Day: 2 gennaio 2024

JOHN CLAUSER:”IL CAMBIAMENTO CLIMATICO NON ESISTE. SONO LE NUBI CHE REGOLANO LA TEMPERATURA DELLA TERRA”

JOHN CLAUSER:"CLIMATE CHANGE DOES NOT EXIST. IT'S THE CLOUDS THAT REGULATE EARTH'S TEMPERATURE"
http://www.tankerenemy.com/2023/12/john-clauser-il-cambiamento-climatico.html

LE NUBI DETERMINANO IL BILANCIAMENTO DELLE TEMPERATURE SULLA TERRA. ECCO PERCHE’ CON LE SCIE CHIMICHE MIRANO A DISSOLVERLE

CLOUDS DETERMINE THE BALANCE OF TEMPERATURES ON THE EARTH. THIS IS WHY THEY AIM TO DISSOLVE THEM WITH CHEMTRAILS

Con le operazioni di Geoingegneria clandestina si mira ad eliminare la nuvolosità naturale, al fine di facilitare le comunicazioni via etere, in alta frequenza (Extreme High Frequency), poiché queste non vanno d’accordo con l’acqua contenuta nelle nuvole (Nuclei di Condensazione Cloud Condensation Nuclei CCN). La riduzione della copertura nuvolosa naturale, ovviamente, interferisce pesantemente sul ciclo dell’acqua (riduzione delle precipitazioni e desertificazione), ma ha un’altra conseguenza: interferisce con il bilanciamento delle temperature e quindi determina il riscaldamento della Terra. L’incremento delle temperature (localizzato) va dunque ricercato nelle attività di aerosol – condotte per mezzo di velivoli commerciali in gran parte – e non nell’ipotetico e mai dimostrato aumento dei gas serra.

A conferma di quanto sin qui scritto, oltre le dichiarazioni dei fisici Franco Prodi, Carlo Rubbia ed Antonino Zichichi, ora si aggiungono anche le asserzioni del Dr. John Clauser, anche lui fisico. Costoro confermano che le temperature del nostro pianeta sono direttamente dipendenti, oltre che dal ciclo solare, anche e soprattutto dalla presenza delle nubi, che funzionano come una sorta di termostato, riflettendo la luce del sole. Ne concludiamo che la Geoingegneria clandestina incontra l’interesse sia dei militari, sia dei truffatori che presiedono agli accordi dell’IPCC (che non considerano le nubi) e che, insieme al WEF (World Economic Forum), all’Unione Europea (UE) ed ai Governi marionetta dei singoli Stati, ha lo scopo unico di azzerare la nostra civiltà con la scusa di un inesistente cambiamento climatico di origine antropica.

With clandestine Geoengineering operations the aim is to eliminate natural cloud cover, in order to facilitate communications through the air, in high frequency (Extreme High Frequency), since these don't get along with the water contained in the clouds (Condensation Nuclei Cloud CCN). The reduction of natural cloud cover, obviously, heavily interferes with the water cycle (reduction of precipitation and desertification), but it has another consequence: it interferes with the temperature balance and therefore causes the Earth to warm. The (localized) increase in temperatures must therefore be sought in aerosol activities, largely conducted using commercial aircraft and not (military) in the hypothetical and never demonstrated increase in greenhouse gases.

To confirm what has been written so far, in addition to the statements of the physicists Franco Prodi, Carlo Rubbia and Antonino Zichichi, we now also add the assertions of Dr. John Clauser, also a physicist. They confirm that the temperatures of our planet are directly dependent not only on the solar cycle, but also and above all on the presence of clouds, which function as a sort of thermostat, reflecting the sunlight. We conclude that clandestine geoengineering meets the interest of both the military and the scammers who preside over the IPCC agreements (which do not consider clouds) and who, together with the WEF (World Economic Forum), the European Union (EU) and to the puppet governments of individual states, has the sole purpose of eliminating our civilization with the excuse of a non-existent climate change of anthropogenic origin.

John Clauser, premio Nobel per la Fisica 2022. Ecco il sunto della sua intervista.

– La grande notizia è che non esiste una vera crisi climatica. (Questo non è vero, una crisi climatica momentanea è in atto, sia a causa dell’intensa attività magnetica solare che sarà massima nel 2024 e a causa di attività di Geoingegneria clandestina che portano alla produzione di velature da scie chimiche nei cieli a causa di sostanze chimiche dannose deliberatamente sparse da aerei civili e militari ai fini del miglioramento delle telecomunicazioni in ambito militare e qui c’è la grossa complicità di diversi Governi di tutto il Mondo);
– La CO2 e il metano hanno un effetto trascurabile sul clima. (Per me è un asserzione vera in parte e valida soltanto per la CO2: il metano, il più semplice degli idrocarburi, determina un importante contributo al Riscaldamento Globale, mentre la CO2 in atmosfera in basse-medie concentrazioni no, per il motivo che è un gas che dà la vita, è il nutriente delle piante che crea il processo della fotosintesi clorofilliana, lo diceva sempre mio nonno!)
– La Terra ha le nuvole e non possiamo ignorarlo. Io sostengo che ogni tipo di nuvola fornisce automaticamente un meccanismo termostatico di riflettività della luce solare che controlla fortemente il clima e la temperatura della Terra. L’IPCC afferma di essere certa che il meccanismo dominante sia quello della CO2, ma io affermo che è assurdo. (Su questa asserzione di Clauser sono completamente d’accordo);
– Non c’è cambiamento climatico e certamente non sono convinto ci sia un collegamento con la frequenza degli eventi meteorologici estremi, il cui aumento è trascurabile. (Dipende cosa si intende per cambiamento climatico, perché non tutti hanno in testa la stessa concettualità in merito: io ritengo che l’aumento degli eventi meteorologici severi o estremi è in connessione diretta con l’attivttà magnetica solare eccezionale degli anni 2012, 2018, 2023 e sicuramente anche 2024);
– La Terra probabilmente non si sta neppure riscaldando. Tutta la cronologia delle temperature è molto sospetta, il modo in cui è stata gestita è sospetto, ma comunque, qualunque cosa accada, non è dovuta alla presenza di CO2 o metano nell’atmosfera.
(Questa asserzione per me è vera solo in parte: il Riscaldamento Globale attuale dipende dalla combinazione di fattori interni al Pianeta, legati a Geoingegneria ed al Progetto HAARP usati dai militari americani per i loro scopi legati alla loro volontà di egemonizzare il Mondo da Quarto Reich, esattamente come fece Adolf Hitler assieme ai suoi deviati e folli nazisti componenti il Terzo Reich durante la Seconda Guerra Mondiale e sia da fattori esterni al Pianeta e torno a ribadire con fermezza che dipende dall’attività magnetica solare eccezionale di questi anni, non dimenticando comunque che anche scelte insostenibili folli intraprese, come l’aumento dell’uso dei combustibili fossili dei paesi arabi dell’OPEC, l’uso del metano in Siberia dei russi, l’aumento degli allevamenti intensivi nei Paesi eccessivamente industrializzati, come USA e Cina, per combattere le carestie interne ai propri Paesi, stanno determinando comunque un contributo aggiuntivo al Cambiamento Climatico in atto da non sottovalutare nel prossimo futuro. Io piuttosto concentrerei molte delle mie attenzioni sulla sparizione di laghi imbriferi contenenti acqua dolce negli ultimi 10-15 anni, come il Lago d’Aral in Uzbekistan ed il Lago Urmia in Iran, tutti spariti a causa delle attività HAARP americane per arrivare a controllare politicamente meglio questi Paesi, guarda caso uno derivato dall’ex-blocco sovietico URSS e l’altro un paese della Mezaluna fertile a cultura dominante araba che un tempo era l’antico Impero Persiano. Gli USA stanno cercando da anni di porre entrambi questi Paesi sotto il loro dominio assoluto da remoto, a distanza e comodamente seduti sulle loro poltrone di casa, in questa considerazione mi sento molto il caro ed indimenticato ricercatore indipendente romano Stefano Pellegrosi, “Stefano Felce e Mirtillo”, uomo dalla vastissima cultura e preparatissimo in ambito elettromagnetico).

- The great news is that there is no real climate crisis. (This is not true, a temporary climate crisis is underway, both due to the intense solar magnetic activity which will be maximum in 2024 and due to clandestine geoengineering activities which lead to the production of chemtrail hazes in the skies due to substances harmful chemicals deliberately spread by civil and military aircraft for the purpose of improving telecommunications in the military sector and here there is the great complicity of various Governments around the world);
- CO2 and methane have a negligible effect on the climate. (For me it's a partially true statement and valid only for CO2: methane, the simplest of hydrocarbons, determines an important contribution to Global Warming, while CO2 in the atmosphere in low-medium concentrations does not, for the reason that it is a gas that gives life, it is the plant nutrient that creates the process of chlorophyll photosynthesis, my grandfather Carmine Palermo always said so!)
- The Earth has clouds and we cannot ignore it. I argue that each type of cloud automatically provides a thermostatic mechanism of sunlight reflectivity that strongly controls the Earth's climate and temperature. The IPCC claims to be certain that the dominant mechanism is CO2, but I say that is absurd. (I completely agree with this assertion by Clauser);
- There is no climate change and I'm certainly not convinced there is a connection with the frequency of extreme weather events, the increase of which is negligible. (It depends on what you mean by climate change, because not everyone has the same conceptualization in mind about it: I believe that the increase in severe or extreme meteorological events is in direct connection with the exceptional solar magnetic activity of the years 2012, 2018, 2023 and certainly also 2024);
- Earth is probably not even warming. The whole temperature history is very suspicious, the way it was handled is suspicious, but still, whatever happens, it is not due to the presence of CO2 or methane in the atmosphere. (This statement for me is only partially true: current Global Warming depends on the combination of factors internal to the Planet, linked to Geoengineering and the HAARP Project used by the American military for their purposes linked to their desire to hegemonize the World from the Fourth Reich , exactly as Adolf Hitler did together with his deviant and crazy Nazis making up the Third Reich during the Second World War and both by factors external to the Planet and I once again firmly reiterate that it depends on the exceptional solar magnetic activity of these years, without forgetting however that even crazy unsustainable choices undertaken, such as the increase in the use of fossil fuels by the Arab OPEC countries, the use of methane in Siberia by the Russians, the increase in intensive farming in excessively industrialized countries, such as the USA and China, to fight famines within their own countries, they are still making an additional contribution to ongoing Climate Change that should not be underestimated in the near future. I would rather focus much of my attention on the disappearance of catchment lakes containing fresh water in the last 10-15 years, such as the Aral Sea in Uzbekistan and Lake Urmia in Iran, all of which disappeared due to American HAARP activities to achieve political control these countries are better, coincidentally one derived from the former Soviet bloc USSR and the other a country in the fertile Mezaluna with a dominant Arab culture which was once the ancient Persian Empire. The USA has been trying for years to place both these countries under their absolute dominion remotely, at a distance and comfortably sitting in their armchairs at home, in this consideration I feel very strongly about the dear and unforgettable independent Roman researcher Stefano Pellegrosi, "Stefano Felce and Mirtillo", a man of vast culture and highly trained in the electromagnetic field).

