Day: 11 novembre 2023

GUERRA A GAZA, APPELLO DI 4000 DOCENTI UNIVERSITARI: “BASTA COLLABORAZIONI CON GLI ATENEI ISRAELIANI”

di Orsola Riva

Nella petizione oltre a chiedere l’immediato cessate il fuoco e il ripristino del diritto umanitario internazionale si condannano «75 anni di oppressione storica, disumana e coloniale» del popolo palestinese da parte di Israele.

Studenti dell’Orientale di Napoli manifestano per la Palestina libera (foto Kontrolab) https://www.corriere.it/scuola/universita/23_novembre_10/guerra-gaza-appello-4000-docenti-universitari-basta-collaborazioni-gli-atenei-israeliani-afe1b754-7fd4-11ee-ac1f-c583414f2aa2.shtml

Il mondo accademico si divide sulla guerra in Israele e Palestina. La settimana scorsa era toccato all’Università di Bologna con un appello unilaterale in favore di «Gaza in primis» firmato da quasi 150 docenti e respinto dal rettore Giovanni Molari in nome del pluralismo delle idee: «Non spetta a noi prendere questa o quella posizione». Adesso la spaccatura si è fatta nazionale. Quasi quattromila professori e ricercatori universitari di vari atenei di tutto il Paese (su un totale di circa 100 mila docenti fra assunti, precari, collaboratori e assegnisti di ricerca) hanno sottoscritto un nuovo appello per il cessate il fuoco immediato che condanna i «crimini di guerra» e il «genocidio» in corso nella Striscia a seguito delle «brutali azioni» di Hamas (così viene definito il massacro di giovani, donne e bambini del 7 ottobre scorso). Di fatto si tratta di una sconfessione della posizione presa dalla Conferenza dei rettori tre settimane fa con la condanna equidistante «di ogni forma di guerra» e la richiesta agli atenei di esporre una bandiera della pace a lutto sui propri siti.

Mentre la Crui aveva espresso la sua solidarietà a tutte le comunità universitarie coinvolte nelle aree di crisi, i docenti firmatari di questa petizione chiedono ai singoli atenei da un lato di garantire il diritto degli studenti a momenti di dibattito in nome della «libertà di parola», dall’altro di interrompere immediatamente la collaborazione con le università e i centri di ricerca israeliani «fino a quando non sarà ripristinato il rispetto del diritto internazionale e umanitario». L’appello si rivolge al ministro degli Esteri Antonio Tajani perché si mobiliti per chiedere insieme alla fine immediata delle operazioni militari anche la fornitura di aiuti e la protezione delle Nazioni Unite per l’intera popolazione palestinese. I firmatari però non condannano solo i bombardamenti indiscriminati dell’esercito israeliano che avevano fatto, quando è stato steso l’appello, 9.000 morti civili di cui 3.760 bambini: «una punizione collettiva contro una popolazione inerme e imprigionata». Ma, facendo riferimento a vari report dell’Onu e di diverse organizzazioni umanitarie come Amnesty International e Human Rights Watch, ricostruiscono anche le cause «determinanti e antecedenti» di questa nuova ondata di violenza riconducendole all’«oppressione storica, disumana e coloniale che i palestinesi stanno vivendo da 75 anni». Sotto accusa non è solo la politica di occupazione illegale dei territori palestinesi accelerata da Israele negli ultimi vent’anni ma l’intera storia dello Stato ebraico.

Di tutt’altra natura e tutt’altro tono era stata la mozione per la pace approvata all’unanimità dal Senato accademico dell’Università di Padova all’inizio della settimana. In essa si condannano fermamente «le atrocità commesse da parte dell’organizzazione terroristica Hamas» e insieme si esprime «preoccupazione e sconcerto per il drammatico evolversi della situazione nella striscia di Gaza dove l’intervento dell’esercito israeliano, colpendo anche obiettivi non militari, sta imponendo alla popolazione palestinese perdite umane e disagi inaccettabili». L’ateneo patavino – si legge nella mozione – «è profondamente convinto che solo attraverso l’immediata sospensione delle operazioni militari sia possibile affrontare la complessità del conflitto in atto e favorire soluzioni pacifiche basate sui diritti umani internazionalmente riconosciuti». Esprime «vicinanza e solidarietà a tutte le popolazioni colpite e ai propri studenti israeliani e palestinesi» e e si impegna a collaborare ad iniziative di «accoglienza e sostegno delle comunità accademiche provenienti dalle zone colpite».

Fonte: Corriere

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto