again. “We no longer have income, we are also taxed by our grandparents’ stationary vehicles, old cars that don’t work and haven’t been used for years”, underlines Calvani who concludes: “Every day there will be more and more of us, something extraordinary is taking place”. In the last few hours there have been moments of tension at the Orte toll booth on the A1. The farmers in the garrison attempted to block traffic but the police forces The order intervened to prevent the raid. Protests also took place, among other cities, in Foggia, Viterbo, Udine, Crotone as well as in Sardinia.

    Source: SkyTG24

    https://tg24.sky.it/mondo/2024/01/29/protesta-agricoltori-europa

    Marcia dei trattori, continua la protesta italiana. Momenti di tensione al casello di Orte sull’A1

    Gli agricoltori in presidio a Orte hanno tentato di bloccare la circolazione ma le forze dell’ordine sono intervenute impedendo il blitz. A Ravenna e Foggia i trattori invadono la città. Una bara per la protesta dei trattori nell’Avellinese

    La protesta di agricoltori e imprenditori agricoli dell’Irpinia
    https://www.rainews.it/articoli/2024/01/marcia-dei-trattori-continua-la-protesta-italiana-68c7f773-1d3a-43c8-9336-d22de38de301.html

    Continua ad oltranza la protesta degli agricoltori della Tuscia. Momenti di tensione al casello di Orte sull’A1. Gli agricoltori in presidio hanno tentato di bloccare la circolazione ma le forze dell’ordine sono intervenute impedendo il blitz. Una nuova protesta si stava svolgendo da questa mattina, nei pressi del casello autostradale di Orte, provincia di Viterbo, sull’A1. I manifestanti, con alcuni trattori e mezzi agricoli si sono radunati sulla rotatoria antistante in casello. Sul posto sono presenti le forze di polizia che hanno segnalato la possibilità di disagi alla viabilità, in entrata e in uscita dal casello. Secondo quanto riferito dagli organizzatori, alla protesta hanno partecipato anche diversi agricoltori provenienti dall’Umbria.

    Dopo il blocco del casello autostradale di Orte, questa mattina una quarantina di mezzi agricoli hanno paralizzato il traffico della cassia nord in prossimità di Porta Fiorentina, una delle porte principali di accesso a Viterbo. Poco prima del solito raduno sulla Cassia accanto al cimitero, alcuni manifestanti si sono fermati di fronte alla sede della Coldiretti Viterbo, dove hanno strappato le bandiere che erano sulla porta. Le bandiere sono poi state bruciate in segno di protesta.  Alle 11 il corteo di trattori, partito dal punto di ritrovo, ha percorso via della Palazzina, Piazzale Gramsci e via Garbini paralizzando il traffico.

    Infine il presidio di agricoltori al casello è stato spostato, ma Felice Antonio Monfeli, portavoce dei manifestanti, ha spiegato che “resteremo qui e protesteremo sempre legalmente e pacificamente”. Monfeli ha sottolineato: “ci dissociamo dal gesto di alcuni agricoltori che stamani hanno bruciato le bandiere della Coldiretti“.

    Protesta trattori a Orte, occupata rotatoria fuori dal casello

    Il Ministro all’Agricoltura del Governo Meloni Lollobrigida: “Istanze agricoltori valide ma no a violenza”

    “Rispetto ogni manifestazione democratica, in particolare quella di lavoratori che, nel tempo, hanno visto calare il proprio reddito per scelte che certamente non hanno né tutelato l’ambiente né valorizzato la sovranità alimentare del nostro continente”, ma “considero sbagliato e ingiustificato ogni atto di violenza, compreso bruciare le bandiere delle associazioni agricole come accaduto oggi a Viterbo”. Così in una nota il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. “In Italia, sin dal suo insediamento il nostro Governo ha restituito centralità all’agricoltura e si è schierato nel contesto dell’UE a difesa del comparto, senza paura di portare avanti battaglie giuste in difesa di agricoltura, allevamento e pesca. C’è bisogno – è l’appello del ministro – di un fronte comune tra istituzioni e sistema produttivo italiano per valorizzare le nostre potenzialità e rafforzare l’Unione Europea, diversa da quella attuale, in linea con quanto intendevano coloro che la fondarono”. A Coldiretti, la cui bandiera è stata bruciata a Viterbo in segno di protesta, “si deve la battaglia contro il cibo sintetico che l’Italia sta guidando anche in Europa con risultati eccezionali. Non ha alcun senso – aggiunge Lollobrigida – che il fronte degli agricoltori diventi quello di combattere altri agricoltori che si sentono rappresentati dalle associazioni. Ed è per questo che, consapevole della validità delle istanze promosse da questo mondo, esprimo la solidarietà alla Coldiretti, auspicando che nessun uomo e donna, nessun imprenditore agricolo svilisca il proprio impegno per difendere il lavoro, la terra, la produzione, con azioni che nulla hanno a che fare con i principi di rispetto, libertà e democrazia che mai devono mancare e dei quali, proprio gli agricoltori, sono il simbolo più rilevante”, conclude il ministro.

    Giornata campale anche in Calabria. Presidi su molte strade principali e due riunioni in programma in Regione nel tentativo di trovare una mediazione: quella di oggi è una giornata fondamentale sul fronte della protesta degli agricoltori in Calabria. I presidi più importanti sono in corso nel Catanzarese e nel Crotonese. Lunghe file a Botricello e Cropani Marina, sulla strada statale 106. Proprio i sindaci dei due comuni del Catanzarese, Saverio Simone Puccio e Raffaele Mercurio, dopo le interlocuzioni con il prefetto di Catanzaro Enrico Ricci, hanno ottenuto un tavolo tecnico che si terrà in mattinata in Regione e a cui seguirà una seconda riunione con gli agricoltori del Crotonese. Molti i disagi alla circolazione stradale.

    In Emilia Romagna questa mattina la partenza del corteo di protesta a bordo dei loro trattori è in movimento dal comune di Russi (RA) verso Ravenna. 

    A Foggia, con i trattori invadono città

    Oltre 400 trattori, ma il numero potrebbe essere superiore, hanno invaso la città di Foggia questa mattina da tutta la provincia. Partiti da una stazione di servizio Green park lungo la statale 16 nel tratto che unisce Foggia a San Severo hanno marciato su Foggia entrando nella città e portandosi fino al centro cittadino in piazza Cavour a suon di clacson. Una protesta pacifica e autorizzata che ha visto la partecipazione degli agricoltori di tutta la provincia, dai Monti Dauni , al Gargano passando per la piana del tavoliere.  

    Da alcuni giorni gli agricoltori della provincia di Foggia con i loro trattori stanno attuando presidi lungo aree di sosta e piazzole in molti punti della Capitanata. Alcuni giorni fa anche l’incontro con il prefetto di Foggia Maurizio Valiante e i parlamentari del territorio per fare il punto della situazione e cercare eventuali soluzioni. Tavolo che potrebbe tornare a riunirsi anche nei prossimi giorni. Una protesta che – garantiscono gli agricoltori – continuerà fino a quando non otterranno risposte.

    Protesta agricoltori con trattori a Foggia

    Una bara per la protesta dei trattori nell’Avellinese

    È cominciata nella tarda mattinata la seconda giornata di protesta, dopo quella di ieri mattina ad Avellino, di agricoltori e imprenditori agricoli dell’Irpinia. Oltre cento trattori si sono concentrati nell’area industriale di Flumeri e da qui raggiungeranno il centro di Grottaminarda in corteo che si concluderà nei pressi del casello autostradale dell’A16 Napoli-Canosa. Numerosi sindaci e amministratori locali che sostengono la protesta dalla quale sono state bandite le bandiere sindacali ed i simboli dei partiti. Una bara, simbolo del Made in Italy, è stata collocato su un trattore, su un altro automezzo è stato mostrato un manichino, di colore verde, impiccato a simboleggiare le criticità delle aziende agricole “vessate dalle politiche agricole dell’Ue, costrette a vendere sotto costo i prodotti, e alle prese con la tassazione sempre più elevata dei terreni”. Domani prevista una nuova protesta davanti alla sede di Avellino della Regione Campania.

