Day: 26 novembre 2023

GLOBAL PEACE INDEX, L’INDICE CHE MISURA L’INDICE DI PACE ED IL GRADO DI SICUREZZA DELLE NAZIONI DEL MONDO

Vasto, lì 26 Novembre 2023 ore 21.58

Salve a tutti e a tutte, in questo articolo voglio riportare alla vostra attenzione un indice molto importante che analizza il grado di pace e sicurezza vigente all’interno nelle nazioni del Mondo: si tratta del Global Peace Index, o Indice di Pace Globale. Il presente articolo è atto a smontare tutte le mistificazioni e le credenze popolari italiche nelle quali si tende a riportare grossolanamente e grottescamente, il nostro Bel Paese Italia è migliore del Portogallo, a livello sociale ed infrastrutturale, cosa non affatto vera e non supportata da alcun tipo di fondamento statistico e quindi, di conseguenza scientifico.

Riporto di seguito gli indici di pace globali del 2018, nel pre-pandemia di COVID19 e quelli durante ancora la pandemia 2022 e 2023, noterete voi stessi che tra nazioni come il Portogallo e l’Italia c’è un abisso di differenza in termini di civilizzazione, educazione, pace e sicurezza delle comunità popolari: non a caso tutti quei paesi aventi il più basso indice di militarizzazione come Islanda, Malesia, Ungheria Portogallo, Slovenia e Danimarca, sono di fatto anche i paesi più democratici ed evoluti a livello civile, di welfare sul lavoro e dall’ottima qualità della vita, tutti fattori non garantiti in tutte quelle altre nazioni eccessivamente militarizzate, come la Francia, Corea del Nord, Stati Uniti d’America, Russia, Israele e ci aggiungo anche l’Italia che non compare tra i paesi più militarizzati ma de facto lo è, per cui tutti i fattori relativi a pace e sicurezza non sono più completamente garantiti anche nella nostra società italica, soprattutto per la vergognosa qualità dei nostri amministratori dei vari governi che si succedono da anni alla guida del Paese e di conseguenza per l’indegna qualità delle politiche adottate nei riguardi di capisaldi importanti nelle vita degli uomini e delle donne, come la sanità pubblica, l’istruzione e la ricerca, la tutela dell’ambiente intesa come gestione e controllo dei Parchi e delle Foreste, l’economia ed il lavoro, oltre alla presenza di un eccessivo grado di militarizzazione vigente nel nostro Paese che io detesto da sempre, avendo lavorato per un anno mediante Servizio Civile Nazionale (SCN) nell’Ente Parco Naturale Regionale Sirente-Velino sede amministrativa di Rocca di Mezzo (AQ) nell’ambito dell’ “Analisi e Conservazione della Biodiversità Forestale”, un importantissimo progetto di riqualificazione della flora endemica (piante) che caratterizzano la biodiversità floristica di un Parco avente una superficie boschiva di 54000 ettari con 22 comuni ricadenti al su interno.

Il Global Peace Index è un indice globale di pace molto importante che determina anche il grado di sicurezza di uno Stato mondiale, pertanto vale decisamente la pena analizzarlo ogni anno, per vedere dove si trova la propria nazione rispetto a tutte le altre 165 che formano il Mondo attualmente conosciuto.

https://www.economicsandpeace.org/wp-content/uploads/2020/08/Global-Peace-Index-2018-2-1.pdf

Global Peace Index 2018
https://www.economicsandpeace.org/wp-content/uploads/2020/08/Global-Peace-Index-2018-2-1.pdf
https://www.visionofhumanity.org/wp-content/uploads/2022/06/GPI-2022-web.pdf
Global Peace Index 2022
https://www.visionofhumanity.org/wp-content/uploads/2022/06/GPI-2022-web.pdf
https://www.visionofhumanity.org/wp-content/uploads/2023/06/GPI-2023-Web.pdf

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

L’EX-MINISTRO ALLA SALUTE ROBERTO SPERANZA INDAGATO PER OMICIDIO

L’ex-Ministro alla Salute del Governo Draghi Roberto Speranza indagato per omicidio
https://www.laverita.info/speranza-indagato-omicidio-2666336469.html

All’ex-Ministro sono stati contestati i reati di somministrazione di medicinali guasti e falso. Con Roberto Speranza, nel registro della Procura di Roma, è finito anche l’ex-Direttore di AIFA Nicola Magrini, che quando gli segnalarono gli eccessi di mortalità cardiovascolare scrisse: “Ma così si uccide il vaccino…”.

Fonte: La Verità, Direttore: Maurizio Belpietro

Vaccini, Speranza indagato. “La Procura di Roma ha già chiesto l’archiviazione”

Dopo alcuni esposti anche l’ex direttore di Aifa Magrini avrebbe ricevuto un avviso di garanzia

23 NOVEMBRE 2023 ALLE 09:21

https://www.repubblica.it/cronaca/2023/11/23/news/vaccini_speranza_indagato_la_procura_di_roma_ha_gia_chiesto_larchiviazione-421039380/

L’ex ministro alla Salute Roberto Speranza è iscritto nel registro degli indagati della Procura di Roma, insieme all’ex direttore di AIFA Nicola Magrini, dopo gli esposti di alcuni sindacati della polizia e guardia di Finanza e del comitato Ascoltami su presunti danni provocati dal vaccino anti Covid.

A dare notizia dell’inchiesta sono stati il quotidiano La Verità e la trasmissione tv Fuori dal coro del giornalista Mario Giordano.

Fonte: Repubblica

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

CONVEGNO DALL’EMERGENZA ALLA CATASTROFE? LA FINE DELL’INFORMAZIONE COMMISSIONE DUPRE, AULA CALASSO, PIAZZALE ALDO MORO 5, UNIVERSITA’ LA SAPIENZA ROMA 24 NOVEMBRE 2023 14.30-18.30

https://officinebrand.it/eventi/dallemergenza-alla-catastrofe-il-futuro-la-guerra-e-la-fine-dellinformazione/

Dall’emergenza alla catastrofe? Il futuro, la guerra e la fine dell’informazione.

È questo il tema su cui la DuPre – Commissione Dubbio e Precauzione dibatterà pubblicamente alla Sapienza di Roma, in Aula Calasso, questo venerdì 24 novembre dalle 14:30 alle 18:30.

Dopo una introduzione del giurista Ugo Mattei, interverranno il filosofo Massimo Cacciari, l’autrice e già ambasciatrice Elena Basile, l’attore e scrittore Moni Ovadia, i giornalisti Michele Santoro di Servizio Pubblico e Marco Tarquinio, già direttore dell’Avvenire, i politologi della Fionda Marco Guzzi e Geminello Preterossi, e tanti altri attivisti e intellettuali a cui sta a cuore una discussione aperta che contesti le ragioni della guerra e degli interessi nascosti e palesi a protrarre e riproporre sempre nuove emergenze per governare il mondo senza democrazia.

