Orso

FUGATTI ORDINA L’ABBATTIMENTO DI DUE LUPI, E’ LA PRIMA VOLTA IN ITALIA. OIPA: “IL TRENTINO STA DIVENTANDO UN INFERNO PER LA BIODIVERSITA’”

Secondo Ispra, la rimozione di due esemplari “non appare incidere significativamente sullo stato di conservazione della popolazione del Trentino Alto Adige”. L’indignazione delle associazioni animaliste: “Una misura priva di senso”

26 LUGLIO 2023 AGGIORNATO ALLE 15:34

Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ha firmato un’ordinanza per la rimozione tramite abbattimento di due esemplari di lupo nella zona di Malga Boldera, nel Comune di Ala. Il decreto, che ha ricevuto il parere favorevole dell’Ispra, è dovuto al numero di predazioni di animali da allevamento nella zona.

Si tratta del primo caso in Italia di prelievo tramite abbattimento di due esemplari di lupo. Malga Boldera, di proprietà del Comune di Ala, è gestita dalla locale Società allevatori, ha una superficie a pascolo di 64 ettari ed è dotata di un recinto elettrificato in funzione anti lupo. Nonostante ciò, dallo scorso 3 giugno i lupi sono riusciti a capire come superare indenni i cavi ad alta tensione, predando 16 bovini e due asini.

https://www.repubblica.it/cronaca/2023/07/26/news/abbattimento_due_lupi_fugatti_trentino-409028194/

Secondo Ispra, la rimozione di due esemplari “non appare incidere significativamente sullo stato di conservazione della popolazione del Trentino Alto Adige” (dove nel 2022 si segnalavano la presenza di 29 branchi), mentre il prelievo appare coerente sia con la legge provinciale di riferimento, sia con la direttiva Habitat.

Ispra ha tuttavia precisato come il via libera all’abbattimento di non più di due esemplari abbia carattere sperimentale: la Provincia dovrà “produrre una sintetica valutazione dei possibili miglioramenti della prevenzione” entro tre mesi. Trattandosi di una prima autorizzazione all’abbattimento, all’istituto preme inoltre “raccogliere informazioni in particolare circa gli effetti del prelievo sulla popolazione di lupi e sulle dinamiche predatorie”.

La rimozione dei due lupi è affidata al Corpo forestale della Provincia di Trento. Le associazioni animaliste in rivolta: “Non ha nessun senso. Come vengono riconosciuti? Che facciamo, alla fine, li uccidiamo tutti?”.

“Su questa ordinanza non ci sono state comunicazioni ufficiali”, dice Oipa (Organizzazione internazionale protezione animali). “Ricordiamo che il lupo è una specie protetta secondo la Convenzione di Berna (1979) e la Direttiva Habitat dell’UE (1992) sulla conservazione degli habitat naturali e della fauna e flora selvatiche, recepite da specifiche leggi nazionali. Aspettiamo di leggere il provvedimento per valutare le conseguenti azioni legali”.

“Purtroppo il presidente Fugatti non si smentisce e prosegue nella sua azione persecutoria nei confronti della fauna selvatica del Trentino”, conclude Oipa, “causando sconcerto tra chi ama gli animali e un danno d’immagine a un territorio che da paradiso sta diventando un inferno per la biodiversità”.

Fonte: Repubblica

Trentino, Fugatti approva nuove norme contro lupi e orsi: si potrà sparargli a vista

22 AGOSTO 2023 – 16:00

“Il più classico dei provvedimenti balneari”: con queste parole l’Ente nazionale protezione animali ha definito l’ennesima disposizione avanzata dal presidente della Provincia autonoma di Trento, il leghista Maurizio Fugatti, il quale ha colto l’occasione delle ferie estive per inserire nella legge di assestamento del bilancio un regolamento “ammazza-orsi” e “ammazza-lupi”. Il provvedimento, infatti, non soltanto esautora ISPRA – l’Istituto superiore per la promozione e la ricerca ambientale – dalla gestione della fauna selvatica, ma, come spiega l’associazione animalista, offre alla Provincia autonoma la possibilità di “autorizzare le uccisioni senza dover chiedere il parere (preventivo) dell’Istituto”, consentendo addirittura, a specifiche condizioni, di “sparare a vista” ad orsi e lupi.

A fine luglio, infatti, il Consiglio della Provincia Autonoma di Trento ha approvato – con 22 voti a favore e 10 contrari – il Disegno di Legge concernente l’assestamento di bilancio, che, tra gli articoli deliberati, contempla anche il n.59, in cui sono state inserite due integrazioni relative alla gestione faunistica nel territorio provinciale. Grazie a questo “blitz”, la Provincia avrà mano libera nel disporre “sempre” l’uccisione dell’esemplare ove sussistano determinati presupposti. Le associazioni animaliste hanno giudicato in particolare allarmante il fatto che nel documento si preveda che, per intervenire con l’abbattimento, basti la segnalazione della presenza di un esemplare “in centro residenziale o nelle immediate vicinanze di abitazioni stabilmente in uso” o che l’animale provochi ripetuti danni a (non meglio precisati) “patrimoni per i quali l’attivazione di misure di prevenzione o di dissuasione risulta inattuabile o inefficace“. Al contempo, l’esemplare può essere abbattuto quando “attacca, con contatto fisico”, “segue intenzionalmente delle persone” o “cerca di penetrare in abitazioni, anche frequentate solo stagionalmente”.

La seconda modifica riguarda invece unicamente gli orsi e offre maggiori poteri alla Giunta in caso di danni al settore dell’apicoltura. “La Giunta provinciale – si legge all’interno del provvedimento – può dettare disposizioni attuative di questo articolo con riguardo alle aree geografiche interessate dalla presenza della specie, anche in deroga alle precedenti disposizioni del decreto del Presidente della Provincia del 19 maggio 2017″, cioè il regolamento urbanistico/edilizio.

La nuova norma è arrivata pochi giorno dopo la firma, da parte dello stesso Fugatti, di un’ordinanza che aveva dato il via libera all’abbattimento di due esemplari di lupo appartenenti al branco presente nella zona di Malga Boldera, nel versante trentino dei Monti Lessini, nel Comune di Ala. Esprimendo il proprio parere (obbligatorio ma non vincolante), Ispra aveva dichiarando che la decisione non sembrava “incidere significativamente sullo stato di conservazione della popolazione del Trentino Alto Adige”, precisando che “l’abbattimento di non più di due esemplari ha un carattere sperimentale” e che la Provincia avrebbe dovuto “produrre una sintetica valutazione dei possibili miglioramenti della prevenzione entro tre mesi”. Trattandosi di una prima autorizzazione all’abbattimento, l’Istituto ha infatti manifestato la necessità di “raccogliere informazioni in particolare circa gli effetti del prelievo sulla popolazione di lupi e sulle dinamiche predatorie”. A metà agosto, però, il Consiglio di Stato ha sospeso l’abbattimento dei due lupi: lo stop sarà valido fino al 14 settembre, quando il TAR tornerà a riunirsi collegialmente.

Autore: [Stefano Baudino]

https://www.lindipendente.online/2023/08/22/trentino-fugatti-approva-nuove-norme-contro-lupi-e-orsi-si-potra-sparargli-a-vista/

Abbattimento dei 2 lupi in Trentino, il Tar ha respinto il ricorso delle associazioni

Due lupi appartenenti a un branco in Trentino verranno uccisi per predazione sugli animali d’allevamento della zona © Pixabay https://www.lifegate.it/lupi-trento-tar

31 luglio 2023, di Brunella Paciello

I lupi, come gli orsi, sono nel mirino della provincia di Trento. Un’ordinanza prevede l’abbattimento di due animali.

DIRITTI ANIMALI

  • In Trentino il presidente della provincia ha dato l’ordine di abbattere due esemplari di un branco della zona della Lessinia.
  • I lupi sono “colpevoli” di aver eluso le recinzioni elettrificate e predato degli animali d’allevamento.
  • Si tratta del primo provvedimento del genere in Italia, peraltro legittimato da una sentenza del Tar di Trento.

Sembrava fosse solo una fake news, invece Maurizio Fugattipresidente della provincia autonoma di Trento, coi lupi faceva sul serio. Il 24 luglio è stato firmato un decreto per ordinare l’abbattimento di due esemplari del branco che gravita attualmente nella zona della malga Boldera, in Lessinia dove negli ultimi tempi si sono verificate delle predazioni ai danni di animali d’allevamento. Si tratta del primo caso in assoluto di abbattimento di questa specie in Italia.

I lupi sono animali resilienti e molto intelligenti, in grado di competere in astuzia con l’uomo © Pixabay

Lupi decisamente intelligenti

Partiamo dall’inizio per cercare di trovare un senso a questa brutta storia che, ancora una volta, sembra testimoniare la svolta persecutoria ai danni della biodiversità in Trentino. E ricordiamo che il lupo è una specie protetta secondo la Convenzione di Berna (1979) e la direttiva europea Habitat (1992) sulla conservazione degli habitat naturali e della fauna e flora selvatiche, recepite da specifiche leggi nazionali. Nella zona della Lessinia sembra che i lupi abbiano capito che, per penetrare nel recinto anti predatori, non si prende la scossa se non viene toccato il suolo. Un comportamento degno di un ladro matricolato che depone a favore della grande intelligenza di questi predatori resilienti che da secoli contendono il proprio territorio all’invasione proterva dell’uomo. Nel mese di giugno il corpo forestale trentino ha accertato la predazione a opera del lupo di 2 asini 13 vitelle. Tanto è bastato al solerte Fugatti per decretare l’uccisione del bieco, ma astuto, predatore, reo di aver gravemente inficiato l’economia trentina e il duro lavoro degli allevatori.

Il lupo in Italia è una specie protetta © Pixabay

Oltre ai lupi, anche gli orsi in Trentino sono nel mirino

Il provvedimento nei confronti dei lupi è stato disposto ai sensi della legge provinciale 9/2018, lasciata in eredità dall’ex presidente della provincia Ugo Rossi e che permette all’attuale presidente della Pat ( acronimo per “piano di assetto del territorio” come definito dall’articolo 13 della legge regionale 11 del 2004, che fissa gli obiettivi e le condizioni di sostenibilità degli interventi e delle trasformazioni ammissibili) di agire, come fosse un ministro, per specifici motivi di rilevante interesse pubblico. Ricordiamo che Maurizio Fugatti si è reso responsabile di altre azioni nei confronti di animali protetti. Come dimenticare, infatti, le vicende degli orsi M62 (deceduto per cause naturali), Jj4 (rinchiusa nel Casteller) e Mj5 (ancora in libertà)?

Il lupo è uno degli animali cardine della biodiversità nel mondo © Pixabay

Per gli esperti della provincia trentina, comunque, l’uccisione di due esemplari non incide significativamente sullo stato di conservazione della popolazione di lupo del Trentino Alto Adige e, nel caso specifico della Lessinia. Le caratteristiche del pascolo d’alpeggio, infatti, evidenziano una concentrazione delle predazioni da lupo su bovini anomala rispetto al restante territorio alpino, in cui l’incidenza della presenza del predatore sul bestiame bovino è quasi trascurabile, come denota l’indagine condotta nell’ambito del progetto LIFE. Si ignora, in questo caso, l’opera dei cani da guardiania che tanto aiuto danno, da secoli, agli allevatori italiani. E che non sembrano essere utilizzati nelle zone trentine per contrastare efficacemente la predazione dei lupi.