    Anche una bara per la protesta dei trattori nell’Avellinese 29 gennaio 2024

    A Udine. È giunta nella città friulana la protesta degli agricoltori per protestare contro le politiche europee del settore e, in particolare, il mondo della politica, i sindacati e le istituzioni in genere, e per chiedere iniziative a favore dei giovani che operano nel comparto. Una settantina di trattorie di mezzi agricoli di vario tipo si sono radunati questa mattina nel parcheggio dello Stadio di Udine, proveniente da varie località del Friuli. I manifestanti si sono organizzati spontaneamente dandosi appuntamento e poi sono sfilati in corteo fino in piazza Primo Maggio. La manifestazione si è sciolta poco dopo e si è svolta senza alcun problema ma soltanto qualche disagio per la circolazione. Le forze dell’ordine presenti hanno controllato lo svolgimento dell’iniziativa.

    La protesta di agricoltori e imprenditori agricoli dell’Irpinia

    Fonte: Rainews

    English translate

    Tractors March, the Italian protest continues. Moments of tension at the Orte toll booth on the A1

    The farmers in Orte attempted to block traffic but the police intervened and prevented the raid. In Ravenna and Foggia tractors invade the city. A coffin for the tractor protest in Avellino area

    The protest of the farmers of Tuscia continues to the bitter end. Moments of tension at the Orte toll booth on the A1. The farmers in attendance attempted to block traffic but the police intervened and prevented the raid. A new protest was taking place this morning, near the Orte motorway toll booth, in the province of Viterbo, on the A1. The protesters, with some tractors and agricultural vehicles, gathered on the roundabout in front of the toll booth. The police forces are present on site and have reported the possibility of disruption to the road system, entering and exiting the toll booth. According to the organizers, several farmers from Umbria also participated in the protest.

    After the blockade of the Orte motorway toll booth, this morning around forty agricultural vehicles paralyzed traffic on the northern Cassia near Porta Fiorentina, one of the main access gates to Viterbo. Shortly before the usual rally on the Cassia next to the cemetery, some protesters stopped in front of the headquarters of the Coldiretti Viterbo, where they tore down the flags that were on the door. The flags were then burned in protest. At 11 am the procession of tractors, starting from the meeting point, traveled along via della Palazzina, Piazzale Gramsci and via Garbini, paralyzing traffic.

    Finally, the farmers’ garrison at the toll booth was moved, but Felice Antonio Monfeli, spokesperson for the protesters, explained that “we will remain here and will always protest legally and peacefully”. Monfeli underlined: “we dissociate ourselves from the gesture of some farmers who burned the Coldiretti flags this morning”.

    The Agriculture Mininster of Meloni Government Lollobrigida: “Frmers requests valid but no violence”

    “I respect every democratic demonstration, in particular that of workers who, over time, have seen their income drop due to choices that have certainly neither protected the environment nor enhanced the food sovereignty of our continent”, but “I consider every act of violence, including burning the flags of agricultural associations as happened today in Viterbo”. Thus in a note the Minister of Agriculture, Food Sovereignty and Forestry, Francesco Lollobrigida. “In Italy, since its inauguration, our Government has returned centrality to agriculture and has taken sides in the context of the EU in defense of the sector, without fear of carrying out fair battles in defense of agriculture, livestock and fishing. need – is the minister’s appeal – for a common front between institutions and the Italian production system to enhance our potential and strengthen the European Union, different from the current one, in line with what those who founded it intended”. Coldiretti, whose flag was burned in Viterbo as a sign of protest, “is responsible for the battle against synthetic food that Italy is also leading in Europe with exceptional results. It makes no sense – adds Lollobrigida – that the front of farmers becomes that of fighting other farmers who feel represented by the associations. And this is why, aware of the validity of the requests promoted by this world, I express solidarity with Coldiretti, hoping that no man or woman, no agricultural entrepreneur will devalue their commitment to defend work, land, production, with actions that have nothing to do with the principles of respect, freedom and democracy that must never be missing and of which, farmers themselves, are the most relevant symbol”, concludes the minister .

    Field day also in Calabria. Garrisons on many main roads and two meetings scheduled in the Region in an attempt to find mediation: today is a fundamental day on the farmers’ protest front in Calabria. The most important measures are underway in the Catanzaro and Crotone areas. Long queues in Botricello and Cropani Marina, on state road 106. The mayors of the two municipalities in the Catanzaro area, Saverio Simone Puccio and Raffaele Mercurio, after discussions with the prefect of Catanzaro Enrico Ricci, have obtained a technical table that will be held in the morning in the Region and which will be followed by a second meeting with the farmers of the Crotone area. There are many inconveniences to road traffic.

    In Emilia Romagna this morning the departure of the protest procession on board their tractors is moving from the municipality of Russi (RA) towards Ravenna.

    In Foggia, tractors invaded city

    Over 400 tractors, but the number could be higher, invaded the city of Foggia this morning from all over the province. Starting from a Green Park service station along state road 16 in the stretch that connects Foggia to San Severo, they marched on Foggia, entering the city and moving to the city center in Piazza Cavour to the sound of horns. A peaceful and authorized protest which saw the participation of farmers from across the province, from the Dauni Mountains to the Gargano passing through the Tavoliere plain.

    For a few days, farmers in the province of Foggia with their tractors have been carrying out patrols along rest areas and pitches in many parts of the Capitanata area. A few days ago there was also a meeting with the prefect of Foggia Maurizio Valiante and the parliamentarians of the area to take stock of the situation and seek possible solutions. A table that could meet again in the next few days. A protest that – farmers guarantee – will continue until they get answers.

    A coffin for the tractor protest in Avellino Area

    The second day of protest began in the late morning, after yesterday morning in Avellino, by farmers and agricultural entrepreneurs from Irpinia. Over one hundred tractors have concentrated in the industrial area of ​​Flumeri and from here they will reach the center of Grottaminarda in a procession which will end near the A16 Napoli-Canosa motorway toll booth. Numerous mayors and local administrators supported the protest from which union flags and party symbols were banned. A coffin, symbol of Made in Italy, was placed on a tractor, on another vehicle a green mannequin was shown, hanged to symbolize the critical issues of agricultural companies “harassed by EU agricultural policies, forced to sell products below cost, and dealing with increasingly high land taxation”. A new protest is planned for tomorrow in front of the Avellino headquarters of the Campania Region.

    In Udine. The farmers’ protest arrived in the Friulian city to protest against European policies in the sector and, in particular, the world of politics, trade unions and institutions in general, and to ask for initiatives in favor of young people who work in the sector. About seventy tractors of agricultural vehicles of various types gathered this morning in the parking lot of the Udine Stadium, coming from various locations in Friuli. The demonstrators organized themselves spontaneously by meeting and then marched in a procession to Piazza Primo Maggio. The demonstration broke up shortly after and took place without any problems but only some traffic inconveniences. The police forces present monitored the progress of the initiative.

    Protesta dei trattori a Torino, bruciata la bandiera dell’Europa

    https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2024/01/28/protesta-dei-trattori-a-torino-bruciata-la-bandiera-delleuropa_bc5176c0-45c0-41dd-b1d3-b03fd6dafc39.html

    Nuova protesta degli agricoltori, con i loro trattori, nei pressi del casello autostradale di Orte.

    Secondo quanto risulta all’ANSA, la dimostrazione interessa in particolare il piazzale antistante, praticamente appena fuori l’A1, sul prato della rotatoria centrale. I trattori hanno attraversato le strade che portano al casello ed è previsto che resteranno un po’ nella zona. Al momento l’entrata autostradale non è bloccata.

    Protesta a Torino, bruciata la bandiera dell’Europa. Protesta per ‘difendere l’agricoltura italiana’ nel centro di Torino. Montato un palco improvvisato in piazza Castello per una iniziativa firmata dalla ‘Variante torinese’ nata nel 2020 per opporsi alle restrizioni e ai vaccini contro il Covid e dal Comitato per i diritti umani Piemonte. Sul palco il leader della Variante Marco Liccione, che ha bruciato una bandiera dell’Unione Europea. ‘L’ho fatto perché la Ue ha fallito e vogliamo uscirne’, ha detto. Alla protesta hanno partecipato “centinaia di persone”, secondo gli organizzatori, molti i passanti che si sono fermati ad osservare. Su cartelli e striscioni i manifestanti hanno scritto, tra l’altro, “La nostra terra è la nostra vita”, “Difendiamo l’agricoltura italiana dagli interessi delle multinazionali e dalla nostra politica incapace di reagire”, “Salviamo la nostra agricoltura dagli abusi alimentari”.