L’incontro sarà offerto in diretta streaming sui canali di Generazioni Future

La cooperativa di mutuo soccorso che supporta DuPre e ha lanciato i referendum contro l’invio di armi e per la sanità pubblica promossi la primavera scorsa da Ugo Mattei.

La copertura televisiva e online è assicurata inoltre da ByoBlu e Servizio Pubblico.

Slides intervento Prof. Ugo Mattei, giurista

Il Prof. Ugo Mattei (Torino, 22 Aprile 1961), giurista italiano, è noto per aver lanciato i referendum contro le privatizzazioni dei servizi idrici nel 2011 e quelli contro la guerra in Ucraina nel 2023, lanciati dalla tv indipendente Byoblu, canale 262 del Digitale Terrestre, attraverso la quale ha combattuto la dittatura del Draghistan di Mario Draghi e quella del Melonistan di Giorgia Meloni attualmente vigente attualmente in Italia https://ugomattei.it

Intervento Dott. Moni Ovadia

Salomone Ovadia, detto Moni (Plovdiv, 16 aprile 1946), è un attore, cantante e scrittore italiano di origine bulgara professante la cultura ebraica. La sua è una famiglia di ascendenza ebraica sefardita, ma di fatto impiantata da molti anni in ambiente di cultura yiddish e mitteleuropea. Questa circostanza influenzerà profondamente tutta la sua opera di uomo e di artista, dedito costantemente al recupero e alla rielaborazione del patrimonio artistico, letterario, religioso e musicale degli ebrei dell’Europa orientale.
E’ laureato in Scienze Politiche all’Università La Statale di Milano. https://www.moniovadia.net/it/

Nella parte introduttiva del suo intervento Moni ha ricordato che al posto suo sarebbe stato più opportuno ci fosse il Professore di economia Emiliano Brancaccio di Napoli e probabile mio diretto parente alla lontana della dinastia napoletana, mentre la mia di dinastia è quella del ramo romano. Trattando in questa sede più ambiti economici, sarebbe stato opportuno ci fosse lui e non io.

Il Prof. Emiliano Brancaccio a Roma nel 2015

Emiliano Brancaccio (Napoli1971) è un economista e saggista italiano. Si laurea in Scienze politiche nel 1998 presso l’Università Federico II di Napoli con una tesi dedicata al fenomeno della deflazione da debiti. Nel 1999 consegue il Master in Economics del Coripe Piemonte presso il Collegio Carlo Alberto di Torino seguendo i corsi, tra gli altri, di Giancarlo Gandolfo e Luigi Montrucchio, nonché di Elsa Fornero e Pier Carlo Padoan, che in seguito criticherà per il loro operato come ministri. Nello stesso anno risulta vincitore della borsa BNL “Guido Carli” per studi economici all’estero e nell’anno successivo trascorre un periodo di formazione presso la School of Oriental and African Studies (SOAS) dell’Università di Londra. È professore associato di Politica economica e docente di Economia politica ed Economia internazionale presso l’Università del Sannio, a Benevento. https://www.emilianobrancaccio.it

Nella tradizione ebraica si dice: “un profeta che profetizza sul futuro è un falso profeta e se ci azzecca è più falso ancora” questo è un paradosso, però è il profetizzare sul passato, permette di avere delle profezie serie. Personalmente sapevo già 30 anni fà che in Israele sarebbe finita così, dall’assassinio di Rabin a Tel Aviv nel 1995, perché non poteva non andare a finire così con questa destra e con una sinistra che non esiste, perché anche i laburisti sono assenti. Le colonizzazioni in Israele andavano avanti anche quando c’era Rabin, la Nakba del 1948 ci racconta che l’espulsione di un milione e mezzo di palestinesi, voleva dire che, anche se con molta più cautela, il progetto era già quello. Una sola figura dell’establishment israeliano voleva tentare una via diversa: si chiamava Moshai Scianette, era Direttore dell’agenzia ebraica, un uomo di vastissima cultura araba, fu il secondo Presidente del Consiglio di Israele dopo Ben Gurion, ma quando quest’ultimo tornò per dire a Scianette di voler intavolare una relazione con il mondo arabo per dirgli: “Non servi più vattene!” Io che come ebreo ho avuto riluttanza ad accettare questo, perché sono caduto anch’io nella trappola di quello che gli israeliani chiamano Asbarah, che è proprio propaganda: la “povera piccola Israele”, la “Israele vittima”, il progetto della grande Israele non esplicitato c’è in realtà dalle origini del sionismo, diciamo dal 1884, dalla Conferenza di Berlino, quando i grandi paesi coloniali dicono a loro stessi: “Ci sono delle terre ollius che non appartengono a nessuno e possiamo colonizzarle”, ma il non “appartengono a nessuno” non vuol dire che non c’era nessuno che le abitava, sono abitate da popoli selvaggi ed i palestinesi entravano in questo quadro. Allora, qual’è lo slogan sionista? Il sionismo, prima di cadere nella trappola, ci prova, vuole fare lo stato di ebrei in Argentina, Suriname, Madagascar, ma non funziona, nella migliore delle ipotesi sarebbe stato un altro Sud Africa, quindi si sceglie la terra con cui abbiamo avuto un legame: la storia del legame tra gli ebrei e la “Terra Promessa” è costellata da un sacco di palle sesquipedali, due libri sono sufficienti per divertirsi su questa questione, li ha scritti uno storico di Tel Aviv, Schlomo Sand: uno si intitola “L’invenzione del popolo ebraico”, https://www.ibs.it/invenzione-del-popolo-ebraico-libro-shlomo-sand/e/9788817044516, l’altro si intitola “L’invenzione della terra di Israele” http://www.bocchescucite.org/miti-sionisti-invenzione-israeliana-dei-simboli-nazionali/ https://mondediplo.com/2008/09/07israel https://it.wikipedia.org/wiki/Shlomo_Sand Gli archeologi israeliani sono andati a condurre ricerche a Gerusalemme: 1000 anni prima di Cristo non c’era nessuna Gerusalemme, nessun primo tempio, hanno trovato solo tracce di nomadi, perché questi sono mitologemi, la narrazione biblica non è storia come il pensiero essenzialista su cui si sono basati gli israeliani, secondo me ci sono più discendenti ebrei di discendenza biblica fra i palestinesi che fra gli ebrei di oggi. Non è vero che gli ebrei li hanno deportati tutti i Romani, avevano le navi per farlo, gli ebrei piglia e sono andati via! Il pensiero ebraico è indissolubilmente legato all’esilio. Questi mitologemi più sono falsi e più diventano forti e questo ci racconta un legame organico tra gli Stati Uniti ed Israele non solo per ragioni strategiche, militari, ma anche perché gli americani si sono inventati il loro mitologema, il Manifest Destiny così come gli israeliani dicono “ce l’ha data Dio”: a parte che il Dio della Bibbia secondo me ha un poderoso senso dell’umorismo, perché ogni volta che si dice agli ebrei: “Vai a prendere possesso della terra che ti indico”, subito dopo dicono in dettaglio: “Scusate ma la terra è mia!” La terra non è dell’uomo, la Terra Promessa è dove vivi da straniero tra gli stranieri e così vivrai in pace. Questo terribile evento di Gaza potrebbe avere qualche sviluppo interessante, nel senso che molte cose per l’opinione pubblica molto più vasta di quella di prima questa catastrofe, è una presa di conoscenza ed anche consapevolezza. Io che mi sono battuto per i diritti dei palestinesi da 30-35 anni, sono stato in prima linea, ho partecipato a molti incontri e sapete come avvenivano questi incontri? “Si, vi diamo un’aula dell’Università”, un giorno prima la toglievano perché è sceso il muro di gomma non solo sul fatto che tra gli israeliani ed i palestinesi, “gli israeliani hanno il diritto di difendersi”, questa è la più grossa, apocalittica stronzata che circoli, gli israeliani non chiedono il diritto a difendersi, vogliono il diritto all’impunità, qualsiasi cosa facciano contro il popolo palestinese, perché tu ti puoi difendere benissimo dentro i territori legittimi tuoi, lì nessuno ti può dire niente. Pian piano molti hanno cominciato a capire che questa storia non tiene.