Fonte: Lifegate

Il Consiglio di Stato sospende l’ordinanza di abbattimento dei due lupi in Trentino. Plauso degli animalisti, il Presidente Fugatti: “Si è perso il senso della realtà”

Due esemplari di lupi che vorrebbe far abbattere il Presidente della Provincia Autonoma di Trento, il leghista Maurizio Fugatti
https://www.lastampa.it/la-zampa/2023/08/12/news/consiglio_stato_sospende_abbattimento_lupi_trentino-410832902/

di Redazione La Stampa

12 Agosto 2023 Aggiornato alle 16:37

ll Consiglio di Stato ha deciso di sospendere, fino al 14 settembre, l’abbattimento dei due lupi del Trentino di cui il presidente della Provincia Autonoma, Maurizio Fugatti, aveva previsto l’abbattimento. 
Con un provvedimento nel quale viene ribadito che “i lupi sono animali protetti”, il Consiglio di Stato ha riformato il decreto del presidente del Tar di Trento che dava il via libera all’uccisione di due lupi dal branco accusato delle predazioni presso malga Boldera nella Lessinia trentina, disponendo la sospensione dell’abbattimento fino al prossimo 14 settembre, data nella quale si terrà l’udienza collegiale presso il Tar. L’ordinanza di abbattimento firmata a fine luglio dal governatore Fugatti era stata la prima in Italia nei confronti dei lupi.

Gli animalisti: la politica ammazzatutti è fallimentare
“Siamo molto felici di questo risultato che ha riconosciuto il valore delle nostre argomentazioni, sottolineando ancora una volta come fosse un paradosso giuridico la decisione del Tar di Trento che aveva stabilito di rimandare al 14 settembre l’udienza sulla regolarità dell’ordinanza di abbattimento dei lupi ritrovandosi così a decidere nella assurda situazione in cui gli animali sarebbero potuti essere già stati uccisi” si legge in una nota delle associazioni animaliste Lav, Lndc e Wwf che aggiungono: ”È stata la stessa provincia di Trento, con il deposito al Tar di Trento dei suoi documenti utilizzati per tentare di dimostrare la necessità di uccidere i due lupi, ad ammettere che in buona parte degli eventi di predazione subiti dalla malga Boldera, le recinzioni elettrificate erano inefficienti e in ogni caso mancava la presenza del pastore e dei cani da guardiania. Si conferma completamente fallimentare la politica ammazzatutti che un Fugatti alla spasmodica ricerca di consenso elettorale, tenta da mesi di applicare a orsi e lupii – dicono le associazioni – Questa ulteriore sconfitta dimostra ancora una volta che l’unica via percorribile è quella della convivenza, l’unica in grado di garantire sicurezza ai cittadini, agli orsi, ai lupi e alle attività umane che si svolgono sui loro territori”.

Il presidente Fugatti: “Si è perso il senso della realtà”
“C’è delusione, ovvio, ma c’è soprattutto incredulità. A forza di cercare cavilli su cavilli non ci si accorge che il mondo reale è un’altra cosa e che i cittadini, giorno dopo giorno, sentenza dopo sentenza, stanno perdendo fiducia nelle istituzioni”. A dirlo è il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, appresa la notizia del nuovo stop all’ordinanza di abbattimento di due lupi appartenenti al branco che da mesi sta provocando gravi danno a seguito di ripetuti attacchi ad un allevamento sui monti di Ala. “È difficile provare a comprendere le ragioni di quest’ultimo come di altri pronunciamenti della magistratura. L’aspetto tecnico giuridico poco importa alla nostra comunità seriamente preoccupata per la crescita esponenziale dei grandi carnivori in un territorio piccolo come il nostro”, aggiunge Fugatti ricordando anche le prese di posizione di numerosi sindaci. “Credo che si sia perso il senso della misura e l’ordine di priorità, anteponendo ideologia e animalismo spinto al valore della vita umana e delle fatiche di uomini e donne che da secoli cercano di preservare la montagna cercando di viverci”. “È questo ciò che dovremmo difendere: il diritto di vivere le nostre terre – conclude Fugatti – non le posizioni intransigenti di chi pensa, sbagliandosi di grosso, che sia una mia crociata personale. Ma chi ha amministrato ed amministra a vari livelli il Trentino questo già lo sa” 

Intanto nei giorni scorsi il presidente Fugatti ha proposto una legislazione di emergenza per far fronte in maniera incisiva alla presenza di orso e lupo in Trentino: “A fronte di una situazione straordinaria, si rende necessaria la messa a punto di percorsi straordinari” ha osservato il presidente affiancato – tra gli altri – dal dirigente generale del Dipartimento Protezione civile, foreste e fauna Raffaele De Col, che ha parlato del monitoraggio puntuale compiuto dal Corpo forestale. L’obiettivo è che determinati comportamenti problematici vengano prontamente affrontati con la rimozione tempestiva degli esemplari pericolosi. È stata inoltre ribadita l’opportunità di estendere l’uso dello spray anti orso alla popolazione, come strumento di autodifesa e di dissuasione. Nel frattempo prosegue il lavoro promosso nell’ambito del Tavolo ministeriale che punta allo spostamento di un numero consistente di esemplari all’estero. ”Oggi le abitudini delle persone, abituate a frequentare la montagna, mantenerla curata e coltivarla, stanno cambiando. Non possiamo consentire che i nostri cittadini rinuncino a vivere appieno il bosco” ha specificato il presidente del Consiglio delle autonomie locali, Paride Gianmoena. Il Commissario del Governo a conclusione dell’incontro ha rappresentato la necessità di proseguire ulteriormente con l’informazione in favore dei turisti e della cittadinanza, con il monitoraggio ed i servizi di controllo del Corpo forestale trentino e di dare nuovo ed ulteriore impulso per la definitiva realizzazione dei cassonetti “anti-orso”.

La battaglia per l’orsa F36
Nei giorni scorsi la Provincia di Trento ha anche ufficializzato la richiesta di parere all’Ispra per l’abbattimento dell’orsa F36, che lo scorso 30 luglio ha rincorso due escursionisti sopra l’abitato di Roncone, in valle del Chiese. Nella zona si è registrato un falso attacco anche il 6 agosto e l’amministrazione provinciale ritiene che si possa trattare dello stesso esemplare. Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ha inoltre avanzato, nell’ambito di una convocazione del Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, la proposta di una legislazione di emergenza in materia di orso e lupo in Trentino. “A fronte di una situazione straordinaria, si rende necessaria la messa a punto di percorsi straordinari” ha osservato il governatore. Il provvedimento è sostenuto anche dal Consorzio dei Comuni del Trentino. “Oggi le abitudini delle persone, abituate a frequentare la montagna, mantenerla curata e coltivarla, stanno cambiando. Non possiamo consentire che i nostri cittadini rinuncino a vivere appieno il bosco” ha specificato il presidente del Consiglio delle autonomie locali, Paride Gianmoena durante l’incontro, il commissario del governo, Filippo Santarelli, ha chiesto di proseguire con l’informazione in favore della cittadinanza, il monitoraggio ed i servizi di controllo del Corpo forestale trentino, oltre a dare nuovo impulso alla distribuzione dei cassonetti “anti-orso”. 

“Sia il Pacobace che il documento Ispra-Muse per la gestione degli orsi problematici i due pilastri sui quali si fonda l’azione persecutoria di Fugatti indicano chiaramente che non c’è alcun margine perché il rancoroso Fugatti possa ottenere il via libera per l’uccisione dell’orsa”. Lo comunica la Lav commentando la decisione del presidente Fugatti sull’orsa F36. “Il Pacobace prevede che nel caso di un falso attacco non sia preso alcun provvedimento, solo se si dovesse ripetere si aprirebbe la possibilità di procedere con la radiocollarizzazione, cosa che Fugatti ha peraltro già stabilito – si legge in una nota -. Non c’è quindi spazio per le mire giustizialiste e raccatta-voti di Fugatti non esiste alcuna base giuridica che possa supportare la condanna a morte di F36, ma, ancora una volta, siamo già da ora pronti a ricorrere alla giustizia per bloccare ogni atto che dovesse mettere a rischio la vita dell’orsa, anche ricorrendo alla Corte dei conti nell’intollerabile caso in cui dovesse essere uccisa”. 

Fonte: La Stampa

Domani 16 Settembre 2023 il Consiglio di Stato deciderà la sorte dei lupi in Trentino

https://x.com/LAVonlus/status/1701972932610732174

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network

UCCISA A FUCILATE L’ORSA AMARENA A SAN BENEDETTO DEI MARSI IN ABRUZZO, DISPERSI I DUE CUCCIOLI

Vasto (CH), lì 1 Settembre 2023 ore 13.04

Buongiorno a tutti e a tutte voi che seguite il mio blog e tutte le mie attività a sostegno della tutela ambientale della flora e della fauna nei Parchi Nazionali abruzzesi, dello sport e della mobilità sostenibile in Abruzzo.

Apprendo con dolore, rabbia e sgomento la morte dell’orsa Amarena, uccisa a fucilate “per paura” da un residente di San Benedetto dei Marsi (AQ), paese posto al di fuori del confini e dell’Area Contigua del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (PNALM). Il fatto è successo nella notte di ieri 31 Agosto alle ore 23, l’uomo è già stato preso in consegna dai Guardaparco del PNALM e interrogato alla stazione dei Carabinieri locale: l’uomo dalle prime risposte fornite ai Guardaparco ed ai militari, ha asserito che avrebbe sparato per istinto in preda ad un gesto impulsivo, ma se tutti cominciamo a ragionare in questo modo, io ritengo ci sarà ben poco da salvare della fauna selvatica nei Parchi abruzzesi nei prossimi anni. Un gesto del genere rappresenta un atto criminale non solo contro la fauna selvatica del PNALM, ma anche contro la stabilità degli ecosistemi naturali in cui non vivono soltanto gli animali selvatici, ma intere comunità di esseri umani e dal momento che la Regione Abruzzo da più di 100 anni rappresenta un modello virtuoso di pacifica ed armonica convivenza tra esseri umani ed orsi, certi reati non si possono sentire, perché vengono commessi da persona che non hanno niente a che vedere con il rispetto verso la Natura, pertanto tali atti criminali vanno condannati e puniti esemplarmente, non esistono sufficienti motivazioni che possano giustificare un atto efferato come questo nei riguardi di una mamma orsa che stava crescendo i suoi due cuccioli, considerando che uno di essi, Juan Carrito, divenuto la mascotte ufficiale del PNALM, è stato ucciso il 23 Gennaio scorso investito da un giovane automobilista lungo il tratto rettilineo della SS17 sull’Altopiano delle Cinquemiglia, tra Castel di Sangro e Pescocostanzo. Di questo passo, tra investimenti, fucilate ed altri atti del genere, avremo a breve ben poco da salvare della fauna protetta da leggi europee, come la Direttiva Habitat 92/43/CEE https://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CONSLEG:1992L0043:20070101:IT:PDF all’interno dei nostri Parchi naturali abruzzesi, una delle leggi ricadenti all’interno della Rete Natura 2000, da qui per quanto mi riguarda nasce l’esigenza prima di tutto di costruire dei recinti elettrificati perimetralmente a tutti i suoli e proprietà agricole per impedire che la fauna selvatica entri in questi terreni posti all’interno del territorio naturalmente protetto e possano arrecare danni significativi ai raccolti agricoli e di questo se ne dovrebbe occupare direttamente il servizio tecnico di ogni Parco Nazionale abruzzese, non gli agricoltori, non se li possono costruire da soli, dal momento che sono rimasti senza più un euro da anni e se scrivo questo ne so bene personalmente qualcosa, dal momento che il sottoscritto si è occupato direttamente di gestire ed archiviare pratiche cartacee inerenti le domande della Politica Agricola Comunitaria (PAC) per sei mesi all’interno della sede amministrativa del Parco Regionale Sirente-Velino a Rocca di Mezzo, poi anche al Centro Assistenza Agricola (CAA) della Coldiretti Abruzzo ad Avezzano per conto di Impresa Verde Abruzzo Srl, dal 3 Giugno al 30 Novembre 2015. Oltre a costruire i recinti elettrificati a protezione dei suoli e delle proprietà agricole dall’invasione della fauna selvatica che si comporta da tale perché deve comunque mangiare, gli animali selvatici per procurarsi il cibo devono cacciare o vivere di opportunismo, non vanno al supermercato come facciamo noi, l’altra misura che il Governo centrale dovrebbe adottare è quella di abolire l’indegna Riforma Madia, o Decreto 177/2016 voluto dal Governo Renzi in ottica Semplificazione delle Pubbliche Amministrazioni tramite il suo Ministro della Pubblica Amministrazione del PD Marianna Madia, che ha spacciato un’abolizione di un corpo civile di storia bicentenaria come il CFS in un semplice assorbimento in un corpo militare come l’Arma dei Carabinieri, pertanto a mio parere va ripristinato al più presto il Corpo Forestale dello Stato e garantito di nuovo il controllo periodico e sistemico del territorio protetto, come giustamente chiede da anni Mauro Corona su ad Erto in Veneto, ha avviato una raccolta firme anche per conseguire questo scopo.