    “Stiamo paralizzando il Paese ed andremo a Roma. Tra ieri e oggi sono nate altre centinaia di comitati, siamo l’Italia buona e non molleremo mai”. Così, dal palco allestito in piazza Castello a Torino, Danilo Calvani, presidente del Comitato agricoltori traditi, alla manifestazione “a difesa dell’agricoltura italiana”, organizzata da Coordinamento Piemonte per i Diritti Umani’, Casa del Popolo, Comitati Riuniti Agricoli-Cittadini Italiani e La Variante Torinese. “Dal 22 gennaio – ha aggiunto Calvani – abbiamo iniziato una mobilitazione a oltranza, da nord a sud, del mondo agricolo, in rivolta contro la politica della Ue e dello Stato italiano che fa accordi con la Ue ma soprattutto contro Coldiretti, Cia e Confagricoltura: non ci rappresentano, anzi sono il cancro principale di noi agricoltori. La nostra – ha detto ancora il leader del Comitato agricoltori traditi – è una battaglia che appartiene a tutti i consumatori, contro i vergognosi diktat che stiamo subendo dalla Ue. Invito tutti gli italiani ad appoggiarci in una guerra che vinceremo”. Sul palco in piazza Castello si sono alternati al microfono anche attivisti provenienti dalla Francia, tra i quali Francois Marie Periér, fondatore del movimento GreLive a Grenoble, nato per “la libertà e la verità sul Covid”.

    Protesta ad Alessandria. Raduno di protesta con 250 trattori, alla periferia di Alessandria, fino al 3 febbraio, promosso dal Coordinamento agricoltori autonomi di Alessandria e Asti. Il presidio, avviato ieri, in Viale Milite Ignoto, segna l’avvio di una serie di iniziative: oggi pomeriggio i promotori hanno organizzato la ‘Giornata didattica dell’agricoltura’ per “invitare famiglie e bambini a conoscere il mondo dell’agricoltura, spiegata direttamente dai produttori”. Domani pomeriggio gli agricoltori che hanno aderito al coordinamento andranno, a piedi, in corteo a piedi dal presidio fino a piazza della Libertà, dove terranno un comizio davanti a Palazzo Ghilini, sede della Prefettura. Mercoledì un altro corteo, questa volta di trattori, diretto verso la tangenziale e il casello di Alessandria Ovest della autostrada A21 Torino-Piacenza. La chiusura del presidio è prevista sabato 3 febbraio: per quella data gli Agricoltori Autonomi hanno invitato il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio. “La nostra è una protesta apolitica, nel pieno rispetto della legalità – rimarcano Gabriele Ponzano e Gian Piero Ameglio, portavoce del Movimento – non contro qualcuno, ma per qualcuno: per il futuro delle nostre famiglie e aziende. E garantire cibo sano e italiano”.

    Manifestazione nel Metapontino. Un documento in undici punti – presi da un Piano nazionale già pronto – è alla base delle assemblee che Cia-Agricoltori ha organizzato in Basilicata, a partire da domani, per mettere in primo piano la sofferenza del mondo agricolo. La situazione del comparto ha avuto una prima manifestazione oggi, nel Metapontino, con un corteo di trattori e altri mezzi che hanno percorso a velocità ridotta la statale Jonica. Da domani, le prime assemblea si svolgeranno nel Vulture-Alto Bradano: il documento è stato inviato ai sindaci, ai presidenti della Province di Potenza e Matera e ai capigruppo del consiglio regionale. Cia-Agricoltori ha elencato i punti “al centro” delle rivendicazioni del settore: reddito delle imprese agricole, valore lungo la filiera, centralità delle aree interne e dell’agricoltura familiare, stop al consumo di suolo, risorsa acqua, emergenza fauna selvatica, revisione della politica agricola comunitaria, crisi climatica, fitofarmaci, mercati internazionali e costi di produzione.

    In piazza ad Avellino. Arriva anche in Irpinia la protesta di agricoltori e imprenditori agricoli contro le politiche europee, i tagli ai benefit su gasolio e il ripristino dell’aliquota Irpef alla soglia più alta: decine di trattori ed altri mezzi agricoli hanno occupato oggi Piazza Kennedy, nel centro di Avellino. Cartelli e striscioni sono stati esposti contro il caro-prezzi: “Siamo allo stremo – hanno detto gli agricoltori – per colpa di politiche che non tutelano il lavoro e la filiera agricola nazionale”. Domani, a Grottaminarda, nuova manifestazione con corteo che si concluderà nei pressi del casello autostradale dell’A16 Napoli-Canosa. Martedì, invece, è annunciato un presidio presso la sede di Avellino della Regione Campania nel centro direzionale di Collina Liguorini.

    Fonte: ANSA

    English translate

    New protest by farmers, with their tractors, near the Orte motorway toll booth.

    According to what ANSA understands, the demonstration particularly concerns the square in front, practically just outside the A1, on the lawn of the central roundabout. The tractors have crossed the roads leading to the toll booth and are expected to remain in the area for a while. At the moment the motorway entrance is not blocked.

    Protest in Turin. The European flag burned. Protest to ‘defend Italian agriculture’ in the center of Turin. An improvised stage has been set up in Piazza Castello for an initiative signed by the ‘Turinese Variant’ born in 2020 to oppose the restrictions and vaccines against Covid and by the Piedmont Human Rights Committee. On stage the leader of the Variante Marco Liccione, who burned a European Union flag. ‘I did it because the EU has failed and we want to get out of it,’ he said. According to the organizers, “hundreds of people” participated in the protest, with many passers-by stopping to observe. On placards and banners the demonstrators wrote, among other things, “Our land is our life”, “We defend Italian agriculture from the interests of multinationals and from our politics incapable of reacting”, “Let’s save our agriculture from abuse food”.

    “We are paralyzing the country and we will go to Rome. Between yesterday and today, hundreds more committees were born, we are the good Italy and we will never give up”. Thus, from the stage set up in Piazza Castello in Turin, Danilo Calvani, president of the Betrayed Farmers Committee, at the demonstration “in defense of Italian agriculture”, organized by the Piedmont Coordination for Human Rights, Casa del Popolo, Comitati Riuniti Agricoli-Cittadini Italians and the Turin Variation. “Since January 22 – added Calvani – we have begun an all-out mobilization, from north to south, of the agricultural world, in revolt against the policy of the EU and the Italian State which makes agreements with the EU but above all against Coldiretti, Cia and Confagricoltura : they do not represent us, in fact they are the main cancer of us farmers. Ours – the leader of the Betrayed Farmers Committee continued – is a battle that belongs to all consumers, against the shameful diktats that we are suffering from the EU. I invite all Italians to support us in a war that we will win”. On the stage in Piazza Castello, activists from France also took turns at the microphone, including Francois Marie Periér, founder of the GreLive movement in Grenoble, born for “freedom and the truth about Covid”.

    Protest in Alessandria. Protest rally with 250 tractors, on the outskirts of Alessandria, until February 3, promoted by the Coordination of autonomous farmers of Alessandria and Asti. The demonstration, launched yesterday, in Viale Milite Ignoto, marks the start of a series of initiatives: this afternoon the promoters organized the ‘Agriculture Educational Day’ to “invite families and children to learn about the world of agriculture, explained directly from the producers”. Tomorrow afternoon the farmers who have joined the coordination will go, on foot, in a procession from the garrison to Piazza della Libertà, where they will hold a rally in front of Palazzo Ghilini, headquarters of the Prefecture. On Wednesday another procession, this time of tractors, headed towards the ring road and the Alessandria Ovest toll booth of the A21 Turin-Piacenza motorway. The closure of the garrison is scheduled for Saturday 3 February: for that date the Autonomous Farmers have invited the president of the Piedmont Region Alberto Cirio. “Ours is an apolitical protest, in full respect of legality – underline Gabriele Ponzano and Gian Piero Ameglio, spokesperson for the Movement – not against someone, but for someone: for the future of our families and companies. And to guarantee healthy, Italian food” .