Tra le altre cose, nella posizione dei Netanyahu c’è un aspetto psicopatologico interessante, l’ha già segnalato Burg, che ha scritto un libro per me fondamentale, si chiama: “Sconfiggere Hitler”, pubblicato nel 2007, https://neripozza.it/libro/9788854502727: gli ebrei sono passati in Israele dall’essere le vittime di un’immane catastrofe (Shoah) ad assumere qualche modalità dei carnefici, cioè fare i vittimisti. Perché i nazisti volevano sterminare gli ebrei? Perché dicevano altrimenti gli ebrei avrebbero divorato la Germania! I nazisti facevano del vittimismo, ce lo siamo dimenticati: è quello che sta facendo Israele nei confronti dei palestinesi, è terribile, ma è così, parliamo di uomini e la destra cavalca questa cosa, perché Netanyahu, che fa parte del sionismo revisionista quello di destra, fondato da un grande scrittore di Odessa, Vladimir Zeev Žabotinskij, con il suo secondo capitano dell’esercito zarista Trumpeldolf e poi da loro passato a Shabir. Se il sionismo socialista-laburista ha fatto finta di vedere i palestinesi, il sionismo revisionista non li ha mai visti. Tenete conto che lo slogan sionista con cui il sionismo si presenta è: “una Terra senza Popolo per un Popolo senza Terra” e questo è colonialismo, non come quello dei grandi Paesi della Madrepatria e poi sfruttano le terre dei colonizzati, no, però il mindset colonialista lo hanno avuto da sempre. Cos’hanno voluto come legittimazione gli ebrei sionisti? La legittimazione dell’impero britannico, l’impero più schifosamente coloniale della Storia e cos’è stata la legittimazione? Una lettera, che il Ministro degli Esteri, Lord Balfour, ha scritto al più illustre rappresentante della comunità ebraica inglese, Lord Rotschild: questa lettera poi è stata messa nel Trattato di Rapallo, il trattato sancito dopo la fine della Prima Guerra Mondiale come annessione. Però ai palestinesi cosa gliene doveva fregare di quello che decideva Lord Rotschild? Con questa legittimazione, insieme a quell’essenzialista, la Bibbia, a Dio, costituisce un’arma micidiale, come in tutti i nazionalismi fanatici, sono tutte robe finte, noi siamo venuti da tutt’altra parte, prima o poi: questo ha impedito una pace, perché tu per fare la pace con un altro devi vederlo, se non lo vedi, come fai a fare la pace? Tutt’ora Netanyahu è questo, non ci sono bambini morti, c’è la sicurezza di Israele: l’ideologia sicuritaria è stata un modo per paralizzare l’Occidente: l’Occidente ha fatto schifo come nessuno ha mai fatto schifo, perché la Shoah si è prodotta in Occidente e non solo per i nazisti, i nazisti hanno fatto lo sporco lavoro, gli altri si sono girati dall’altra parte o hanno collaborato. Io sono nato grazie ad un paese che si è rifiutato di consegnare gli ebrei (Bulgaria) e poi sono nato, come dicono gli ecclesiastici, “ora rotundo”, io sono nato grazie all’Armata Rossa, non allo sbarco in Normandia. L’Occidente ha accettato il ricatto israeliano: in Occidente sono morti 6 milioni di cittadini occidentali, tra i più illustri c’erano matematici, fisici, artisti, letterati e dicono: “cazzo, l’abbiamo fatta grossa, adesso bisogna rimediare, come facciamo?” “Li sbattiamo sui palestinesi, tanto chi se ne frega dei palestinesi!” ed hanno continuato questo gioco fino ad oggi, con “Israele ha il diritto di difendersi”, “l’unica democrazia nel Medio Oriente”, sono tutte frottole! Sono state imposte dai mainstream occidentali, da quelle che sono chiamate “democrazie occidentali”, che io userei il termine di uno studioso militante croato che ha insegnato qui letteratura russa, Pietr Ragmavievich: “democratura”, un regime con una scorza di democrazia. Ho avuto la conferma da una banalità: vi ricordate il referendum per l’acqua pubblica (2011)? L’abbiamo vinto con il 92% dei voti, fanno quel che cazzo pare a loro, li stanno privatizzando: ciò vuol dire che le elezioni sono una truffa. Io non so verso quale altra prossima catastrofe andremo, Ugo Mattei ha tracciato veramente un quadro illuminante e tu sai Ugo che in forme diverse, Naomi Klein aveva scritto un libro straordinario: “Show and Oh”, cioè “colpisci e lascia tutti così”, Edward Luftwag, di cui ho avuto la sventura di essere compagno di scuola, gli dò apertamente del guerrafondaio, lui fa finta di non conoscermi, mi chiede se rispetto i progetti ebraici… Luftwag ha detto: “ma perché voi italiani fate una guerra e dopo c’è un’energia!” Quando eravamo fuori dallo studio, gli ho chiesto: ” Senti, ma se fossi tornato a casa senza gambe, diresti questa cosa ancora? Questa è dal punto di vista degli archetipi, gli Stati Uniti sono stati senza guerre solo nella loro storia a 16 anni: prima le guerre indiane, genocidio, poi si sono rivolti al Centro America, poi al cortile di casa nostra (Italia) con la dottrina Moro, che è stata ripresa da Stillerson, poi il Sud America con la guerra con gli spagnoli: quando l’hanno vinta, cos’hanno fatto? Hanno occupato le isole Filippine, che stanno a migliaia di chilometri da casa loro, perché era stata una colonia spagnola, poi hanno continuato con il resto dell’Asia e adesso ci mangiamo anche i nostri amici, l’Europa, chi rompe i coglioni? La Russia: invece di stare con Eltsin, il quale voleva venderla a pezzi agli Stati Uniti, l’ha detto Gondorkovski in un bellissimo documentario, disse: “devo essere onesto, devo dire la verità: a quei tempi sette di noi possedevano la metà di tutta la Russia” e qual’era il progetto degli americani? La Federazione Russa è fatta di tante repubbliche, bastava staccarne una per volta con la loro tipica tecnica: destabilizzazione, guerra o semiguerra, solo che Putin non ci sta ed il problema è che se vogliamo parlare del che fare, noi possiamo fare solo se finisce il secolo americano definitivamente, perché gli americani se sono egemoni, possono comportarsi solo come si comportano, non sono capaci di fare diversamente e quello che mi ha colpito molto che i Neocon siano così spaventosamente americani, visto che una parte di loro sono ex-trotskisti, singolare eh? Io credo che noi tutti dobbiamo auspicare che questa famosa occidentale, concludo proponendo tre libri occidentali di uno studioso statunitense: il primo William Blum: “Killing Hope” https://williamblum.org/books/killing-hope, tradotto da Fazi, un tomo grande pieno di documenti, secondo: “Con la scusa della libertà” https://www.lafeltrinelli.it/con-scusa-della-liberta-libro-william-blum/e/9788843803576, l’ultimo, il terzo non è ancora uscito in italiano che spero di poter tradurre io, si chiama: “Il prodotto di esportazione più mortale degli Stati Uniti d’America: la democrazia” e per conto mio, da ebreo, ho una cosa da dirvi: il sionismo è l’antitesi dell’ebraismo, perché è una forma idolatrica di pensiero, “l’idolatria della Terra”, di peggio non c’è, grazie.