https://www.montagna.tv/136150/e-boom-per-la-raccolta-firme-di-mauro-corona-per-il-ripristino-del-corpo-forestale/

Corona, verso le 50mila firme la petizione per il ripristino del Corpo Forestale

https://www.smetteredilavorare.it/2019/02/io-sto-con-mauro-corona.html

https://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2019/02/23/news/guardie-forestali-gli-ambientalisti-sostengono-corona-riattivate-il-corpo-1.30038315

Di seguito le immagini che ho visto stamattina appena ho aperto Instagram sul telefono, immagini che non avrei mai voluto vedere e che mi hanno shockato, come credo sia accaduto a tanti altri abruzzesi e non che amano e rispettano la vita della fauna selvatica nei Parchi e qui vi sta scrivendo una persona che sa benissimo di che cosa parla, perché personalmente ha lavorato in un Parco Regionale per un anno, sia a livello amministrativo che in campo per l’effettuazione di censimenti GPS alla flora secolare endemica del Parco Regionale Sirente Velino: ho avuto l’immensa fortuna di poter vedere e toccare con mano tutte quelle nozioni apprese nel corso di Laurea Triennale in Scienze e Tecnologie per L’Ambiente all’Università degli Studi di L’Aquila dal 2003 al 2009 e che orgogliosamente, dopo mille sacrifici, io e la mia famiglia siamo riusciti a portare a termine il 26 Ottobre 2012, perché se alla fine sono riuscito a laurearmi non è dipeso soltanto dalla mia granitica capacità di pormi gli esami che superavo come delle sfide da vincere, adottando lo stesso criterio adottato per conseguire obiettivi sportivi di più o meno prestigio la domenica nei campi di gare podistiche di tutto l’Abruzzo, ma anche grazie a tutte le tasse universitarie di 500-600€ all’anno che hanno pagato i miei genitori per mantenermi gli studi e darmi la miglior istruzione che poteva garantire soltanto una delle 30 Università più prestigiose in Italia, per cui non vedo il motivo per cui da quasi otto anni mi si impedisce di tornare a lavorare in un grande Parco abruzzese, da uno regionale stavolta ad uno nazionale e devo restare a casa a guardarmi la laurea affissa al muro di casa, è durissima per me sentire queste notizie di uccisioni di animali selvatici e dover stare a casa con le mani legate, a non poter fare niente per cercare almeno di salvarli, ma se potessi tornare in servizio come Guardaparco o Amministrativo in uno dei tre Parchi Nazionali abruzzesi che sono tutti la mia seconda casa, magari potrei creare tutte le condizioni affinché fatti criminali del genere contro la fauna selvatica non avvengano più o possano essere fortemente limitati!

Personalmente, propongo l’introduzione di due misure urgenti da tenere in forte considerazione per evitare che possano accadere di nuovo simili attentati minanti la vita della fauna selvatica in Abruzzo:

  1. Dotare di radiocollari GPS soltanto quegli esemplari che tendono spesso ad uscire dai confini del territorio protetto e l’orsa Amarena era una di questi, avendo sconfinato più volte: tendo a ricordare in tale sede che non esiste la nomenclatura di orso “confidente” o “problematico”, come coniato dal nazista priebkiano Presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti, di problematici esistono soltanto quegli esseri umani che non conoscono il modus comportamentalis da adottare quando avvistano o entrano in contatto diretto con un orso e questo aspetto necessita da parte del Parco il dovere di potenziare le proprie campagne di sensibilizzazione ed informazione della popolazione miranti al rispetto della fauna selvatica, ma anche di lanciare moniti ad agricoltori e a cacciatori di non creare trappole con esche per attirare la fauna selvatica, trasformarla in confidente attirandola a sé per poi ucciderla, come sta succedendo già da mesi in alcuni Parchi del Nord Italia, perché questo è un modo di comportarsi subdolo, meschino, riprovevole e tipico dei criminali da malavita organizzata, non da persone civili e rispettose della vita animale: https://www.055firenze.it/art/203621/Campi-trappole-ed-esche-avvelenate-per-catturare-istrici-denunciato-un-uomo https://twitter.com/bralex84/status/1697602763289465024;
  2. costruire recinti elettrificati attorno ai suoli agricoli ricadenti all’interno del territorio protetto dal Parco a spese del servizio tecnico del Parco stesso, per impedire alla fauna selvatica di entrare nei suoli, di cibarsi dei raccolti agricoli degli agricoltori e doverli indennizzare ogni anno.

Ecco a voi di seguito le immagini dell’orsa Amarena uccisa e avvolta in una pozza di sangue, che ho visto stamani appena aperto Instagram e disponibili sul profilo salviamolorso https://www.instagram.com/salviamolorso/

https://www.instagram.com/p/CwogwJfSw5_/
https://www.corriere.it/cronache/23_settembre_01/uccisa-fucilate-l-orsa-amarena-abruzzo-dispersi-cuccioli-40578d88-4892-11ee-859b-50c2b0b05e77.shtml

Orsa Amarena uccisa a fucilate in Abruzzo. L’uomo che ha sparato: «L’ho fatto per paura, era nella mia proprietà»

L’uomo è stato identificato dai Guardiaparco e poi sottoposto ai rilievi a cura dei Carabinieri della locale stazione, intervenuti a seguito della chiamata dei Guardiaparco

L’orsa Amarena con i suoi due cuccioli superstiti ritratti da una recente fotografia, dopo l’uccisione di Juan Carrito il 23 Gennaio 2023, investito da un giovane automobilista lungo la SS17 all’Altopiano delle Cinquemiglia tra Castel di Sangro e Pescocostanzo
https://www.ilmessaggero.it/abruzzo/orsa_amarena_uccisa_fucilate_abruzzo_ultime_notizie-7605663.html

Venerdì 1 Settembre 2023, 08:12 – Ultimo aggiornamento: 11:34

L’orsa Amarena è stata uccisa a fucilate da un uomo. È successo alla periferia di San Benedetto dei Marsi, fuori dal Parco e dall’Area Contigua, questa notte, alle 23, da un residente (L.V.), che avrebbe sparato quando l’ha vista spuntare davanti. L’orsa era con suoi due cuccioli, che sono salvi ma sono scomparsi dopo gli spari. La notizia è stata postata dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise sulla sua pagina Facebook. Prontamente intervenute le Guardie del Parco vista l’area in cui Amarena era scesa coi suoi cuccioli. È intervenuto il veterinario del Parco che però ha potuto accertare solo la morte dell’orso vista la gravità della ferita.

L’uomo: «Ho sparato per paura, non volevo uccidere»

L’uomo è stato identificato dai Guardiaparco e poi sottoposto ai rilievi a cura dei Carabinieri della locale stazione, intervenuti a seguito della chiamata dei Guardiaparco.«Ho sparato per paura ma non volevo uccidere, l’ho trovata dentro la mia proprietà è stato un atto impulsivo, istintivo», la dichiarazione rilasciata ai carabinieri di San Benedetto dei Marsi dall’uomo che questa notte ha ucciso l’orsa Amarena.

L’orsa Amarena uccisa a fucilate a San Benedetto dei Marsi da un agricoltore che ha visto entrare l’orsa nella sua proprietà
https://www.facebook.com/parcoabruzzo/posts/703746221792601

Uccisa l’orsa Amarena. Il post sui social del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (PNALM)

«Uccisa a fucilate l’orsa Amarena. Alle 23:00 circa di questa sera l’Orsa Amarena è stata colpita da una fucilata esplosa dal signor LA alla periferia di San Benedetto dei Marsi, fuori dal Parco e dall’Area Contigua. Sul posto sono prontamente intervenute le Guardie del Parco, in servizio di sorveglianza, vista l’area in cui Amarena era scesa coi suoi cuccioli – si legge nel post -. Sul posto è intervenuto il veterinario del Parco con la squadra di pronto intervento, che però ha potuto accertare solo la morte dell’orso vista la gravità della ferita. L’uomo è stato identificato dai Guardiaparco e poi sottoposto ai rilievi a cura dei Carabinieri della locale stazione, intervenuti a seguito della chiamata dei Guardiaparco. I rilievi per accertare la dinamica dei fatti sono in corso e andranno avanti tutta la notte, così come il personale del Parco è impegnato a individuare i due cuccioli dell’orsa per valutare il da farsi.

L’episodio è un fatto gravissimo, che arreca un danno enorme alla popolazione che conta una sessantina di esemplari, colpendo una delle femmine più prolifiche della storia del Parco. Ovviamente non esistono motivazioni di nessuna ragione per giustificare l’episodio visto che Amarena, pur arrecando danni ad attività agricole e zootecniche, sempre e comunque indennizzati dal Parco anche fuori dai confini dell’Area Contigua, non aveva mai creato alcun tipo di problema all’uomo».

Marsilio: «Atto gravissimo contro intera regione»

«La notizia dell’uccisione a colpi di fucile dell’orsa Amarena rappresenta un atto gravissimo nei confronti dell’intera Regione che lascia dolore e rabbia per un gesto incomprensibile – afferma il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio -. In tutti questi anni le comunità fuori e dentro ai parchi hanno sempre dimostrato di saper convivere con gli orsi senza mai interferire con le loro abitudini. Mai un orso ha rappresentato in Abruzzo un qualunque pericolo per l’uomo, neanche quando si è trovato a frequentare i centri abitati. L’atto violento compiuto nei confronti del plantigrado non ha alcuna giustificazione. Confidiamo nelle indagini che sono state avviate dalle forze dell’ordine e dai vertici del parco, che hanno già individuato il responsabile, affinché la giustizia faccia il suo corso. Sono pronto a costituire la Regione come parte civile contro questo delinquente per tutelare l’immagine e l’onorabilità della nostra gente. Invito le comunità locali e tutti i turisti a continuare ad osservare tutte le norme prescritte affinché gli animali presenti sul territorio possano vivere indisturbati nel loro habitat».