Fonte, Source: Tankerenemy

http://www.tankerenemy.com/2023/12/john-clauser-il-cambiamento-climatico.html

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto al Cambiamento Climatico in atto, ma che ritiene non sia la CO2 il principale gas serr che contribuisce direttamente al Riscaldamento Globale

TERREMOTO GIAPPONE 1 GENNAIO 2024 ORE 8.24 AM NOTO, PREFETTURA DI ISHIKAWA

Vasto (CH), lì 2 Gennaio 2024 ore 19.37

Buonasera a tutti voi. Inizia da subito male il 2024 per il Giappone: il 1 Gennaio alle 8.24 AM c’è stata una forte scossa di terremoto di magnitudo 7.6 a Noto, nella Prefettura di Ishikawa e l’Agenzia Meteorologica Nazionale del Giappone https://www.data.jma.go.jp/ aveva immediatamente diramato un allerta tsunami per più di 100 km delle coste del Giappone, allarme che pare al momento sia rientrato. Ad oggi 2 Gennaio il bilancio delle vittime è di 48 morti, ma il bilancio sicuramente sarà destinato ad aumentare nelle prossime ore: è una battaglia contro il tempo per recuperare i dispersi ed i superstiti, come riportato dall’agenzia di stampa americana CNN.

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/asia/2024/01/01/terremoto-di-magnitudo-7.6-in-giappone-la-minaccia-dello-tsunami-in-gran-parte-superata_c2f0918f-eaec-4e56-a33e-3ad0be34d694.html
https://www.data.jma.go.jp/multi/quake/quake_detail.html?eventID=20240101162429&lang=en
https://terremoti.ingv.it/event/37258201

‘Battle against time’ to find quake survivors as Japan lifts tsunami warnings and death toll rises

By Helen Regan, Sahar Akbarzai, Chie Kobayashi and Mayumi Maruyama, CNN

Updated 1:48 PM EST, Tue January 2, 2024

CNN – Scenes of devastation emerged along Japan’s western coast Tuesday as rescuers raced to save residents trapped in the rubble of a 7.5 magnitude quake that triggered multiple aftershocks and killed dozens of people.

The quake shook the Noto Peninsula in the central prefecture of Ishikawa on Monday afternoon, collapsing buildings, sparking fires and triggering tsunami alerts as far away as eastern Russia.

At least 57 people have been killed by the earthquake, according to Japanese public broadcaster NHK, citing officials from the Ishikawa prefecture.

And five people were killed at Tokyo Haneda airport on Tuesday when a Japan Airlines jet collided with a coast guard plane on its way to provide earthquake relief.

Japan’s Meteorological Agency lifted all tsunami advisories along portions of the country’s western coast Tuesday, but more than 24 hours after the quake struck, there has been limited access to the northern part of the secluded Noto Peninsula.

Prime Minister Fumio Kishida told reporters after a disaster emergency meeting Tuesday that a destroyed road had cut access to the area.

Officials in helicopters had flown over the peninsula, known for its coastal scenery and rural landscapes, and reported seeing damaged roads, landslides and large fires, he said.

“To secure the route there, we are to mobilize all the means of transport, not only on the ground but also by aerial and marine transport. We have been making an effort to transfer goods, supplies and personnel there since the last night,” Kishida said.

The central city of Wajima, home to more than 27,000 people, appeared to be among the worst hit. Wajima city officials told CNN that 15 people were confirmed dead there.

The coastal city is famous for its morning market and fine traditional lacquerware, but early surveys from the air on Tuesday revealed smoldering fires and large plumes of smoke engulfing streets of destroyed buildings.

Damaged buildings are seen after multiple strong earthquakes hit the area previous day on January 2, 2024 in Anamizu, Ishikawa, Japan. The Asahi Shimbun/Getty Images

Earlier the city saw tsunami waves of around 1.2 meters (3.9 feet), according to NHK.

On Tuesday the fire department in Wajima City reported that about 200 buildings were believed to have burned down on Asaichi Street, a popular tourist area in Wajima, in a fire that broke out Monday, NHK reported.

The department also said 25 buildings, including houses, had collapsed, and 14 structures may still have people trapped inside, according to NHK.

In addition around 500 people are stranded at Noto Airport after the terminal was damaged. They are being provided food and blankets, but nearby roads are damaged so they can’t get out, NHK reported Tuesday, adding that the airport will be closed until at least Thursday.

The earthquake and tsunami warnings prompted thousands of people to flee coastal areas. As of Tuesday afternoon, more than 27,700 people in Ishikawa had taken shelter in 336 evacuation centers, the local government spokesperson told CNN.

While the extent of the damage from Monday’s quake is still being determined, it is far from the levels of destruction wrought by 2011’s 9.0 magnitude quake, which triggered a tsunami causing a nuclear meltdown at the Fukushima power plant, in a disaster that’s still being felt to this day.

Data as of Jan. 2, 2024 at 10 a.m. ET. Tsunami warnings were cancelled shortly after 1 a.m. local time Tuesday.
Sources: Japan Meteorological Agency, United States Geological Survey, Ishikawa prefecture government, Hokuriku Electric Power
Graphic: Lou Robinson and Rachel Wilson, CNN

Overnight rescue efforts

Prime Minister Kishida said Tuesday members of Japan’s Self Defense Force had joined police and fire emergency teams in rescuing people from devastated areas overnight.

“Rescue efforts are a battle against time. Especially the victims of collapsed buildings, have to be saved as soon as possible,” he said.

Japan’s fire department said Monday it was responding to reports of people being trapped under damaged buildings, NHK reported.

An elderly man who had been pulled from a house that collapsed in the quake was later confirmed to have died, according to NHK, citing police in Ishikawa.

Firefighters extinguish a fire in Nanao, Ishikawa Prefecture, Japan, early on Tuesday, January 2, 2024. Soichiro Koriyama/Bloomberg/Getty Images

Health officials in the city of Suzu said some doctors could not treat wounded patients because damaged roads meant they were unable to travel to work.

Meanwhile, 45,700 households in Ishikawa remained without power Tuesday, according to the power company Hokuriku Electric Power.

Following the quake, Japan’s Kansai Electric and Chief Cabinet Secretary Yoshimasa Hayashi said no abnormalities were reported at nuclear plants near the affected areas.

Four bullet trains, whose high-speed journeys were halted when the quake struck, trapping nearly 1,400 passengers inside for about 11 hours, resumed services Tuesday morning, according to NHK, citing Japan Railways West.

The high-speed trains had been stranded between the central cities of Toyama and Kanazawa following the 7.5 magnitude tremor.

Cars are stranded in the cracks as the road has been damaged by multiple strong earthquakes on January 2, 2024 in Noto, Ishikawa, Japan. The Asahi Shimbun/Getty Images

Tsunami warnings lifted but threat of aftershocks remain

Monday’s powerful quake prompted the Japan Meteorological Agency to immediately issue a “major tsunami warning” – the first since 2011’s devastating earthquake and tsunami – for Noto but later downgraded it to a “tsunami warning.”

Tsunami warnings were later canceled as the threat of further tsunami waves diminished.

Under Japan’s tsunami warning system, waves expected less than 1 meter fall under “tsunami advisory,” while those expected up to 3 meters fall under “tsunami warning” and waves expected above 5 meters fall under “major tsunami warning.”

The first waves were reported hitting the coast just over 10 minutes after the quake.

Video shows a wave crashing over a protective sea wall in the western city of Suzu Monday.

According to the United States Geological Survey, at least 35 smaller aftershocks were reported near the epicenter of the quake.

Susan Hough, a seismologist with the US Geological Survey warned that aftershocks could last for months.

Hough said people living in that part of the country have felt quakes before, but she believes this is “the biggest earthquake by far” — which means most residents likely don’t have experience with a seismic event of this scale.

“An earthquake this big is going to continue to have aftershocks. It could easily have aftershocks bigger than magnitude 6, so that is going to be a hazard in its own right,” Hough said.

CNN’s Emiko Jozuka, Eve Brennan and Xiaofei Xu contributed reporting.

Source: CNN

Traduzione in italiano

“Lotta contro il tempo” per trovare i sopravvissuti al terremoto mentre il Giappone revoca l’allerta tsunami e il bilancio delle vittime aumenta

CNN - Scene di devastazione sono emerse martedì lungo la costa occidentale del Giappone mentre i soccorritori correvano per salvare i residenti intrappolati tra le macerie di un terremoto di magnitudo 7,5 che ha innescato molteplici scosse di assestamento e ucciso dozzine di persone.