Dott. Moni Ovadia

English translate

In the Jewish tradition it is said: “a prophet who prophesies about the future is a false prophet and if he gets it right he is even more false” this is a paradox, but prophesying about the past allows for serious prophecies. Personally, I already knew 30 years ago that it would end like this in Israel, since Rabin’s assassination in Tel Aviv in 1995, because it couldn’t help but end up like this with this right and with a left that doesn’t exist, because even the Labor Party is absent. Colonization in Israel went on even when Rabin was there, the Nakba of 1948 tells us that the expulsion of one and a half million Palestinians meant that, albeit with much more caution, the project was already that. Only one figure in the Israeli establishment wanted to try a different path: his name was Moshai Scianette, he was Director of the Jewish Agency, a man of vast Arab culture, he was the second Prime Minister of Israel after Ben Gurion, but when the latter returned to tell Scianette that he wants to establish a relationship with the Arab world to tell him: “You’re no longer needed, go away!” As a Jew, I was reluctant to accept this, because I too fell into the trap of what the Israelis call Asbarah, which is precisely propaganda: the “poor little Israel”, the “victim Israel”, the project of the great Israel not made explicit is actually from the origins of Zionism, let’s say from 1884, from the Berlin Conference, when the great colonial countries said to themselves: “There are ollius lands that do not belong to anyone and we can colonize them”, but the non “they belong to no one” does not mean that there was no one who lived there, they are inhabited by savage peoples and the Palestinians entered into this picture. So, what is the Zionist slogan? Zionism, before falling into the trap, tries, it wants to create a state of Jews in Argentina, Suriname, Madagascar, but it doesn’t work, in the best case scenario it would have been another South Africa, so we choose the land with which we had a bond: the history of the bond between the Jews and the “Promised Land” is dotted with a lot of sesquipedal balls, two books are enough to have fun on this issue, a historian from Tel Aviv, Schlomo Sand, wrote them: one is titled ” The invention of the Jewish people”, https://www.ibs.it/associazione-del-popolo-ebraico-libro-shlomo-sand/e/9788817044516, the other is titled “The invention of Israel Land” http://www.bocchescucite.org/miti-sionisti-associazione-israeliana-dei-simboli-nazionali/ https://mondediplo.com/2008/09/07israel https://it.wikipedia.org/wiki/Shlomo_Sand Israeli archaeologists went to conduct research in Jerusalem: 1000 years before Christ there was no Jerusalem, no first temple, they found only traces of nomads, because these are mythologems, the biblical narrative is not history like the essentialist thought on on which the Israelis based themselves, in my opinion there are more Jewish descendants of biblical descent among the Palestinians than among the Jews of today. It’s not true that the Jews deported all the Romans, they had the ships to do it, the Jews took them and left! Jewish thought is inextricably linked to exile. The more false these mythologemes are, the stronger they become and this tells us of an organic bond between the United States and Israel not only for strategic, military reasons, but also because the Americans invented their own mythologeme, the Manifest Destiny as the Israelis say “God gave it to us”: apart from the fact that in my opinion the God of the Bible has a powerful sense of humor, because every time the Jews are told: “Go and take possession of the land that I am showing you”, immediately afterwards they say in detail: “Sorry but the land is mine!” The land is not man’s, the Promised Land is where you live as a stranger among strangers and so you will live in peace. This terrible event in Gaza could have some interesting developments, in the sense that many things for the much wider public opinion than before this catastrophe, is an awareness and also awareness. I, who have been fighting for Palestinian rights for 30-35 years, have been on the front line, I have participated in many meetings and do you know how these meetings took place?