Orso Juan Carrito, la mamma Amarena è tornata: ha partorito altri due cuccioli

L’amarezza del Parco: «Ma quale modello Abruzzo…»

«Abbiamo detto e ridetto “siamo modello, l’Abruzzo è modello”… Non siamo modello di niente. Davanti agli omicidi che sentiamo al telegiornale, l’uccisione di un’orsa sempre niente a confronto, ma non è così. Chiediamoci quanti pollai abusivi ci sono nel territorio, con baracche e baracchini». Lo ha detto all’Ansa il direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise Luciano Sammarone. «L’orsa era entrata in una recinzione. Per il resto non sappiamo nulla della dinamica dei fatti – aggiunge -. I giudizi vanno rimandati a dopo. Fino a quando non conosciamo come sono andate le cose non emettiamo giudizi, ognuno dovrebbe tenersi il proprio anziché fare il processo su Facebook. Comunque, io ho difficoltà a credere che si sia trattato di difesa. L’orsa Amarena non ha mai attaccato nessuno. Ma anche io non giudico e non mi esprimo fino a quando le indagini riveleranno che cosa è accaduto». 

Tre esemplari uccisi in 10 anni

Dal 2010 ad oggi 15 orsi sono stati uccisi nel centro Italia di cui 3 nel territorio dei parchi del centro Abruzzo. È il triste report che emerge nel giorno della morte violenta di Amarena. Gli esemplari, negli anni, sono stati uccisi principalmente da bocconi avvelenati, malattie trasmesse dal bestiame allevato, bracconaggio e da altre cause che ancora oggi restano sconosciute. Amarena è stata uccisa a fucilate. Stessa sorte toccò il 12 settembre 2014 ad un altro orso bruno marsicano nel territorio comunale di Pettorano sul Gizio. L’autore dell’episodio è stato condannato nel 2021 dalla Corte di Cassazione al pagamento delle statuzioni civili. Il destino di mamma Amarena si incrocia con quello del piccolo Juan Carrito, star dei social e simbolo dell’Abruzzo, investito e ucciso lo scorso gennaio sulla statale 17 nel territorio comunale di Castel Di Sangro. La morte di Amarena ha scosso particolarmente la comunità di Villalago che negli anni è stata modello di accoglienza per l’ orsa e i suoi cuccioli come ricorda l’amministrazione comunale. «La comunità di Villalago ti aveva accolto e protetto, te ed i tuoi cuccioli, potendo con rispetto ammirare lo spettacolo della natura», scrivono dal Comune condannato il vile gesto.

Fonte: Il Messaggero

Orsa Amarena e i suoi cuccioli “salutano” gli abitanti di San Sebastiano increduli e rispettosi

L’orsa Amarena attraversa la strada con i suoi due cuccioli a San Sebastiano dei Marsi vicino Bisegna (AQ), Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (PNALM)
https://www.neveappennino.it/news/orsa-amarena-san-sebastiano/

L’Orsa Amarena e i suoi due cuccioli sono tornati a far parlare di loro. Questa volta siamo a San Sebastiano dei Marsi, dove i plantigradi sono soliti mostrarsi in ogni periodo della stagione.

Un’altra scena a dire poco incredibile quella che si è verificata l’altra sera a San Sebastiano dei Marsi, dove l’orsa più famosa d’Italia insieme ai suoi cuccioli è tornata a mostrarsi tra lo stupore dei passanti.

Nel video girato da Gemma Di Pietro,  che vedete in allegato si nota come d’improvviso mamma orsa, scenda le scale del piccolo paese, ritrovandosi al centro di una strada, dove alcuni cittadini che avevano già adocchiato gli animali si erano allontanati e recati a bordo carreggiata per favorire il passaggio dei plantigradi senza spaventarli.

Amarena infatti dopo un primo momento di monitoraggio del territorio, prima di dare l’ok ai suoi cuccioli di raggiungerla, si è assicurata che nessuno si avvicinasse.

Osservando i comportamenti esemplari dei cittadini e curiosi presenti, in modo piuttosto tranquillo i piccoli hanno raggiunto la loro mamma e dopo qualche istante si sono allontanati con molta calma.

SAN SEBASTIANO DEI MARSI, COMPORTAMENTO ESEMPLARE DEI CITTADINI

Solitamente si parla di comportamenti errati che in molti tengono quando incontrano l’orso bruno marsicano, mentre in questa circostanza va esaltato il comportamento che una quindicina di persone hanno adottato dopo essersi resi conto della presenza dei plantigradi nelle vicinanze delle loro abitazioni.

Orsa Amarena e i suoi piccoli a San Sebastiano. FOTO archivio VALERIO MINATO

Turisti e residenti si sono mantenuti a qualche decina di metri di distanza, senza mai avvicinarsi all’orsa e ai suoi cuccioli, favorendo così il transito in modo tranquillo di Amarena e dei suoi piccoli.

Qualcuno ha giustamente immortalato questo straordinario incontro, senza disturbare gli animali, con il proprio smartphone e il video è divenuto immediatamente virale nei social.

L’orsa e i suoi piccoli sono stati avvistati piuttosto frequentemente negli ultimi periodi, anche a causa della scarsità di cibo presente in montagna sugli alberi da frutta.

Probabilmente proprio l’assenza dei frutti è dovuta alle particolari condizioni meteorologiche che si sono verificate in questa stagione estiva, con un giugno freddo prima e un caldo anomalo successivamente in luglio.

Anche a Villavallelonga nei giorni scorsi un plantigrado si è mostrato in più occasioni, nell’ultima circostanza è stato addirittura immortalato farsi il bagno nella fontana del paese.

Molti esperti del settore hanno specificato che sarebbe necessario installare più alberi da frutta in alta montagna, per limitare le sortite degli orsi nei borghi d’Abruzzo.

Un’assidua presenza degli animali potrebbe condizionarli al cibo umano, così come successe per Juan Carrito e per l’orso che da qualche tempo vive quasi stabilmente a Lecce nei Marsi.

Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, ha inoltre in più occasioni specificato di non avvicinarsi all’animale specialmente se accompagnato dai cuccioli. Regole che dagli abitanti di San Sebastiano sono state assolutamente rispettate, e che hanno consentito all’ Orsa Amarena e ai suoi piccoli di allontanarsi in modo sereno e senza venire spaventi da nessun curioso che ha tentato di avvicinarsi.

Fonte: Neveappennino

Orsa Amarena uccisa, il Parco: «Cosa ne sarà dei cuccioli spariti?»

https://www.ilmessaggero.it/abruzzo/orsa_amarena_uccisa_cuccioli-7605788.html

Venerdì 1 Settembre 2023, 10:53 – Ultimo aggiornamento: 12:13

L’orsa Amarena, era la femmina più riproduttiva all’interno della popolazione. Ha segnato l’anno 2020, regalando alla natura, un parto straordinario di ben quattro orsacchiotti. Uno di loro, Juan Carrito, che purtroppo ha perso la vita, sulle strade dell’Alto Sangro. Investito e ucciso da un’automobile. Dal mese di gennaio, è di nuovo mamma,di due cuccioli. Dopo la sua uccisione a colpi di fucile, colpita brutalmente a un fianco, si teme per la sorte dei piccoli, nati nel mese di gennaio. All’arrivo dei guardiaparco, erano nei dintroni dell’abitazione dove si è consumata l’uccisione, nascosti dietro un cespuglio. Poi sono fuggiti. «Che sarà di loro» dicono dal parco.

«Hanno nove mesi- spiega Antonio Liberatore veterinario e componente del Patom- sicuramente sapranno cercarsi da soli i migliori posti per alimentarsi, in quanto sono fortemente imprintati all’ambiente umano. Amarena ha insegnato loro i posti dove cercare cibo.

Il problema è che purtroppo, non hanno passato l’inverno in ibernazione con la mamma. E quindi non sappiamo se sono in grado di cercarsi la tana da soli. L’auspicio è che mamma Amarena abbia già fatto visitare i siti di ibernazione ai cuccioli, in quanto madre estremamente riproduttiva e premurosa. Se questo non è successo, gli orsetti non sapranno dove andare. Siamo nella fase di interrogativi. Sappiamo che i genere una madre porta con se i figli, per un paio di anni. Sicuramente hanno ricevuto insegnamenti in termini di alimentazione. Bisogna capire, ora, se questi cuccioli saranno in grado di sopravvivere all’inverno. Sono vitali e grandi. Questo è un punto a loro favore». I figli di mamma Amarena, potrebbero essere catturati e inseriti nelle vicinanze di una tana, alimentati artificialmente. Un esperimento, come per l’orsetta orfana di nome Morena. Il primo esperimento mai effettuato in Italia di reimmissione in ambiente per un orso. Purtroppo, non andato a buon fine.

Fonte: Il Messaggero

Mail PEC inviata da me al Direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, il comandante dei Carabinieri Forestali di Pescasseroli Dott. Luciano Sammarone ed al Sindaco di Pescasseroli Giuseppe Sipari, che è stato il mio storico fisioterapista di fiducia della mia intera famiglia ad Avezzano (AQ)

Avvistati i cuccioli dell’orsa Amarena, fallita la cattura

https://www.ansa.it/abruzzo/notizie/2023/09/02/avvistati-i-cuccioli-di-amarena-fallita-la-cattura_034bb521-0928-4159-ad7e-2b6a2ff44b6a.html

Sono stati avvistati dai ricercatori i due cuccioli dell’orsa Amarena, freddata l’altra notte a San Benedetto dei Marsi.

Le ricerche si stanno concentrando ora nella zona dell’avvistamento al fine di catturare i due cuccioli e portarli in salvo.

C’è stato un primo tentativo di cattura non andato a buon fine.
   

“Evitiamo di trasformare una tragedia in un disastro colossale: i cuccioli non sono stati ancora catturati. Ci sono troppi curiosi in giro che spaventano questi animali, invito tutti a non muoversi e a farci fare il nostro lavoro”. È l’appello del direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Luciano Sammarone, dopo il fallimento del primo tentativo di cattura dei cuccioli di orsa Amarena, uccisa l’altra notte a San Benedetto dei Marsi (L’Aquila). “A causa di false notizie – continua Sammarone – sono aumentati i curiosi nella zona, spaventando i cuccioli. Possiamo avere una possibilità, ma dobbiamo sperare che i cuccioli non si dividano, altrimenti sarà un vero disastro”.

Fonte: ANSA

Orsa Amarena uccisa, avvistati i cuccioli: si lavora per salvarli

02 settembre 2023 | 10.37

Redazione Adnkronos

I piccoli sono stati individuati in una zona di campagna

Orsa Amarena con i suoi cuccioli 
https://www.adnkronos.com/cronaca/orsa-amarena-uccisa-avvistati-i-cuccioli-si-lavora-per-salvarli_6cM9kdBh8IWiSNuekWFgBh

Sono stati avvistati i cuccioli di Amarena, l’orsa uccisa a fucilate la sera del 31 agosto da un 56enne di San Benedetto dei Marsi, in Abruzzo. I piccoli – riferiscono all’Adnkronos dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise – sono stati individuati in una zona di campagna, dove si suppone abbiano trovato rifugio dopo la morte della madre. Ora si lavora per cercare di metterli in salvo il prima possibile.

Fonte: Adnkronos

Orsa Amarena, gli animalisti contro l’uomo che l’ha uccisa. Gli avvocati dell’allevatore: “Troppe minacce, necessaria la scorta”

https://www.repubblica.it/cronaca/2023/09/02/news/orsa_amarena_animalisti_odio_scorta-413061376/

dal nostro inviato Corrado Zunino

Annunciata una manifestazione sotto la casa di Andrea Leombruni. Comunicati aggressivi: “Passerai il resto della vita in tribunale”. E lui: “Non volevo ammazzarla, mi sono spaventato quando si è alzata sulle zampe posteriori”

02 SETTEMBRE 2023 AGGIORNATO ALLE 16:34

SAN BENEDETTO DEI MARSI (L’Aquila) – Per domenica pomeriggio è stata annunciata, ed è in via di organizzazione, una “marcia per l’orsa uccisa” sotto la casa di Andrea Leombruni, l’uomo di 56 anni che ha sparato e ucciso con un colpo al polmone Amarena, orsa bruna marsicana che aveva attaccato il suo pollaio la sera di giovedì scorso.