    Demonstration in the Metaponto area. An eleven-point document – taken from a ready national plan – is the basis of the assemblies that Cia-Agricoltori has organized in Basilicata, starting tomorrow, to highlight the suffering of the agricultural world. The situation in the sector had its first manifestation today, in the Metaponto area, with a procession of tractors and other vehicles that traveled along the Jonica state road at reduced speed. From tomorrow, the first meetings will take place in Vulture-Alto Bradano: the document has been sent to the mayors, the presidents of the Provinces of Potenza and Matera and the group leaders of the regional council. Cia-Agricoltori listed the points “at the centre” of the sector’s demands: income of agricultural businesses, value along the supply chain, centrality of internal areas and family farming, stop to land consumption, water resource, wildlife emergency, revision of community agricultural policy, climate crisis, pesticides, international markets and production costs.

    In the square in Avellino. The protest of farmers and agricultural entrepreneurs against European policies, the cuts to diesel benefits and the restoration of the Irpef rate to the highest threshold also arrives in Irpinia: dozens of tractors and other agricultural vehicles occupied Piazza Kennedy today, in the center of Avellino. Signs and banners were displayed against the high prices: “We are exhausted – said the farmers – due to policies that do not protect work and the national agricultural supply chain”. Tomorrow, in Grottaminarda, a new demonstration with a procession that will end near the A16 Napoli-Canosa motorway toll booth. On Tuesday, however, a demonstration was announced at the Avellino headquarters of the Campania Region in the Collina Liguorini business center.

    Source: ANSA

    Il mio nonno materno Carmine Palermo, nato a Contrada Porcini nella campagna Ovest di Scurcola Marsicana il 25 Novembre 1930 e deceduto per cancro al fegato al Presidio Ospedaliero di Pescina il 30 Gennaio 2015 alle ore 1.20 AM
    My grandfather Carmine Palermo born in Contrada porcini, in the countryside Ovest of Scurcola Marsicana on November 25th 1930 and died for a liver cancer in the Pescina Hospital facility on January 30th 2015 at 1.20 AM
    http://www.infinitamemoria.it/cimiteri/abruzzo/l-aquila/scurcola-marsicana/cimitero-comunale-di-scurcola-marsicana/memorial/carmine-palermo

    Bruxelles, mille trattori per le strade della città: blocchi e roghi | Lancio di bottiglie contro l’Europarlamento: abbattuta una statua | Quattro fermi

    Gli agricoltori, arrivati da tutta Europa per protestare contro la Politica agricola comune (Pac) e il Green Deal, hanno bloccato e occupano da ore Place de Luxembourg

    Almeno mille trattori hanno bloccato diverse strade di Bruxelles, in particolare in prossimità del quartiere europeo, dove sono presenti i leader Ue per il Consiglio europeo straordinario.

    Gli agricoltori, arrivati da tutta Europa per protestare contro la Politica agricola comune (Pac) e il Green Deal, hanno bloccato Place de Luxembourg, davanti alla sede del Parlamento europeo, e hanno appiccato alcuni roghi con legna e pneumatici. Molte le esplosioni di petardi. Il sindaco di Bruxelles: “Fermate quattro persone”.

    Bottiglie e uova contro l’Europarlamento, idranti sui manifestanti

    Circa cento agricoltori hanno lanciato bottiglie e uova contro la sede del Parlamento europeo all’ingresso principale situato a Place de Luxembourg. La polizia, schierata in tenuta anti-sommossa dietro alle transenne posizionate lungo tutto il perimetro, ha azionato gli idranti. I manifestanti, presenti nelle vie adiacenti all’Eurocamera con centinaia di trattori, hanno fatto esplodere anche numerosi petardi al grido di “Senza agricoltori non c’è agricoltura”.

    Il sindaco di Bruxelles: quattro fermi

    Le autorità belghe hanno finora disposto quattro fermi amministrativi per l’assedio dei trattori, secondo quanto ha indicato il sindaco della capitale belga, Philippe Close, ai microfoni di Rtl. Gli agricoltori giunti in città, ha detto, “sono più del previsto: avevamo stimato 800 trattori e invece sono 1.300 con oltre 2mila persone. Siamo riusciti a concentrare i trattori nel distretto UE e allo stesso tempo si è potuto tenere il vertice La priorità è il dialogo, ma la polizia è pronta se la situazione dovesse degenerare”. 

    Abbattuta una statua

    Gli agricoltori hanno anche abbattuto una delle sculture storiche presenti a Place du Luxembourg, risalente al 1872, davanti alla sede del Parlamento europeo. La statua fa parte del complesso monumentale John Cockerill, in memoria del pioniere dell’industria siderurgica e della ferrovia in Belgio. La statua giace ora a terra sul prato al centro della piazza, circondata da nuovi roghi appiccati questa mattina dagli agricoltori e alimentanti con legna e pneumatici. Su un’altra statua del monumento è stato affisso il cartello: “People of Europe, say no to despotism” (“Popoli d’Europa, dite no al dispotismo”). 

    Coldiretti: obiettivo che l’Ue non ci tolga altre risorse

    Oggi al Consiglio europeo “si discute anche di bilancio” e “il primo obiettivo è fare in modo che non vengano tolte altre risorse all’agricoltura come è successo nei decenni passati. Questo potrebbe già essere un ulteriore segnale ai nostri imprenditori”, ha detto il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, parlando a Place Luxembourg davanti al Parlamento europeo, dove è in corso la maxi-mobilitazione dei trattori provenienti da tutta Europa. “Al primo punto c’è la volontà di togliere tutti quelli che sono i vincoli che da Timmermans in poi hanno cercato di inserire con regole che penalizzano la capacità produttiva UE”, ha sottolineato.

    Autostrade per Parigi sempre bloccate dai trattori

    Intanto, la protesta degli agricoltori continua anche in Francia. Resta difficile raggiungere Parigi dalle 8 autostrade che conducono nella capitale e che sono tuttora bloccate dai trattori nell’Ile-de-France. Il prefetto ha rafforzato con 24 compagnie di celerini il dispositivo a protezione dei siti più cruciali per la distribuzione nella capitale, dove sugli scaffali dei supermercati si vedono gli effetti dei primi accaparramenti nel timore di una scarsità dei prodotti.

    English translate

    Brussels, a thousand tractors on the streets of the city: blockades and fires | Throwing bottles at the European Parliament: a statue torn down | Four arrested

    Farmers, who arrived from all over Europe to protest against the Common Agricultural Policy (CAP) and the Green Deal, have blocked and occupied Place de Luxembourg for hours

    At least a thousand tractors blocked several streets in Brussels, particularly near the European Quarter, where EU leaders are present for the extraordinary European Council.

    The farmers, who arrived from all over Europe to protest against the Common Agricultural Policy (CAP) and the Green Deal, blocked Place de Luxembourg, in front of the European Parliament, and started some fires with wood and tyres. Many firecracker explosions. The mayor of Brussels: “Stop four people”.

    Bottles and eggs against the European Parliament, water cannons on the demonstrators

    Around one hundred farmers threw bottles and eggs at the European Parliament building at the main entrance located on Place de Luxembourg. The police, lined up in anti-riot gear behind the barriers positioned along the entire perimeter, activated the water cannons. The demonstrators, present in the streets adjacent to the European Chamber with hundreds of tractors, also set off numerous firecrackers shouting “Without farmers there is no agriculture”.

    The mayor of Brussels: four arrested

    The Belgian authorities have so far placed four administrative stops for the siege of the tractors, according to what the mayor of the Belgian capital, Philippe Close, told RTL. The farmers who arrived in the city, he said, “are more than expected: we had estimated 800 tractors and instead they are 1,300 with over 2 thousand people. We managed to concentrate the tractors in the EU district and at the same time the summit was able to be held. The priority is dialogue, but the police are ready if the situation escalates.”

    A statue torn down

    The farmers also knocked down one of the historic sculptures on Place du Luxembourg, dating back to 1872, in front of the European Parliament. The statue is part of the John Cockerill monumental complex, in memory of the pioneer of the steel industry and the railway in Belgium. The statue now lies on the ground on the lawn in the center of the square, surrounded by new fires set by farmers this morning and fueled with wood and tyres. On another statue of the monument the sign was posted: “People of Europe, say no to despotism” (“People of Europe, say no to despotism”).