Il sisma ha scosso lunedì pomeriggio la penisola di Noto, nella prefettura centrale di Ishikawa, facendo crollare edifici, scatenando incendi e attivando l'allerta tsunami anche nella Russia orientale.

Almeno 57 persone sono state uccise dal terremoto, secondo l'emittente pubblica giapponese NHK, citando funzionari della prefettura di Ishikawa.

E cinque persone sono morte martedì all'aeroporto Haneda di Tokyo quando un jet della Japan Airlines si è scontrato con un aereo della guardia costiera mentre si recava a fornire soccorsi in caso di terremoto.

Martedì l’Agenzia meteorologica giapponese ha revocato tutti gli avvisi di tsunami lungo porzioni della costa occidentale del paese, ma più di 24 ore dopo il terremoto, l’accesso alla parte settentrionale dell’isolata penisola di Noto è stato limitato.

Martedì il primo ministro Fumio Kishida ha detto ai giornalisti, dopo una riunione di emergenza in caso di catastrofe, che una strada distrutta aveva impedito l'accesso all'area.

Funzionari in elicottero hanno sorvolato la penisola, nota per i suoi paesaggi costieri e rurali, e hanno riferito di aver visto strade danneggiate, frane e grandi incendi, ha detto.

“Per rendere sicuro il percorso, dobbiamo mobilitare tutti i mezzi di trasporto, non solo terrestri ma anche aerei e marittimi. Stiamo facendo uno sforzo per trasferire lì beni, rifornimenti e personale sin dalla notte scorsa”, ha detto Kishida.

La città centrale di Wajima, che ospita più di 27.000 persone, sembra essere tra le più colpite. Funzionari della città di Wajima hanno detto alla CNN che 15 persone sono state confermate morte lì.

La città costiera è famosa per il suo mercato mattutino e le pregiate lacche tradizionali, ma le prime rilevazioni aeree martedì hanno rivelato incendi covanti e grandi pennacchi di fumo che inghiottivano le strade degli edifici distrutti.

Secondo la NHK, in precedenza la città aveva subito onde di tsunami di circa 1,2 metri (3,9 piedi).

Martedì i vigili del fuoco della città di Wajima hanno riferito che si ritiene che circa 200 edifici siano bruciati in Asaichi Street, una popolare zona turistica di Wajima, in un incendio scoppiato lunedì, ha riferito NHK.

Il dipartimento ha inoltre affermato che 25 edifici, comprese le case, sono crollati e che 14 strutture potrebbero contenere ancora persone intrappolate all'interno, secondo NHK.

Inoltre circa 500 persone sono rimaste bloccate all'aeroporto di Noto dopo che il terminal è stato danneggiato. Viene loro fornito cibo e coperte, ma le strade vicine sono danneggiate e non possono uscire, ha riferito martedì NHK, aggiungendo che l'aeroporto sarà chiuso almeno fino a giovedì.

Gli allarmi terremoto e tsunami hanno spinto migliaia di persone a fuggire dalle zone costiere. Martedì pomeriggio, più di 27.700 persone a Ishikawa si erano rifugiate in 336 centri di evacuazione, ha detto alla CNN il portavoce del governo locale.

Anche se l’entità dei danni causati dal sisma di lunedì è ancora in fase di definizione, è ben lontana dai livelli di distruzione provocati dal terremoto di magnitudo 9.0 del 2011, che scatenò uno tsunami che provocò la fusione nucleare nella centrale di Fukushima, in un disastro che viene ancora avvertito ad oggi.

Tentativi di salvataggio notturni

Il primo ministro Kishida ha detto martedì che membri della Forza di autodifesa giapponese si sono uniti alla polizia e alle squadre di emergenza dei vigili del fuoco per salvare le persone dalle aree devastate durante la notte.

“Gli sforzi di salvataggio sono una battaglia contro il tempo. Soprattutto le vittime degli edifici crollati devono essere salvate il prima possibile”, ha detto.

I vigili del fuoco del Giappone hanno detto lunedì che stavano rispondendo alle segnalazioni di persone intrappolate sotto edifici danneggiati, ha riferito NHK.

Un uomo anziano che era stato tirato fuori da una casa crollata nel terremoto è stato successivamente confermato morto, secondo la NHK, citando la polizia di Ishikawa.

Funzionari sanitari della città di Suzu hanno affermato che alcuni medici non potevano curare i pazienti feriti perché le strade danneggiate impedivano loro di recarsi al lavoro.

Nel frattempo, 45.700 famiglie a Ishikawa sono rimaste senza elettricità martedì, secondo la compagnia elettrica Hokuriku Electric Power.

In seguito al terremoto, il segretario giapponese della Kansai Electric e il capo di gabinetto Yoshimasa Hayashi hanno affermato che non sono state segnalate anomalie negli impianti nucleari vicino alle aree colpite.

Quattro treni ad alta velocità, i cui viaggi ad alta velocità sono stati interrotti quando si è verificato il terremoto, intrappolando quasi 1.400 passeggeri all'interno per circa 11 ore, hanno ripreso i servizi martedì mattina, secondo NHK, citando Japan Railways West.

I treni ad alta velocità erano rimasti bloccati tra le città centrali di Toyama e Kanazawa in seguito alla scossa di magnitudo 7,5.

L'allarme tsunami è stato revocato, ma resta il rischio di scosse di assestamento

Il potente terremoto di lunedì ha spinto l'Agenzia Meteorologica giapponese a emettere immediatamente un "grave allarme tsunami" - il primo dal devastante terremoto e tsunami del 2011 - per Noto, ma in seguito lo ha declassato a "allarme tsunami".

Gli allarmi tsunami sono stati successivamente cancellati poiché la minaccia di ulteriori ondate di tsunami è diminuita.

Secondo il sistema di allerta tsunami del Giappone, le onde previste inferiori a 1 metro rientrano nell’“avviso tsunami”, mentre quelle previste fino a 3 metri rientrano nell’”allarme tsunami” e le onde previste superiori ai 5 metri rientrano nell’“allarme tsunami maggiore”.

Le prime onde hanno colpito la costa poco più di 10 minuti dopo il sisma.

Il video mostra un'onda che si infrange su una diga marittima protettiva nella città occidentale di Suzu lunedì.

Secondo lo United States Geological Survey, vicino all'epicentro del sisma sono state segnalate almeno 35 scosse di assestamento più piccole.

Susan Hough, una sismologa dell'US Geological Survey ha avvertito che le scosse di assestamento potrebbero durare mesi.

Hough ha detto che le persone che vivono in quella parte del paese hanno già avvertito terremoti, ma crede che questo sia “il più grande terremoto di gran lunga” – il che significa che la maggior parte dei residenti probabilmente non ha esperienza con un evento sismico di questa portata.

“Un terremoto così grande continuerà ad avere scosse di assestamento. Potrebbero facilmente verificarsi scosse di assestamento superiori a magnitudo 6, quindi costituirebbe un pericolo di per sé”, ha detto Hough.

Emiko Jozuka, Eve Brennan e Xiaofei Xu della CNN hanno contribuito al reportage.

Fonte: CNN
https://edition.cnn.com/2024/01/02/asia/japan-earthquake-tsunami-warnings-tuesday-intl-hnk/index.html

Japan earthquake: death toll rises to 62 amid warnings of landslides and aftershocks

Ishikawa and its Noto peninsula, one of the worst affected areas, has been hit by more than 100 aftershocks

A collapsed building in Wajima, Ishikawa prefecture after Japan was hit by an earthquake. Photograph: KYODO/Reuters
https://www.theguardian.com/world/2024/jan/03/japan-earthquake-death-toll-emergency-warnings-landslide-aftershock-ishikawa

Japanese rescuers were scrambling to search for survivors as authorities warned of landslides and heavy rain after a powerful earthquake that killed at least 62 people.

The 7.5-magnitude quake on Monday that rattled Ishikawa prefecture on the main island of Honshu triggered tsunami waves more than a metre high, sparked a major fire and tore apart roads.

The prefecture’s Noto peninsula was most severely hit, with several hundred buildings ravaged by fire and houses flattened in several towns, including Wajima and Suzu. Satellite before-and-after images released on Wednesday gave some idea of the scale of destruction.

Before and after images of Ukai, near Suzu.

The regional government announced Wednesday that 62 people had been confirmed dead and more than 300 injured, 20 of them seriously.

The toll was expected to climb as rescuers battled aftershocks and poor weather to comb through rubble.

More than 31,800 people were in shelters, the government said. Japanese media reports said tens of thousands of homes had been destroyed.

Cars trapped in a road near Noto town on the Noto peninsula in Japan after it was destroyed in an earthquake. Photograph: Hiro Komae/AP

“More than 40 hours have passed since the disaster. We have received a lot of information about people in need of rescue and there are people waiting for help,” prime minister Fumio Kishida said on Wednesday after an emergency taskforce meeting.

“Rescue efforts are being made by the local authorities, police, firefighters and other operational units, while the number of personnel and rescue dogs is enhanced.

“However, we ask you to remain fully mindful that we are in a race against time and to continue to do your utmost to save lives, putting people’s lives first,” Kishida said.

The operation was given extra urgency as the Japan Meteorological Agency (JMA) issued a heavy rain warning in the area.

Before and after images of Wajima, Ishikawa, Japan

“Be on the lookout for landslides until the evening of Wednesday,” the agency said.

In the coastal city of Suzu, mayor Masuhiro Izumiya said there were “almost no houses standing”.

“About 90% of the houses [in the town] are completely or almost completely destroyed … the situation is really catastrophic,” he said, according to broadcaster TBS.

A woman at a shelter in the town of Shika told TV Asahi that she “hasn’t been able to sleep” due to aftershocks. “I’ve been scared because we don’t know when the next quake will hit,” she said.

Nearly 34,000 households were still without power in Ishikawa prefecture, the local utility said. Many cities were without running water.

A residential and commercial area in Wajima, Ishikawa prefecture burnt down after the earthquake. Photograph: KYODO/Reuters

Shinkansen bullet trains and highways have resumed operations after several thousand people were stranded, some for almost 24 hours.

The powerful quake – which the JMA measured at 7.6 – was one of more than 400 to shake the region through Wednesday morning, the agency said.

Despite climbing casualty numbers, the prompt public warnings, relayed on broadcasts and phones, and the quick response from the general public and officials appeared to have limited some of the damage.

Rescue efforts in Japan hampered as hundreds still missing after earthquake – video

Toshitaka Katada, a University of Tokyo professor specialising in disasters, said people were prepared because the area had been hit by quakes in recent years. They had evacuation plans and emergency supplies in stock.

“There are probably no people on Earth who are as disaster-ready as the Japanese,” he said.

Japan lifted all tsunami warnings after waves at least 1.2 metres (four feet) high hit the town of Wajima and a series of smaller tsunamis were reported elsewhere.

Japan experiences hundreds of earthquakes every year and the vast majority cause no damage.

The number of earthquakes in the Noto peninsula region has been steadily increasing since 2018, a Japanese government report said last year.

The country is haunted by a massive 9.0-magnitude undersea quake off northeastern Japan in 2011, which triggered a tsunami that left about 18,500 people dead or missing. It also swamped the Fukushima atomic plant, causing one of the world’s worst nuclear disasters.

Associated Press and Agence France-Presse contributed to this report

Traduzione in italiano

Terremoto in Giappone: sale a 62 il bilancio delle vittime tra allerta di frane e scosse di assestamento

Ishikawa e la sua penisola di Noto, una delle zone più colpite, sono state colpite da oltre 100 scosse di assestamento.

I soccorritori giapponesi si stanno affrettando per cercare i sopravvissuti mentre le autorità hanno avvertito di frane e forti piogge dopo un potente terremoto che ha ucciso almeno 62 persone.

Lunedì il terremoto di magnitudo 7,5 che ha scosso la prefettura di Ishikawa, sull'isola principale di Honshu, ha innescato onde di tsunami alte più di un metro, ha scatenato un grave incendio e ha distrutto le strade.

La penisola di Noto, all’interno della prefettura, è stata quella più gravemente colpita, con diverse centinaia di edifici devastati dal fuoco e case rase al suolo in diverse città, tra cui Wajima e Suzu. Le immagini satellitari prima e dopo rilasciate mercoledì hanno dato un'idea della portata della distruzione.

Il governo regionale ha annunciato mercoledì che 62 persone sono state accertate morte e più di 300 ferite, 20 delle quali gravemente.

Si prevedeva che il bilancio sarebbe aumentato mentre i soccorritori combattevano contro le scosse di assestamento e il maltempo per rastrellare le macerie.

Più di 31.800 persone si trovano nei rifugi, ha detto il governo. I media giapponesi riferiscono che decine di migliaia di case sono state distrutte.

“Sono trascorse più di 40 ore dal disastro. Abbiamo ricevuto molte informazioni sulle persone che necessitano di soccorso e ci sono persone in attesa di aiuto”, ha detto mercoledì il primo ministro Fumio Kishida dopo una riunione della task force di emergenza.

“Le autorità locali, la polizia, i vigili del fuoco e altre unità operative stanno compiendo sforzi di salvataggio, mentre il numero del personale e dei cani da salvataggio è in aumento.

“Tuttavia, vi chiediamo di rimanere pienamente consapevoli che siamo in una corsa contro il tempo e di continuare a fare del nostro meglio per salvare vite umane, mettendo al primo posto la vita delle persone”, ha affermato Kishida.

L'operazione è stata resa estremamente urgente poiché l'Agenzia meteorologica giapponese (JMA) ha emesso un avviso di forte pioggia nell'area.

"Siate vigili fino alla sera di mercoledì per eventuali frane", ha detto l'agenzia.

Nella città costiera di Suzu, il sindaco Masuhiro Izumiya ha detto che “non c’erano quasi case in piedi”.

"Circa il 90% delle case [della città] sono completamente o quasi completamente distrutte... la situazione è davvero catastrofica", ha detto, secondo l'emittente TBS.

Una donna in un rifugio nella città di Shika ha detto a TV Asahi che “non è riuscita a dormire” a causa delle scosse di assestamento. “Ho avuto paura perché non sappiamo quando si verificherà il prossimo terremoto”, ha detto.

Quasi 34.000 famiglie sono ancora senza elettricità nella prefettura di Ishikawa, ha detto l'ente locale. Molte città erano prive di acqua corrente.

I treni ad alta velocità Shinkansen e le autostrade hanno ripreso le operazioni dopo che diverse migliaia di persone sono rimaste bloccate, alcune per quasi 24 ore.

Il potente terremoto – che la JMA ha misurato a 7,6 – è stato uno degli oltre 400 che hanno scosso la regione mercoledì mattina, ha detto l'agenzia.

Nonostante il crescente numero di vittime, i tempestivi avvertimenti pubblici, trasmessi tramite trasmissioni e telefoni, e la rapida risposta del pubblico in generale e dei funzionari sembravano aver limitato parte del danno.

Toshitaka Katada, professore dell'Università di Tokyo specializzato in disastri, ha detto che le persone erano preparate perché la zona era stata colpita da terremoti negli ultimi anni. Avevano in magazzino piani di evacuazione e scorte di emergenza.

“Probabilmente non c’è nessun popolo sulla Terra che sia pronto ai disastri come i giapponesi”, ha detto.

Il Giappone ha revocato tutti gli allarmi tsunami dopo che onde alte almeno 1,2 metri hanno colpito la città di Wajima e una serie di tsunami più piccoli sono stati segnalati altrove.

In Giappone si verificano centinaia di terremoti ogni anno e la stragrande maggioranza non provoca danni.

Il numero di terremoti nella regione della penisola di Noto è in costante aumento dal 2018, secondo un rapporto del governo giapponese dello scorso anno.

Il paese è tormentato da un enorme terremoto sottomarino di magnitudo 9.0 al largo del Giappone nord-orientale nel 2011, che ha innescato uno tsunami che ha provocato la morte o i dispersi di circa 18.500 persone. Ha anche sommerso la centrale atomica di Fukushima, provocando uno dei peggiori disastri nucleari del mondo.

Associated Press e Agence France-Presse hanno contribuito a questo rapporto

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto al Cambiamento Climatico in atto

PAROSMIA, COME AIUTARE LE PERSONE CHE SOFFRONO DI DISTORSIONI OLFATTIVE DOPO IL COVID? PAROSMIA, HOW HELP PEOPLE THAT SUFFER OF OLFACTORY DISTORSIONS AFTER COVID?

Agnese Codignola  11 Gennaio 2023

https://ilfattoalimentare.it/parosmia-anosmia-long-covid.html

Per alcuni i pranzi e le cene in compagnia sono un vero incubo, al punto che decidono di evitare la socialità. Sono i parosmici, coloro che soffrono di distorsioni olfattive come postumo del Covid, in alcuni casi senza alcun progresso dopo mesi o anni dai primi sintomi. La perdita dell’olfatto (anosmia) e quella, più rara, del gusto (ageusia) caratterizzano l’infezione da Sars-Cov-2 al punto che, soprattutto con le prime varianti del virus (dopo il fenomeno si è attenuato), erano considerate marcatori infallibili della malattia e interessavano circa il 65% di chi era stato infettato. Ma la parosmia, che si manifesta in genere tre settimane dopo l’infezione, è qualcosa di diverso e associato solo in parte (in un caso su due) all’anosmia: è una delle manifestazioni del cosiddetto Long Covid, la sindrome post virale che colpisce non meno di un infettato su dieci. 

Fin dai primi mesi, soprattutto attraverso i social media, hanno iniziato a fare la loro comparsa testimonianze drammatiche di persone che soffrivano di distorsione olfattiva o, più raramente, che sentivano odori inesistenti (fantosmia), perché il sovvertimento delle esperienze olfattive cui erano abituate aveva pesanti ripercussioni sulla qualità della vita, ed era qualcosa di inedito, inspiegabile e angosciante: tra i parosmici, non a caso, i tassi di ansia e depressione sono altissimi. Poi il fenomeno è stato riconosciuto, ma i passi in avanti sono stati assai modesti.

Tra gli alimenti percepiti come disgustosi (le definizioni variano da animale morto e irrancidito a muffa, da rifiuto sanitario a fogna o vomito) vi sono la carne, i formaggi, il caffè, l’acqua, le uova, l’aglio, e molti altri cibi del tutto normali, ed è quindi evidente che un banchetto natalizio può essere un incubo assoluto. Ma le persone colpite da parosmia hanno difficoltà a spiegare che cosa sentono e l’intensità del disgusto, e per questo possono tendere a isolarsi.

Alcune persone, dopo l’infezione da Covid-19, hanno iniziato a soffrire di parosmia, una distorsione del senso dell’olfatto

Uno dei problemi è che, fino a prima della pandemia, si sapeva pochissimo su questo fenomeno, che colpiva in rarissimi casi, per esempio, persone con un tumore cerebrale. Di conseguenza, non c’erano quasi terapie. Oggi la situazione non è molto diversa, ma con la pandemia sono nati numerosi gruppi di supporto, il più famoso dei quali è il britannico AbScent, che oggi conta più di 22mila aderenti e fornisce consigli su come rieducare l’olfatto (essenzialmente, con lunghe e costanti sedute di esposizione a certi aromi).

Negli ultimi giorni, poi, è stato pubblicato, su Science Traslational Medicine, uno studio della Duke University che inizia a chiarire cosa succede e, di conseguenza, a indicare la direzione verso cui guardare per mettere a punto una cura. I ricercatori hanno infatti analizzato 24 biopsie nasali, di cui nove di persone che soffrivano di perdita dell’olfatto a lungo termine in seguito a Covid, e hanno scoperto che quei tessuti sono infiltrati da un elevato numero di linfociti. L’infiltrazione, segno di una potente risposta immunitaria, ha almeno due tipi di conseguenze: induce uno stato infiammatorio cronico e causa indirettamente la morte di numerosi neuroni olfattivi. La buona notizia è che il nervo olfattivo sembra integro (infatti i parosmici sentono gli odori, ancorché distorti). Il quadro assomiglia molto a quello di una reazione di tipo autoimmunitario, già ipotizzata in numerosi altri studi che stanno cercando di capire cosa sia, dal punto di vista biologico, il Long Covid.

Gli esperti consigliano di preferire cibi leggeri e neutri, come riso, pasta, pane non tostato, yogurt bianco e verdure al vapore

In attesa di giungere a una terapia, ci sono comunque alcuni consigli che possono aiutare i parosmici:

  • Mangiare cibi a temperatura ambiente o freddi;
  • Evitare i cibi fritti, le carni arrostite, le cipolle, l’aglio, le uova, il caffè e il cioccolato, che sono tra i trigger più potenti;
  • Preferire cibi leggeri e dal sapore relativamente neutro come riso, pasta, pane non tostato, yogurt bianco e verdure al vapore;
  • Ricorrere alle spezie per mascherare gli odori spiacevoli;
  • Se le difficoltà sono gravi, ricorrere ai frullati proteici non aromatizzati;
  • Pensare a se stessi come a qualcuno che soffre di una grave allergia alimentare (per evitare di sentirsi esclusi).

English translate

For some people, lunches and dinners in company are a real nightmare, to the point that they decide to avoid socializing. They are the parosmics, those who suffer from olfactory distortions as a result of Covid, in some cases without any progress months or years after the first symptoms. The loss of smell (anosmia) and the more rare loss of taste (ageusia) characterize Sars-Cov-2 infection to the point that, especially with the first variants of the virus (after the phenomenon attenuated), they were considered infallible markers of the disease and affected approximately 65% ​​of those infected. But parosmia, which generally appears three weeks after infection, is something different and only partially associated (in one case out of two) with anosmia: it is one of the manifestations of the so-called Long Covid, the post-viral syndrome that it affects no less than one in ten infected people.

From the first months, especially through social media, dramatic testimonies began to appear from people who suffered from olfactory distortion or, more rarely, who smelled non-existent odors (phantosmia), because the subversion of the olfactory experiences to which they were accustomed had serious repercussions on the quality of life, and it was something new, inexplicable and distressing: among parosmics, it is no coincidence that the rates of anxiety and depression are very high. Then the phenomenon was recognized, but the steps forward were very modest.

Among the foods perceived as disgusting (the definitions vary from dead and rancid animals to mold, from medical waste to sewage or vomit) there are meat, cheeses, coffee, water, eggs, garlic, and many other completely normal foods, and it is therefore clear that a Christmas banquet can be an absolute nightmare. But people affected by parosmia have difficulty explaining what they feel and the intensity of the disgust, and for this reason they may tend to isolate themselves.

One of the problems is that, until before the pandemic, very little was known about this phenomenon, which in very rare cases affected, for example, people with a brain tumor. As a result, there were almost no therapies. Today the situation is not much different, but with the pandemic numerous support groups were born, the most famous of which is the British AbScent, which today has more than 22 thousand members and provides advice on how to re-educate the sense of smell (essentially, with long and constant sessions of exposure to certain aromas).

In recent days, a study by Duke University has been published in Science Translational Medicine which begins to clarify what happens and, consequently, to indicate the direction in which to look to develop a cure. The researchers in fact analyzed 24 nasal biopsies, including nine from people who suffered from long-term loss of smell following Covid, and discovered that those tissues are infiltrated by a high number of lymphocytes. The infiltration, a sign of a powerful immune response, has at least two types of consequences: it induces a chronic inflammatory state and indirectly causes the death of numerous olfactory neurons. The good news is that the olfactory nerve seems intact (in fact, parosmics can smell odors, albeit distorted). The picture is very similar to that of an autoimmune reaction, already hypothesized in numerous other studies that are trying to understand what Long Covid is, from a biological point of view.

While waiting to arrive at a therapy, there are some tips that can help parosmic patients:

Eat foods at room temperature or cold;

Avoid fried foods, roasted meats, onions, garlic, eggs, coffee and chocolate, which are among the most powerful triggers;

Prefer light foods with a relatively neutral flavor such as rice, pasta, untoasted bread, plain yogurt and steamed vegetables;

Use spices to mask unpleasant odors;

If difficulties are severe, resort to unflavored protein shakes;

Think of yourself as someone who has a severe food allergy (to avoid feeling left out).
https://ilfattoalimentare.it/parosmia-anosmia-long-covid.html

Uscire dalla parosmia: come rimettere in sesto l’olfatto dopo COVID-19

16 Dicembre 2021 Cristina Da Rold

Sempre più persone, settimane o mesi dopo la guarigione da COVID-19, iniziano a percepire come fastidiosi o nauseabondi odori del tutto normali. E mentre si indagano cause e meccanismi del fenomeno, farmaci e tecniche di “rieducazione” dell’olfatto già in uso offrono buone possibilità di guarigione

Guarire da COVID-19, rimettersi completamente o quasi, recuperare l’olfatto e il gusto, e poi dopo due-tre mesi o più iniziare a sentire alcuni odori distorti, oppure misti ad altri profumi più o meno cattivi, o ancora percepire odori che in realtà non sono nell’ambiente.

Sempre più persone guarite da COVID-19 vivono questa condizione, in molti casi debilitante per la propria vita: la parosmia. Un sintomo del cosiddetto long COVID di cui si sta iniziando a parlare a distanza di quasi due anni dallo scoppio della pandemia.

C’è Chiara, che sente continuamente odore di bruciato intorno a sé. Marco, che una sera dopo mesi dalla guarigione si è reso conto che non sentiva più l’amato sapore del vino. Agata, che riesce dopo mesi ad affrontarlo, il vino, ma solo al terzo o quarto sorso, dopo mesi di anosmia lentamente recuperata. Anna, che non ce la fa più perché da mesi tutto ciò che odora sa di marcio. Maria che aveva recuperato in fretta l’odorato e che oggi percepisce l’odore della cipolla e dell’aglio come marcio. Chi scrive sente l’odore del caffè, dell’urina e dello scarico delle auto misto a un profumo dolciastro. E tanti altri, ognuno con la propria specifica situazione, che oltre a percepire male alcuni odori, hanno ancora difficoltà a percepire la presenza degli odori e dei gusti.

Secondo un recente studio condotto su pazienti con iposmia post-COVID (riduzione della capacità olfattiva), 400 pazienti su 2000 hanno sviluppato parosmia a distanza di mesi. Ed è sufficiente visitare i vari gruppi Facebook dedicati alla parosmia in Italia, ma anche in altri paesi, per rendersi conto che si tratta di un problema che riguarda moltissime persone.

Le domande sono tante: perché a distanza di tempo dalla guarigione emerge questo problema? Qual è la natura del problema? Si tratta di un fenomeno reversibile? A chi mi posso rivolgere per essere seguito? Ci sono protocolli terapeutici validati?

Abbiamo contattato alcuni dei ricercatori che in Italia si stanno occupando di studiare il fenomeno, e il nocciolo della faccenda che è emerso da ogni chiacchierata è che attualmente i meccanismi esatti con cui il sistema olfattivo si altera non sono ancora chiari, anche se ci sono degli indizi che ci fanno propendere che si tratti di un fenomeno infiammatorio a livello centrale. Ci sono solide evidenze che si tratti di un fenomeno reversibile, cioè che tramite un supporto farmacologico, nutraceutico e di training olfattivo guidato, la stragrande maggioranza delle persone possa recuperare la propria funzionalità a livelli almeno molto buoni.

Che cosa origina la parosmia?
Uno dei gruppi più attivi in Italia nello studiare il problema è quello di Arianna Di Stadio, neuro-otorinolaringoiatra, ricercatrice all’UCL Queen Square Neurology a Londra e professoressa aggiunta di scienze uditive all’Università di Perugia. “I disturbi dell’olfatto in passato erano ritenuti collegati solamente a fenomeni infettivi a livello locale, cioè nel naso. Con COVID-19 abbiamo invece iniziato a osservare che l’anosmia (uno dei primi segnali di infezione) derivava dall’infiammazione causata dal virus a livello centrale, nel cervello, anche se ci sono ancora pareri discordanti nella comunità scientifica su come questo accada.” L’idea più accreditata è che il virus infiammi la struttura olfattiva dalla periferia al bulbo olfattivo. Se il recupero va bene, le fibre si riconnettono normalmente e non vi sono problemi a breve o a lungo termine. Ma se per qualche motivo (non sappiamo ancora quale) vi è una riconnessione sbagliata o un’assenza di riconnessione, si determina la parosmia. La severità dipende da quante di queste strutture si sono riconnesse in modo non corretto.

Alcuni autori ritengono che a seconda della carica virale il virus rimanga o meno nella zona del caso, e nei pazienti in cui persiste si sviluppa la problematica a lungo termine: iposmia (sentire meno gli odori) o parosmia. Altri ancora pensano che il virus non abbia un ruolo, così come il nervo periferico non sia il principale incriminato, ma che si tratti di un processo infiammatorio (virus-indipendente) a carico della corteccia entorinale che processa gli stimoli olfattivi.

Con il passare dei mesi gli scienziati hanno capito che bisogna analizzare i due problemi – mancanza di olfatto e comparsa di olfatto alterato dopo la guarigione – separatamente. “Pare che l’infezione non riguardi i neuroni, ma le cellule che accompagnano i neuroni, le cellule di sostegno. Probabilmente alterando queste cellule si distrugge l’omeostasi dell’epitelio, che trasforma il segnale chimico in elettrico da mandare al cervello. Quando c’è parosmia invece, non è ancora chiarissimo che cosa non funzioni. Ci sono lavori, per esempio, che trovano particelle virali nel cervello e altri che le trovano ferme alle meningi. Per avere un quadro definitivo servirebbero tanti campioni di tessuti umani, cosa che si può avere solo post mortem”, spiega Michele Dibattista, neuroscienziato all’Università di Bari, che da oltre un anno studia i disturbi del gusto e dell’olfatto in pazienti COVID-19, in collaborazione con Anna Menini della SISSA di Trieste e Paolo Boscolo-Rizzo dell’Università di Trieste.

Alcuni dati dalla letteratura suggeriscono anche altre ipotesi, che i ricercatori stanno vagliando. Una è la possibile riattivazione del virus Epstein-Barr (EBV), il virus della mononucleosi, che forse interviene nella genesi dell’infiammazione. Un’altra è la presenza di microangiopatie concomitanti a livello neuronale, piccole trombosi delle arteriole e dei capillari associate a danno dell’endotelio, il tessuto che riveste internamente i vasi sanguigni. In alcuni casi si suggerisce la risonanza magnetica per capire se c’è un danno di vascolarizzazione a livello del nervo.

E se la parosmia fosse un buon segno?
Una domanda che tanti pazienti si fanno è: perché la parosmia compare solo dopo diverso tempo da quando avevo finalmente recuperato l’olfatto e il gusto? Una delle ipotesi che la ricerca dovrà chiarire, è se la parosmia sia un buon segno di recupero per il nostro sistema olfattivo. “Dallo studio di altri virus sappiamo che in alcune persone in situazioni di recupero delle disfunzioni olfattive si possono verificare episodi di parosmia”, spiega Dibattista. Altrimenti detto: la parosmia potrebbe indicare che il nostro organismo si sta “risintonizzando” correttamente, come un televisore. Sarebbe cioè sulla buona strada, anche se ci sta mettendo più tempo di quanto vorremmo.

Per questo si parla di alterazione e non di deficit: la risintonizzazione è qualitativa, non a livello neuronale ma di segnale. “Probabilmente questo accade perché fino a quel momento il sistema non aveva avuto segnali dalla periferia per risintonizzarsi correttamente. La variabilità riscontrata nei pazienti con parosmia sottolinea come il nostro sistema olfattivo non si sintonizzi per tutti allo stesso modo poiché la nostra percezione degli odori è influenzata da esperienze soggettive di vita vissuta.”

I trattamenti disponibili
Mentre la ricerca scientifica per capire che cosa origini la parosmia procede in tutto il mondo con i tempi necessari a studi scientifici seri, è necessario aiutare le persone a risolvere questo sintomo fastidioso o per lo meno a migliorarlo sensibilmente. Sono molti i gruppi di specialisti, anche in Italia, che stanno testando farmaci e protocolli per capire come le persone possano riacquistare l’olfatto e il gusto corretto. Nel complesso, seppure con varie differenze, tutti gli approcci che abbiamo avuto modo di vedere si basano su tre “armi”: farmaci come gli steroidi per contrastare l’infiammazione (per esempio cortisonici), nutraceutica (integratori di vitamine, minerali) e allenamento dell’olfatto tramite smell test.

Un test olfattivo di una paziente guarita da COVID-19, ma ancora affetta da disturbi dell’olfatto (© PAU BARRENA/AFP via Getty Images)

Per quanto riguarda i cortisonici, per molti pazienti sono sufficienti per risolvere il problema perché il farmaco modula la neuroinfiammazione. “I cortisonici per inalazione (spray nasali) sono poco efficaci perché hanno un effetto solo locale, al contrario di quelli quelli assunti per via sistemica (endovena/via orale) che sono più efficaci perché arrivano anche nell’encefalo”, spiega Di Stadio. “Dato che i cortisonici hanno potenti effetti collaterali se usati in modo prolungato, noi stiamo testando il PeaLut, farmaco che contiene palmitoiletanolamide, in grado di modulare la risposta infiammatoria e immunitaria, e la luteolina, un flavonoide che ha un effetto simile al primo ma agisce anche sullo stress ossidativo. Quest’ultimo influenza negativamente l’infiammazione. A oggi abbiamo ottenuto grandi risultati nei nostri pazienti che lo hanno assunto per tre mesi, e stiamo mettendo a punto una posologia. Chiaramente non va bene per tutti: le sostanze contenute (flavonoidi) non vanno bene per i pazienti oncologici perché potrebbero avere un interazione con i chemioterapici. Inoltre abbiamo escluso dallo studio i bambini e le donne gravidanza per motivi etici.”

Accanto al farmaco i pazienti vengono stimolati con test olfattivi basati su essenze tradizionali già usate nella riabilitazione olfattiva, già scientificamente approvate, con fragranze che contengano tutte le note di un odore. Ogni sostanza che annusiamo ha in realtà diverse “note” al suo interno, che compongono l’odore finale che sentiamo. Per questo sarà importante in futuro che i neuroscienziati interagiscano con i chimici per capire che cosa è alterato nella percezione di ogni paziente.

“Questi test sono atti a ripristinare la memoria olfattiva, perché c’è connessione fra memoria dell’olfatto e sistema emotivo. La parte emotiva ha una grande importanza nello sviluppo della parosmia – continua Di Stadio – l’ansia è connessa alla neuroinfiammazione. Infatti le persone ansiose nei nostri studi tendono a recuperare meno. Accanto a steroidi e nutraceutici, la riabilitazione olfattiva è cruciale anche nell’approccio che propongo ai miei pazienti, perché si basa sulla plasticità neuronale, sullo stimolare il nostro naso e i sensi.”

Funziona per tutti? No. Non possiamo a oggi dire che il 100 per cento dei pazienti recupera, perché possono esserci tanti fattori innescati da questa condizione. Sulla parosmia non ci sono ancora tanti dati epidemiologici e clinici, ma con il tempo stanno aumentando gli studi scientifici per chiarirne le cause.

Uno studio aperto è per esempio quello coordinato da Francesca Bisulli, neuroscienziata all’IRCCS Istituto delle scienze neurologiche di Bologna, che si pone l’obiettivo di capire il perché della anosmia e/o parosmia a distanza di mesi dalla guarigione. Lo studio mette a confronto due gruppi di persone: i guariti da COVID-19 con perdita dell’olfatto persistente per oltre un mese, e un gruppo di controllo senza disturbi dell’olfatto.

Ciascun soggetto viene sottoposto a un test per l’olfatto, validato internazionalmente, e poi esegue una risonanza magnetica funzionale, una particolare tecnica di imaging grazie alla quale è possibile studiare sia la struttura che la funzione delle varie porzioni del cervello, nella fattispecie quelle coinvolte nella percezione degli odori. Sappiamo infatti che la risonanza convenzionale è del tutto normale nella maggior parte dei casi.

I risultati di questi esami verranno analizzati da un gruppo composto da neurologi, neuroradiologi e neuropsicologi, che ricercheranno la presenza di alterazioni funzionali della corteccia cerebrale nei pazienti con perdita dell’olfatto correlata a COVID-19 rispetto ai partecipanti sani, sperando di riuscire a comprendere i meccanismi sottostanti a questo invalidante disturbo.

Esistono centri che trattano il problema in tutta Italia, ma devono essere in studi clinici validati. Meglio non riporre troppa fiducia in kit fai da te messi a punto senza una validazione da parte della comunità scientifica. Ci sono centri che stanno testando, per esempio, il protocollo Di Stadio: “C’è una email: trattamento.anosmiacovid@hotmail.com, a cui il paziente può scrivere per essere inviato al centro più vicino per essere assistito”.

Vaccini e parosmia
Alcune persone si spaventano perché lamentano una percezione di peggioramento dei sintomi di parosmia dopo una dose di vaccino anti-COVID. “La buona notizia – conclude Di Stadio – è che un recente studio scientifico serio su questo aspetto mostra che se accade è comunque un fenomeno temporaneo, che dura al massimo un mese nei pazienti osservati finora.” Il vaccino determina la produzione della proteina spike per indurre la risposta immunitaria temporanea. La proteina spike quindi determina un’infiammazione o riattiva l’infiammazione in zone già infiammate, un po’ come accade con altre infiammazioni come la lombo-sciatalgia. Chiaramente, dato che la proteina spike è presente in grande quantità nel virus, non vaccinarsi e quindi essere statisticamente più esposti a SARS-CoV-2, ci rende comunque vulnerabili a una seconda infezione e quindi a nuova infiammazione. L’importante è continuare il proprio trattamento anche dopo la vaccinazione.

Fonte: Le Scienze

https://www.lescienze.it/news/2021/12/16/news/covid-19_parosmia_disturbo_percezione_odori_cattivi_recupero-5478865/

English translate

Getting out of parosmia: how to get your sense of smell back together after COVID-19

More and more people, weeks or months after recovering from COVID-19, begin to perceive completely normal odors as annoying or nauseating. And while the causes and mechanisms of the phenomenon are being investigated, drugs and smell "re-education" techniques already in use offer good chances of recovery.

Recovering from COVID-19, recovering completely or almost completely, recovering your sense of smell and taste, and then after two-three months or more you begin to smell some distorted odors, or mixed with other more or less bad scents, or even perceive odors that they're not actually in the environment.

More and more people who have recovered from COVID-19 are experiencing this condition, in many cases debilitating for their lives: parosmia. A symptom of the so-called long COVID which is starting to be talked about almost two years after the outbreak of the pandemic.

There is Chiara, who constantly smells burning around her. Marco, who one evening, months after his recovery, realized that he no longer felt the beloved taste of wine. Agata, who manages to face it after months, the wine, but only on the third or fourth sip, after months of slowly recovered anosmia. Anna, who can't take it anymore because for months everything that smells has smelled like something rotten. Maria who had quickly recovered her sense of smell and who today perceives the smell of onion and garlic as rotten. The writer smells coffee, urine and car exhaust mixed with a sweetish scent. And many others, each with their own specific situation, who in addition to perceiving some odors badly, still have difficulty perceiving the presence of odors and tastes.

According to a recent study conducted on patients with post-COVID hyposmia (reduction in the ability to smell), 400 out of 2000 patients developed parosmia months later. And it is sufficient to visit the various Facebook groups dedicated to parosmia in Italy, but also in other countries, to realize that it is a problem that affects many people.

There are many questions: why does this problem emerge some time after recovery? What is the nature of the problem? Is this a reversible phenomenon? Who can I contact to be followed? Are there validated therapeutic protocols?

We contacted some of the researchers in Italy who are studying the phenomenon, and the crux of the matter that emerged from every chat is that currently the exact mechanisms by which the olfactory system alters are not yet clear, even if there are some clues that lead us to believe that it is an inflammatory phenomenon at a central level. There is solid evidence that this is a reversible phenomenon, i.e. that through pharmacological, nutraceutical support and guided olfactory training, the vast majority of people can recover their functionality to at least very good levels.

What causes parosmia?
One of the most active groups in Italy in studying the problem is that of Arianna Di Stadio, neuro-otolaryngologist, researcher at UCL Queen Square Neurology in London and adjunct professor of auditory sciences at the University of Perugia. "Smell disorders in the past were believed to be linked only to infectious phenomena at a local level, i.e. in the nose. With COVID-19, however, we began to observe that anosmia (one of the first signs of infection) resulted from the inflammation caused by the virus centrally, in the brain, although there are still conflicting opinions in the scientific community on how this happens." The most accepted idea is that the virus inflames the olfactory structure from the periphery to the olfactory bulb. If recovery goes well, the fibers reconnect normally and there are no short or long-term problems. But if for some reason (we still don't know what) there is a wrong reconnection or an absence of reconnection, parosmia results. The severity depends on how many of these structures have reconnected incorrectly.

Some authors believe that depending on the viral load the virus remains in the area of ​​the case or not, and in patients in whom it persists the long-term problem develops: hyposmia (smelling less) or parosmia. Still others think that the virus has no role, just as the peripheral nerve is not the main culprit, but that it is an inflammatory process (virus-independent) affecting the entorhinal cortex which processes olfactory stimuli.

As the months passed, scientists understood that it was necessary to analyze the two problems - lack of smell and appearance of altered sense of smell after recovery - separately. "It seems that the infection does not concern the neurons, but the cells that accompany the neurons, the support cells. Probably by altering these cells the homeostasis of the epithelium is destroyed, which transforms the chemical signal into an electrical one to be sent to the brain. When there is parosmia, however, it is not yet clear what is not working. There are works, for example, that find viral particles in the brain and others that find them stuck in the meninges. To have a definitive picture, many samples of human tissues would be needed, which which can only occur post-mortem", explains Michele Dibattista, neuroscientist at the University of Bari, who has been studying taste and smell disorders in COVID-19 patients for over a year, in collaboration with Anna Menini of SISSA in Trieste and Paolo Boscolo-Rizzo of the University of Trieste.

Some data from the literature also suggest other hypotheses, which researchers are examining. One is the possible reactivation of the Epstein-Barr virus (EBV), the mononucleosis virus, which perhaps intervenes in the genesis of inflammation. Another is the presence of concomitant microangiopathies at the neuronal level, small thromboses of the arterioles and capillaries associated with damage to the endothelium, the tissue that internally lines the blood vessels. In some cases, MRI is suggested to understand if there is vascular damage at the nerve level.

What if parosmia is a good sign?
A question that many patients ask is: why did parosmia appear only after some time after I had finally recovered my sense of smell and taste? One of the hypotheses that research will have to clarify is whether parosmia is a good sign of recovery for our olfactory system. "From the study of other viruses we know that episodes of parosmia can occur in some people in situations of recovery of olfactory dysfunction", explains Dibattista. In other words: parosmia could indicate that our organism is "retuning" itself correctly, like a television. That is, it would be on the right track, even if it is taking longer than we would like.

This is why we talk about alteration and not deficit: the retuning is qualitative, not at the neuronal level but at the signal level. "This probably happens because until then the system had not had signals from the periphery to retune correctly. The variability found in patients with parosmia underlines how our olfactory system does not tune in the same way for everyone since our perception of odors is influenced from subjective experiences of real life."

The treatments available
While scientific research to understand what causes parosmia proceeds around the world with the time required for serious scientific studies, it is necessary to help people resolve this annoying symptom or at least significantly improve it. There are many groups of specialists, including in Italy, who are testing drugs and protocols to understand how people can regain the correct sense of smell and taste. Overall, albeit with various differences, all the approaches we have seen are based on three "weapons": drugs such as steroids to combat inflammation (for example cortisone), nutraceuticals (vitamin and mineral supplements) and training of smell via smell test.

As for cortisone, for many patients they are sufficient to solve the problem because the drug modulates neuroinflammation. "Corticosteroids for inhalation (nasal sprays) are not very effective because they only have a local effect, unlike those taken systemically (intravenously/orally) which are more effective because they also reach the brain", explains Di Stadio. "Given that cortisone drugs have powerful side effects if used for a long time, we are testing PeaLut, a drug that contains palmitoylethanolamide, capable of modulating the inflammatory and immune response, and luteolin, a flavonoid that has an effect similar to the first but It also acts on oxidative stress. The latter negatively influences inflammation. To date we have obtained great results in our patients who have taken it for three months, and we are developing a dosage. Clearly it is not good for everyone: the substances contained (flavonoids) are not good for cancer patients because they could have an interaction with chemotherapeutics. We also excluded children and pregnant women from the study for ethical reasons."

Alongside the drug, patients are stimulated with olfactory tests based on traditional essences already used in olfactory rehabilitation, already scientifically approved, with fragrances that contain all the notes of an odor. Each substance we smell actually has different "notes" within it, which make up the final odor we smell. This is why it will be important in the future for neuroscientists to interact with chemists to understand what is altered in each patient's perception.

“These tests are suitable for restoring olfactory memory, because there is a connection between smell memory and the emotional system. The emotional part has a great importance in the development of parosmia – continues Di Stadio – anxiety is connected to neuroinflammation. In fact, anxious people in our studies tend to recover less. Alongside steroids and nutraceuticals, olfactory rehabilitation is also crucial in the approach I propose to my patients, because it is based on neuronal plasticity, on stimulating our nose and senses."

Does it work for everyone? No. To date, we cannot say that 100 percent of patients recover, because there can be many factors triggered by this condition. There is not yet much epidemiological and clinical data on parosmia, but over time scientific studies are increasing to clarify its causes.

An open study, for example, is the one coordinated by Francesca Bisulli, neuroscientist at the IRCCS Institute of Neurological Sciences in Bologna, which aims to understand the reason for anosmia and/or parosmia months after recovery. The study compares two groups of people: those who recovered from COVID-19 with persistent loss of smell for over a month, and a control group without smell disorders.

Each subject is subjected to a smell test, validated internationally, and then performs a functional magnetic resonance imaging, a particular imaging technique thanks to which it is possible to study both the structure and the function of the various portions of the brain, in this case those involved in the perception of odors. In fact, we know that conventional resonance imaging is completely normal in most cases.

The results of these tests will be analyzed by a group composed of neurologists, neuroradiologists and neuropsychologists, who will look for the presence of functional alterations of the cerebral cortex in patients with loss of smell related to COVID-19 compared to healthy participants, hoping to be able to understand the mechanisms underlying this disabling disorder.

There are centers that treat the problem throughout Italy, but they must be in validated clinical trials. Better not to place too much trust in DIY kits developed without validation by the scientific community. There are centers that are testing, for example, the Di Stadio protocol: "There is an email: treatment.anosmiacovid@hotmail.com, to which the patient can write to be sent to the nearest center for assistance".

Vaccines and parosmia
Some people are scared because they complain of a perceived worsening of parosmia symptoms after a dose of the anti-COVID vaccine. "The good news – concludes Di Stadio – is that a recent serious scientific study on this aspect shows that if it happens it is still a temporary phenomenon, lasting a maximum of a month in the patients observed so far." The vaccine causes the production of the spike protein to induce the temporary immune response. The spike protein therefore causes inflammation or reactivates inflammation in already inflamed areas, a bit like what happens with other inflammations such as lumbosciatica. Clearly, given that the spike protein is present in large quantities in the virus, not getting vaccinated and therefore being statistically more exposed to SARS-CoV-2 still makes us vulnerable to a second infection and therefore to new inflammation. The important thing is to continue your treatment even after vaccination.

Source: Le Scienze

Long Covid e alterazioni olfattive e gustative

31 Dicembre 2021

https://istitutosantachiara.it/long-covid-come-recuparare-gusto-e-olfatto-lecce/

di Sara Invitto

Presso la sede di Lecce di Istituto Santa Chiara nasce l’ambulatorio per la riabilitazione delle alterazioni delle funzioni olfattive e gustative dovute all’infezione da Covid-19.

La presa in carico è multidisciplinare e coinvolge professionisti sanitari che si occupano di valutazione e riabilitazione.

È ormai constatato il legame tra COVID-19 e alcune alterazioni sensoriali, in particolare alterazioni delle funzioni olfattive e gustative.

Disfunzioni olfattive e impatto sulla vita paziente

Esistono  differenti disfunzioni olfattive e gustative; in riferimento alle disfunzioni olfattive è possibile distinguere:

  • la disosmia, intesa come un’alterazione della percezione olfattiva insorta a causa di determinate condizioni fisiologiche; essa potrebbe indurre a parosmia, ovvero a una distorsione della qualità dell’odore percepito e ad allucinazioni olfattive, ossia la percezione di odori senza che ci sia effettivamente la presenza di uno stimolo olfattivo;
  • l’iperosmia, nota come un’esagerazione nella sensibilità olfattiva;
  • l’iposmia, che coincide con una riduzione della capacità olfattiva;
  • l’anosmia, cioè la totale perdita o assenza della capacità olfattiva rispetto a tutti gli odoranti.

Tutte queste alterazioni hanno un forte impatto sulla vita del paziente, con ricadute maggiormente significative in soggetti con parosmia anziché con iposmia o anosmia, riportando conseguenze sul piano psicologico e alti livelli di stress percepito, incrementati da compromissioni nelle attività quotidiane. Per esempio, la mancanza di consapevolezza del proprio odore, potrebbe generare fenomeni sociali di evitamento e isolamento, così come il momento del pasto potrebbe non essere vissuto serenamente, dal momento che la disfunzione olfattiva incide negativamente sull’appetito e sullo stato nutrizionale del paziente.
Infine, l’individuo potrebbe essere incapace di cogliere la presenza di pericoli (fughe di gas, incendi, ecc.).

Variazioni gustative e conseguenze sulla vita del paziente

Rispetto alle variazioni gustative, invece, si possono evidenziare disfunzioni qualitative (disgeusia e fantogeusia) e quantitative (ipergeusia, ipogeusia e ageusia):

  • la disgeusia corrisponde ad una percezione sgradevole del sapore;
  • la fantogeusia è intesa come la sensazione di percepire uno stimolo gustativo quando questo non è realmente presente;
  • l’ipergeusia rappresenta un innalzamento della sensibilità gustativa;
  • l’ipogeusia si classifica come la riduzione della sensibilità gustativa;
  • l’ageusia si riferisce a una totale perdita della capacità gustativa della lingua.

Non mancano le conseguenze disagianti che tali condizioni patologiche determinano nell’individuo, si pensi, ad esempio, a quanto possa essere pericoloso ingerire alimenti di cui non si riesce a cogliere la qualità nutrizionale e quanto questo possa portare a rischi per la propria salute fisica; si verificherebbe, inoltre, una riduzione dell’interesse verso il cibo con conseguente ritiro sociale.

Queste sintomatologie cliniche sono molto frequenti tra i pazienti che hanno presentato COVID-19  e, ancor più, in coloro che si presume siano asintomatici; l’anosmia, in particolare, sembra prevalere sull’ageusia.

Entrando nel merito, l’anosmia potrebbe evidenziarsi in maniera temporanea o permanente. Tra i fattori eziologici alla base, sono compresi la contrazione di un’infezione, l’infiammazione della mucosa nasale, l’ostruzione delle vie nasali, lesioni al lobo temporale o danni ai nervi olfattivi, la sinusite cronica, il trauma cranico oppure, in altri casi, tale disfunzione potrebbe rappresentare un indicatore precoce di futuri disturbi neurodegenerativi (come il morbo di Parkinson o di Alzheimer).
In letteratura, inoltre, sono stati individuati, inoltre, pazienti affetti da Covid-19 che, successivamente al recupero da distress respiratorio, presentassero anosmia a lungo termine, con un innalzamento, quindi, delle soglie percettive degli stimoli olfattivi. Questo tipo di anosmia post-virale ricopre il 40% dei casi, infatti, la perdita delle capacità olfattive è sicuramente uno dei sintomi che con maggior frequenza si riscontra in soggetti affetti.

Fonte: Istituto Santa Chiara, Lecce Italia

Sara Invitto

Psicologa e psicoterapeuta

La Dott.ssa Sara Invitto (M-PSI/01 SH), Psicologa e Psicoterapeuta, affiliata alla Società Italiana di Analisi Bioenergetica e all’International Institute of Bioenergetical Analysis, è Docente Associata di Psicologia Generale e Sperimentale presso l’Università del Salento. Insegna Psicologia generale, Scienze Cognitive e Psicologia Cognitiva e Sistemi Neurali. I principali temi di ricerca e le pubblicazioni della prof. Invitto sono focalizzate principalmente sulla Chemosensory Cognition e Cognitive Neuro-olfactometry. Ha sviluppato collaborazioni di ricerca internazionali sulla cognizione chemosensoriale. Sara Invitto è stata nel Direttivo della Società Italiana di Psicofisiologia e Neuroscienze Cognitive ed attualmente ne è Segretario. Invitto ha ricevuto riconoscimenti nazionali e internazionali:

  • Gold Innovator Winner Award da Global Women Inventors & Innovators Network e European Women Innovators and Inventors Network (2017);
  • Premio Italian Women Innovators & Inventors Network con menzione speciale nel campo dell’innovazione (2015)
  • Outstanding review Award di Brain Sciences (2019).

Ha partecipato a progetti italiani e internazionali nel campo delle neuroscienze cognitive. È editor e revisore di riviste internazionali del settore. Si occupa, dal 2010, anche degli aspetti neurocognitivi all’interno dei fenomeni connessi al corpo della donna (Procreazione medicalmente assistita) e alla Violenza di Genere.

English translate

Long Covid and olfactory and gustatory alterations

by Sara Invitto

The clinic for the rehabilitation of alterations in olfactory and gustatory functions due to Covid-19 infection has been created at the Lecce headquarters of the Istituto Santa Chiara.

Management is multidisciplinary and involves healthcare professionals who deal with assessment and rehabilitation.

The link between COVID-19 and some sensory alterations, in particular alterations of olfactory and gustatory functions, has now been established.

Olfactory dysfunctions and impact on patient life
There are different olfactory and gustatory dysfunctions; in reference to olfactory dysfunctions it is possible to distinguish:

dysosmia, understood as an alteration of olfactory perception arising due to certain physiological conditions; it could lead to parosmia, i.e. a distortion of the quality of the perceived odor, and olfactory hallucinations, i.e. the perception of odors without the actual presence of an olfactory stimulus;
hyperosmia, known as an exaggeration in olfactory sensitivity;
hyposmia, which coincides with a reduction in olfactory capacity;
anosmia, i.e. the total loss or absence of the olfactory ability with respect to all odorants.
All these alterations have a strong impact on the patient's life, with more significant repercussions in subjects with parosmia rather than with hyposmia or anosmia, resulting in psychological consequences and high levels of perceived stress, increased by impairments in daily activities. For example, the lack of awareness of one's own smell could generate social phenomena of avoidance and isolation, just as meal times may not be experienced peacefully, since olfactory dysfunction negatively affects the patient's appetite and nutritional status.
Finally, the individual may be unable to perceive the presence of dangers (gas leaks, fires, etc.).

Taste variations and consequences on the patient's life
With respect to gustatory variations, however, qualitative (dysgeusia and phantogeusia) and quantitative (hypergeusia, hypogeusia and ageusia) dysfunctions can be highlighted:
dysgeusia corresponds to an unpleasant perception of taste;
fantogeusia is understood as the sensation of perceiving a gustatory stimulus when this is not actually present;
hypergeusia represents an increase in taste sensitivity;
hypogeusia is classified as the reduction of taste sensitivity;
Ageusia refers to a total loss of the tongue's ability to taste.
There is no shortage of uncomfortable consequences that these pathological conditions cause in the individual, think, for example, of how dangerous it can be to ingest foods whose nutritional quality you cannot grasp and how much this can lead to risks for your physical health; Furthermore, there would be a reduction in interest in food with consequent social withdrawal.

These clinical symptoms are very frequent among patients who have presented with COVID-19 and, even more so, in those who are presumed to be asymptomatic; anosmia, in particular, seems to prevail over ageusia.

Going into detail, anosmia could be highlighted temporarily or permanently. The underlying etiological factors include the contraction of an infection, inflammation of the nasal mucosa, obstruction of the nasal passages, lesions to the temporal lobe or damage to the olfactory nerves, chronic sinusitis, head trauma or, in other cases, this dysfunction could represent an early indicator of future neurodegenerative disorders (such as Parkinson's or Alzheimer's disease).
Furthermore, in the literature, patients affected by Covid-19 have been identified who, following recovery from respiratory distress, presented long-term anosmia, with an increase, therefore, in the perceptive thresholds of olfactory stimuli. This type of post-viral anosmia covers 40% of cases, in fact, the loss of olfactory abilities is certainly one of the symptoms most frequently found in affected individuals.

Sara Invitto
Dr. Sara Invitto (M-PSI/01 SH), Psychologist and Psychotherapist, affiliated with the Italian Society of Bioenergetic Analysis and the International Institute of Bioenergetical Analysis, is an Associate Professor of General and Experimental Psychology at the University of Salento.

She teaches general psychology, cognitive sciences and cognitive psychology and neural systems.
The main research topics and publications of the prof. Invitto are mainly focused on Chemosensory Cognition and Cognitive Neuro-olfactometry. He has developed international research collaborations on chemosensory cognition.
Sara Invitto was on the Board of Directors of the Italian Society of Psychophysiology and Cognitive Neuroscience and is currently its Secretary.

Invitto has received national and international recognition:

- Gold Innovator Winner Award from Global Women Inventors & Innovators Network and European Women Innovators and Inventors Network (2017);
Italian Women Innovators & Inventors Network Award with special mention in the field of innovation (2015)
- Outstanding review Award by Brain Sciences (2019).
- She has participated in Italian and international projects in the field of cognitive neuroscience.
- She is an editor and reviewer of international journals in the sector.
- Since 2010, she has also dealt with neurocognitive aspects within phenomena connected to the woman's body (medically assisted procreation) and gender violence.

Source: Istituto Santa Chiara, Lecce

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto al Cambiamento Climatico in atto