“Giustizia per Mamma Orsa Amarena”, urla il manifesto grondante sangue con la foto dello sparatore – definito “il killer” – e quella dell’animale riverso sotto la cancellata della sua casa-azienda (l’uomo è titolare di un laboratorio che insacca salumi e porchette).

Fonte: Repubblica

Amarena, cuccioli avvistati: stasera il tentativo decisivo per la cattura degli orsetti. Perché sono a rischio?

Massiccio spiegamento di forze per salvare i due piccoli dell’orsa uccisa da una fucilata

https://www.ilmessaggero.it/abruzzo/amarena_cuccioli_ritrovati_orsa_ricerche_parco_abruzzo_che_cosa_sappiamo-7607844.html

di Stefano Dascoli

Sabato 2 Settembre 2023, 12:53 – Ultimo aggiornamento: 16:51

I due cuccioli di Amarena, nati a inizio anno, non si sono allontanati dalla zona in cui nella tarda serata di giovedì è stata uccisa la madre, a cui un commerciante di 56 anni, Andrea Leombruni, ha sparato un colpo di fucile che ha perforato un polmone causando un’emorragia fatale.

Orsa Amarena, il killer Andrea Leombruni: «Ho sentito dei rumori, pensavo fossero i ladri e ho avuto paura»

Orsa amarena, le indagini

Intorno alle 23 di venerdì i cuccioli sono stati avvistati nelle campagne circostanti l’abitazione dell’uomo, dove si è verificata la tragedia, alla periferia di San Benedetto dei Marsi.

Le segnalazioni dei residenti hanno permesso di avvistarli e di circoscrivere l’area delle operazioni di ricerca.

Sono state sistemate due gabbie con all’interno esche: alimentari (le carcasse dei polli predati nella corte dell’uomo) e batuffoli di ovatta imbevuti dell’odore di Amarena. La zona è già di per se contaminata delle tracce dell’orsa uccisa, che dopo essere stata colpita ha perso molto sangue ed è riuscita a muoversi fino al cancello dell’abitazione. 

Per momento gli orsetti non si sono avvicinati alle gabbie: lo si è visto attraverso delle fototrappole posizionate in zona per monitorare gli spostamenti.

La serata o nottata di oggi sarà decisiva: gli orsi si sentono più sicuri di muoversi al calare del buio e, come spiega il capo delle guardie del Parco, Michela Mastrella, “stasera si tenterà la cattura, anche con l’ausilio delle reti, ma senza narcotico”. I rischi per gli orsetti sono al momento limitati: “Abbiamo visto che stanno bene, gli orsi sono resistenti, ma in ogni caso dobbiamo stringere i tempi perché la situazione potrebbe sempre cambiare”. Sul campo c’è un ingente spiegamento di forze, in turni da almeno quindici persone l’uno. Sono in campo le guardie del Parco e i carabinieri, forestali e territoriali. Si lavora ancora con i droni, uno anche dotato di termocamera messo a disposizione dal Comune di San Benedetto dei Marsi. 

Ci sono in zona, infine, decine di curiosi, tanto che inquirenti e istituzioni hanno lanciato un appello a non raggiungere la zona per non compromettere le operazioni. 

Intanto domenica 3 Settembre 2023 alle 15 a San Benedetto dei Marsi (AQ) manifestazione organizzata da Partito Animalista Europeo e Animalisti Italiani.

Fonte: Il Messaggero

Avvistati i cuccioli dell’orsa Amarena, fallita la cattura. Questa sera nuovo tentativo. “Sono in pericolo, anche solo due cani randagi potrebbero aggredirli”

L’orsa Amarena con i suoi cuccioli (foto credit Valerio Minato) 
https://www.lastampa.it/la-zampa/2023/09/02/news/orsa_amarena_ritrovati_cuccioli-413018004/

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02 Settembre 2023 Aggiornato alle 14:57

Sono stati avvistati dai ricercatori i due cuccioli dell’orsa Amarena, uccisa giovedì notte a San Benedetto dei Marsi. Le ricerche si stanno concentrando ora nella zona dell’avvistamento al fine di catturarli e portarli in salvo. C’è stato un primo tentativo di cattura non andato a buon fine. A rendere ancora più complicata l’operazione la loro giovane età – hanno circa 5-6 mesi – che non permette di poterli narcotizzare.

Questa sera nuovo tentativo di catturare i due esemplari: a confermarlo è la capoguardia del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Michela Mastrella, intervistata dalla Tgr3 Abruzzo. “Ieri sera sono stati avvistati – ha spiegato – e hanno ripetuto il tragitto che hanno fatto con la mamma, partendo da una zona della Rupe di Venere fino a ritornare qui a San Benedetto: saremo operativi con delle squadre miste, carabinieri forestali e guardie del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, quasi certamente un veterinario e una biologa”.

“La ricerca non è nemmeno semplice – ha aggiunto il comandante della compagnia dei carabinieri di Avezzano, il capitano Luigi Strianese, intervistato a San Benedetto dei Marsi dalla Tgr3 Abruzzo – perché i cuccioli escono preferibilmente nelle fasce di orario serali o notturne, quindi quando c’è minore visibilità, di giorno vanno a nascondersi anche perché sono spaventati dai rumori. Sono state messe delle trappole con delle esche, del cibo per attirarli e quindi, per cercare di catturarli, oppure un altro sistema è quello con le reti a vista, perché essendo cuccioli non possono essere colpiti da cartucce narcotizzanti”.

È una lotta contro il tempo: “A oggi non ancora autosufficienti – spiega il Wwf – e il loro destino è dunque a forte rischio perché i cuccioli di orso restano generalmente circa un anno e mezzo con la madre”. A queste si aggiungono le parole di Luciano Sammarone, il direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo: “Sarà difficile catturarli per riportarli in una zona più tranquilla. Anche solo due cani randagi potrebbero aggredirli. Sono in pericolo”.

Le ricerche con il drone
La notte dell’uccisione dell’orsa Amarena, i due cuccioli erano con lei. Spaventati dallo sparo, si erano arrampicati su una pianta a pochi metri dalla madre agonizzante. Ma con il sopraggiungere delle persone, i due piccoli sono scappati facendo perdere le loro tracce.

Le ricerche degli orsetti, purtroppo non ancora muniti di radiocollare, proseguono senza sosta dalla notte dell’uccisione della madre, fatte con l’utilizzo di speciali foto elettriche e, ieri, anche con l’impiego decine di pattuglie di carabinieri e con l’utilizzo di un drone pilotato da personale specializzato. Anche la popolazione si è mobilitata: chi sa qualcosa lo segnala. Probabilmente terrorizzati, i due cuccioli si sono nascosti tra la vegetazione e si muoveranno solo all’imbrunire, momento in cui si sentono più sicuri.

Ricerche complicate dai troppi curiosi: “Rimanete a casa”
“Evitiamo di trasformare una tragedia in un disastro colossale: i cuccioli non sono stati ancora catturati. Ci sono troppi curiosi in giro che spaventano questi animali, invito tutti a non muoversi e a farci fare il nostro lavoro”. È l’appello del direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Luciano Sammarone, dopo il fallimento del primo tentativo di cattura dei cuccioli di orsa Amarena, uccisa l’altra notte a San Benedetto dei Marsi (L’Aquila). “A causa di false notizie – continua Sammarone – sono aumentati i curiosi nella zona, spaventando i cuccioli. Possiamo avere una possibilità, ma dobbiamo sperare che i cuccioli non si dividano, altrimenti sarà un vero disastro”. 

Sulla questione dei cuccioli è intervenuto il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, che lancia lo stesso appello: “La presenza di troppe persone che si stanno recando sul posto, pur con la lodevole intenzione di collaborare alle ricerche o per semplice curiosità, rende più complicata questa operazione già difficile. Ringrazio carabinieri forestali e guardiaparco per l’encomiabile attività che stanno conducendo e invito tutti a non recarsi sul posto senza giustificato motivo: il modo migliore di contribuire al ritrovamento e alla messa in sicurezza dei cuccioli è quello di lasciar lavorare gli specialisti nelle migliori condizioni possibili. Confermo la volontà della Regione di costituirsi parte civile nel processo che seguirà, ma nello stesso tempo condanno le minacce e le intimidazioni che hanno raggiunto l’autore colpevole di questa uccisione, minacce che hanno costretto le forze dell’ordine a istituire un servizio di sorveglianza a tutela della sua incolumità – ha concluso Marsilio – A un atto incivile non si risponde con la barbarie”.

Il sindaco di San Benedetto dei Marsi emette divieto di avvicinamento agli orsetti
Antonio Cerasani, sindaco del Comune di San Benedetto dei Marsi, ha emesso un’ordinanza ad effetto immediato per il divieto di avvicinamento agli esemplari di orso bruno marsicano al fine di avvistarli e fotografarli, filmarli e di illuminarli. Inoltre l’ordinanza dispone il divieto di avvicinarsi alle squadre specializzate impegnate nella ricerca su tutto il territorio al fine di evitare il disturbo dello svolgimento delle operazioni di ricerca; è vietato infine alimentare gli esemplari di orso bruno marsicano in qualsiasi modo. Il sindaco invita tutta la popolazione a collaborare con le forze dell’ordine, rimanendo a casa senza attivarsi autonomamente. 

Fonte: La Stampa

Uccisione Amarena. Il Comune di Villalago: ‘Vogliamo accogliere qui l’orsa a cui avevamo dato la cittadinanza onoraria’

Richiesta inviata al Parco Nazionale d’Abruzzo

 Redazione  02-09-2023

https://www.abruzzolive.tv/emergenzambiente/uccisione-amarena-il-comune-di-villalago-vogliamo-accogliere-qui-l-orsa-a-cui-avevamo-dato-la-cittadinanza-onoraria-it34196.html

Quest’estate Villalago (Aq) aveva insignito l’orsa Amarena della cittadinanza onoraria. L’animale era ed è un simbolo di quei luoghi e per la sua tutela il Comune, a più riprese, si è adoperato negli anni con ogni iniziativa possibile.

Cartelloni stradali, materiale informativo, attività di educazione ambientale rivolte ai bambini ed incontri con i cittadini con una “Stazione informativo- didattica”,  svuotamento sistematico dei cassonetti, monitoraggio, forum permanente con le istituzioni per l’adozione di misure in caso di emergenza, controllo del territorio, secchi anti orso, eliminazione dei numerosi cestini porta rifiuti. Insomma il sindaco Fernando Gatta ha creato un paese a… misura di orso. Ora la morte di Amarena, uccisa a fucilate da un 56enne di San Benedetto dei Marsi (Aq). 

“La nostra comunità ti aveva accolto e protetto, te ed i tuoi cuccioli, potendo con rispetto ammirare lo spettacolo della natura”, c’è scritto in un post sui social del Comune. 

Ora l’amministrazione scrive al Parco nazionale d’Abruzzo sottolinando che Villalago “è sconvolta dal tragico evento che per mano umana ha distrutto e reso inutile il sacrificio profuso negli ultimi anni da tutti noi, che con determinazione abbiamo collaborato per salvaguardare Amarena e i suoi cuccioli”. 

“Perdiamo un pezzo di cuore e un pezzo della nostra storia”, viene aggiunto, ricordando che con deliberazione del Consiglio comunale numero 14 del 17 luglio 2023 le era stata “ideologicamente conferita la cittadinanza onoraria”. 