“Yes, we will give you a classroom at the University”, a day before they removed it because the rubber barrier came down not only on the fact that between the Israelis and the Palestinians, “the Israelis have the right to defend themselves”, this is the biggest, apocalyptic bullshit circulating, the Israelis don’t ask for the right to defend themselves, they want the right to impunity, whatever they do against the Palestinian people, because you can defend yourself very well within your legitimate territories, no one can tell you anything there . Little by little many have begun to understand that this story doesn’t hold up. Among other things, there is an interesting psychopathological aspect in the Netanyahu position, as Burg has already pointed out, who wrote a fundamental book for me, it’s called: “Defeating Hitler”, published in 2007, https://neripozza.it/libro/9788854502727: the Jews in Israel have gone from being the victims of a huge catastrophe (Shoah) to taking on some of the ways of the executioners, that is, acting as victims. Why did the Nazis want to exterminate the Jews? Because they said otherwise the Jews would devour Germany! The Nazis played game of the victimism, we have forgotten: it is what Israel is doing towards the Palestinians, it is terrible, but it is so, we are talking about men and the right rides on this thing, because Netanyahu, who is part of revisionist Zionism, is the one right, founded by a great writer from Odessa, Vladimir Zeev Žabotinsky, with his second captain of the tsarist army Trumpeldolf and then passed by them to Shabir. If Socialist-Labor Zionism pretended to see the Palestinians, Revisionist Zionism never saw them. Bear in mind that the Zionist slogan with which Zionism presents itself is: “a Land without a People for a People without a Land” and this is colonialism, not like that of the great countries of the Motherland and then they exploit the lands of the colonized, no, but they have always had a colonialist mindset. What did the Zionist Jews want as legitimation? The legitimation of the British Empire, the most disgustingly colonial empire in history and what was the legitimation? A letter, which the Foreign Minister, Lord Balfour, wrote to the most illustrious representative of the English Jewish community, Lord Rothschild: this letter was then included in the Treaty of Rapallo, the treaty sanctioned after the end of the First World War as annexation. But what did the Palestinians have to care about what Lord Rothschild decided? With this legitimation, together with that essentialist, the Bible, to God, constitutes a deadly weapon, as in all fanatical nationalisms, it is all fake stuff, we have come from a completely different place, sooner or later: this has prevented a peace, because to make peace with another you have to see him, if you don’t see him, how do you make peace? This is still Netanyahu, there are no dead children, there is the security of Israel, the security ideology was a way to paralyze the West: the West sucked like no one has ever sucked, because the Shoah happened in the West and not just for the Nazis, the Nazis did the dirty work, the others looked the other way or collaborated. I was born thanks to a country that refused to hand over the Jews (Bulgaria) and then I was born, as the ecclesiastics say, “ora rotundo”, I was born thanks to the Red Army, not to the Normandy landings. The West accepted Israeli blackmail: 6 million Western citizens died in the West, among the most illustrious were mathematicians, physicists, artists, writers and they say: “shit, we made a big deal, now we have to fix it, like we do?” “We’ll throw them at the Palestinians, who cares about the Palestinians anyway!” and they have continued this game to this day, with “Israel has the right to defend itself”, “the only democracy in the Middle East”, it’s all lies! They were imposed by the Western mainstream, by what are called “Western democracies”, which I would use the term of a militant Croatian scholar who taught Russian literature here, Pietr Ragmavievich: “democraturacy”, a regime with a shell of democracy. I had confirmation from a banality: do you remember the referendum for public water here in Italy, 2011? We won it with 92% of the votes, they do whatever the fuck they want, they are privatizing them: this means that the elections are a scam. I don’t know which other next catastrophe we will go towards, Ugo Mattei has truly drawn an enlightening picture and you know Ugo that in different forms, Naomi Klein had written an extraordinary book: “Show and Oh”, that is “hit and leave everyone like that”, Edward Luftwag, whose schoolmate I had the misfortune of being, I openly call him a warmonger, he pretends not to know me, asks me if I respect Jewish projects… Luftwag said: “but why do you Italians start a war and after that there is an energy!” When we were outside the studio, I asked him: “Look, but if I came home without legs, would you still say this? This is from the point of view of the archetypes, the United States has only been without wars in its history at 16 years : first the Indian wars, genocide, then they turned to Central America, then to our backyard (Italy) with the Moro doctrine, which was taken up by Stillerson, then South America with the war with the Spanish: when the ‘they won, what did they do? They occupied the Philippine islands, which are thousands of kilometers from their home, because it had been a Spanish colony, then they continued with the rest of Asia and now we’re eating our friends too, Europe, who’s a pain in the ass? Russia: instead of being with Yeltsin, who wanted to sell it piecemeal to the United States, Gondorkovski said it in a beautiful documentary, he said: “I have to be honest, I have to tell the truth: in those days seven of us owned half of all Russia” and what was the Americans’ plan? The Russian Federation is made up of many republics, it was enough to separate them one at a time with their typical technique: destabilization, war or semi-war, only that Putin isn’t into it and the problem is that if we want to talk about what to do, we can only do it if it ends the American century definitively, because if Americans are hegemonic, they can only behave as they behave, they are not capable of doing otherwise and what struck me a lot is that the Neocons are so frighteningly American, given that some of them are ex-Trotskyists, strange huh? I believe that we all must hope that this famous Western, I conclude by proposing three Western books by an American writer, William Blum: the first one is: “Killing Hope” https://williamblum.org/books/killing-hope, translated by Fazi, a large tome full of documents, the second one is: “With the excuse of freedom” https://www.lafeltrinelli.it/con-scusa-della-liberta-libro-william-blum/e/9788843803576, the last one, the third, it’s not still out in italian, which I hope to be able to translate, it’s called: “The deadliest export product of the United States of America: democracy” and for my part, as a Jew, I have one thing to tell you: Zionism is the the antithesis of Judaism, because it is an idolatrous form of thought, “the idolatry of the Earth”, there is nothing worse than this, thank you.

Dr. Moni Ovadia

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

STANNO UCCIDENDO L’AMAZZONIA

Cari avaaziani,
L’Amazzonia non sta morendo. La stanno uccidendo.

Da 6mila anni, il mio popolo ama e rispetta questa foresta, la più grande manifestazione della vita sul nostro Pianeta. Ma le compagnie petrolifere tutto questo non lo vedono. Trivellano proprio dove è più vitale, riversando la loro nera morte nei nostri fiumi e peggiorando la febbre della Terra. Stanno uccidendo la foresta e tutta la vita che ospita. Ora queste gigantesche compagnie si preparano a “oliare” le trattative durante la conferenza delle Nazioni Unite sul clima, che inizia questa settimana. A guidare la COP di Dubai, assurdo, ci sarà il capo di un colosso del petrolio. E centinaia di lobbisti si preparano a festeggiare.

Non possiamo lasciare che siano loro a parlare per l’Amazzonia.

Le trattative stanno per cominciare, ma noi abbiamo un intrepido piano per intervenire con le nostre voci a sua difesa, perché non solo viviamo nella foresta, ma siamo parte di essa. I Suruí, i Baniwa, i Karipuna, gli Ashinka e molte altri popoli indigeni vogliamo essere TUTTI ascoltati.

Se raccoglieremo abbastanza, potremo mandare al vertice una delegazione di leader indigeni, fiancheggiati da campaigner di Avaaz, per affrontare faccia a faccia i governi e opporci alle più imponenti aziende al mondo davanti alle telecamere. Ma non lasciarci soli in questa impresa.

Ti chiedo di sostenere la ribellione indigena contro i combustibili fossili nell’Amazzonia. Nessuno si batterà quanto noi. Dona ciò che puoi ora con un solo click.

https://secure.avaaz.org/campaign/it/all_out_for_amazon_loc/?bXYtkdb

Mio padre era il grande capo Almir Suruí, lui mi ha insegnato ad ascoltare le stelle, il vento, gli animali e gli alberi. Ora, stanno invocando aiuto insieme a noi.

Il clima ci sta avvertendo. Gli animali stanno scomparendo e le nostre piante non fioriscono più come un tempo. In Amazzonia ci sono più specie di piante di quante stelle nel firmamento, e guarda cosa gli stanno facendo!