    Coldiretti: objective that the EU does not take away any more resources

    Today at the European Council “we are also discussing the budget” and “the first objective is to ensure that further resources are not taken away from agriculture as has happened in past decades. This could already be a further signal to our entrepreneurs”, he said the president of Coldiretti, Ettore Prandini, speaking at Place Luxembourg in front of the European Parliament, where the maxi-mobilization of tractors from all over Europe is underway. “The first point is the desire to remove all the constraints that from Timmermans onwards they have tried to insert with rules that penalize EU production capacity”, he underlined.

    Highways to Paris always blocked by tractors

    Meanwhile, farmers’ protests also continue in France. It remains difficult to reach Paris from the 8 motorways that lead to the capital and which are still blocked by tractors in the Ile-de-France. The prefect has strengthened with 24 emergency response companies the device to protect the most crucial sites for distribution in the capital, where the effects of the first hoardings can be seen on the supermarket shelves in fear of a shortage of products.

    Source: TGcom24

    Milano, 250 trattori bloccano le strade: chiuse anche due uscite dell’autostrada (e non è finita)

    La protesta degli agricoltori martedì ha creato disagi nel Sud Milano. E il presidio va avanti

    Trattori in marcia. Martedì quasi 300 agricoltori, con il numero che è cresciuto nel corso delle ore, si sono ritrovati a Melegnano, accanto alla barriera di Milano sud, per protestare contro alcune misure contenute nella politica agricola comune europea, Pac, e nel Green deal, in cui sono presenti dei vincoli che li coinvolgono. Loro ne vogliono meno e chiedono più incentivi, oltre a un taglio delle tasse.

    I manifestanti, provenienti in particolare dalle province di Milano, Pavia e Lodi, sono guidati dal coordinamento nazionale di ‘Riscatto Agrario’. Filippo Goglio, organizzatore del presidio, ha spiegato: “Andando avanti così rischiamo tutti, prima o poi, di chiudere. Non siamo contro il Governo: siamo per l’Italia. Ecco perché come simbolo della nostra battaglia abbiamo scelto la bandiera italiana con il trattore raffigurato”. Tra i motivi della mobilitazione anche il no alle carni sintetiche e la difesa del made in Italy. 

    Se in mattinata gli agricoltori erano rimasti fermi in uno spazio verde nei pressi dei caselli, nel pomeriggio 250 mezzi si sono messi in marcia sulla provinciale Binasca e sulla via Emilia, bloccando di fatto le provinciali e un tratto di autostrada. 

    Poco prima delle ore 16:30, infatti, “sulla A1 Milano-Napoli sono state temporaneamente chiuse la stazione di Melegnano, in entrata per chi è diretto verso Milano e in uscita per chi proviene da Milano e lo svincolo di Binasco, in uscita per chi proviene da Bologna, a causa di una manifestazione in corso sulla viabilità ordinaria”, ha fatto sapere Autostrade. La situazione è tornata alla normalità soltanto verso le 21, anche se i manifestanti sono rimasti in presidio anche di notte. 

    Le manifestazioni, infatti, non sono terminate. Ancheo oggi, mercoledì 31 gennaio, e per i prossimi tre giorni, gli agricoltori protesteranno alla stessa maniera. E non è escluso che il numero dei partecipanti sia maggiore. 

    Fonte: Milano Today

    English translate

    Milan, 250 tractors block the roads: two motorway exits also closed (and it’s not over)

    The farmers’ protest on Tuesday created inconvenience in southern Milan. And the garrison continues

    Tractors running. On Tuesday almost 300 farmers, with the number growing over the hours, met in Melegnano, next to the southern Milan barrier, to protest against some measures contained in the common European agricultural policy, CAP, and in the Green deal, in which there are constraints that involve them. They want less and ask for more incentives, as well as a tax cut.

    The demonstrators, coming in particular from the provinces of Milan, Pavia and Lodi, are led by the national coordination of ‘Riscatto Agrario’. Filippo Goglio, organizer of the demonstration, explained: “By going on like this we all risk, sooner or later, closing down. We are not against the Government: we are for Italy. This is why as a symbol of our battle we have chosen the Italian flag with the tractor pictured”. Among the reasons for the mobilization also the no to synthetic meat and the defense of Made in Italy.

    If in the morning the farmers had remained stationary in a green space near the toll booths, in the afternoon 250 vehicles set off on the Binasca provincial road and on the Via Emilia, effectively blocking the provincial roads and a stretch of the motorway.

    Just before 4.30 pm, in fact, “on the A1 Milan-Naples the Melegnano station was temporarily closed, at the entrance for those heading towards Milan and at the exit for those coming from Milan and the Binasco junction, at the exit for those coming from Bologna, due to an ongoing demonstration on ordinary roads”, Autostrade said. The situation returned to normal only around 9pm, even though the demonstrators remained present even at night.

    The demonstrations, in fact, are not over. Even today, Wednesday 31 January, and for the next three days, farmers will protest in the same way. And it is not excluded that the number of participants will be greater.

    Source: Milano Today

    La protesta degli agricoltori travolge anche le Madonie: 500 trattori in marcia

    Partendo da Resuttano hanno attraversato Alimena, Buonpietro e Petralia Soprana: “Non riusciamo più a vivere del nostro lavoro, il presidente della Regione e l’assessore all’Agricoltura ci ascoltino e portino le nostre voci a Roma e in Europa”. L’assessore Sammartino: “Vicino ai lavoratori”

    La protesta degli agricoltori nelle Madonie
    https://www.palermotoday.it/cronaca/protesta-agricoltori-madonie-febbraio-2024.html

    La protesta dei trattori arriva anche sulle Madonie. Questa mattina (primo febbraio) 500 mezzi agricoli e altrettanti lavoratori del comparto hanno infatti attraversato le principali strade dei comuni delle Alte Madonie, partendo dal ponte di Resuttano (in provincia di Caltanissetta) e passando per Alimena, Bompietro e Petralia Soprana, sulla provinciale 19 e la statale 290. 

    “Non riusciamo più a vivere del nostro lavoro – spiega Aldo Mantegna, allevatore di Gangi – e ai rincari sulle materie prime e sul gasolio, che gravano sulle nostre tasche, non si sono accompagnate misure di sostegno né l’aumento del prezzo di vendita dei nostri prodotti. Così non possiamo andare avanti. Ci rivolgiamo al presidente della Regione, Renato Schifani, e all’assessore all’Agricoltura, vogliamo che prendano una posizione chiara rispetto alle proteste: sono dalla parte degli agricoltori, degli allevatori e dei consumatori siciliani? Se sì, chiediamo che intervengano sulle materie di loro competenza e che si facciano portavoce con il governo nazionale ed europeo”. 

    I manifestanti inoltreranno un documento con alcune rivendicazioni più urgenti, con la richiesta di convocazione di un incontro a cui possano prendere parte rappresentanti del comitato madonita e i massimi rappresentanti della Regione e del comparto, entro una settimana. In assenza di riscontro, torneranno in piazza con iniziative più incisive. 

    “Chiediamo la revisione della Pac, con particolare attenzione alla deroga del 2023 Bcaa 8, che introduce l’obbligo di lasciare il 4% delle aree seminative non produttivo – spiega Tiziana Albanese, a nome del Comitato spontaneo delle Madonie – abolizione definitiva dell’Irpef agricola e dell’Imu, l’adeguamento dei prezzi dei prodotti agricoli proporzionato all’aumento dei costi di produzione, la fissazione di un tetto massimo prezzo carburante agricolo, il pagamento immediato dei contributi Pac e Psr, l’immediato decreto di declaratoria di calamità naturale per l’annata agraria 2023/2024, l’aumento dei controlli sulle merci (sia le materie prime che i prodotti finiti) importate in Italia, che devono osservare gli stessi protocolli imposti sulla produzione locale”. 

    “Aggiungiamo anche alcune richieste specifiche del nostro territorio – conclude Santa Gangi, portavoce del comitato – specialmente interventi di controllo e contenimento della fauna selvatica, interventi di manutenzione stradale per garantire il raggiungimento delle aziende del territorio da parte di auto, mezzi agricoli e mezzi per i rifornimenti e il trasporto dei prodotti. La Sicilia e le Madonie hanno una forte vocazione agricola, ma senza interventi urgenti a favore del comparto rischiamo di svendere i nostri terreni e allevamenti, frutto del sacrificio dei nostri padri e dei nostri nonni. Ne vale della possibilità di scegliere di restare qui e non emigrare”. 