Il desiderio adesso, sia della popolazione che della Giunta municipale, è “di accogliere Amarena, dopo un intervento di tassidermia, a Villalago, nel luogo dove si sentiva più sicura”. 02 set. 2023

Fonte: Abruzzolive.tv

Uccisione orsa Amarena. Individuati i cuccioli. Dal Parco: ‘Tutti a correre loro dietro, così rischiamo il peggio’

Maurizio Acerbo, Prc: ‘Questo non è un Paese per operai e per orsi’

Redazione  02-09-2023

https://www.abruzzolive.tv/emergenzambiente/uccisione-orsa-amarena-roberto-saviano-prc-it34193.html

Fonte: Abruzzolive.tv

L’orsa bruna marsicana Amarena ritratta con i suoi meravigliosi tre cuccioli: tra di loro c’è anche Juan Carrito, l’orso investito da un giovane automobilista che percorreva il tratto rettilineo della SS17 altezza Altopiano delle Cinquemiglia tra Castel di Sangro e Rivisondoli.
L’orsa bruna marsicana Amarena uccisa da una fucilata dopo essere entrata in una proprietà privata di un residente di 56 anni di San Benedetto dei Marsi (AQ), paese che si trova appena fuori i confini del territorio protetto dal Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (PNALM)
https://www.parcoabruzzo.it/dettaglio.php?id=75472

Personalmente, propongo l’introduzione di due misure urgenti da tenere in forte considerazione per evitare che possano accadere di nuovo simili attentati minanti la vita della fauna selvatica in Abruzzo:

  1. dotare di radiocollari GPS soltanto quegli esemplari che tendono spesso ad uscire dai confini del territorio protetto e l’orsa Amarena era una di questi, avendo sconfinato più volte: tendo a ricordare in tale sede che non esiste la nomenclatura di orso “confidente” o “problematico”, come coniato dal nazista priebkiano Presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti, di problematici esistono soltanto quegli esseri umani che non conoscono il modus comportamentalis da adottare quando avvistano o entrano in contatto diretto con un orso e questo aspetto necessita da parte del Parco il dovere di potenziare le proprie campagne di sensibilizzazione ed informazione della popolazione miranti al rispetto della fauna selvatica, ma anche di lanciare moniti ad agricoltori e a cacciatori di non creare trappole con esche per attirare la fauna selvatica, trasformarla in confidente attirandola a sé per poi ucciderla, come sta succedendo già da mesi in alcuni Parchi del Nord Italia, perché questo è un modo di comportarsi subdolo, meschino, riprovevole e tipico dei criminali da malavita organizzata, non da persone civili e rispettose della vita animale: https://www.055firenze.it/art/203621/Campi-trappole-ed-esche-avvelenate-per-catturare-istrici-denunciato-un-uomo https://twitter.com/bralex84/status/1697602763289465024;
  2. costruire recinti elettrificati attorno ai suoli agricoli ricadenti all’interno del territorio protetto dal Parco a spese del servizio tecnico del Parco stesso, per impedire alla fauna selvatica di entrare nei suoli, di cibarsi dei raccolti agricoli degli agricoltori e doverli indennizzare ogni anno.

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo ed attivista del movimento ambientalista italiano Ultima Generazione A22 Network

TROVATO UN ORSO MORTO AL CASTELLER. INTANTO L’OIPA PRESENTA LA PROPOSTA DI TRASFERIMENTO IN ROMANIA PER L’ORSA JJ4

La ormai famosa orsa JJ4, presunta responsabile dell’uccisione del runner Andrea Papi in Trentino
https://www.repubblica.it/cronaca/2023/06/02/news/orsi_trentino_trasferimento_rifugio_romania_oipa-402901953/

a cura della redazione Cronaca

L’Organizzazione internazionale protezione animali sta presentando una denuncia querela contro ignoti per uccisione di animali. Altre associazioni animaliste hanno aderito alla proposta dell’OIPA di trasferire l’orsa JJ4 al Liberarty Bear Sanctuary Zarnesti in Romania.

02 GIUGNO 2023 ALLE 15:02

Una carcassa di orso adulto è stata rinvenuta ieri sera nella zona del Monte Peller dal personale del Corpo forestale Trentino. Lo stato di decomposizione molto avanzato non permette ad oggi di formulare ipotesi attendibili sulle cause del decesso. Sono stati raccolti reperti che saranno inviati in laboratorio per determinare l’identificazione genetica dell’orso.

L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) invierà subito una richiesta di accesso agli atti per avere tutti i particolari della vicenda e fa notare che si tratta del secondo orso trovato morto in pochi giorni, dopo M62.  L’Ufficio legale dell’associazione depositerà inoltre alla Procura della Repubblica di Trento anche per questo orso una denuncia querela contro ignoti per uccisione di animale.

“Speriamo non si tratti un’altra puntata della caccia alle streghe che anche alcune dichiarazioni di esponenti politici alimentano”, dice il presidente dell’Oipa Massimo Comparotto. “È di mercoledì 10 maggio, per esempio, una dichiarazione preoccupante del consigliere trentino Ivano Job che, durante la discussione sulle risoluzioni collegate alla comunicazione sulla gestione degli orsi del presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, ha affermato che “se non ci sarà una risposta di buon senso, ponendo prima le persone e poi gli animali, i trentini non subiranno ancora”.

Sempre Oipa fa sapere che si sta profilando una proposta unitaria per il trasferimento dell’orsa JJ4, ritenuta responsabile dell’aggressione al runner Andrea Papi. L’Oipa già dal 12 maggio ha informato il Ministero dell’Ambiente sulla possibilità di trasferire JJ4, nel caso non possa essere liberata in natura, nel Santuario Liberarty Bear Sanctuary Zarnesti, in Romania, gestito dall’associazione Millions of Friends, lega membro di Oipa International.

La proposta Oipa sarà inviata con ulteriori dettagli entro il 27 giugno, data fissata dal Tar di Trento, alla Provincia autonoma di Trento, al Ministero dell’Ambiente e allo stesso Tribunale regionale di giustizia amministrativa. L’importante novità sta nella circostanza che ora anche altre associazioni animaliste hanno sposato la proposta dell’Oipa.

“Non dimentichiamo però che chiuso nel Casteller da anni c’è M49, detto anche “Papillon” per i suoi tentativi di evasione, e rischia di finirci anche MJ5, se catturato. Anche quest’ultimo, come JJ4, è oggetto dei decreti di abbattimento del presidente Maurizio Fugatti”, ricorda Comparotto. “Speriamo in un lieto fine per JJ4 e per tutti gli altri. Noi come Oipa ci siamo e ci saremo sempre per essere la loro voce, fuori e dentro le aule dei Tribunali”.

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

DUE FRATELLI DELL’ORSA JJ4 UCCISI PERCHE’ TROPPO AGGRESSIVI

Figli di Joze e Jurka (portati dalla Slovenia) avevano entrambi sconfinato in Svizzera e Germania

Pubblicato 1 giorno fa – 1 Giugno 2023 By Redazione Trento

A sinistra l’orso JJ1 abbattuto in Germania il 26 Giugno 2006 ed esposto in un Museo della Baviera.
A destra l’orso JJ3, abbattuto in Svizzera il 14 Aprile 2008 ed sporto al Museo Nayurale di Coira nei Grigioni.
https://www.lavocedeltrentino.it/2023/06/01/due-fratelli-dellorsa-jj4-uccisi-perche-troppo-aggressivi/

Stando a quanto riportato dalla Stampa, Jj4, esemplare femmina nata nel 2006, è diretta discendente del nucleo originario di plantigradi trasferiti dalla Slovenia al Trentino nell’ambito del progetto Life Ursus per il ripopolamento degli orsi sull’arco alpino italiano.

L’orsa è figlia di Joze (maschio rilasciato nel 2000) e Jurka (femmina rilasciata nel 2001); nel suo «album di famiglia» non figura come l’unico esemplare ad aver manifestato comportamenti aggressivi nei confronti dell’uomo.

JJ1, detto «Bruno» e primo figlio della coppia di orsi sloveni, era nato nel nel Parco Naturale Adamello Brenta nel 2004. L’animale prima sconfinò in Austria, per arrivare infine in territorio tedesco dove si diede a quotidiane scorrerie presso le produzioni di miele e a sistematiche predazioni di greggi.

I tedeschi saranno pure green ma a differenza degli italiani antepongono gli interessi umani alle razzie di un animale: le autorità bavaresi dapprima cercarono di allontanare l’animale mediante utilizzo di esperti finlandesi che si avvalevano di cani addestrati.

All’ennesimo tentativo fallito, si optò per il fucile: Bruno venne abbattuto il 26 Giugno 2006 e il suo corpo venne impagliato ed esposto nel museo Mensch und Natur nel Castello di Nymphenburg, a Monaco di Baviera.

La stessa sorte è toccata all’orso Jj3, altro figlio di Joze e Jurka. A premere il grilletto furono le autorità federali del Cantone dei Grigioni, in Svizzera, dove l’orso era sconfinato manifestando fin da subito un comportamento troppo «disinvolto» nei confronti dell’uomo, con frequenti visite nei centri abitati alla ricerca di cibo.

Anche qui, per evitare di piangere sul cadavere di qualcuno, si era optato prima per l’allontanamento e poi per l’abbattimento, avvenuto il 14 Aprile 2008.

«Quando le autorità federali e cantonali decisero per l’abbattimento di Jj3 dovetti riconoscere che anche sul piano scientifico era la scelta giusta (Giusta? Lo metti in isolamento, no che lo ammazzi, c’è una bella differenza! Ma che cazzo stai a dì?): l’orso non si era dimostrato pericoloso per l’uomo ma per anni aveva aggredito greggi e arnie, entrava in malghe e giardini e non potevamo escludere un incidente: la tolleranza della popolazione locale aveva raggiunto il punto minimo possibile».  Le dichiarazioni sono di Paolo Molinari, zoologo che tra il 2007 e il 2008 fu chiamato nei Grigioni centrali, tra Lenzerheide e la Valle dell’Albula, proprio per studiare il comportamento di Jj3, organizzare le operazioni di dissuasione dagli ambienti antropizzati e coordinare la formazione dei guardacaccia locali.

JJ3, dopo essere stato abbattuto, è stato imbalsamato ed esposto al Museo di storia naturale di Coira, nei Grigioni.

Il legame di sangue tra Jj3 e Jj4 è importante per spiegare due coseinnanzitutto che quando in Svizzera si parla di orso c’entra sempre il Trentino. Jj3 era arrivato da lì, così come l’altro fratello Jj2, soprannominato Lumpaz e di cui non si hanno più notizie da anni, che nel 2005 spuntò sul Passo del Forno, nei pressi di Zernez, e fu il primo plantigrado osservato sul territorio elvetico 101 anni dopo l’abbattimento dell’ultimo esemplare autoctono.

La vicenda di JJ3 servì da impulso per la nascita della piattaforma Wiso (Large Carnivores, Wild Ungulates and Society), istituita nell’ambito della Convenzione delle Alpi ed incentrata su incontri periodici nei quali si scambiano informazioni sui grandi carnivori e si discutono possibili misure di gestione tenendo conto delle diverse politiche dei Paesi alpini. Il mandato di Wiso prevede il monitoraggio genetico e della mobilità transfrontaliera di orsi, lupi, linci e stambecchi.

Fonte: La Voce del Trentino

Paolo Molinari, il zoologo che ha studiato zoologia forestale all’Università di Padova ed esperto del gruppo SCALP. Eccolo qui il fenomeno che dice va bene sparare agli orsi, il che cozza completamente con il suo compito di preservare e tutelare la vita degli animali selvatici nelle aree protette. Metterli in islamnto invece di ucciderli no eh? Manco la prendiamo in considerazione l’idea! Ma io vorrei sapere chi cazzo fà lavorare questa gentaglia in questo Paese di merda!!!

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

GIUSEPPE CRUCIANI DE “LA ZANZARA” IN VISITA ALL’AREA FAUNISTICA DEL CASTELLER A TRENTO: “ORSA JJ4 MEGLIO MORTA CHE IN GABBIA.”

Intanto c’è stato un nuovo blitz degli animalisti al centro faunistico

Un frame del video di Cruciani al Casteller https://www.trentotoday.it/cronaca/cruciani-casteller-jj4.html

Protagonista in piazza Cesare Battisti con il live show della Zanzara per il Festival dell’Economia, lo speaker e conduttore di Radio 24 Giuseppe Cruciani è stato anche al centro di un video diffuso sul canale Instagram ufficiale de La Zanzara in cui lo si vede davanti al cancello del Casteller.

Lo speaker, nel video, ha ribadito la sua linea, confermata anche nell’intervista che aveva rilasciato a Trentotoday: “Qui è dove è rinchiusa JJ4. Quest’orsa sta qui dentro da un sacco di giorni. Mi domando: perché rinchiusa e sedata e non soppressa? Sarebbe meglio morta che sedata; questo non è il suo ambiente non c’è dubbio”. Migliaia le visualizzazioni e migliaia anche i like generati dal post.

Nuovo blitz di Centopercentoanimalisti

Il Casteller è stato poi al centro anche del nuovo blitz degli attivisti di Centipercentoanimalisti. Il tutto è avvenuto, fanno sapere i militanti, nel tardo pomeriggio di ieri, martedì 30 maggio, con il collettivo che ha apposto uno striscione sulla recinzione con la scritta: “11 – 6 – 2023 assedio x la liberazione degli orsi”.

L’immagine dello striscione affisso al Casteller

L’11 Giugno prossimo è la data in cui Centopercentoanimalisti ha organizzato un presidio davanti al Casteller, aggiungendo poi: “La primavera sta per terminare ed è giunta l’ora di far capire ai diretti interessati che la liberazione degli orsi del Casteller è un dovere per noi animalisti, stanchi di farci prendere in giro dalla burocrazia”.

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

“META’ DEI TRENTINI E’ CONTRO L’UCCISIONE DEGLI ORSI”, IL SONDAGGIO DELLA LAV: “LA MAGGIORANZA PENSA CHE LA PAT SI SIA IMPEGNATA POCO PER FARE INFORMAZIONE”

La Lav ha presentato il sondaggio anche per smentire Fugatti: “Hanno usato gli orsi come attrattiva turistica per poi decidere di portarli al patibolo ma la metà dei trentini è contro l’uccisione di questi animali”

L’orsa JJ4 ritratta con i suoi tre cuccioli: la prima è ancora rinchiusa nel carcere fortezza dell’Area Faunistica del Casteller a Trento, mentre i secondi tre orsetti sono da soli senza madre accanto a vagare nei boschi del Trentino a rischio di costante predazione
https://www.ildolomiti.it/ambiente/2023/meta-dei-trentini-e-contro-luccisione-degli-orsi-il-sondaggio-della-lav-la-maggioranza-pensa-che-la-pat-si-sia-impegnata-poco-per-fare-informazione

Di T.G. – 24 Maggio 2023 – 15:10

TRENTO. La metà dei trentini è contro l’uccisione degli orsi Jj4 e Mj5, questo quanto emerge dal sondaggio presentato oggi dalla Lav. Il dato riguarda sia gli abitanti del capoluogo (57%) sia coloro che vivono nelle vallate e nei piccoli centri (47%), e si tratta di un’indagine demoscopica condotta da Doxa attraverso 500 interviste su un campione rappresentativo di residenti a Trento (22%) e provincia (78%), fra l’11 e il 17 maggio. Peraltro Doxa è la stessa società a cui la Provincia si era affidata per l’indagine conoscitiva effettuata nel 1997 e ripetuta nel 2003.

Questa, precisano dall’associazione, vuole essere una risposta a quanto affermato dal presidente della provincia di Trento: “Al contrario di quanto afferma Fugatti fra i trentini non c’è una maggioranza schiacciante schierata a favore dell’uccisione degli orsi”. Insomma per gli animalisti “una ragione in più, oltre a quelle etiche e scientifiche, della quale la politica locale deve tener conto” prima di prendere una decisione.

Simone Stefani, responsabile Lav Trentino e vicepresidente nazionale dell’associazione animalista, fa notare come il 53% dei trentini ritenga che la Provincia, dopo aver riportato gli orsi sul territorio, si sia impegnata ‘poco o per nulla’ per fornire ai cittadini tutte le informazioni necessarie a prevenire gli incontri e come comportarsi con gli orsi. Percentuale che fuori Trento città arriva al 55%. “Questo – commenta Stefani – dimostra le gravi mancanze delle Giunte che governano da più di vent’anni la Provincia, riguardo quindi alla possibilità di evitare la tragedia di Andrea Papi a Piazza Dante c’è chi dovrebbe farsi un esame di coscienza”.

Dal sondaggio emerge anche una maggioranza di trentini, fra il 53% e il 69%, che vuole che si realizzino i corridoi ecologici per la dispersione dei plantigradi. “Azione sbeffeggiata dall’assessora Zanotelli, così come l’immediata sostituzione dei cassonetti dei rifiuti con quelli ‘anti-orso’ e la sterilizzazione di alcuni orsi, come avrebbe dovuto esserlo Jj4 secondo quanto autorizzato dall’Ispra, cioè le attività incruente necessarie secondo il mondo scientifico ignorato dalla Provincia”, afferma Massimo Vitturi, responsabile nazionale Lav animali selvatici.

Secondo Gianluca Felicetti, presidente nazionale Lav, quella portata avanti dall’associazione è tutt’altro che una battaglia ideologica: “È una battaglia dall’approccio scientifico e morale sulla possibilità e la necessità di una convivenza umani-animali selvatici non fondata sulle doppiette e sul sangue di una vittima umana, morte causata più che altro dalle mancanze della Provincia”. Il Trentino, dice sempre Felicetti, ha diritto a vivere senza paure sulle quali invece soffiano dei “professionisti degli scontri e delle divisioni che sono smentiti dai numeri”.

Per questo dalla Lav chiedono più serietà da parte di chi “ha usato gli orsi come attrattiva turistica per poi decidere di portarli al patibolo, di prendere soldi dall’Europa per il progetto di reintroduzione degli orsi e poi ha tolto la competenza sulle attività a Parchi ed esperti per affidarla a un sistema emergenziale, che ha cancellato la prevenzione e le misure sulla convivenza in favore solo di ergastolo o morte, da parte di chi sbandiera contro gli orsi la prevalenza della incolumità e della sicurezza pubblica e sempre nei boschi favorisce l’estensione della caccia che tutti gli anni in tutta Italia provoca decine e decine di morti e feriti umani”, conclude Felicetti.

Fonte: Il Dolomiti

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

ORSO SE NE VA A SPASSO PER LE COLTURE DI FUCINO IN ABRUZZO

Avezzano. Orso se ne va a spasso tra i campi coltivati del Fucino e viene immortalato. Non è la prima volta che l’animale simbolo dell’Abruzzo viene sorpreso tra le colture. Già lo scorso anno scelse Fucino per farsi una passeggiata.

E anche quest’anno è tornato tra i campi coltivati dove si muoveva in tutta tranquillità probabilmente in cerca di qualcosa da mangiare. Il video girato da un agricoltore ha fatto subito il giro dei social vista la singolarità della scena ripresa.

Gli orsi sono sempre più vicini ai borghi e ai centri abitati e spesso si avvicinano ai luoghi frequentati dall’uomo per cercare del cibo.

Fonte: Abruzzo Live

https://abruzzolive.it/orso-se-ne-va-a-spasso-per-le-colture-del-fucino-e-le-immagini-diventano-virali-video/

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

UCCIDERE GLI ORSI PROBLEMATICI NON E’ LA SOLUZIONE: LA LAV PRESENTA DUE NUOVI RICORSI AL TAR

Uccidere gli orsi problematici non è una soluzione. Per questo la Lega Anti Vivisezione (LAV) ha presentato due nuovi ricorsi al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) di Trento per contrastare le linee guida provinciali per la gestione degli orsi e il documento ISPRA-MUSE sugli orsi etichettati come “problematici”, quando in realtà l’unico essere veramente problematico è l’essere umano con i suoi comportamenti scriteriati, quando si avvicina eccessivamente ad un animale selvatico.

https://www.kodami.it/uccidere-gli-orsi-problematici-non-e-la-soluzione-la-lav-presenta-due-nuovi-ricorsi-al-tar/

Uccidere gli orsi problematici non è una soluzione. Ne è certa la Lav che per questo ha presentato due nuovi ricorsi al Tar di Trento per contrastare le Linee guida provinciali per la gestione degli orsi e il documento Ispra-Muse sugli orsi etichettati come “problematici”.

«Avevamo presentato già nell’agosto 2021 il ricorso al Tar per richiedere l’annullamento delle Linee guida provinciali per la gestione degli orsi mediante uccisione – ha spiegato Massimo Vitturi, responsabile area Animali selvatici della Lav – perché mancanti di qualsiasi riferimento alla programmazione delle misure di prevenzione, si tratta quindi di mere linee guida che nella loro genericità costituiscono la base per nuovi incidenti, per la creazione di fatto di orsi “problematici” e le conseguenti Ordinanze di uccisione degli orsi. Inoltre, nessun cenno alle misure non cruente in caso di orsi problematici essendo di fatto prevista sempre e soltanto l’uccisione degli animali».

Il Tar nel 2022 aveva però giudicato inammissibile il ricorso e quindi l’associazione si è rivolta al Consiglio di Stato. In attesa della decisione, però ha fatto sapere che proporrà ancora un nuovo ricorso su questi aspetti.

La discussione sulla gestione dei grandi carnivori del Trentino si è riaccesa a seguito della vicenda dell’orsa Gaia, nota come JJ4, ritenuta responsabile della morte del 26enne Andrea Papi, la prima aggressione mortale di un orso ai danni di un essere umano in oltre 150 anni di storia italiana.

Quando gli esperti della Fondazione Edmund Mach hanno isolato il profilo genetico dell’orsa è partita una vera e propria caccia da parte dei Forestali trentini, culminata con la cattura di Gaia. Oggi l’orsa, dopo essere stata separata dai suoi 3 cuccioli, si trova rinchiusa all’interno del Centro faunistico di Casteller, ancora in attesa della sentenza del Tar, che potrebbe salvarla accogliendo i ricorsi presentati dalle associazioni di tutela animale.

Fin da subito, il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ha fatto sapere di voler abbattere l’animale, e insieme a lei tutti gli orsi problematici del Trentino. Insieme a Gaia, infatti, dovrà essere catturato anche Johnny, conosciuto come Mj5, l’orso che ha aggredito un uomo in Val di Rabbi poche settimane prima della vicenda di Andrea Papi. L’uomo in quel caso se l’era cavata con qualche ferita ed era stato dimesso dall’ospedale dopo tre giorni.

Stessa sorte di Gaia e Johnny sarebbe toccata anche a M62, se non fosse stato ucciso da un maschio adulto alla fine di aprile. M62 era un giovane individuo che non si era mai mostrato aggressivo e che era considerato problematico perché aveva l’abitudine di entrare nei centri abitati, e mostrare una confidenza eccessiva nei riguardi di alcune persone. Come aveva spiegato a Kodami l’esperta di orsi e coautrice del progetto di divulgazione “L’orso e la formica”Elisabetta Tosoni, sono soprattutto le femmine e gli individui giovani ad avere la tendenza a entrare in contatto con zone abitate, allo scopo di fuggire dai maschi adulti.

Gaia, Johnny e M62 sono individui diversi, che hanno agito in contesti diversi, ma ai quali la Provincia autonoma di Trento vuole somministrare la medesima medicina: la morte. A rischio quindi sono tutti gli animali con atteggiamento considerato non conforme. Una ipotesi alla quale la Lav si oppone strenuamente: «Ottenere la tutela della vita di Jj4 ci permetterà di creare un precedente giudiziario per salvare la vita di tutti gli orsi», ha aggiunto Vitturi.

Nel frattempo per Gaia arrivano i primi segni di speranza: «La sola possibilità di salvare la vita di JJ4 attraverso il suo trasferimento in un rifugio straniero già rappresenta una svolta, perché effettivamente le linee guida incredibilmente non prendono neanche in considerazione questa possibilità essendo molto più facile uccidere che trasferire. Le nostre energie e le nostre attività politiche, legali, di rapporti istituzionali, sono interamente dedicate alla sorte dell’orsa non solo perché per LAV ogni vita ha valore e deve essere rispettata, ma perché alla sorte di Jj4 e dell’ancora non catturato MJ5 è legato il destino di vita o di morte per gli altri 100 orsi trentini in natura», ha concluso Vitturi.

Fonte: Kodami

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

TRENTO, RINVIATA LA DECISIONE SULL’ORSA JJ4. PROTESTA ANIMALISTA AL TAR: «FUGATTI VATTENE»

di Dafne Roat e Renato Piva

Giudici riuniti per decidere sulla sospensiva dell’ordinanza di abbattimento di Jj4, l’animale che ha ucciso il runner Andrea Papi: 24 ore per la sentenza. Manifestanti davanti al tribunale: slogan, cartelli e zona presidiata

https://corrieredeltrentino.corriere.it/notizie/cronaca/23_maggio_25/trento-si-decide-sulla-soppressione-dell-orsa-jj4-protesta-animalisti-di-fronte-al-tar-fugatti-vattene-ac79a562-90c1-45b7-a0f1-db6047dc0xlk.shtml

Si dovrà attendere ancora per conoscere la sorte dell’orsa Jj4. I giudici del Tar di Trento, salvo inattese sorprese in coda, nella camera di consiglio riunita da stamane, giovedì 25 maggio, completeranno l’esame dei ricorsi contro l’ordinanza di abbattimento dell’animale e contro quella – firmata, come la prima, dal presidente della Provincia, Maurio Fugatti, che dispone la cattura dell’altro orso, Mj5, tutt’ora libero nei boschi trentini. La decisione finale sarà comunicata domani: altre 24 ore, quindi, prima di chiudere il cerchio che si è aperto con la morte del 26enne runner Andrea Papi, sbranato da Jj4 il 5 aprile scorso, nei boschi sopra Caldes. I ricorsi sono otto, perché ai due principali presentati da Lav, Lega anti vivisezione, se ne sono sommati altri di associazioni animaliste, che si sono accodate alle iniziative principali.  

L’ottimismo degli animalisti 

Il presidente di Lav, a Trento nel giorno criciuale per tutti quelli che, da fronti opposti, attendono una soluzione alla «questione orsi», ha dispensato ottimismo. «I periti di parte che abbiamo schierato – le parole di Gianluca Felicetti – sono studiosi di fama internazionale, che, in passato, hanno completato anche studi tecnico-giuridici sul tema e qui hanno firmato relazioni di cui, ne siamo convinti, il Tar non potrà non tenere conto». Felicetti ha ribadito la posizione dell’associazione: «Quegli animali non sono pericolosi. Quanto a Mj5, noi speriamo che non venga mai catturato e che il decreto di uccisione per Jj4 venga cancellato dalla decisone della giustizia amministrativa…». Quanto alla sorte dell’orsa Jj4, «se non ci sarà la possibilità di restituirla alla natura, l’alternativa, che abbiamo indicato fin dal primo momento, può essere l’ospitalità in Germania, in Romania o in Giordania, con l’associazione austriaca che gestisce una struttura in quel Paese… Qualsiasi luogo che non sia il Casteller (il centro vivaistico forestale in zona Trento Sud, da sempre criticato dagli animalisti, ndr) dove ancora marcisce uno deglio orsi catturati anni fa dalla proviancia… Tutti dati di fatto di cui i giudici non potranno che tener conto. Siamo fiduciosi». 

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La protesa

Fin dal primo mattino, una cinquantina di persone, tutte o prevalentemente appartenenti ad associazioni animalisteha manifestato con cartelli e striscioni di fronte alle sede del Tar. «Vogliamo buon senso e giustizia. Gli orsi fanno gli orsi e non sono criminali», lo slogan vergato in nero su striscione a fondo giallo. Tra le richieste degli animalisti c’erano anche le dimissioni immediate del presidente della Provincia e dell’assessore alla Caccia e pesca, Giulia Zanotelli. I più accesi, magari con una punta di scherzo, si sono spinti alla richiesta di carcere per Fugatti. Via Calepina, dove ha sede il Tribunale amministrativo, era presidiata da forze di polizia in tenuta antisommossa e anche l’accesso al tribunale amministrativo era stato vietato. La manifestazione, comunque, si è chiusa verso le 13 senza eccessive asperità.

Fonte: Corriere del Trentino

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus

ORSI, ABBATTIMENTO O TRASFERIMENTO? OGGI LA DECISIONE DEL TAR SU JJ4 E MJ5. INTANTO IN ABRUZZO UN SINDACO VUOLE DARE IL TITOLO DI “CITTADINA ONORARIA” ALL’ORSA AMARENA

Si attende la decisione da parte del Tar di Trento sul destino dell’orsa JJ4 e dell’orso MJ5. Intanto in Abruzzo, nel comune di Villalago è tornata a farsi vedere l’orsa Amarena con due cuccioli. Il sindaco ha adottato immediatamente un’ordinanza per la sua salvaguardia: “O si decide di protestare o di convivere, noi abbiamo fatto questa seconda scelta e siamo contenti, speriamo che Amarena rimanga con noi per diverso tempo”

https://www.ildolomiti.it/cronaca/2023/orsi-abbattimento-o-trasferimento-oggi-la-decisione-del-tar-su-jj4-e-mj5-intanto-in-abruzzo-un-sindaco-vuole-dare-il-titolo-di-cittadina-onoraria-allorsa-amarena

TRENTO. Da un lato la Provincia di Trento in guerra con gli orsi dall’altro un piccolo comune dell’Abruzzo che è pronto a dare la cittadinanza onoraria a Amarena, l’orsa mamma del più famoso Juan Carrito, il plantigrado morto negli scorsi mesi investito da un’auto. 

In questi giorni Amarena è tornata a farsi vedere e non è sola. A seguirla, infatti, ci sono due orsetti. Un ritorno gradito quello di mamma orsa che viene comunque monitorato, alla luce dei più recenti accadimenti, per rafforzare la convivenza tra plantigrado e popolazione.  

A poche ore dai primi avvistamenti il sindaco di Villalago (L’Aquila) ha deciso di far scattare immediatamente un’ordinanza.  Con il provvedimento si stabilisce il divieto di transito assoluto, sia veicolare che pedonale, su alcune zone ad esclusione dei residenti e delle ditte autorizzate per lavoro. Accanto a questo anche il divieto di avvicinarsi agli esemplari di fauna protetta di qualsiasi specie a piedi, in auto o con qualunque mezzo, a distanze inferiori di 300 metri. Vietato illuminarli se non per attività di dissuasione che devono essere svolte, eventualmente, da personale autorizzato. C’è ovviamente il divieto di dare da mangiare a questi animali ed è prevista una sanzione amministrativa da 25 a 500 euro.

“C’è la proposta e spero di portarla già nel prossimo consiglio comunale per far diventare Amarena nostra cittadina onoraria” spiega a il Dolomiti il sindaco di Villalago, Fernando Gatta, contento di poter salutare nuovamente l’arrivo di Amarena che già in passato era stata presente sul territorio.  “Nel 2020 – ci spiega – era arrivata con 4 cuccioli. Noi già all’epoca abbiamo adottato immediatamente tutti i provvedimenti per cercare di tutelare la sua presenza. Nessuno ha mai pensato di allontanarla e abbiamo cercato di disturbarla il meno possibile. Possiamo dire che ci ha anche aiutato a farci conoscere”.  

Fino ad oggi Amarena, spiega sempre il primo cittadino di Villalago, non ha mai dato alcun problema e dalla popolazione non sono mai arrivate particolari critiche. “Quando ci si trova in queste situazioni – spiega Gatta – o si decide di protestare oppure si decide di conviverci. Noi abbiamo scelto la seconda strada perseguendo il bene di tutti e non ci sono problemi”. Una presenza che , addirittura, il sindaco si augura rimanga diverso tempo. “Sostanzialmente – ci spiega – siamo contenti se rimane”. 

ORSO MARSICANO E ORSO BRUNO
Amarena è un orso marsicano mentre la specie che è presente in Trentino è quella dell’orso bruno. Ma quali sono le differenze? Non vi sono studi che confermano il fatto che l’orso marsicano  sia biologicamente più tranquillo e mansueto dell’orso bruno.  Differenze si possono trovare dal punto di vista fisico ma per il resto non ci sono certezze. Non ci sono aggressioni accertate da parte della specie marsicana. 

“Sono orsi tutte e due e gran parte del comportamento è simile” ci spiega Luigi Boitani, professore ordinario di Zoologia alla Sapienza di Roma ma anche Presidente della Large Carnivore Initiative for Europe ed è considerato il padre della conservazione in Italia. “Ci sono alcune differenze fisiche, l’orso marsicano è leggermente più piccolo e la forma del cranio è un po’ diversa”.

Per quanto riguarda il comportamento è bene chiarire che non ci sono stati studi che confermano in modo scientifico la maggiore aggressività di una specie o dell’altra. “Forse quello marsicano – spiega a il Dolomiti – è meno propenso alle aggressioni ma per una selezione avvenuta nei secoli. Qualche anno fa è stato pubblicato uno studio di un’analisi genomica che ipotizza, ma non conclude,  che vi siano dei geni in quello marsicano che indicherebbero una maggiore propensione alla non aggressione e a sfuggire”.

LA DECISIONE DEL TAR
A partire dalle 9 di questa mattina si attende la decisione da parte del Tar di Trento sul destino dell’orsa JJ4 e dell’orso MJ5.  Via libera all’abbattimento oppure il trasferimento? Bisognerà attendere la decisione della sezione unica del Tribunale amministrativo per capire cosa accadrà.

L’orsa JJ4 è ritenuta la responsabile dell’aggressione mortale nei confronti di Andrea Papi nel pomeriggio del 5 aprile scorso nei boschi di Caldes in Val di Non. In questo caso sono due i decreti di abbattimento firmati dal governatore Maurizio Fugatti e che, a seguito del ricorso della associazioni animaliste, sono state sospese (QUI L’ARTICOLO).  Sull’ipotesi di trasferimento dei plantigradi sta lavorando anche il ministero prendendo in considerazione le proposte arrivate da enti e associazioni. 

Il secondo orso al centro della decisione del Tar è invece MJ5. Si tratta in questo caso di un plantigrado considerato ‘problematico’ perché nel marzo scorso ha ferito un escursionista in Val di Rabbi.

Quello che verrà deciso questa mattina, però, potrebbe non mettere la parola fine alla vicenda essendo previsto anche il ricorso. 

Fonte: Il Dolomiti

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, ideologo e consulente tecnico movimento ambientalista Ultima Generazione A22 Network e membro attivo della Fondazione Michele Scarponi Onlus