La comunità di Avaaz è stata un fedele alleato nella lotta per salvare la foresta. Avete sostenuto le comunità indigene per aiutarci a manifestare, pianificare e parlare con la forza coesa di un’unica voce. Ora abbiamo bisogno del vostro aiuto per far entrare la nostra voce nelle stanze del potere, da soli non ce la faremo. Con il tuo sostegno, Avaaz potrà:

  • Portare le potenti voci degli indigeni direttamente dall’Amazzonia alla Conferenza delle Nazioni Unite per il Clima;
  • Organizzare azioni incisive per attrarre l’attenzione dei media presenti al vertice, per inserire a tutti i costi le tutele per l’Amazzonia nell’agenda politica;
  • Far fiancheggiare i leader indigeni da brillanti campaigner di Avaaz: per aiutare a vincere le tutele legali sulle terre dell’Amazzonia.
  • Permettere alle comunità dell’Amazzonia di partecipare a tutte le trattative chiave del prossimo anno: lotteremo per la difesa della foresta ad ogni occasione; e
  • Finanziare la campagna di Avaaz per la difesa dell’Amazzonia, costruendo una squadra di campaigner ed esperti legali per contrastare l’industria mineraria, petrolifera e del legname.

L’Amazzonia è l’ecosistema più complesso della Terra e la mia gente fa parte della stessa trama. Se la foresta viene colpita a morte, lo siamo anche noi. Il destino dell’Amazzonia è in pericolo e ci devono dare ascolto.

L’Amazzonia non ha solo bisogno di eroi; ha bisogno di voci sagge. Voci che risuonano della profondità della foresta e delle acque cristalline che la sostengono. Non è mai stato così urgente e dobbiamo continuare ad essere presenti. La sopravvivenza dell’Amazzonia dipende ora dalla nostra unità e il tuo sostegno potrebbe contribuire a innescare una rivolta storica per salvarla.

Per la vita selvatica,

Txai Suruí, della comunità indigena Paiter Suruí del Brasile, e tutto il team di Avaaz

Txai Suruí è un’attivista di 26 anni, ambientalista, protettrice della terra e sostenitrice dei diritti delle popolazioni indigene. Le terre della sua comunità sono tra le più devastate dagli impatti del cambiamento climatico. Ha fondato il Movimento giovanile indigeno di Rondônia, che riunisce i giovani del suo Stato, e coordina l’Associação de Defesa Etnoambiental-Kanindé, un’organizzazione comunitaria che lavora con le popolazioni indigene da oltre 30 anni.

Maggiori informazioni:

  1. AIl presidente della Cop28 è il capo della compagnia petrolifera degli Emirati Arabi Uniti ((Lifegate)
  2. Perché la Foresta Amazzonica è più importante di quanto pensiamo, e come salvarla  (Fan Page)
  3. L’Amazzonia verso il punto di non ritorno entro il 2064, se non si ferma la deforestazione  (Ohga)
  4. Stop di Petrobras in Amazzonia, gli ambientalisti dicono no  (Oilgasnews)
  5. Cop28: Paesi divisi sul futuro del fossile  (La Svolta)
  6. Kanindé (in portoghese, spagnolo e inglese) Associazione di difesa etnoambientale
Cari avaaziani,
L’Amazzonia non sta morendo. La stanno uccidendo.

Da 6mila anni, il mio popolo ama e rispetta questa foresta, la più grande manifestazione della vita sul nostro Pianeta. Ma le compagnie petrolifere tutto questo non lo vedono. Trivellano proprio dove è più vitale, riversando la loro nera morte nei nostri fiumi e peggiorando la febbre della Terra. Stanno uccidendo la foresta e tutta la vita che ospita. Ora queste gigantesche compagnie si preparano a “oliare” le trattative durante la conferenza delle Nazioni Unite sul clima, che inizia proprio domani. A guidare la COP di Dubai, assurdo, ci sarà il capo di un colosso del petrolio. E centinaia di lobbisti si preparano a festeggiare. Non possiamo lasciare che siano loro a parlare per l’Amazzonia.

Le trattative stanno per cominciare, ma noi abbiamo un intrepido piano per intervenire con le nostre voci a sua difesa, perché non solo viviamo nella foresta, ma siamo parte di essa. I Suruí, i Baniwa, i Karipuna, gli Ashinka e molte altri popoli indigeni vogliamo essere TUTTI ascoltati.Se raccoglieremo abbastanza, potremo mandare al vertice una delegazione di leader indigeni, fiancheggiati da campaigner di Avaaz, per affrontare faccia a faccia i governi e opporci alle più imponenti aziende al mondo davanti alle telecamere. Ma non lasciarci soli in questa impresa.
Ti chiedo di sostenere la ribellione indigena contro i combustibile fossili nell’Amazzonia. Nessuno si batterà quanto noi. 

Mio padre era il grande capo Almir Suruí, lui mi ha insegnato ad ascoltare le stelle, il vento, gli animali e gli alberi. Ora, stanno invocando aiuto insieme a noi.

Il clima ci sta avvertendo. Gli animali stanno scomparendo e le nostre piante non fioriscono più come un tempo. In Amazzonia ci sono più specie di piante di quante stelle nel firmamento, e guarda cosa gli stanno facendo!

Foto: @chamiltonjames

La comunità di Avaaz è stata un fedele alleato nella lotta per salvare la foresta. Avete sostenuto le comunità indigene per aiutarci a manifestare, pianificare e parlare con la forza coesa di un’unica voce. Ora abbiamo bisogno del vostro aiuto per far entrare la nostra voce nelle stanze del potere, da soli non ce la faremo. Con il tuo sostegno, Avaaz potrà:

  • Portare le potenti voci degli indigeni direttamente dall’Amazzonia alla Conferenza delle Nazioni Unite per il Clima;
  • Organizzare azioni incisive per attrarre l’attenzione dei media presenti al vertice, per inserire a tutti i costi le tutele per l’Amazzonia nell’agenda politica;
  • Far fiancheggiare i leader indigeni da brillanti campaigner di Avaaz: per aiutare a vincere le tutele legali sulle terre dell’Amazzonia.
  • Permettere alle comunità dell’Amazzonia di partecipare a tutte le trattative chiave del prossimo anno: lotteremo per la difesa della foresta ad ogni occasione; e
  • Finanziare la campagna di Avaaz per la difesa dell’Amazzonia, costruendo una squadra di campaigner ed esperti legali per contrastare l’industria mineraria, petrolifera e del legname.

L’Amazzonia è l’ecosistema più complesso della Terra e la mia gente fa parte della stessa trama. Se la foresta viene colpita a morte, lo siamo anche noi. Il destino dell’Amazzonia è in pericolo e ci devono dare ascolto.

L’Amazzonia non ha solo bisogno di eroi; ha bisogno di voci sagge. Voci che risuonano della profondità della foresta e delle acque cristalline che la sostengono. Non è mai stato così urgente e dobbiamo continuare ad essere presenti. La sopravvivenza dell’Amazzonia dipende ora dalla nostra unità e il tuo sostegno potrebbe contribuire a innescare una rivolta storica per salvarla.