    L’assessore Sammartino: “Vicino ai lavoratori”

    “Rinnovo la mia vicinanza ai lavoratori del comparto agricolo che in questi giorni manifestano contro le politiche dell’Unione europea, troppo spesso distanti dai bisogni reali dei territori”. Lo afferma l’assessore regionale all’Agricoltura, Luca Sammartino, manifestando solidarietà e sostegno agli agricoltori. “Incontrerò presto i loro rappresentanti per raccogliere proposte. L’ascolto è alla base del lavoro messo in campo in questi mesi, come gli aiuti economici alle imprese in ginocchio per i rincari del carburante e dell’energia e le battaglie che ho portato avanti in commissione Politiche agricole a tutela dei consumatori e dei prodotti della nostra terra, anche per l’utilizzo di etichette visibili negli alimenti contenenti farine derivate da insetti. Ieri  – conclude Sammartino – ho chiesto al presidente Schifani di dichiarare lo stato di calamità naturale per la siccità. La situazione del comparto è molto delicata e non faremo mancare il nostro sostegno”.

    Fonte: Palermo Today

    English translate

    The farmers’ protest also overwhelms the Madonie: 500 tractors marching

    Starting from Resuttano they crossed Alimena, Buonpietro and Petralia Soprana: “We can no longer live from our work, the president of the Region and the councilor for Agriculture listen to us and bring our voices to Rome and Europe”. Councilor Sammartino: “Close to the workers”

    The tractor protest also reaches the Madonie mountains. This morning (1st February) 500 agricultural vehicles and as many workers in the sector crossed the main roads of the municipalities of the Alte Madonie, starting from the Resuttano bridge (in the province of Caltanissetta) and passing through Alimena, Bompietro and Petralia Soprana, on provincial road 19 and state highway 290.

    “We can no longer live off our work – explains Aldo Mantegna, a farmer from Gangi – and the increases in raw materials and diesel, which weigh on our pockets, have not been accompanied by support measures or an increase in the selling price of the our products. We cannot go on like this. We turn to the President of the Region, Renato Schifani, and the Councilor for Agriculture, we want them to take a clear position regarding the protests: are they on the side of Sicilian farmers, breeders and consumers? If so, we ask that they intervene on the matters within their competence and that they act as spokespersons with the national and European government”.

    The protesters will forward a document with some more urgent demands, with the request to convene a meeting in which representatives of the Madonita committee and the highest representatives of the Region and the sector can take part, within a week. In the absence of feedback, they will return to the streets with more incisive initiatives.

    “We ask for the review of the CAP, with particular attention to the 2023 BCAA 8 exemption, which introduces the obligation to leave 4% of the arable areas non-productive – explains Tiziana Albanese, on behalf of the Madonie Spontaneous Committee – definitive abolition of the Irpef agricultural and IMU, the adjustment of the prices of agricultural products proportionate to the increase in production costs, the setting of a maximum agricultural fuel price ceiling, the immediate payment of CAP and PSR contributions, the immediate decree declaring disasters natural for the 2023/2024 agricultural year, the increase in controls on goods (both raw materials and finished products) imported into Italy, which must observe the same protocols imposed on local production”.

    “We also add some specific requests from our territory – concludes Santa Gangi, spokesperson of the committee – especially interventions for the control and containment of wild fauna, road maintenance interventions to ensure that cars, agricultural vehicles and vehicles can reach local companies. supplies and transport of products. Sicily and the Madonie have a strong agricultural vocation, but without urgent interventions in favor of the sector we risk selling off our land and livestock, the result of the sacrifice of our fathers and grandfathers. It is worth the possibility of choosing to stay here and not emigrate”.

    Source: Palermo Today

    Agricoltori riuniti a Vasto: «Non ci fermiamo, il 2 febbraio corteo da Fossacesia ad Atessa»

    Vasto 1 febbraio 2024 in Economia E Lavoro

    La data è il 2 febbraio. I trattori sfileranno da Fossacesia ad Atessa. La grande manifestazione degli agricoltori abruzzesi si farà: «Se ci fermiamo, non abbiamo vinto», scandisce Ignazio Barducci, portavoce del presidio Atessa-Val di Sangro, nell’incontro cui partecipano a Vasto più di cento agricoltori. La sera di mercoledì 31 gennaio è il giorno dell’assemblea nel salone parrocchiale della chiesa di San Paolo. Posti a sedere esauriti, c’è la voglia di non fermarsi al presidio della scorsa settimana di decine di trattori davanti ai due caselli di autostradali di Vasto.

    Il 23 febbraio il corteo dei mezzi agricoli partirà da Fossacesia Marina e punterà verso Atessa, dove sarà allestito un presidio in piazza Abruzzo. Alle 15 i motori si riaccenderanno per salire in paese e ritrovarsi in piazza Garibaldi. Costo del gasolio, tasse e PAC (Politica Agricola Comunitaria): soprattutto contro questo torneranno a protestare gli agricoltori. «I nostri problemi sono causati dall’Unione europea», sostiene Nicolino Torricella, presidente della cooperativa Euro ortofrutticola del Trigno di San Salvo. «Perfino la grandezza delle zucchine viene decisa da Bruxelles».

    Agricoltori ieri sera in assemblea a Vasto
    https://chiaroquotidiano.it/2024/02/01/agricoltori-riuniti-a-vasto-la-protesta-prosegue-il-23-febbraio-corteo-da-fossacesia-ad-atessa/

    «I prodotti italiani sono i migliori del mondo», tuona Nicola Giarrocco. «Noi vogliamo essere i principali attori del nostro destino», ma «ci sono le associazioni di categoria che dovrebbero rappresentarci e non lo fanno».

    Michele Bosco, presidente dell’associazione Terre di Punta Aderci, coordina l’incontro e sollecita i presenti a dire quello che pensano. «Non siamo contrari al fotovoltaico e all’eolico, ma vanno messi dove la terra non è coltivabile», precisa sulla questione emersa in questi giorni.

    Gli imprenditori agricoli vogliono organizzarsi: «Dobbiamo – propone Antonio Adami – costituire un’associazione per avere un punto di riferimento dove parlare delle problematiche ed esprimere le nostre necessità». Intanto la protesta non si ferma.

    English translate

    Farmers gathered in Vasto: «We won’t stop, on February 2nd the procession from Fossacesia to Atessa»

    The date is February 2nd. The tractors will parade from Fossacesia to Atessa. The great demonstration of Abruzzo farmers will take place: «If we stop, we haven’t won», says Ignazio Barducci, spokesperson for the Atessa-Val di Sangro garrison, in the meeting attended by more than one hundred farmers in Vasto. The evening of Wednesday 31 January is the day of the assembly in the parish hall of the church of San Paolo. Seats sold out, there is the desire not to stop at last week’s demonstration of dozens of tractors in front of the two motorway toll booths in Vasto.

    On 23 February the procession of agricultural vehicles will start from Fossacesia Marina and head towards Atessa, where a garrison will be set up in Piazza Abruzzo. At 3pm the engines will restart to go up to the town and find themselves in Piazza Garibaldi. Cost of diesel, taxes and CAP (Community Agricultural Policy): above all, farmers will return to protest against this. «Our problems are caused by the European Union», claims Nicolino Torricella, president of the Euro fruit and vegetable cooperative of Trigno di San Salvo. “Even the size of the courgettes is decided by Brussels.”

    «Italian products are the best in the world», thunders Nicola Giarrocco. «We want to be the main actors of our destiny», but «there are trade associations that should represent us and they don’t».

    Michele Bosco, president of the Terre di Punta Aderci association, coordinates the meeting and urges those present to say what they think. «We are not against photovoltaic and wind power, but they should be placed where the land is not cultivable», he specifies on the issue that has emerged in recent days.

    Agricultural entrepreneurs want to organize themselves: «We must – proposes Antonio Adami – set up an association to have a point of reference where we can talk about problems and express our needs». Meanwhile, the protest doesn’t stop.

    Cos’è la Politica Agricola Comunitaria (PAC)?

    La Politica Agricola Comune (PAC) rappresenta l’insieme delle regole che l’Unione europea, fin dalla sua nascita, ha inteso darsi riconoscendo la centralità del comparto agricolo per uno sviluppo equo e stabile dei Paesi membri.

    La PAC, ai sensi dell’articolo 39 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, persegue i seguenti obiettivi:

    • incrementare la produttività dell’agricoltura;
    • assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola;
    • stabilizzare i mercati;
    • garantire la sicurezza degli approvvigionamenti;
    • assicurare prezzi ragionevoli ai consumatori.
    https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/287
    https://agriculture.ec.europa.eu/common-agricultural-policy/cap-overview/cap-glance_it
    https://www.europarl.europa.eu/factsheets/it/sheet/110/il-secondo-pilastro-della-pac-la-politica-di-sviluppo-rurale
    https://temi.camera.it/leg19/temi/politiche-europee-e-dello-sviluppo-rurale.html
    https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/4277
    https://www.openpolis.it/parole/cose-la-politica-agricola-comune/
    https://temi.camera.it/leg18/temi/tl18_riforma_pac_2014__2020_d_d.html
    https://agriculture.ec.europa.eu/common-agricultural-policy/cap-overview/cap-2023-27_it
    https://commission.europa.eu/strategy-and-policy/priorities-2019-2024/european-green-deal_it
    https://www.consilium.europa.eu/it/policies/cap-introduction/cap-future-2020-common-agricultural-policy-2023-2027/
    https://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2023/03/27/la-nuova-pac-in-sintesi-tutte-le-novita-da-sapere-spiegate-bene/78251
    https://www.youtube.com/shorts/L0EMTZZDuCk

    Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ambientalista, anticapitalista, sportivissimo, membro della Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network per contrastare il Riscaldamento Globale indotto artificialmente

    PREDAZIONI DA LUPO. SALVAGUARDIA RURALE VENETA CRITICA COLDIRETTI: “PROGETTO FALLIMENTARE”

    Enrico Beltramini, presidente dell’associazione nata nel 2017, si scaglia in particolare «contro l’utilizzo dei collari con feromoni di lupo sui capi di bestiame, scelta che si è rivelata controproducente».

    25 Dicembre 2023

    Lupi, predazioni in Lessinia e sul Baldo
    https://www.larena.it/territorio-veronese/lessinia/predazioni-da-lupo-salvaguardia-rurale-veneta-critica-coldiretti-progetto-fallimentare-1.10477146

    Salvaguardia Rurale Veneta critica il progetto messo a punto da Marco Apollonio, ordinario del dipartimento di Veterinaria dell’Università di Sassari, e dal tecnico faunistico Duccio Berzi, appoggiato da Coldiretti Verona.

    Consiste nell’adozione di una serie di strategie – sistemi di dissuasione come lo sparo a pallettoni di gomma, collari con ormoni di lupo per proteggere mandrie e greggi, radiocollari per monitorare gli spostamenti degli esemplari problematici e troppo confidenti con l’uomo – pensate per mitigare il conflitto tra lupo e attività zootecnica nelle zone della Lessinia e del Baldo.

    Enrico Beltramini, presidente dell’associazione nata nel 2017 per rispondere alle sempre più numerose domande di aiuto e supporto da parte di allevatori e cittadini, si scaglia in particolare «contro l’utilizzo dei collari con feromoni di lupo sui capi di bestiame, scelta che si è rivelata controproducente».

    Esempio svizzero

    Si prende ad esempio la Svizzera, spiega, «Paese che ha aperto agli abbattimenti. Così l’Europa, che si sta muovendo verso il contenimento degli esemplari». Inutile quindi, rincara la dose, «spendere risorse per un progetto che si è già rivelato fallimentare e non adatto alla Lessinia. Il fatto che, come dichiarato dalla Coldiretti, i dispositivi sembrano garantire risultati efficaci non è sufficiente».

    A metà novembre, la federazione scaligera ha accolto a Velo Veronese un gruppo di allevatori e rappresentanti del principale sindacato agricolo francese (Fnsea) per discutere dell’interazione tra uomini e fauna selvatica; inoltre, ha aperto tavoli di confronto con allevatori e sindaci dell’altopiano, che in queste settimane hanno deliberato o stanno deliberando in consiglio comunale sul piano proposto da Coldiretti. «Come associazione», conclude, «non siamo stati interpellati: ancora una volta non si ascolta il territorio». 

    Autore: Marta Bicego

    Fonte: L’Arena

    Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

    AGRICOLTURA SOSTENIBILE: COS’E’ E SU QUALI PRINCIPI SI FONDA

    Fiorella Vasta 25 Ottobre 2023 14:00

    In che modo si può rendere l’agricoltura sostenibile? La sostenibilità ambientale passa anche per campi e coltivazioni, e mescola innovazione e tradizione per dar vita a un settore – quello agro-alimentare – ricco di sorprese e novità straordinarie. Il tutto, con l’unico obiettivo di preservare la risorsa più importante che ci sia, la nostra Terra.

    https://www.greenstyle.it/agricoltura-sostenibile-409391.html

    Indice

    1. Cos’è l’agricoltura sostenibile?
    2. Quali sono i 5 principi dell’agricoltura sostenibile?
      1. Cambiamento e riduzione dell’impatto ambientale
      2. Dare valore alle risorse naturali
      3. Crescita economica inclusiva
      4. Un’agricoltura resiliente
      5. Adattarsi alle nuove sfide
    3. Come si può rendere l’agricoltura “sostenibile”?

    In un mondo che mira alla sostenibilità praticamente in ogni ambito, oggi più che mai quello dell’agricoltura sostenibile è un concetto che riveste un ruolo di primaria importanza. Quello agricolo è infatti un settore che presenta ampi margini di miglioramento, un’industria che nuoce ancora non poco all’ambiente e alla biodiversità, e che comporta un profondo impatto dal punto di vista ecologico.

    Fra le cause, vanno ricordate le emissioni di gas serra dei terreni agricoli e degli allevamenti, la deforestazione, lo sfruttamento e l’inquinamento del terreno e delle risorse idriche e l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti nocivi per l’ambiente: tutte problematiche intrinsecamente connesse al settore agricolo.

    È per queste e per molte altre ragioni che, al pari di altri settori, anche quello dell’agricoltura necessita di un miglioramento, di un rimodernamento, se così vogliamo definirlo, in modo che coltivazioni e allevamenti si allineino sempre più ai principi di sostenibilità che stanno traghettando la nostra società verso un futuro più “verde”.

    Ma a conti fatti, come si fa l’agricoltura sostenibile?

    In questo articolo vedremo quali sono i modelli di agricoltura sostenibile, gli esempi e i Principi proposti dalla FAO per raggiungere tale obiettivo.

    Cos’è l’agricoltura sostenibile?

    Per definizione, l’agricoltura sostenibile è un’agricoltura che rispetta l’ambiente, non ricorre a sostanze inquinanti e non intacca l’equilibrio degli ecosistemi. Inoltre, dovrebbe trattarsi di un’agricoltura che tenga in considerazione non solo le necessità attuali, ma anche quelle delle future generazioni.

    Il significato dell’agricoltura sostenibile è stato illustrato egregiamente dalle parole dell’ASI (Agricultural Sustainability Institute), secondo cui il concetto di “sostenibilità” può essere tradotto nell’obiettivo di “soddisfare il fabbisogno dell’umanità oggi, tenendo conto delle esigenze delle generazioni future“, rispettando risorse essenziali come acqua, terra e preservando la biodiversità.

    Quali sono i 5 principi dell’agricoltura sostenibile?

    Sapere cosa si intende con “sostenibile” in termini di coltivazioni e agricoltura è senz’altro utile. Ma, concretamente parlando, in che modo potremmo raggiungere questo obiettivo?

    La FAO (Food and Agriculture Organization), ha realizzato una lista di 5 principi o linee guida alle quali dovremmo ispirarci, per poter contribuire in maniera concreta alla creazione di una società sostenibile.

    Cambiamento e riduzione dell’impatto ambientale

    Aumentare la produttività, i posti di lavoro e, allo stesso tempo, migliorare i sistemi alimentari, adottando una politica di riduzione dei consumi di acqua ed energia e preservando le risorse, riducendo l’impatto ambientale dell’agricoltura.

    Dare valore alle risorse naturali

    Proteggere le risorse naturali e migliorarne la gestione, preservare il territorio e l’ambiente contrastando la distruzione di habitat naturali, e ridurre i livelli di inquinamento e lo spreco di acqua e altri beni essenziali.

    Crescita economica inclusiva

    Migliorare i mezzi di sussistenza e ottimizzare la produzione, integrando sistemi innovativi sia da un punto di vista energetico che ecologico e tecnologico.

    Allo stesso tempo, bisogna favorire una crescita economica che sia davvero inclusiva, e che garantisca una vera equità sociale nell’accesso alle risorse. Il che, naturalmente, include anche i Paesi in via di sviluppo.

    Un’agricoltura resiliente

    Un’agricoltura sostenibile ed eco-compatibile dovrebbe essere in grado di fronteggiare e contenere l’impatto che potranno avere i cambiamenti climatici attuali e futuri.

    Adattarsi alle nuove sfide

    Infine, la FAO esorta il settore agricolo ad adattarsi alle sfide che si presenteranno, assicurando al tempo stesso trasparenza, giustizia sociale ed economica ed equità nel ramo agro-alimentare.

    Come si può rendere l’agricoltura “sostenibile”?

    Ma come si può condurre un settore antichissimo e ricco di tradizioni come quello agricolo, in un’età moderna improntata alla sostenibilità energetica e ambientale?

    Nel corso degli anni sono stati compiuti già molti passi in avanti a livello globale, anche grazie all’implementazione di tecnologie all’avanguardia, in grado di limitare lo spreco di risorse e favorire un’agricoltura più “di precisione”. Ad esempio, la tecnologia può già dirci quando e quanta acqua dare a delle determinate piante, riducendo gli sprechi idrici.

    Ma il digitale non è la sola strada percorribile.

    A esso, si può integrare un approccio all’agricoltura “biologico”, che preveda l’impiego di sostanze naturali, la tutela dei terreni e la salvaguardia della biodiversità animale e vegetale, riducendo l’utilizzo di pesticidi potenzialmente dannosi per la salute.

    Adottando queste e altre strategie, potremmo rendere quello dell’agricoltura un sistema davvero eco-sostenibile, dando vita a uno spazio in cui tradizione e innovazione potranno vivere in armonia, un settore da lasciare in eredità alle generazioni future.

    Fonte: GreenStyle

    Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus

    ABRUZZO PER PATATE ED OLIO I PREZZI SALGONO ALLE STELLE

    https://www.ilcentro.it/pescara/abruzzo-per-patate-e-olio-i-prezzi-salgono-alle-stelle-1.3191119

    L’allarme delle associazioni: “le famiglie ed i produttori in grossa difficoltà”

    di Monica Pelliccione

    L’AQUILA E’ il prodotto alimentare che ha subito il rincaro maggiore. Le patate, piatto povero tra i più consumati dagli abruzzesi, hanno fatto registrare un aumento del 26% ad Agosto, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Complice anche il calo della produzione, con il 60% del raccolto in meno in Abruzzo a causa del cambiamento climatico arrecato da ENSO (El Nino Southern Oscillation), strettamente connesso con l’attività solare, che entrerà nella sua fase massima nel 2024. Il dato emerge dall’analisi della Coldiretti sugli effetti dell’inflazione sul carrello della spesa, con rincari pesanti anche per zucchero ed olio di oliva. Un litro di olio è arrivato a costare anche 9,30 euro. “L’aumento dei prezzi al consumo ed il crollo delle produzioni per patate ed olio stanno mettendo in difficoltà famiglie e produttori” dicono le associazioni di categoria.

    PREZZI ALLE STELLE

    A fronte del crollo delle produzioni nazionali, le importazioni di patate straniere sono esplose con un aumento del 27%, che supera il record del mezzo miliardo di chili registrato nel primo semestre dell’anno. “Il risultato è il crollo delle produzioni non compensato da aumenti adeguati dei prezzi all’origine anche per effetto della lievitazione dei costi energetici, mentre i prezzi al dettaglio stanno mettendo in grossa difficoltà i consumatori”. A fronte di una quotazione alla produzione agricola in media di 0,54 euro al chilo, i prezzi per i consumatori oscillano tra 1,10 e 2,20 euro al chilo. Circa l’80% degli abruzzesi consuma patate almeno una volta a settimana (solo? Diciamo anche di più in una settimana, ecco perché quasi tutti hanno il diabete!) e tra i principali criteri di acquisto spicca il rapporto qualità-prezzo, fattore decisivo per il 53% dei consumatori. A colpire i raccolti sono stati gli attacchi di elateridi, detti anche ferretti, della famiglia dei coleotteri: parassiti particolarmente dannosi per le patate, ma anche per pomodori, bietola e mais. Altro fattore negativo da considerare, i cambiamenti climatici. Secondo la Coldiretti è a rischio un settore con 47 mila ettari di superficie coltivata per una produzione annua di 1,3 milioni di tonnellate proveniente, per quasi la metà da tre regioni, Abruzzo, Campania ed Emilia-Romagna.

    RACCOLTO DISTRUTTO

    Domenico Roselli, Direttore provinciale della Coldiretti L’Aquila afferma: “Per quanto riguarda la produzione di patate, che si concentra essenzialmente nella zona del Fucino, scontiamo un’annata disastrosa a causa degli eventi calamitosi, perché tali vanno considerati, ovvero le insistenti piogge di Maggio e Giugno che hanno bruciato oltre il 60% del raccolto ed inciso negativamente sulle produzioni rimaste. La seconda semina ha fatto lievitare i costi di produzione. A questo si aggiunge un altro dato significativo: l’Italia è un grande importatore di patate in quanto la produzione nazionale non soddisfa il fabbisogno, ecco spiegato il rincaro dei prezzi”. Roselli ha messo in evidenza un ulteriore fenomeno: “in questo quadro negativo, c’è anche chi sta facendo incetta del prodotto patata per poi rimetterlo sul mercato a costi esorbitanti (speculatori)”.

    I problemi relativi alla semina hanno riguardato in particolare il Fucino. Antonio Sichetti, Presidente della Confederazione Italiana degli Agricoltori (CIA) Abruzzo dice: “Abbiamo molte aziende associate alla zona che hanno perso l’intero raccolto a causa del maltempo e sono stati costretti a seminare i nuovo. Nel momento in cui la semina non avviene nel periodo giusto, si registra un naturale calo di produzione”. Un fattore che ha inciso pesantemente è la restrizione all’utilizzo dei fitofarmaci, imposta dall’UE. “Quelli utilizzabili presentano criticità rispetto all’efficacia, mentre da noi i produttori devono attenersi a controlli rigorosi, i commercianti importano i prodotti agricoli a basso costo dal Nord Africa, dove si utilizzano ancora i fitofarmaci”.

    OLIO A PREZZO D’ORO

    Insieme alle patate, tra i prodotti che hanno avuto un rincaro pesante figura l’olio di oliva con un costo anche di 9,30 euro al litro, il prezzo più alto dell’ultimo anno. Alberto Corraro, Presidente Adiconsum Pescara, sottolinea: “Patate ed olio, sono insieme a pane, pasta e pomodori, alimenti di base per le famiglie, i rincari dell’olio di oliva e delle patate, produzioni tipiche abruzzesi, rappresentano l’ennesimo colpo per le famiglie, colpite nei mesi scorsi da un’inflazione al 12% sui prodotti alimentari. I redditi bassi e medi hanno a disposizione sempre la stessa entrata, mentre prodotti di consumo primari, come olio e patate, continuano ad aumentare. Sul prezzo finale incidono il trasporto, che assorbe una quota importante ed i costi dell’energia. Il timore delle associazioni di categoria è che la crisi energetica possa determinare ulteriori aumenti dei prodotti alimentari.” L’Abruzzo è la quinta regione in Italia per la produzione di olio di oliva con oltre 250 mila quintali, di cui quasi il 50% si concentra nella provincia di Chieti, mentre l’altra metà della popolazione è ripartita tra Pescara (30%), Teramo (16%) e L’Aquila (4%). Circa 60 mila le aziende e 530 i frantoi che operano sul territorio regionale.

    #Abruzzo, per #patate ed #olio i #prezzi salgono alle stelle. #IlCentro

    https://x.com/bralex84/status/1705149538007134305