Per la vita selvatica,

Txai Suruí, della comunità indigena Paiter Suruí del Brasile, e tutto il team di Avaaz

Txai Suruí è un’attivista di 26 anni, ambientalista, protettrice della terra e sostenitrice dei diritti delle popolazioni indigene. Le terre della sua comunità sono tra le più devastate dagli impatti del cambiamento climatico. Ha fondato il Movimento giovanile indigeno di Rondônia, che riunisce i giovani del suo Stato, e coordina l’Associação de Defesa Etnoambiental-Kanindé, un’organizzazione comunitaria che lavora con le popolazioni indigene da oltre 30 anni.

English translate

THEY ARE KILLING AMAZON

Dear avaazians,

The Amazon is not dying. They’re killing her. For 6 thousand years, my people have loved and respected this forest, the greatest manifestation of life on our Planet. But the oil companies don’t see all this. They drill right where it is most vital, pouring their black death into our rivers and worsening the Earth’s fever. They are killing the forest and all the life it supports. Now these giant companies are preparing to “grease” negotiations during the United Nations climate conference, which begins this week. The head of an oil giant will lead the Dubai COP, absurdly. And hundreds of lobbyists are preparing to celebrate.

We cannot let them speak for the Amazon. Negotiations are about to begin, but we have a fearless plan to intervene with our voices in its defense, because we not only live in the forest, but we are part of it. The Suruí, Baniwa, Karipuna, Ashinka and many other indigenous peoples ALL want to be heard. If we raise enough, we can send a delegation of indigenous leaders to the summit, flanked by Avaaz campaigners, to confront governments face to face and oppose the world’s biggest corporations in front of cameras. But don’t leave us alone in this endeavor. I ask you to support the indigenous rebellion against fossil fuels in the Amazon. Nobody will fight like us. Donate what you can now with just one click.

https://secure.avaaz.org/campaign/it/all_out_for_amazon_loc/?bXYtkdb

My father was the great leader Almir Suruí, he taught me to listen to the stars, the wind, the animals and the trees. Now, they are crying out for help along with us. The climate is warning us. Animals are disappearing and our plants no longer flower like they used to. There are more species of plants in the Amazon than there are stars in the firmament, and look what they’re doing to it!

The Avaaz community has been a staunch ally in the fight to save the forest. You have supported indigenous communities to help us demonstrate, plan and speak with the cohesive force of one voice. Now we need your help to get our voice into the halls of power, we won’t be able to do it alone. With your support, Avaaz will be able to:

  • Bringing powerful indigenous voices directly from the Amazon to the UN Climate Conference;
  • Organize incisive actions to attract the attention of the media present at the summit, to include protections for the Amazon on the political agenda at all costs;
  • Have indigenous leaders flanked by brilliant Avaaz campaigners: to help win legal protections for Amazonian lands.
  • Allow Amazon communities to participate in all key negotiations next year: we will fight for the defense of the forest at every opportunity;
  • Funding Avaaz’s campaign to defend the Amazon, building a team of campaigners and legal experts to fight the mining, oil and logging industries.

The Amazon is the most complex ecosystem on Earth, and my people are part of the same fabric. If the forest is struck dead, so are we. The fate of the Amazon is in danger and they must listen to us. The Amazon doesn’t just need heroes; it needs wise voices. Voices that resonate with the depths of the forest and the crystal clear waters that support it. It has never been more urgent and we must continue to be present. The survival of the Amazon now depends on our unity, and your support could help spark a historic uprising to save it.

For wild life,

Txai Suruí, from the indigenous Paiter Suruí Brazil community and the entire Avaaz team

The Amazon is not dying. They’re killing her. For 6 thousand years, my people have loved and respected this forest, the greatest manifestation of life on our Planet. But the oil companies don’t see all this. They drill right where it is most vital, pouring their black death into our rivers and worsening the Earth’s fever. They are killing the forest and all the life it supports. Now these giant companies are preparing to “grease” negotiations during the United Nations climate conference, which begins tomorrow. The head of an oil giant will lead the Dubai COP, absurdly. And hundreds of lobbyists are preparing to celebrate. We cannot let them speak for the Amazon. Negotiations are about to begin, but we have a fearless plan to intervene with our voices in its defense, because we not only live in the forest, but we are part of it. The Suruí, the Baniwa, the Karipuna, the Ashinka and many other indigenous peoples ALL want to be heard. If we raise enough, we will be able to send a delegation of indigenous leaders to the summit, flanked by Avaaz campaigners, to face the governments face to face and oppose them to the most impressive companies in the world in front of the cameras. But don’t leave us alone in this endeavor. I ask you to support the indigenous rebellion against fossil fuels in the Amazon. Nobody will fight like us.

My father was the great leader Almir Suruí, he taught me to listen to the stars, the wind, the animals and the trees. Now, they are crying out for help along with us. The climate is warning us. Animals are disappearing and our plants no longer flower like they used to. There are more species of plants in the Amazon than there are stars in the firmament, and look what they’re doing to it!

The Avaaz community has been a staunch ally in the fight to save the forest. You have supported indigenous communities to help us demonstrate, plan and speak with the cohesive force of one voice. Now we need your help to get our voice into the halls of power, we won’t be able to do it alone. With your support, Avaaz will be able to:

Bringing powerful indigenous voices directly from the Amazon to the UN Climate Conference;

Organize incisive actions to attract the attention of the media present at the summit, to include protections for the Amazon on the political agenda at all costs;

Have indigenous leaders flanked by brilliant Avaaz campaigners: to help win legal protections for Amazonian lands.

Allow Amazon communities to participate in all key negotiations next year: we will fight for the defense of the forest at every opportunity; And

Funding Avaaz’s campaign to defend the Amazon, building a team of campaigners and legal experts to fight the mining, oil and logging industries.

The Amazon is the most complex ecosystem on Earth, and my people are part of the same fabric. If the forest is struck dead, so are we. The fate of the Amazon is in danger and they must listen to us.

The Amazon doesn’t just need heroes; it needs wise voices. Voices that resonate with the depths of the forest and the crystal clear waters that support it. It has never been more urgent and we must continue to be present. The survival of the Amazon now depends on our unity, and your support could help spark a historic uprising to save it.

For wild life,

Txai Suruí, from the Paiter Suruí indigenous community of Brazil, and the whole Avaaz team

Txai Suruí is a 26-year-old activist, environmentalist, land protector and advocate for the Rights of indigenous peoples. His community’s lands are among the most devastated by the impacts of climate change. He founded the Indigenous Youth Movement of Rondônia, which brings together young people from his state, and coordinates the Associação de Defesa Etnoambiental-Kanindé, a community organization that has been working with indigenous populations for over 30 years.
Kanindè, Associacao de Defensa Etnoambiental
https://kaninde.eco.br

Perché la Foresta Amazzonica è più importante di quanto pensiamo e come salvarla

La siccità che colpisce la Foresta Amazzonica in questi mesi è diventata un’emergenza, e ci mostra come il polmone verde del pianeta sia sempre più fragile di fronte ai cambiamenti climatici e la deforestazione. Se l’ecosistema amazzonico collassa, la crisi climatica accelererà pericolosamente.

https://www.fanpage.it/attualita/perche-la-foresta-amazzonica-e-piu-importante-di-quanto-pensiamo-e-come-salvarla/

C’è una notizia di enorme importanza, che comprensibilmente fatica a fare breccia in un periodo tempestato di notizie drammatiche, ed è che il polmone verde del mondo si sta atrofizzando. La foresta amazzonica, da sempre uno dei simboli della resilienza ambientale e dei baluardi della lotta climatica, versa ormai in condizioni talmente critiche da rischiare di andare incontro a un degrado irreversibile.

Quella che oggi si configura come una problematica locale, che sta mettendo in difficoltà centinaia di comunità nel Brasile più profondo e compromettendo una delle zone con maggior biodiversità al mondo, ha infatti ripercussioni globali che non possiamo permetterci di trascurare.

Una distopia in Terra

Se proviamo a pescare nell’album fotografico delle nostre immagini mentali, il termine Amazzonia ci porterà probabilmente a evocare foreste rigogliose e zeppe di animali colorati, distese di alberi fittissimi solcati da fiumi azzurri e lucidi come uno specchi, villaggi portuali attorno a cui orbitano canoe, traghetti e gli onnipresenti delfini fluviali.

Fonte: Fan Page

L’Amazzonia verso il punto di non ritorno entro il 2064, se non si ferma la deforestazione

https://www.ohga.it/lamazzonia-verso-il-punto-di-non-ritorno-entro-il-2064-se-non-si-ferma-la-deforestazione/

Un nuovo studio, firmato da Robert Troovey Walker (professore all’Università della Florida), avverte che ampie porzioni della foresta amazzonica sono destinate al collasso in pochi decenni, se il tasso di disboscamento e di incendi si mantiene inalterato. Oggi più che mai, è importante preservare questo ecosistema vitale per il Pianeta.

Federico Turrisi • 12 Gennaio 2021

Al posto di una lussureggiante foresta pluviale, un’immensa savana: è questo il destino dell’Amazzonia? Se così fosse, sarebbe una tragedia. Perché diremmo addio a uno dei più preziosi tesori di biodiversità e non faremmo altro che aggravare la crisi climatica: come è risaputo, le grandi foreste tropicali danno un enorme contributo nella cattura e nello stoccaggio di anidride carbonica. Eppure, in un futuro neanche troppo lontano, la foresta pluviale più grande del mondo potrebbe raggiungere un punto di non ritorno, e l’incubo potrebbe diventare realtà.

A dirlo è un nuovo studio apparso sulla rivista scientifica Environment – Science and Policy for Sustainable Development e firmato da Robert Troovey Walker, docente di geologia presso l’Università della Florida (negli Stati Uniti), il quale indica anche una data: il 2064. Entro 44 anni, dunque, gran parte dell’Amazzonia potrebbe diventare una distesa arida con vegetazione arbustiva; e da lì non si riuscirebbe più a tornare indietro, o meglio a ripristinare l’ecosistema precedente.

Di chi è la colpa? Ma naturalmente dell’uomo. L’attività di disboscamento e gli incendi appiccati per fare spazio ai pascoli per il bestiame e alle monocolture (per lo più di soia), in aggiunta all’allungamento della stagione secca per effetto del cambiamento climatico (causato a sua volta dalla sempre più elevata concentrazione di gas a effetto serra), stanno peggiorando irrimediabilmente lo stato di salute della foresta amazzonica.

Non è la prima volta che gli esperti ci avvertono del rischio che stiamo correndo, e già qualche mese fa ti avevamo spiegato nel dettaglio quali sono le conseguenze disastrose del circolo vizioso siccità-deforestazionePer evitare il peggio è indispensabile allora porre un freno alla deforestazione, preservare gli ecosistemi e ridurre drasticamente le emissioni di gas climalteranti a livello globale. Sono questi i cardini su cui dovrebbe poggiarsi l’azione politica per dirsi veramente green, parola sulla bocca di tutti che troppo spesso, però, rimane solo sulla carta.

Fonte | “Collision Course: Development Pushes Amazonia Toward Its Tipping Point”, pubblicato su Environment: Science and Policy for Sustainable Development il 23 dicembre 2020.

Fonte: Ohga

Stop di Petrobras in Amazzonia, gli ambientalisti dicono no

By Redazione Maggio 22, 2023

https://oilgasnews.it/stop-di-petrobras-in-amazzonia-gli-ambientalisti-dicono-no/

Nel bacino di Foz do Amazonas, al largo dello stato ai Amapà, in Brasile, si trova un giacimento petrolifero, che copre un’area lunga 2.200 chilometri all’estremo nord del Paese, riguardante anche la foce del Rio delle Amazzoni.

Petrobras, società brasiliana di ricerca, estrazione e raffinazione, ha richiesto l’autorizzazione alla trivellazione e all’estrazione del petrolio per, a detta loro, ottenere l’indipendenza energetica del Paese e per favorire una transizione ecologica sostenibile, ma Ibama, l’istituto brasiliano dell’ambiente e delle risorse naturali rinnovabili sotto la guida di Rodrigo Agostinho, gli ha negato i permessi perché i progetti della società non garantirebbero sicurezze sufficienti per la sopravvivenza di flora e fauna in caso di malfunzionamenti e perdite di petrolio dalle piattaforme.

Questo veto da parte di Ibama potrebbe chiudere per sempre il discorso perforazioni per quella porzione di territorio, sul quale Petrobras aveva progettato investimenti per un totale di 3 miliardi di dollari da qui al 2027.

Petrobras ha prontamente annunciato che farà ricorso, ma per sua sventura, può essere presentato solo alla stessa Ibama che con ogni probabilità non cambierà idea e continuerà a negare il consenso alle trivellazioni.

Il governo appare diviso in due fazioni: da una parte il Ministro delle Miniere e dell’Energia Alexandre Silveira, che invita Petrobras ad impiegare tutti gli sforzi necessari per dimostrare la fattibilità del progetto, fondamentale per creare nuovi posti di lavoro e per raggiungere l’indipendenza energetica.

Dall’altro lato, Marina Silva, Ministra dell’Ambiente, è pronta a tutto pur di difendere l’Amazzonia, forte dell’attenzione mediatica che in questo periodo il mondo ha rivolto al territorio brasiliano.

Nessuna dichiarazione invece dal Premier Lula, nonostante alcune sue dichiarazioni in campagna elettorale – aveva per esempio definito Prè-Sal, uno dei più grandi giacimenti petroliferi brasiliani, “un passaporto per il futuro” – facciano presagire che possa schierarsi a favore dello sfruttamento del giacimento.

Fonte: Oil Gas News

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto