Mese: novembre 2023

CONVEGNO DALL’EMERGENZA ALLA CATASTROFE? LA FINE DELL’INFORMAZIONE COMMISSIONE DUPRE, AULA CALASSO, PIAZZALE ALDO MORO 5, UNIVERSITA’ LA SAPIENZA ROMA 24 NOVEMBRE 2023 14.30-18.30

https://officinebrand.it/eventi/dallemergenza-alla-catastrofe-il-futuro-la-guerra-e-la-fine-dellinformazione/

Dall’emergenza alla catastrofe? Il futuro, la guerra e la fine dell’informazione.

È questo il tema su cui la DuPre – Commissione Dubbio e Precauzione dibatterà pubblicamente alla Sapienza di Roma, in Aula Calasso, questo venerdì 24 novembre dalle 14:30 alle 18:30.

Dopo una introduzione del giurista Ugo Mattei, interverranno il filosofo Massimo Cacciari, l’autrice e già ambasciatrice Elena Basile, l’attore e scrittore Moni Ovadia, i giornalisti Michele Santoro di Servizio Pubblico e Marco Tarquinio, già direttore dell’Avvenire, i politologi della Fionda Marco Guzzi e Geminello Preterossi, e tanti altri attivisti e intellettuali a cui sta a cuore una discussione aperta che contesti le ragioni della guerra e degli interessi nascosti e palesi a protrarre e riproporre sempre nuove emergenze per governare il mondo senza democrazia.

L’incontro sarà offerto in diretta streaming sui canali di Generazioni Future

La cooperativa di mutuo soccorso che supporta DuPre e ha lanciato i referendum contro l’invio di armi e per la sanità pubblica promossi la primavera scorsa da Ugo Mattei.

La copertura televisiva e online è assicurata inoltre da ByoBlu e Servizio Pubblico.

Slides intervento Prof. Ugo Mattei, giurista

Il Prof. Ugo Mattei (Torino, 22 Aprile 1961), giurista italiano, è noto per aver lanciato i referendum contro le privatizzazioni dei servizi idrici nel 2011 e quelli contro la guerra in Ucraina nel 2023, lanciati dalla tv indipendente Byoblu, canale 262 del Digitale Terrestre, attraverso la quale ha combattuto la dittatura del Draghistan di Mario Draghi e quella del Melonistan di Giorgia Meloni attualmente vigente attualmente in Italia https://ugomattei.it

Intervento Dott. Moni Ovadia

Salomone Ovadia, detto Moni (Plovdiv, 16 aprile 1946), è un attore, cantante e scrittore italiano di origine bulgara professante la cultura ebraica. La sua è una famiglia di ascendenza ebraica sefardita, ma di fatto impiantata da molti anni in ambiente di cultura yiddish e mitteleuropea. Questa circostanza influenzerà profondamente tutta la sua opera di uomo e di artista, dedito costantemente al recupero e alla rielaborazione del patrimonio artistico, letterario, religioso e musicale degli ebrei dell’Europa orientale.
E’ laureato in Scienze Politiche all’Università La Statale di Milano. https://www.moniovadia.net/it/

Nella parte introduttiva del suo intervento Moni ha ricordato che al posto suo sarebbe stato più opportuno ci fosse il Professore di economia Emiliano Brancaccio di Napoli e probabile mio diretto parente alla lontana della dinastia napoletana, mentre la mia di dinastia è quella del ramo romano. Trattando in questa sede più ambiti economici, sarebbe stato opportuno ci fosse lui e non io.

Il Prof. Emiliano Brancaccio a Roma nel 2015

Emiliano Brancaccio (Napoli1971) è un economista e saggista italiano. Si laurea in Scienze politiche nel 1998 presso l’Università Federico II di Napoli con una tesi dedicata al fenomeno della deflazione da debiti. Nel 1999 consegue il Master in Economics del Coripe Piemonte presso il Collegio Carlo Alberto di Torino seguendo i corsi, tra gli altri, di Giancarlo Gandolfo e Luigi Montrucchio, nonché di Elsa Fornero e Pier Carlo Padoan, che in seguito criticherà per il loro operato come ministri. Nello stesso anno risulta vincitore della borsa BNL “Guido Carli” per studi economici all’estero e nell’anno successivo trascorre un periodo di formazione presso la School of Oriental and African Studies (SOAS) dell’Università di Londra. È professore associato di Politica economica e docente di Economia politica ed Economia internazionale presso l’Università del Sannio, a Benevento. https://www.emilianobrancaccio.it

Nella tradizione ebraica si dice: “un profeta che profetizza sul futuro è un falso profeta e se ci azzecca è più falso ancora” questo è un paradosso, però è il profetizzare sul passato, permette di avere delle profezie serie. Personalmente sapevo già 30 anni fà che in Israele sarebbe finita così, dall’assassinio di Rabin a Tel Aviv nel 1995, perché non poteva non andare a finire così con questa destra e con una sinistra che non esiste, perché anche i laburisti sono assenti. Le colonizzazioni in Israele andavano avanti anche quando c’era Rabin, la Nakba del 1948 ci racconta che l’espulsione di un milione e mezzo di palestinesi, voleva dire che, anche se con molta più cautela, il progetto era già quello. Una sola figura dell’establishment israeliano voleva tentare una via diversa: si chiamava Moshai Scianette, era Direttore dell’agenzia ebraica, un uomo di vastissima cultura araba, fu il secondo Presidente del Consiglio di Israele dopo Ben Gurion, ma quando quest’ultimo tornò per dire a Scianette di voler intavolare una relazione con il mondo arabo per dirgli: “Non servi più vattene!” Io che come ebreo ho avuto riluttanza ad accettare questo, perché sono caduto anch’io nella trappola di quello che gli israeliani chiamano Asbarah, che è proprio propaganda: la “povera piccola Israele”, la “Israele vittima”, il progetto della grande Israele non esplicitato c’è in realtà dalle origini del sionismo, diciamo dal 1884, dalla Conferenza di Berlino, quando i grandi paesi coloniali dicono a loro stessi: “Ci sono delle terre ollius che non appartengono a nessuno e possiamo colonizzarle”, ma il non “appartengono a nessuno” non vuol dire che non c’era nessuno che le abitava, sono abitate da popoli selvaggi ed i palestinesi entravano in questo quadro. Allora, qual’è lo slogan sionista? Il sionismo, prima di cadere nella trappola, ci prova, vuole fare lo stato di ebrei in Argentina, Suriname, Madagascar, ma non funziona, nella migliore delle ipotesi sarebbe stato un altro Sud Africa, quindi si sceglie la terra con cui abbiamo avuto un legame: la storia del legame tra gli ebrei e la “Terra Promessa” è costellata da un sacco di palle sesquipedali, due libri sono sufficienti per divertirsi su questa questione, li ha scritti uno storico di Tel Aviv, Schlomo Sand: uno si intitola “L’invenzione del popolo ebraico”, https://www.ibs.it/invenzione-del-popolo-ebraico-libro-shlomo-sand/e/9788817044516, l’altro si intitola “L’invenzione della terra di Israele” http://www.bocchescucite.org/miti-sionisti-invenzione-israeliana-dei-simboli-nazionali/ https://mondediplo.com/2008/09/07israel https://it.wikipedia.org/wiki/Shlomo_Sand Gli archeologi israeliani sono andati a condurre ricerche a Gerusalemme: 1000 anni prima di Cristo non c’era nessuna Gerusalemme, nessun primo tempio, hanno trovato solo tracce di nomadi, perché questi sono mitologemi, la narrazione biblica non è storia come il pensiero essenzialista su cui si sono basati gli israeliani, secondo me ci sono più discendenti ebrei di discendenza biblica fra i palestinesi che fra gli ebrei di oggi. Non è vero che gli ebrei li hanno deportati tutti i Romani, avevano le navi per farlo, gli ebrei piglia e sono andati via! Il pensiero ebraico è indissolubilmente legato all’esilio. Questi mitologemi più sono falsi e più diventano forti e questo ci racconta un legame organico tra gli Stati Uniti ed Israele non solo per ragioni strategiche, militari, ma anche perché gli americani si sono inventati il loro mitologema, il Manifest Destiny così come gli israeliani dicono “ce l’ha data Dio”: a parte che il Dio della Bibbia secondo me ha un poderoso senso dell’umorismo, perché ogni volta che si dice agli ebrei: “Vai a prendere possesso della terra che ti indico”, subito dopo dicono in dettaglio: “Scusate ma la terra è mia!” La terra non è dell’uomo, la Terra Promessa è dove vivi da straniero tra gli stranieri e così vivrai in pace. Questo terribile evento di Gaza potrebbe avere qualche sviluppo interessante, nel senso che molte cose per l’opinione pubblica molto più vasta di quella di prima questa catastrofe, è una presa di conoscenza ed anche consapevolezza. Io che mi sono battuto per i diritti dei palestinesi da 30-35 anni, sono stato in prima linea, ho partecipato a molti incontri e sapete come avvenivano questi incontri? “Si, vi diamo un’aula dell’Università”, un giorno prima la toglievano perché è sceso il muro di gomma non solo sul fatto che tra gli israeliani ed i palestinesi, “gli israeliani hanno il diritto di difendersi”, questa è la più grossa, apocalittica stronzata che circoli, gli israeliani non chiedono il diritto a difendersi, vogliono il diritto all’impunità, qualsiasi cosa facciano contro il popolo palestinese, perché tu ti puoi difendere benissimo dentro i territori legittimi tuoi, lì nessuno ti può dire niente. Pian piano molti hanno cominciato a capire che questa storia non tiene.

Tra le altre cose, nella posizione dei Netanyahu c’è un aspetto psicopatologico interessante, l’ha già segnalato Burg, che ha scritto un libro per me fondamentale, si chiama: “Sconfiggere Hitler”, pubblicato nel 2007, https://neripozza.it/libro/9788854502727: gli ebrei sono passati in Israele dall’essere le vittime di un’immane catastrofe (Shoah) ad assumere qualche modalità dei carnefici, cioè fare i vittimisti. Perché i nazisti volevano sterminare gli ebrei? Perché dicevano altrimenti gli ebrei avrebbero divorato la Germania! I nazisti facevano del vittimismo, ce lo siamo dimenticati: è quello che sta facendo Israele nei confronti dei palestinesi, è terribile, ma è così, parliamo di uomini e la destra cavalca questa cosa, perché Netanyahu, che fa parte del sionismo revisionista quello di destra, fondato da un grande scrittore di Odessa, Vladimir Zeev Žabotinskij, con il suo secondo capitano dell’esercito zarista Trumpeldolf e poi da loro passato a Shabir. Se il sionismo socialista-laburista ha fatto finta di vedere i palestinesi, il sionismo revisionista non li ha mai visti. Tenete conto che lo slogan sionista con cui il sionismo si presenta è: “una Terra senza Popolo per un Popolo senza Terra” e questo è colonialismo, non come quello dei grandi Paesi della Madrepatria e poi sfruttano le terre dei colonizzati, no, però il mindset colonialista lo hanno avuto da sempre. Cos’hanno voluto come legittimazione gli ebrei sionisti? La legittimazione dell’impero britannico, l’impero più schifosamente coloniale della Storia e cos’è stata la legittimazione? Una lettera, che il Ministro degli Esteri, Lord Balfour, ha scritto al più illustre rappresentante della comunità ebraica inglese, Lord Rotschild: questa lettera poi è stata messa nel Trattato di Rapallo, il trattato sancito dopo la fine della Prima Guerra Mondiale come annessione. Però ai palestinesi cosa gliene doveva fregare di quello che decideva Lord Rotschild? Con questa legittimazione, insieme a quell’essenzialista, la Bibbia, a Dio, costituisce un’arma micidiale, come in tutti i nazionalismi fanatici, sono tutte robe finte, noi siamo venuti da tutt’altra parte, prima o poi: questo ha impedito una pace, perché tu per fare la pace con un altro devi vederlo, se non lo vedi, come fai a fare la pace? Tutt’ora Netanyahu è questo, non ci sono bambini morti, c’è la sicurezza di Israele: l’ideologia sicuritaria è stata un modo per paralizzare l’Occidente: l’Occidente ha fatto schifo come nessuno ha mai fatto schifo, perché la Shoah si è prodotta in Occidente e non solo per i nazisti, i nazisti hanno fatto lo sporco lavoro, gli altri si sono girati dall’altra parte o hanno collaborato. Io sono nato grazie ad un paese che si è rifiutato di consegnare gli ebrei (Bulgaria) e poi sono nato, come dicono gli ecclesiastici, “ora rotundo”, io sono nato grazie all’Armata Rossa, non allo sbarco in Normandia. L’Occidente ha accettato il ricatto israeliano: in Occidente sono morti 6 milioni di cittadini occidentali, tra i più illustri c’erano matematici, fisici, artisti, letterati e dicono: “cazzo, l’abbiamo fatta grossa, adesso bisogna rimediare, come facciamo?” “Li sbattiamo sui palestinesi, tanto chi se ne frega dei palestinesi!” ed hanno continuato questo gioco fino ad oggi, con “Israele ha il diritto di difendersi”, “l’unica democrazia nel Medio Oriente”, sono tutte frottole! Sono state imposte dai mainstream occidentali, da quelle che sono chiamate “democrazie occidentali”, che io userei il termine di uno studioso militante croato che ha insegnato qui letteratura russa, Pietr Ragmavievich: “democratura”, un regime con una scorza di democrazia. Ho avuto la conferma da una banalità: vi ricordate il referendum per l’acqua pubblica (2011)? L’abbiamo vinto con il 92% dei voti, fanno quel che cazzo pare a loro, li stanno privatizzando: ciò vuol dire che le elezioni sono una truffa. Io non so verso quale altra prossima catastrofe andremo, Ugo Mattei ha tracciato veramente un quadro illuminante e tu sai Ugo che in forme diverse, Naomi Klein aveva scritto un libro straordinario: “Show and Oh”, cioè “colpisci e lascia tutti così”, Edward Luftwag, di cui ho avuto la sventura di essere compagno di scuola, gli dò apertamente del guerrafondaio, lui fa finta di non conoscermi, mi chiede se rispetto i progetti ebraici… Luftwag ha detto: “ma perché voi italiani fate una guerra e dopo c’è un’energia!” Quando eravamo fuori dallo studio, gli ho chiesto: ” Senti, ma se fossi tornato a casa senza gambe, diresti questa cosa ancora? Questa è dal punto di vista degli archetipi, gli Stati Uniti sono stati senza guerre solo nella loro storia a 16 anni: prima le guerre indiane, genocidio, poi si sono rivolti al Centro America, poi al cortile di casa nostra (Italia) con la dottrina Moro, che è stata ripresa da Stillerson, poi il Sud America con la guerra con gli spagnoli: quando l’hanno vinta, cos’hanno fatto? Hanno occupato le isole Filippine, che stanno a migliaia di chilometri da casa loro, perché era stata una colonia spagnola, poi hanno continuato con il resto dell’Asia e adesso ci mangiamo anche i nostri amici, l’Europa, chi rompe i coglioni? La Russia: invece di stare con Eltsin, il quale voleva venderla a pezzi agli Stati Uniti, l’ha detto Gondorkovski in un bellissimo documentario, disse: “devo essere onesto, devo dire la verità: a quei tempi sette di noi possedevano la metà di tutta la Russia” e qual’era il progetto degli americani? La Federazione Russa è fatta di tante repubbliche, bastava staccarne una per volta con la loro tipica tecnica: destabilizzazione, guerra o semiguerra, solo che Putin non ci sta ed il problema è che se vogliamo parlare del che fare, noi possiamo fare solo se finisce il secolo americano definitivamente, perché gli americani se sono egemoni, possono comportarsi solo come si comportano, non sono capaci di fare diversamente e quello che mi ha colpito molto che i Neocon siano così spaventosamente americani, visto che una parte di loro sono ex-trotskisti, singolare eh? Io credo che noi tutti dobbiamo auspicare che questa famosa occidentale, concludo proponendo tre libri occidentali di uno studioso statunitense: il primo William Blum: “Killing Hope” https://williamblum.org/books/killing-hope, tradotto da Fazi, un tomo grande pieno di documenti, secondo: “Con la scusa della libertà” https://www.lafeltrinelli.it/con-scusa-della-liberta-libro-william-blum/e/9788843803576, l’ultimo, il terzo non è ancora uscito in italiano che spero di poter tradurre io, si chiama: “Il prodotto di esportazione più mortale degli Stati Uniti d’America: la democrazia” e per conto mio, da ebreo, ho una cosa da dirvi: il sionismo è l’antitesi dell’ebraismo, perché è una forma idolatrica di pensiero, “l’idolatria della Terra”, di peggio non c’è, grazie.

Dott. Moni Ovadia

English translate

In the Jewish tradition it is said: “a prophet who prophesies about the future is a false prophet and if he gets it right he is even more false” this is a paradox, but prophesying about the past allows for serious prophecies. Personally, I already knew 30 years ago that it would end like this in Israel, since Rabin’s assassination in Tel Aviv in 1995, because it couldn’t help but end up like this with this right and with a left that doesn’t exist, because even the Labor Party is absent. Colonization in Israel went on even when Rabin was there, the Nakba of 1948 tells us that the expulsion of one and a half million Palestinians meant that, albeit with much more caution, the project was already that. Only one figure in the Israeli establishment wanted to try a different path: his name was Moshai Scianette, he was Director of the Jewish Agency, a man of vast Arab culture, he was the second Prime Minister of Israel after Ben Gurion, but when the latter returned to tell Scianette that he wants to establish a relationship with the Arab world to tell him: “You’re no longer needed, go away!” As a Jew, I was reluctant to accept this, because I too fell into the trap of what the Israelis call Asbarah, which is precisely propaganda: the “poor little Israel”, the “victim Israel”, the project of the great Israel not made explicit is actually from the origins of Zionism, let’s say from 1884, from the Berlin Conference, when the great colonial countries said to themselves: “There are ollius lands that do not belong to anyone and we can colonize them”, but the non “they belong to no one” does not mean that there was no one who lived there, they are inhabited by savage peoples and the Palestinians entered into this picture. So, what is the Zionist slogan? Zionism, before falling into the trap, tries, it wants to create a state of Jews in Argentina, Suriname, Madagascar, but it doesn’t work, in the best case scenario it would have been another South Africa, so we choose the land with which we had a bond: the history of the bond between the Jews and the “Promised Land” is dotted with a lot of sesquipedal balls, two books are enough to have fun on this issue, a historian from Tel Aviv, Schlomo Sand, wrote them: one is titled ” The invention of the Jewish people”, https://www.ibs.it/associazione-del-popolo-ebraico-libro-shlomo-sand/e/9788817044516, the other is titled “The invention of Israel Land” http://www.bocchescucite.org/miti-sionisti-associazione-israeliana-dei-simboli-nazionali/ https://mondediplo.com/2008/09/07israel https://it.wikipedia.org/wiki/Shlomo_Sand Israeli archaeologists went to conduct research in Jerusalem: 1000 years before Christ there was no Jerusalem, no first temple, they found only traces of nomads, because these are mythologems, the biblical narrative is not history like the essentialist thought on on which the Israelis based themselves, in my opinion there are more Jewish descendants of biblical descent among the Palestinians than among the Jews of today. It’s not true that the Jews deported all the Romans, they had the ships to do it, the Jews took them and left! Jewish thought is inextricably linked to exile. The more false these mythologemes are, the stronger they become and this tells us of an organic bond between the United States and Israel not only for strategic, military reasons, but also because the Americans invented their own mythologeme, the Manifest Destiny as the Israelis say “God gave it to us”: apart from the fact that in my opinion the God of the Bible has a powerful sense of humor, because every time the Jews are told: “Go and take possession of the land that I am showing you”, immediately afterwards they say in detail: “Sorry but the land is mine!” The land is not man’s, the Promised Land is where you live as a stranger among strangers and so you will live in peace. This terrible event in Gaza could have some interesting developments, in the sense that many things for the much wider public opinion than before this catastrophe, is an awareness and also awareness. I, who have been fighting for Palestinian rights for 30-35 years, have been on the front line, I have participated in many meetings and do you know how these meetings took place?

“Yes, we will give you a classroom at the University”, a day before they removed it because the rubber barrier came down not only on the fact that between the Israelis and the Palestinians, “the Israelis have the right to defend themselves”, this is the biggest, apocalyptic bullshit circulating, the Israelis don’t ask for the right to defend themselves, they want the right to impunity, whatever they do against the Palestinian people, because you can defend yourself very well within your legitimate territories, no one can tell you anything there . Little by little many have begun to understand that this story doesn’t hold up. Among other things, there is an interesting psychopathological aspect in the Netanyahu position, as Burg has already pointed out, who wrote a fundamental book for me, it’s called: “Defeating Hitler”, published in 2007, https://neripozza.it/libro/9788854502727: the Jews in Israel have gone from being the victims of a huge catastrophe (Shoah) to taking on some of the ways of the executioners, that is, acting as victims. Why did the Nazis want to exterminate the Jews? Because they said otherwise the Jews would devour Germany! The Nazis played game of the victimism, we have forgotten: it is what Israel is doing towards the Palestinians, it is terrible, but it is so, we are talking about men and the right rides on this thing, because Netanyahu, who is part of revisionist Zionism, is the one right, founded by a great writer from Odessa, Vladimir Zeev Žabotinsky, with his second captain of the tsarist army Trumpeldolf and then passed by them to Shabir. If Socialist-Labor Zionism pretended to see the Palestinians, Revisionist Zionism never saw them. Bear in mind that the Zionist slogan with which Zionism presents itself is: “a Land without a People for a People without a Land” and this is colonialism, not like that of the great countries of the Motherland and then they exploit the lands of the colonized, no, but they have always had a colonialist mindset. What did the Zionist Jews want as legitimation? The legitimation of the British Empire, the most disgustingly colonial empire in history and what was the legitimation? A letter, which the Foreign Minister, Lord Balfour, wrote to the most illustrious representative of the English Jewish community, Lord Rothschild: this letter was then included in the Treaty of Rapallo, the treaty sanctioned after the end of the First World War as annexation. But what did the Palestinians have to care about what Lord Rothschild decided? With this legitimation, together with that essentialist, the Bible, to God, constitutes a deadly weapon, as in all fanatical nationalisms, it is all fake stuff, we have come from a completely different place, sooner or later: this has prevented a peace, because to make peace with another you have to see him, if you don’t see him, how do you make peace? This is still Netanyahu, there are no dead children, there is the security of Israel, the security ideology was a way to paralyze the West: the West sucked like no one has ever sucked, because the Shoah happened in the West and not just for the Nazis, the Nazis did the dirty work, the others looked the other way or collaborated. I was born thanks to a country that refused to hand over the Jews (Bulgaria) and then I was born, as the ecclesiastics say, “ora rotundo”, I was born thanks to the Red Army, not to the Normandy landings. The West accepted Israeli blackmail: 6 million Western citizens died in the West, among the most illustrious were mathematicians, physicists, artists, writers and they say: “shit, we made a big deal, now we have to fix it, like we do?” “We’ll throw them at the Palestinians, who cares about the Palestinians anyway!” and they have continued this game to this day, with “Israel has the right to defend itself”, “the only democracy in the Middle East”, it’s all lies! They were imposed by the Western mainstream, by what are called “Western democracies”, which I would use the term of a militant Croatian scholar who taught Russian literature here, Pietr Ragmavievich: “democraturacy”, a regime with a shell of democracy. I had confirmation from a banality: do you remember the referendum for public water here in Italy, 2011? We won it with 92% of the votes, they do whatever the fuck they want, they are privatizing them: this means that the elections are a scam. I don’t know which other next catastrophe we will go towards, Ugo Mattei has truly drawn an enlightening picture and you know Ugo that in different forms, Naomi Klein had written an extraordinary book: “Show and Oh”, that is “hit and leave everyone like that”, Edward Luftwag, whose schoolmate I had the misfortune of being, I openly call him a warmonger, he pretends not to know me, asks me if I respect Jewish projects… Luftwag said: “but why do you Italians start a war and after that there is an energy!” When we were outside the studio, I asked him: “Look, but if I came home without legs, would you still say this? This is from the point of view of the archetypes, the United States has only been without wars in its history at 16 years : first the Indian wars, genocide, then they turned to Central America, then to our backyard (Italy) with the Moro doctrine, which was taken up by Stillerson, then South America with the war with the Spanish: when the ‘they won, what did they do? They occupied the Philippine islands, which are thousands of kilometers from their home, because it had been a Spanish colony, then they continued with the rest of Asia and now we’re eating our friends too, Europe, who’s a pain in the ass? Russia: instead of being with Yeltsin, who wanted to sell it piecemeal to the United States, Gondorkovski said it in a beautiful documentary, he said: “I have to be honest, I have to tell the truth: in those days seven of us owned half of all Russia” and what was the Americans’ plan? The Russian Federation is made up of many republics, it was enough to separate them one at a time with their typical technique: destabilization, war or semi-war, only that Putin isn’t into it and the problem is that if we want to talk about what to do, we can only do it if it ends the American century definitively, because if Americans are hegemonic, they can only behave as they behave, they are not capable of doing otherwise and what struck me a lot is that the Neocons are so frighteningly American, given that some of them are ex-Trotskyists, strange huh? I believe that we all must hope that this famous Western, I conclude by proposing three Western books by an American writer, William Blum: the first one is: “Killing Hope” https://williamblum.org/books/killing-hope, translated by Fazi, a large tome full of documents, the second one is: “With the excuse of freedom” https://www.lafeltrinelli.it/con-scusa-della-liberta-libro-william-blum/e/9788843803576, the last one, the third, it’s not still out in italian, which I hope to be able to translate, it’s called: “The deadliest export product of the United States of America: democracy” and for my part, as a Jew, I have one thing to tell you: Zionism is the the antithesis of Judaism, because it is an idolatrous form of thought, “the idolatry of the Earth”, there is nothing worse than this, thank you.

Dr. Moni Ovadia

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

STANNO UCCIDENDO L’AMAZZONIA

Cari avaaziani,
L’Amazzonia non sta morendo. La stanno uccidendo.

Da 6mila anni, il mio popolo ama e rispetta questa foresta, la più grande manifestazione della vita sul nostro Pianeta. Ma le compagnie petrolifere tutto questo non lo vedono. Trivellano proprio dove è più vitale, riversando la loro nera morte nei nostri fiumi e peggiorando la febbre della Terra. Stanno uccidendo la foresta e tutta la vita che ospita. Ora queste gigantesche compagnie si preparano a “oliare” le trattative durante la conferenza delle Nazioni Unite sul clima, che inizia questa settimana. A guidare la COP di Dubai, assurdo, ci sarà il capo di un colosso del petrolio. E centinaia di lobbisti si preparano a festeggiare.

Non possiamo lasciare che siano loro a parlare per l’Amazzonia.

Le trattative stanno per cominciare, ma noi abbiamo un intrepido piano per intervenire con le nostre voci a sua difesa, perché non solo viviamo nella foresta, ma siamo parte di essa. I Suruí, i Baniwa, i Karipuna, gli Ashinka e molte altri popoli indigeni vogliamo essere TUTTI ascoltati.

Se raccoglieremo abbastanza, potremo mandare al vertice una delegazione di leader indigeni, fiancheggiati da campaigner di Avaaz, per affrontare faccia a faccia i governi e opporci alle più imponenti aziende al mondo davanti alle telecamere. Ma non lasciarci soli in questa impresa.

Ti chiedo di sostenere la ribellione indigena contro i combustibili fossili nell’Amazzonia. Nessuno si batterà quanto noi. Dona ciò che puoi ora con un solo click.

https://secure.avaaz.org/campaign/it/all_out_for_amazon_loc/?bXYtkdb

Mio padre era il grande capo Almir Suruí, lui mi ha insegnato ad ascoltare le stelle, il vento, gli animali e gli alberi. Ora, stanno invocando aiuto insieme a noi.

Il clima ci sta avvertendo. Gli animali stanno scomparendo e le nostre piante non fioriscono più come un tempo. In Amazzonia ci sono più specie di piante di quante stelle nel firmamento, e guarda cosa gli stanno facendo!

La comunità di Avaaz è stata un fedele alleato nella lotta per salvare la foresta. Avete sostenuto le comunità indigene per aiutarci a manifestare, pianificare e parlare con la forza coesa di un’unica voce. Ora abbiamo bisogno del vostro aiuto per far entrare la nostra voce nelle stanze del potere, da soli non ce la faremo. Con il tuo sostegno, Avaaz potrà:

  • Portare le potenti voci degli indigeni direttamente dall’Amazzonia alla Conferenza delle Nazioni Unite per il Clima;
  • Organizzare azioni incisive per attrarre l’attenzione dei media presenti al vertice, per inserire a tutti i costi le tutele per l’Amazzonia nell’agenda politica;
  • Far fiancheggiare i leader indigeni da brillanti campaigner di Avaaz: per aiutare a vincere le tutele legali sulle terre dell’Amazzonia.
  • Permettere alle comunità dell’Amazzonia di partecipare a tutte le trattative chiave del prossimo anno: lotteremo per la difesa della foresta ad ogni occasione; e
  • Finanziare la campagna di Avaaz per la difesa dell’Amazzonia, costruendo una squadra di campaigner ed esperti legali per contrastare l’industria mineraria, petrolifera e del legname.

L’Amazzonia è l’ecosistema più complesso della Terra e la mia gente fa parte della stessa trama. Se la foresta viene colpita a morte, lo siamo anche noi. Il destino dell’Amazzonia è in pericolo e ci devono dare ascolto.

L’Amazzonia non ha solo bisogno di eroi; ha bisogno di voci sagge. Voci che risuonano della profondità della foresta e delle acque cristalline che la sostengono. Non è mai stato così urgente e dobbiamo continuare ad essere presenti. La sopravvivenza dell’Amazzonia dipende ora dalla nostra unità e il tuo sostegno potrebbe contribuire a innescare una rivolta storica per salvarla.

Per la vita selvatica,

Txai Suruí, della comunità indigena Paiter Suruí del Brasile, e tutto il team di Avaaz

Txai Suruí è un’attivista di 26 anni, ambientalista, protettrice della terra e sostenitrice dei diritti delle popolazioni indigene. Le terre della sua comunità sono tra le più devastate dagli impatti del cambiamento climatico. Ha fondato il Movimento giovanile indigeno di Rondônia, che riunisce i giovani del suo Stato, e coordina l’Associação de Defesa Etnoambiental-Kanindé, un’organizzazione comunitaria che lavora con le popolazioni indigene da oltre 30 anni.

Maggiori informazioni:

  1. AIl presidente della Cop28 è il capo della compagnia petrolifera degli Emirati Arabi Uniti ((Lifegate)
  2. Perché la Foresta Amazzonica è più importante di quanto pensiamo, e come salvarla  (Fan Page)
  3. L’Amazzonia verso il punto di non ritorno entro il 2064, se non si ferma la deforestazione  (Ohga)
  4. Stop di Petrobras in Amazzonia, gli ambientalisti dicono no  (Oilgasnews)
  5. Cop28: Paesi divisi sul futuro del fossile  (La Svolta)
  6. Kanindé (in portoghese, spagnolo e inglese) Associazione di difesa etnoambientale
Cari avaaziani,
L’Amazzonia non sta morendo. La stanno uccidendo.

Da 6mila anni, il mio popolo ama e rispetta questa foresta, la più grande manifestazione della vita sul nostro Pianeta. Ma le compagnie petrolifere tutto questo non lo vedono. Trivellano proprio dove è più vitale, riversando la loro nera morte nei nostri fiumi e peggiorando la febbre della Terra. Stanno uccidendo la foresta e tutta la vita che ospita. Ora queste gigantesche compagnie si preparano a “oliare” le trattative durante la conferenza delle Nazioni Unite sul clima, che inizia proprio domani. A guidare la COP di Dubai, assurdo, ci sarà il capo di un colosso del petrolio. E centinaia di lobbisti si preparano a festeggiare. Non possiamo lasciare che siano loro a parlare per l’Amazzonia.

Le trattative stanno per cominciare, ma noi abbiamo un intrepido piano per intervenire con le nostre voci a sua difesa, perché non solo viviamo nella foresta, ma siamo parte di essa. I Suruí, i Baniwa, i Karipuna, gli Ashinka e molte altri popoli indigeni vogliamo essere TUTTI ascoltati.Se raccoglieremo abbastanza, potremo mandare al vertice una delegazione di leader indigeni, fiancheggiati da campaigner di Avaaz, per affrontare faccia a faccia i governi e opporci alle più imponenti aziende al mondo davanti alle telecamere. Ma non lasciarci soli in questa impresa.
Ti chiedo di sostenere la ribellione indigena contro i combustibile fossili nell’Amazzonia. Nessuno si batterà quanto noi. 

Mio padre era il grande capo Almir Suruí, lui mi ha insegnato ad ascoltare le stelle, il vento, gli animali e gli alberi. Ora, stanno invocando aiuto insieme a noi.

Il clima ci sta avvertendo. Gli animali stanno scomparendo e le nostre piante non fioriscono più come un tempo. In Amazzonia ci sono più specie di piante di quante stelle nel firmamento, e guarda cosa gli stanno facendo!

Foto: @chamiltonjames

La comunità di Avaaz è stata un fedele alleato nella lotta per salvare la foresta. Avete sostenuto le comunità indigene per aiutarci a manifestare, pianificare e parlare con la forza coesa di un’unica voce. Ora abbiamo bisogno del vostro aiuto per far entrare la nostra voce nelle stanze del potere, da soli non ce la faremo. Con il tuo sostegno, Avaaz potrà:

  • Portare le potenti voci degli indigeni direttamente dall’Amazzonia alla Conferenza delle Nazioni Unite per il Clima;
  • Organizzare azioni incisive per attrarre l’attenzione dei media presenti al vertice, per inserire a tutti i costi le tutele per l’Amazzonia nell’agenda politica;
  • Far fiancheggiare i leader indigeni da brillanti campaigner di Avaaz: per aiutare a vincere le tutele legali sulle terre dell’Amazzonia.
  • Permettere alle comunità dell’Amazzonia di partecipare a tutte le trattative chiave del prossimo anno: lotteremo per la difesa della foresta ad ogni occasione; e
  • Finanziare la campagna di Avaaz per la difesa dell’Amazzonia, costruendo una squadra di campaigner ed esperti legali per contrastare l’industria mineraria, petrolifera e del legname.

L’Amazzonia è l’ecosistema più complesso della Terra e la mia gente fa parte della stessa trama. Se la foresta viene colpita a morte, lo siamo anche noi. Il destino dell’Amazzonia è in pericolo e ci devono dare ascolto.

L’Amazzonia non ha solo bisogno di eroi; ha bisogno di voci sagge. Voci che risuonano della profondità della foresta e delle acque cristalline che la sostengono. Non è mai stato così urgente e dobbiamo continuare ad essere presenti. La sopravvivenza dell’Amazzonia dipende ora dalla nostra unità e il tuo sostegno potrebbe contribuire a innescare una rivolta storica per salvarla.

Per la vita selvatica,

Txai Suruí, della comunità indigena Paiter Suruí del Brasile, e tutto il team di Avaaz

Txai Suruí è un’attivista di 26 anni, ambientalista, protettrice della terra e sostenitrice dei diritti delle popolazioni indigene. Le terre della sua comunità sono tra le più devastate dagli impatti del cambiamento climatico. Ha fondato il Movimento giovanile indigeno di Rondônia, che riunisce i giovani del suo Stato, e coordina l’Associação de Defesa Etnoambiental-Kanindé, un’organizzazione comunitaria che lavora con le popolazioni indigene da oltre 30 anni.

English translate

THEY ARE KILLING AMAZON

Dear avaazians,

The Amazon is not dying. They’re killing her. For 6 thousand years, my people have loved and respected this forest, the greatest manifestation of life on our Planet. But the oil companies don’t see all this. They drill right where it is most vital, pouring their black death into our rivers and worsening the Earth’s fever. They are killing the forest and all the life it supports. Now these giant companies are preparing to “grease” negotiations during the United Nations climate conference, which begins this week. The head of an oil giant will lead the Dubai COP, absurdly. And hundreds of lobbyists are preparing to celebrate.

We cannot let them speak for the Amazon. Negotiations are about to begin, but we have a fearless plan to intervene with our voices in its defense, because we not only live in the forest, but we are part of it. The Suruí, Baniwa, Karipuna, Ashinka and many other indigenous peoples ALL want to be heard. If we raise enough, we can send a delegation of indigenous leaders to the summit, flanked by Avaaz campaigners, to confront governments face to face and oppose the world’s biggest corporations in front of cameras. But don’t leave us alone in this endeavor. I ask you to support the indigenous rebellion against fossil fuels in the Amazon. Nobody will fight like us. Donate what you can now with just one click.

https://secure.avaaz.org/campaign/it/all_out_for_amazon_loc/?bXYtkdb

My father was the great leader Almir Suruí, he taught me to listen to the stars, the wind, the animals and the trees. Now, they are crying out for help along with us. The climate is warning us. Animals are disappearing and our plants no longer flower like they used to. There are more species of plants in the Amazon than there are stars in the firmament, and look what they’re doing to it!

The Avaaz community has been a staunch ally in the fight to save the forest. You have supported indigenous communities to help us demonstrate, plan and speak with the cohesive force of one voice. Now we need your help to get our voice into the halls of power, we won’t be able to do it alone. With your support, Avaaz will be able to:

  • Bringing powerful indigenous voices directly from the Amazon to the UN Climate Conference;
  • Organize incisive actions to attract the attention of the media present at the summit, to include protections for the Amazon on the political agenda at all costs;
  • Have indigenous leaders flanked by brilliant Avaaz campaigners: to help win legal protections for Amazonian lands.
  • Allow Amazon communities to participate in all key negotiations next year: we will fight for the defense of the forest at every opportunity;
  • Funding Avaaz’s campaign to defend the Amazon, building a team of campaigners and legal experts to fight the mining, oil and logging industries.

The Amazon is the most complex ecosystem on Earth, and my people are part of the same fabric. If the forest is struck dead, so are we. The fate of the Amazon is in danger and they must listen to us. The Amazon doesn’t just need heroes; it needs wise voices. Voices that resonate with the depths of the forest and the crystal clear waters that support it. It has never been more urgent and we must continue to be present. The survival of the Amazon now depends on our unity, and your support could help spark a historic uprising to save it.

For wild life,

Txai Suruí, from the indigenous Paiter Suruí Brazil community and the entire Avaaz team

The Amazon is not dying. They’re killing her. For 6 thousand years, my people have loved and respected this forest, the greatest manifestation of life on our Planet. But the oil companies don’t see all this. They drill right where it is most vital, pouring their black death into our rivers and worsening the Earth’s fever. They are killing the forest and all the life it supports. Now these giant companies are preparing to “grease” negotiations during the United Nations climate conference, which begins tomorrow. The head of an oil giant will lead the Dubai COP, absurdly. And hundreds of lobbyists are preparing to celebrate. We cannot let them speak for the Amazon. Negotiations are about to begin, but we have a fearless plan to intervene with our voices in its defense, because we not only live in the forest, but we are part of it. The Suruí, the Baniwa, the Karipuna, the Ashinka and many other indigenous peoples ALL want to be heard. If we raise enough, we will be able to send a delegation of indigenous leaders to the summit, flanked by Avaaz campaigners, to face the governments face to face and oppose them to the most impressive companies in the world in front of the cameras. But don’t leave us alone in this endeavor. I ask you to support the indigenous rebellion against fossil fuels in the Amazon. Nobody will fight like us.

My father was the great leader Almir Suruí, he taught me to listen to the stars, the wind, the animals and the trees. Now, they are crying out for help along with us. The climate is warning us. Animals are disappearing and our plants no longer flower like they used to. There are more species of plants in the Amazon than there are stars in the firmament, and look what they’re doing to it!

The Avaaz community has been a staunch ally in the fight to save the forest. You have supported indigenous communities to help us demonstrate, plan and speak with the cohesive force of one voice. Now we need your help to get our voice into the halls of power, we won’t be able to do it alone. With your support, Avaaz will be able to:

Bringing powerful indigenous voices directly from the Amazon to the UN Climate Conference;

Organize incisive actions to attract the attention of the media present at the summit, to include protections for the Amazon on the political agenda at all costs;

Have indigenous leaders flanked by brilliant Avaaz campaigners: to help win legal protections for Amazonian lands.

Allow Amazon communities to participate in all key negotiations next year: we will fight for the defense of the forest at every opportunity; And

Funding Avaaz’s campaign to defend the Amazon, building a team of campaigners and legal experts to fight the mining, oil and logging industries.

The Amazon is the most complex ecosystem on Earth, and my people are part of the same fabric. If the forest is struck dead, so are we. The fate of the Amazon is in danger and they must listen to us.

The Amazon doesn’t just need heroes; it needs wise voices. Voices that resonate with the depths of the forest and the crystal clear waters that support it. It has never been more urgent and we must continue to be present. The survival of the Amazon now depends on our unity, and your support could help spark a historic uprising to save it.

For wild life,

Txai Suruí, from the Paiter Suruí indigenous community of Brazil, and the whole Avaaz team

Txai Suruí is a 26-year-old activist, environmentalist, land protector and advocate for the Rights of indigenous peoples. His community’s lands are among the most devastated by the impacts of climate change. He founded the Indigenous Youth Movement of Rondônia, which brings together young people from his state, and coordinates the Associação de Defesa Etnoambiental-Kanindé, a community organization that has been working with indigenous populations for over 30 years.
Kanindè, Associacao de Defensa Etnoambiental
https://kaninde.eco.br

Perché la Foresta Amazzonica è più importante di quanto pensiamo e come salvarla

La siccità che colpisce la Foresta Amazzonica in questi mesi è diventata un’emergenza, e ci mostra come il polmone verde del pianeta sia sempre più fragile di fronte ai cambiamenti climatici e la deforestazione. Se l’ecosistema amazzonico collassa, la crisi climatica accelererà pericolosamente.

https://www.fanpage.it/attualita/perche-la-foresta-amazzonica-e-piu-importante-di-quanto-pensiamo-e-come-salvarla/

C’è una notizia di enorme importanza, che comprensibilmente fatica a fare breccia in un periodo tempestato di notizie drammatiche, ed è che il polmone verde del mondo si sta atrofizzando. La foresta amazzonica, da sempre uno dei simboli della resilienza ambientale e dei baluardi della lotta climatica, versa ormai in condizioni talmente critiche da rischiare di andare incontro a un degrado irreversibile.

Quella che oggi si configura come una problematica locale, che sta mettendo in difficoltà centinaia di comunità nel Brasile più profondo e compromettendo una delle zone con maggior biodiversità al mondo, ha infatti ripercussioni globali che non possiamo permetterci di trascurare.

Una distopia in Terra

Se proviamo a pescare nell’album fotografico delle nostre immagini mentali, il termine Amazzonia ci porterà probabilmente a evocare foreste rigogliose e zeppe di animali colorati, distese di alberi fittissimi solcati da fiumi azzurri e lucidi come uno specchi, villaggi portuali attorno a cui orbitano canoe, traghetti e gli onnipresenti delfini fluviali.

Fonte: Fan Page

L’Amazzonia verso il punto di non ritorno entro il 2064, se non si ferma la deforestazione

https://www.ohga.it/lamazzonia-verso-il-punto-di-non-ritorno-entro-il-2064-se-non-si-ferma-la-deforestazione/

Un nuovo studio, firmato da Robert Troovey Walker (professore all’Università della Florida), avverte che ampie porzioni della foresta amazzonica sono destinate al collasso in pochi decenni, se il tasso di disboscamento e di incendi si mantiene inalterato. Oggi più che mai, è importante preservare questo ecosistema vitale per il Pianeta.

Federico Turrisi • 12 Gennaio 2021

Al posto di una lussureggiante foresta pluviale, un’immensa savana: è questo il destino dell’Amazzonia? Se così fosse, sarebbe una tragedia. Perché diremmo addio a uno dei più preziosi tesori di biodiversità e non faremmo altro che aggravare la crisi climatica: come è risaputo, le grandi foreste tropicali danno un enorme contributo nella cattura e nello stoccaggio di anidride carbonica. Eppure, in un futuro neanche troppo lontano, la foresta pluviale più grande del mondo potrebbe raggiungere un punto di non ritorno, e l’incubo potrebbe diventare realtà.

A dirlo è un nuovo studio apparso sulla rivista scientifica Environment – Science and Policy for Sustainable Development e firmato da Robert Troovey Walker, docente di geologia presso l’Università della Florida (negli Stati Uniti), il quale indica anche una data: il 2064. Entro 44 anni, dunque, gran parte dell’Amazzonia potrebbe diventare una distesa arida con vegetazione arbustiva; e da lì non si riuscirebbe più a tornare indietro, o meglio a ripristinare l’ecosistema precedente.

Di chi è la colpa? Ma naturalmente dell’uomo. L’attività di disboscamento e gli incendi appiccati per fare spazio ai pascoli per il bestiame e alle monocolture (per lo più di soia), in aggiunta all’allungamento della stagione secca per effetto del cambiamento climatico (causato a sua volta dalla sempre più elevata concentrazione di gas a effetto serra), stanno peggiorando irrimediabilmente lo stato di salute della foresta amazzonica.

Non è la prima volta che gli esperti ci avvertono del rischio che stiamo correndo, e già qualche mese fa ti avevamo spiegato nel dettaglio quali sono le conseguenze disastrose del circolo vizioso siccità-deforestazionePer evitare il peggio è indispensabile allora porre un freno alla deforestazione, preservare gli ecosistemi e ridurre drasticamente le emissioni di gas climalteranti a livello globale. Sono questi i cardini su cui dovrebbe poggiarsi l’azione politica per dirsi veramente green, parola sulla bocca di tutti che troppo spesso, però, rimane solo sulla carta.

Fonte | “Collision Course: Development Pushes Amazonia Toward Its Tipping Point”, pubblicato su Environment: Science and Policy for Sustainable Development il 23 dicembre 2020.

Fonte: Ohga

Stop di Petrobras in Amazzonia, gli ambientalisti dicono no

By Redazione Maggio 22, 2023

https://oilgasnews.it/stop-di-petrobras-in-amazzonia-gli-ambientalisti-dicono-no/

Nel bacino di Foz do Amazonas, al largo dello stato ai Amapà, in Brasile, si trova un giacimento petrolifero, che copre un’area lunga 2.200 chilometri all’estremo nord del Paese, riguardante anche la foce del Rio delle Amazzoni.

Petrobras, società brasiliana di ricerca, estrazione e raffinazione, ha richiesto l’autorizzazione alla trivellazione e all’estrazione del petrolio per, a detta loro, ottenere l’indipendenza energetica del Paese e per favorire una transizione ecologica sostenibile, ma Ibama, l’istituto brasiliano dell’ambiente e delle risorse naturali rinnovabili sotto la guida di Rodrigo Agostinho, gli ha negato i permessi perché i progetti della società non garantirebbero sicurezze sufficienti per la sopravvivenza di flora e fauna in caso di malfunzionamenti e perdite di petrolio dalle piattaforme.

Questo veto da parte di Ibama potrebbe chiudere per sempre il discorso perforazioni per quella porzione di territorio, sul quale Petrobras aveva progettato investimenti per un totale di 3 miliardi di dollari da qui al 2027.

Petrobras ha prontamente annunciato che farà ricorso, ma per sua sventura, può essere presentato solo alla stessa Ibama che con ogni probabilità non cambierà idea e continuerà a negare il consenso alle trivellazioni.

Il governo appare diviso in due fazioni: da una parte il Ministro delle Miniere e dell’Energia Alexandre Silveira, che invita Petrobras ad impiegare tutti gli sforzi necessari per dimostrare la fattibilità del progetto, fondamentale per creare nuovi posti di lavoro e per raggiungere l’indipendenza energetica.

Dall’altro lato, Marina Silva, Ministra dell’Ambiente, è pronta a tutto pur di difendere l’Amazzonia, forte dell’attenzione mediatica che in questo periodo il mondo ha rivolto al territorio brasiliano.

Nessuna dichiarazione invece dal Premier Lula, nonostante alcune sue dichiarazioni in campagna elettorale – aveva per esempio definito Prè-Sal, uno dei più grandi giacimenti petroliferi brasiliani, “un passaporto per il futuro” – facciano presagire che possa schierarsi a favore dello sfruttamento del giacimento.

Fonte: Oil Gas News

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

GOMME DA BICI E INVERNO: CONSIGLI PRATICI PER PEDALARE SICURI (E FARLE DURARE PIU’ A LUNGO)

Di Redazione -21 Novembre 2023

https://www.bicidastrada.it/gomme-da-bici-e-inverno-i-consigli-di-pirelli-per-pedalare-sicuri/

Le gomme da bici in inverno sono sottoposte a condizioni d’uso decisamente più probanti rispetto ai mesi estivi. Le strade sono più sporche e scivolose e questo rappresenta un problema per la sicurezza del ciclista e aumenta il rischio di forature: la scelta di un prodotto adatto alla stagione e all’uso che se ne vuol fare, così come alcuni accorgimenti prima, durante e dopo l’attività ciclistica, possono contribuire ad ottimizzare prestazioni e vita utile dello pneumatico.

Di seguito trovate una serie di consigli forniti dai tecnici Pirelli proprio per aumentare la sicurezza in strada e mantenere gli pneumatici nelle condizioni ottimali, a prescindere dal calo delle temperature.

Gomme da bici e inverno: scegliere il modello adatto

La scelta di uno pneumatico è molto personale e dipende da tanti fattori, ma in inverno per la maggior parte degli utenti è più importante dare priorità alla protezione e alla tenuta di strada piuttosto che a fattori come leggerezza e scorrevolezza. 

Il primo aspetto sul quale concentrarsi è il battistrada, che dovrebbe avere una mescola adatta e maggiori intagli (o un disegno più aggressivo in caso di uso su sterrato), in modo da garantire un grip e una tenuta di strada superiori su fondi bagnati, o comunque resi più scivolosi da detriti, foglie e/o sporco. 

Anche la larghezza è un fattore determinante per migliorare la sicurezza: più larga sarà la superficie a contatto con il fondo stradale, maggiore sarà la stabilità. Per chi si avventura fuoristrada con una gravel o con una mountain bike una tassellatura più aggressiva è quasi d’obbligo per avere una maggiore trazione sui tratti di terreno inconsistente o viscido.

Ultimo aspetto, ma non meno importante, è la resistenza alle forature, perché tutti sappiamo quanto possa essere fastidioso cambiare una camera d’aria o riparare un tubeless quando le temperature sono molto basse e le mani sono irrigidite dal freddo.

Sale, spine, pietre, piccoli vetri e detriti possono causare forature a uno pneumatico non adeguatamente rinforzato. Anche l’acqua, sotto forma di pioggia battente o di semplice umidità, funge da lubrificante facilitando forature da taglio e la penetrazione di qualsiasi detrito appuntito nel battistrada. Per questo motivo per i mesi invernali Pirelli consiglia di scegliere pneumatici con una protezione antiforatura più spessa. 

La manutenzione delle gomme da bici in inverno

Un altro elemento che ogni appassionato deve tenere a mente è che le gomme da bici in inverno hanno bisogno di maggiore manutenzione. O meglio, hanno bisogno di maggiore manutenzione se le si vuole far durare a lungo e si desidera ottenere le migliori prestazioni possibili.

A causa delle temperature più basse, ad esempio, la pressione diminuisce più velocemente rispetto all’estate, quindi è opportuno monitorarla prima di ogni uscita (un’abitudine che andrebbe mantenuta tutto l’anno, soprattutto per chi utilizza gomme tubeless). 

Di come scegliere la pressione ottimale abbiamo parlato in questo articolo, ma è bene ricordare che se l’obiettivo è quello di avere maggior grip, oltre alla scelta del battistrada più adatto, una leggera diminuzione della pressione della gomma (0.3 bar) – rispettando sempre i valori minimi di pressione indicati per ogni pneumatico – consentirà più aderenza grazie anche ad un’impronta a terra più larga. 

Una pressione inferiore, inoltre, aiuta anche a ridurre il rischio di forature da taglio e penetrazione, in quanto permette allo pneumatico di deformarsi maggiormente attorno al corpo esterno prima di cedere ed essere forato. Di contro, è importante prestare attenzione a non scendere troppo con la pressione, altrimenti l’altro tipo di foratura, quella da pizzicatura, rischia di diventare il nuovo problema (almeno per chi utilizza la camera d’aria). 

Come conservare e come allungare la vita degli pneumatici

Una volta terminato il giro in bicicletta è utile un rapido monitoraggio dello stato dello pneumatico, con particolare attenzione a tagli, piccole crepe e oggetti esterni rimasti incastrati nel battistrada. La rimozione dello sporco e del sale dalla superficie della gomma con un panno pulito, inoltre, aiuta ad allungare la vita dello pneumatico anche dal punto di vista chimico. 

Molti utenti, sfortunatamente, nel periodo invernale sono costretti a tenere ferma la bici per lunghi periodi a causa del maltempo e delle poche ore di luce. In questo caso alcune accortezze possono aiutare a conservare meglio le gomme nel tempo: 

  • sgonfiare gli pneumatici della metà rispetto alla pressione normale; 
  • mantenere la bicicletta in un luogo fresco e asciutto e, naturalmente, al riparo dalle intemperie; 
  • evitare l’esposizione alla luce solare diretta, in considerazione del fatto che anche i raggi UV possono indebolire la gomma; 
  • tenere le ruote sollevate dal pavimento e, soprattutto se tubeless-ready, quindi con sigillante all’interno, farle girare ogni tanto; 
  • evitare che sostanze chimiche o solventi entrino a contatto con la gomma;
  • nel caso di pneumatici di ricambio, manutenerli con attenzione, meglio “rotondi” e non piegati nell’imballo originale, e sempre lontano da superfici umide (come le pareti di una cantina). 

Le proposte di Pirelli per la stagione invernale 

La gamma di gomme Pirelli per bici da strada e gravel è veramente molto ampia e include alcuni prodotti specifici proprio per il periodo invernale, in grado di ottimizzare grip e protezione dalle forature.

Per quanto riguarda la bici da corsa, lo pneumatico pensato per tutte le stagioni è il P Zero Race 4Shttps://www.pirelli.com/tyres/it-it/bici/copertoncini/catalogo/p-zero-race-4s disponibile sia in versione copertoncino che TLR. Grazie alla mescola SmartEVO Compound consente un equilibrio fra due caratteristiche opposte, cioè il grip e la scorrevolezza. 

Un prodotto all season per la strada e il gravel leggero è il Cinturato Velo, pneumatico ideale su fondi difficili che, grazie alla mescola del battistrada con SmartNET Silica e alla struttura Armour Tech, garantisce protezione, sicurezza e guidabilità in ogni condizione climatica. 

Infine, Cinturato Gravel S  https://www.pirelli.com/tyres/it-it/bici/copertoncini/catalogo/cinturato-gravel-s è la gomma pensata da Pirelli per pedalare con la gravel sui terreni morbidi e fangosi. Studiata privilegiando grip e protezione rispetto alla pura scorrevolezza, questa gomma consente di ottimizzare la guida tanto nelle condizioni climatiche avverse come sui percorsi tecnici ai limiti del mountain biking. 

Per maggiori informazioni su Pirelli: pirelli.com

Fonte: Bici da strada

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

BUZZIN CORNER, CURVA 2 SUZUKA, GIAPPONE: IL NUOVO PROGETTO DI SEBASTIAN VETTEL PER LA TUTELA DELLE API E DELLA BIODIVERSITA’

F1 | Suzuka: cordoli gialli e neri per il progetto sulle api di Vettel

I cordoli della curva 2 di Suzuka saranno dipinti di nero e giallo in occasione del Gran Premio del Giappone di Formula 1, a sostegno dell’ultimo progetto di Sebastian Vettel sulla biodiversità.

https://it.motorsport.com/f1/news/f1-suzuka-cordoli-gialli-e-neri-per-il-progetto-sulle-api-di-vettel/10522688/

Il quattro volte campione del mondo è volato in Giappone per contribuire al lancio della campagna “Buzzin’ Corner”, che fa parte del suo impegno costante per la sensibilizzazione alla biodiversità.

Oltre a ridipingere i cordoli della curva 2 con i colori delle api per dimostrare il proprio sostegno al progetto di Vettel, Suzuka ha contribuito a costruire 11 hotel per insetti che si troveranno in un’area all’interno della prima sezione della pista.

Parlando in un post su Instagram del suo canale mercoledì, Vettel ha detto che la scelta dei colori per il suo progetto è stata deliberata in quanto l’ape è un’ottima icona per sensibilizzare il pubblico.

“Sappiamo tutti che un insetto è molto famoso, ed è l’ape”, ha detto. L’ape è gialla e nera ed è l’ambasciatrice perfetta per questo progetto”.

“L’idea è quella di sottolineare l’importanza della biodiversità, perché non si tratta solo dell’ape ma di tutti gli altri insetti. Quindi, usiamo l’ape come ambasciatrice e lei ci aiuterà a sottolineare questo messaggio molto forte”.

Vettel ha invitato tutti i piloti ed i team principal della F1 ad una presentazione speciale del progetto, che si terrà a Suzuka giovedì pomeriggio.

Dopo aver trascorso gli ultimi giorni aiutando a costruire gli hotel per insetti, Vettel ha dichiarato: “È molto emozionante e il progetto ha richiesto molto lavoro e passione, ed è fantastico avere tutti voi a bordo”.

“È bello essere tornati a Suzuka e speriamo che questo sia solo l’inizio di un’iniziativa e di progetti in tutto il mondo che portino ad avere più cordoli gialli e neri nei circuiti e più habitat e spazio per gli insetti”.

E ha aggiunto: “Dobbiamo celebrare la varietà, non solo negli esseri umani ma anche nella natura, e dobbiamo proteggerla. Questo mi sta molto a cuore ed è ciò che voglio sottolineare qui e sensibilizzare ora”.

Vettel si è ritirato dalla F1 alla fine dell’anno scorso, dopo aver trascorso i suoi ultimi anni in F1 impegnandosi per sensibilizzare l’ambiente.

Fonte: Motorsport

How Sebastian Vettel made Turn 2 at Suzuka a hive of activity with his ‘Buzzin’ Corner’ project

21 September 2023

The new bee hotels placed in turn 2 of Suzuka circuit in Japan: it’s the new Buzzin Corner project made by ex-F1 driver 4 time World Champion Sebastian Vettel
https://www.formula1.com/en/latest/article.how-sebastian-vettel-made-turn-2-at-suzuka-a-hive-of-activity-with-his.1P0SNRVKbk0FynwirqXWLa.html

There was a buzz at Turn 2 of Japan’s iconic Suzuka circuit on Thursday, as four-time world champion Sebastian Vettel unveiled his latest project designed to help spread the message about biodiversity in our ecosystems: a set of specially-created insect hotels.

Since leaving the sport at the end of the 2022 season, Vettel’s limited public appearances have tended to have a very definite environmental skew.

At the UK’s Goodwood Festival of Speed in July, Vettel drove a sustainably-fuelled McLaren MP4/7 and Williams FW14B up the famous hillclimb, while earlier this month he took to the wheel of his championship-winning Red Bull RB7 around the Nurburgring’s Nordschleife circuit using the same carbon-neutral fuel.

Over in Suzuka, however, it was biodiversity that was the focus of a Vettel-coordinated initiative to promote awareness about the importance of insects and biodiversity in general – Vettel having also promoted an insect hotel at Austria’s Red Bull Ring back in 2021.

Members of the teams and F1 President and CEO Stefano Domenicali turned out for the corner’s inauguration

In sweltering, muggy heat, drivers and team principals, along with F1 President and CEO Stefano Domenicali, assembled to admire Vettel’s insect hotels, located on the inside of Turn 2 – complete with special black and yellow-painted kerbs at the corner – with each team helping to customise their own hotels.

Vettel was on hand, of course, helping the drivers to add bunches of sticks and wooden blocks into the hotels and paint them up – the four-time champion appearing genuinely touched by the reaction and turn out from the members of the 2023 grid.

“I’m very, very excited,” Vettel said in a post on his Instagram page on Wednesday, shot at the corner. “I want, with this project, to create awareness about the importance and the subject of biodiversity.

“[The bee is] the perfect ambassador for us around this project and idea to highlight the importance of biodiversity, because it stands not just for the bee but for all the other insects, so we see the bee as our ambassador. She will help us stress this very important message.

“It’s very exciting and a lot of work and passion went into the project… Hopefully this is just the beginning of an initiative and projects around the world… standing up for biodiversity, which is not just insects, it’s all types of animals. But it’s more than that as well: it’s all types of plants, all types of organisms, bacteria. And even more than that, we have to celebrate variety, not just in human beings, but also in nature – and we have to protect it.”

Hamilton praised Vettel’s initiative

Earlier in the day, meanwhile, Vettel’s friend and former sparring partner Lewis Hamilton had spoken out about the German’s emergence as an activist for the environment, praising the work that Vettel was doing to raise awareness.

“It’s great to see that he’s found his purpose,” he said. “It’s great to have Seb back this weekend. He sat down and told all the drivers about these plans.

“To be honest, in the history of the sport, I don’t know any other driver who’s ever been so outspoken and shown real compassion for the world outside of this little world that we’re living in. It’s really great that he’s utilising his platform.

“I always just hope that with the things that he’s doing, for example, that he inspires the other drivers to do something here – maybe in their own lane. But we all need to come together in this world to have a positive impact; to spread love, to spread compassion, to raise awareness for a lot of the problems – and there’s obviously millions of problems that we need to address – but biodiversity is for sure.

The drivers got stuck in painting the hotels

“He’s working with the bees here, raising awareness of that this weekend. I think it is a great way to spark a bit of interest and raise awareness for people to understand that we’re all in this together and how important they are in terms of our ecosystem.”

Fans can keep an eye out for the insect hotels when the F1 cars rush into Turn 2 – or ‘Buzzin’ Corner’ – when Free Practice 1 gets under way on Friday at 1130am local time.

La curva 2 di Suzuka diventa l’hotel per le api ideato da Vettel

L’ex pilota tedesco si è riunito insieme ai suoi ex colleghi per presentare il suo progetto a sostegno della biodiversità – di ALESSANDRO PRADA

Pubblicato il 21 Settembre 2023 ore 13:30

https://www.formulapassion.it/motorsport/formula-1/curva-2-suzuka-hotel-api-vettel

Vettel sempre più ‘green’

Alla vigilia delle prove libere del Gran Premio del Giappone, tutti i piloti si sono trovati alla curva 2 del circuito di Suzuka insieme a un grande ex: Sebastian Vettel. Il quattro volte iridato, ritiratosi lo scorso anno dalle competizioni, ha concentrato sempre di più la sua attenzione sul tema della tutela ambientale e della biodiversità con diverse iniziative: oltre a tornare al volante di monoposto di F1 spinte esclusivamente da carburanti e zero emissioni di carbonio (come la McLaren MP4/7 e la Williams FW14B a Goodwood, e la sua Red Bull RB7 nel recente evento al Nordschleife), l’ex ferrarista ha anche dato il via a curiosi progetti, uno dei quali proprio a Suzuka.

Aperto un nuovo hotel

All’interno di curva 2 del circuito giapponese, infatti, Vettel ha presentato ai suoi ex ‘colleghi’ e al Presidente e CEO della F1, Stefano Domenicali, un hotel per le api. Questa struttura, in realtà già aperta nel 2021 al Red Bull Ring di Spielberg, è accolta dal cordolo del tracciato dipinto di giallo e nero, con tutti i team che avranno la possibilità di personalizzare il proprio hotel al fine di promuovere la biodiversità e di sottolineare l’importanza di specie come gli insetti, e in modo particolare le api.

L’importanza delle api, e non solo

La curva, adesso nota anche con il nome di Buzzin Corner’, ha richiamato l’attenzione di tutti i piloti, i quali hanno a loro volta contribuito alla personalizzazione delle strutture tramite bastoncini di legno utili per la decorazione. Una partecipazione generale che ha entusiasmato Vettel, il quale ha così commentato le proprie sensazioni attraverso il proprio profilo Instagram: “Sono molto, molto emozionato – ha scritto – voglio, con questo progetto, creare consapevolezza sull’importanza relativa al tema della biodiversità. L’ape è per noi l’ambasciatore perfetto di questo progetto ed evidenzia l’importanza della biodiversità, che non rappresenta solo l’ape, ma anche tutti gli altri insetti. Vediamo l’ape come il nostro ambasciatore, e ci aiuterà a sottolineare questo messaggio molto importante. È molto entusiasmante e c’è voluto molto lavoro e passione per questo progetto. Speriamo che questo sia solo l’inizio di un’iniziativa e di progetti in tutto il mondo in difesa della biodiversità, che non riguarda solo gli insetti, ma tutti i tipi di animali, oltre a tutti i tipi di piante, di organismi e batteri. Dobbiamo celebrare la varietà non solo negli esseri umani, ma anche nella natura, e dobbiamo proteggerla“.

Hamilton nel ruolo di portavoce

Tra i piloti che hanno contribuito al progetto di Vettel, con annessa personalizzazione del ‘proprio’ hotel, non è mancato un ex rivale del tedesco come Lewis Hamilton, che ha espresso il suo pensiero sul lavoro del 36enne: “È bello vedere che ha raggiunto i suoi obiettivi – ha dichiarato – ed è fantastico riavere Seb questo fine settimana. Si è seduto e ha spiegato a noi piloti i suoi piani. Ad essere onesti, nella storia di questo sport, non conosco nessun altro pilota che sia mai stato così schietto e abbia mostrato vera compassione per il mondo al di fuori di quello piccolo in cui viviamo noi piloti. È davvero fantastico che stia utilizzando la sua piattaforma. Spero sempre solo che con le cose che sta facendo, ad esempio, ispiri gli altri piloti a fare qualcosa qui. Ma dobbiamo tutti unirci in questo mondo per avere un impatto positivo; per diffondere l’amore e la compassione, aumentando la consapevolezza su molti problemi – e ci sono ovviamente milioni di problemi che dobbiamo affrontare – ma la biodiversità lo è di sicuro. Sta lavorando con le api qui, sensibilizzando l’opinione pubblica questo fine settimana. Penso che sia un ottimo modo per suscitare un po’ di interesse e sensibilizzare le persone affinché comprendano che siamo tutti sulla stessa barca e quanto siano importanti in termini di nostro ecosistema”.

Fonte: Formula Passion

F1 | “Buzzin’ Corner”, l’iniziativa di Sebastian Vettel a Suzuka

Il tedesco ha installato undici alveari all’interno di curva 2

di Piero Ladisa 21 Settembre, 2023

https://f1grandprix.motorionline.com/f1-buzzin-corner-liniziativa-di-sebastian-vettel-a-suzuka/

Suzuka, dove nel weekend si svolgerà il sedicesimo appuntamento del Mondiale 2023 di Formula 1, non è passata di certo inosservata la presenza di Sebastian Vettel. Il tedesco, che ha appeso il casco al chiodo un anno fa, non è giunto in Giappone per scendere in pista alla guida di una monoposto ma per inaugurare un’importante iniziativa che lo vede protagonista come ambasciatore della biodiversità.

Parliamo di “Buzzin’ Corner”, progetto che ha portato il quattro volte campionato ad installare ben undici alveari all’interno di curva 2. Un gesto, quello dell’ex pilota della Ferrari, che ha riunito squadre, piloti e vertici della Formula 1. Inoltre sono stati colorati, momentaneamente, di nero e giallo i cordoli presenti in quel tratto di pista.

La precedente presenza di Vettel all’interno del paddock della Formula 1 risaliva allo scorso maggio durante il round di Montecarlo, quando il tedesco fece per la prima volta ritorno nel Circus dopo la gara di Abu Dhabi 2022 che ne ha sancito il ritiro.

Fonte: Motori online

A PREVIOUS IDEA FOR SAVING BIODIVERSITY: THE JORDAN 199 MUGEN HONDA F1 CAR!

Damon Hill, Jordan 199 Mugen Honda F1 car, Monaco Grand Prix 1999

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

DA FOSSO MARINO A ZONA INDUSTRIALE PUNTA PENNA DI VASTO: ITALIA NOSTRA PUNTA IL DITO CONTRO MENNA

ATTUALITÀ di Lea Di Scipio

Da Fosso Marino a zona industriale Punta Penna: Italia Nostra punta il dito contro Menna ©vastoweb.com
https://www.vastoweb.com/news/attualita/1134176/da-fosso-marino-a-zona-industriale-punta-penna-italia-nostra-punta-il-dito-contro-menna

VASTO. “Quelle che rivolgiamo al sindaco e presidente della Provincia Francesco Menna e all’amministrazione tutta sono 7 domande che racchiudono le istanze del territorio e che necessitano di risposte serie e ponderate. Purtroppo si naviga a vista e non c’è una programmazione e, soprattutto, si inseguono i problemi. Questi, invece, vanno affrontati alla radice e soprattutto la loro risoluzione va pianificata”. 

Si è svolta stamani, nella suggestiva cornice della Torre Diomede del Moro, in piazzetta Damante, la conferenza stampa indetta dall’associazione Italia Nostra del Vastese

Il presidente Davide Aquilano, insieme a Michele Celenza e al professor Luigi Murolo, hanno passato in rassegna, punto per punto, i temi che da anni il sodalizio porta avanti, senza però ricevere sufficienti risposte né quelle occasioni di confronto che sono state promesse 28 anni fa. “Siamo costretti – hanno detto – a rincorrere continuamente le emergenze, ma il dialogo, che sarebbe nell’interesse stesso del comune, doveva concretizzarsi anche in quella conferenza dei servizi prevista dallo Statuto comunale all’art. 40, e che si sarebbe dovuta tenere entro il mese di settembre di ogni anno, ma di cui non c’è stata mai attuazione”. 

“Due domande – spiega Aquilano – riguardano lo statuto comunale che è rimasto inapplicato. Un’altra riguarda il piano regolatore territoriale (Prt), uno strumento importantissimo che stabilisce quali siano e con quali modalità possano insediarsi nuovi stabilimenti produttivi nell’area industriale di Punta Penna. Un’altra riguarda l’Acquedotto delle Luci e l’errato vincolo che è presente nel piano regolatore generale di Vasto. Poi c’è Fosso Marino. Nel piano demaniale marittimo del comune di Vasto, così come approvato dal consiglio comunale, è prevista la sua rinaturalizzazione, ma da quello che abbiamo ascoltato negli ultimi anni, invece, si parla di tutt’altro ovvero di cementificazione, di nasconderlo e di portare la fogna a 300 metri dalla riva, che non si può neanche definire ‘al largo’ come viene detto. Un’altra questione, molto importante, afferisce sempre a Punta Penna e i siti contaminati. Quelli individuati nel 2015 dalla regione Abruzzo fanno parte di un elenco che viene rinnovato ogni due anni e sui quali il comune di Vasto è inadempientemente in merito alla richiesta di caratterizzazione da rivolgere alle ditte che sono, appunto, presenti nell’elenco di quelli pericolosi. C’è poi la questione dell’archivio comunale di Vasto. Potrebbe sembrare di interesse solo per eruditi, storici o per una nicchia. Ebbene, noi abbiamo dimostrato nel tempo che molte questioni e contestazioni hanno avuto le gambe per camminare grazie ai dati storici che sono stati raccolti proprio lì nell’archivio comunale di Vasto, che è chiuso dal 1° giugno del 2022. Un esempio concreto è quello dell’Asilo Carlo Della Penna laddove le delibere stabilivano che questo edificio era stato costruito dal Comune con il contributo di Carlo Della Penna. Invece, grazie all’archivio e alla ricerca del professor Murolo, abbiamo trovato la delibera consigliare che accettava quella donazione da parte di Carlo Della Penna, edificio che era stato costruito da lui. Questo ha fatto saltare il progetto iniziale del comune di Vasto che prevedeva il suo abbattimento per la costruzione di un edificio da destinatare a civile abitazione. Rivolgeremo formalmente queste domande al sindaco di Vasto nonché presidente della provincia e daremo conto alla popolazione vastese”. 

Ecco le domande:

1) Perché, a 28 anni dalla sua prima approvazione (dicembre 1995), non è stata data attuazione a una parte qualificante dello Statuto comunale, il Titolo II – Istituti di partecipazione- a cominciare dal Regolamento sugli istituti di partecipazione e di consultazione dei cittadini (Artt. 6, 12, 13, 24, 27). Senza di esso gli istituti di partecipazione restano sulla carta. L’Amministrazione comunale non dovrebbe favorire la crescita civile della città? 

2) Come mai, sempre a proposito dello Statuto comunale, non sono bastati 28 anni per l’attuazione dell’Art. 40, che prevede che il Sindaco indica “entro il mese di settembre di ogni anno, apposite conferenze dei servizi locali per esaminare l’andamento della qualità, quantità, efficienza ed efficacia dei servizi, formulando idonee soluzioni per il miglioramento di essi. A tali conferenze vengono invitate le associazioni e le organizzazioni interessate al servizio.” Servizio idrico, rifiuti, trasporto pubblico locale, servizi comunali di assistenza, etc: ai cittadini andrebbe riconosciuto il diritto di sapere. 

3) Perché, a 29 anni dalla sua adozione (aprile 1994) non è stato ancora aggiornato il Piano Regolatore Territoriale (PRT) dell’area industriale di Vasto. Ricordiamo che il suddetto PRT è anteriore di 4 anni all’istituzione della Riserva Regionale di Punta d’Erce, di cui di conseguenza non poteva tener conto. Ma ora sono passati 25 anni. Vogliamo ancora far finta di nulla? 

4) Perché, a 9 anni dall’inserimento, da parte della Regione Abruzzo (DGR 3 marzo 2014, n. 137), dei siti delle società Puccioni spa ed Eco Fox srl nell’elenco dei siti potenzialmente contaminati il Comune di Vasto non ha provveduto ad adottare gli strumenti previsti dalla legge nel caso di inerzia da parte del privato nella dovuta caratterizzazione dei siti. 

5) Come mai, a 6 anni dall’approvazione del Piano del Demanio marittimo comunale (aprile 2017) che prevedeva per l’area di fosso Marino interventi di “tutela ambientale, riqualificazione, rinaturalizzazione” l’Amministrazione comunale si è di recente contraddetta, annunciando il proprio intendimento di interrarlo dopo averlo intubato, così da scaricare le sue acque a 300 metri dalla riva. Costo tra i 3 milioni 600 mila e i 4 milioni di euro. 

6) Perché, a 4 anni dalla richiesta della Soprintendenza archeologica dell’Abruzzo (maggio 2019) di modifica, a seguito della sua acclarata difformità rispetto al tracciato reale, della vecchia Carta dei vincoli relativa all’acquedotto delle Luci, il Comune non vi ha ancora provveduto, né mostrato intenzione di farlo. 

7) Perché, a oltre 2 anni dalla chiusura dell’Archivio comunale (giugno 2021) a seguito del pensionamento della curatrice il Comune non si è curato di sostituirla, così da permetterne la fruizione alle scuole e agli studiosi interessati.

Fonte: Vastoweb

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

TERREMOTO A L’AQUILA, DUE SCOSSE DI MAGNITUDO 3.6 E 3.7: GENTE IN STRADA

Gli epicentri sono stati localizzati rispettivamente a 3 km sud-ovest dal capoluogo abruzzese e a 3 km nord-est da Lucoli

The epicenters were located respectively 3 km south-west from the Abruzzo capital and 3 km north-east from Lucoli.

INGV – Istituto di Geofisica e Vulcanologia
https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/terremoto-l-aquila-gente-in-strada_73274206-202302k.shtml
https://terremoti.ingv.it/event/36939691
https://terremoti.ingv.it/event/36939801

Due scosse di terremoto sono state registrate dall’Ingv nella zona de L’Aquila.

Diverse persone hanno lasciato case e uffici per fuggire in strada. La prima scossa, di magnitudo 3.6 e a una profondità di 12,8 km, è stata avvertita alle 17:52; la seconda, di magnitudo 3.7 e a una profondità di 9,5 km, alle 17:53. Gli epicentri sono stati localizzati rispettivamente a 3 km sud-ovest dal capoluogo abruzzese e a 3 km nord-est da Lucoli (L’Aquila).

La prima scossa è stata registrata alle 17:52 con epicentro nell’area di Poggio di Roio, frazione dell’Aquila. La magnitudo registrata è 3.6 con profondità di 13 km. L’evento sismico è stato subito seguito da un altro evento di magnitudo 3.7 nella zona di Lucoli (comune alle porte del capoluogo), rilevato dalla rete INGV il minuto successivo con profondità 10 chilometri.

Nelle periferie e nelle frazioni ovest del capoluogo alcune persone sono uscite per strada, ma i due terremoti sono stati avvertiti distintamente anche nella zona est e nel centro storico. Numerosi i commenti sui social network.

Fonte: Tgcom24

English translate

Two earthquake shocks were recorded by the INGV in the L’Aquila area. Several people left homes and offices to flee to the streets. The first tremor, of magnitude 3.6 and at a depth of 12.8 km, was felt at 5.52 pm; the second, of magnitude 3.7 and at a depth of 9.5 km, at 5.53pm. The epicenters were located respectively 3 km south-west from the Abruzzo capital and 3 km north-east from Lucoli (L’Aquila). The first shock was recorded at 5.52pm with its epicenter in the area of ​​Poggio di Roio, a hamlet of L’Aquila. The recorded magnitude is 3.6 with depth of 13 km. The seismic event was immediately followed by another event of magnitude 3.7 in the Lucoli area (municipality on the outskirts of the main city), detected by the INGV network the following minute with a depth of 10 kilometers. In the suburbs and in the western hamlets of the capital some people went out onto the streets, but the two earthquakes were also distinctly felt in the eastern area and in the historic centre. Many comments on social networks.

https://terremoti.ingv.it/event/1895389
Sovrapposizione dei tre eventi sismici: cerchiato di rosso è il terremoto Big One di magnitudo 6.1 con epicentro a Poggio di Roio vicino L’Aquila avvenuto il 6 Aprile 2009 ore 3.32, mentre i due cerchiati di giallo sono gli eventi sismici minori di magnitudo 3.6 e 3.7, con epicentri rispettivamente a Poggio di Roio e Lucoli vicino L’Aquila, terremoti avvenuti il 22 Novembre 2023 alle ore 17.52 e 17.53.
Il possibile piano di faglia è quello che ho segnato in arancione e che attraversa i tre epicentri.
Giampaolo Giuliani, lo storico Direttore dell’Osservatorio Astronomico del Gran Sasso a L’Aquila e padre delle ricerche sui gas precursori sismici come il Radon, è morto il 26 Febbraio del 2022
https://www.rete8.it/cronaca/laquila-e-morto-giampaolo-giuliani-il-padre-delle-ricerche-sui-precursori-sismici/

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

GLI ATTIVISTI DELLA RETE NO-MUOS MANIFESTANO A SIGONELLA CONTRO L’OFFENSIVA ISRAELIANA A GAZA

“Le vicende che incombono su Gaza in questi giorni – si legge in una nota – in cui le forze armate israeliane si accaniscono sui palestinesi e bombardano senza pietà ospedali, scuole, case civili, facendo una carneficina soprattutto di bambini, ci dimostrano l’intenzione del governo di Netanyahu di continuare la guerra, sacrificando di conseguenza le vite di altre migliaia di persone alla conquista di territori”

In foto l’ingresso della base americana di Sigonella
https://www.cataniatoday.it/cronaca/corteo-sigonella-contro-guerra-gaza.html

La comunità araba della Sicilia orientale ha organizzato per questa mattina, 19 novembre, una manifestazione davanti alla base americana di Sigonella, per protestare contro l’offensiva israeliana in corso a Gaza. Al sit in, che inizierà alle ore 11 ha aderito anche il coordinamento No-Muos. “La contro-offensiva che lo Stato israeliano continua a condurre nel territorio di Gaza sta provocando uno scempio umanitario. Le vicende che incombono su Gaza in questi giorni – si legge in una nota – in cui le forze armate israeliane si accaniscono sui palestinesi e bombardano senza pietà ospedali, scuole, case civili, facendo una carneficina soprattutto di bambini, ci dimostrano l’intenzione del governo di Netanyahu di continuare la guerra, sacrificando di conseguenza le vite di altre migliaia di persone alla conquista di territori. Sappiamo anche che gli israeliani si possono permette di fare impunemente questo massacro perché hanno le spalle coperte dagli Stati Uniti d’America che li ha sempre usati come cani da guardia per difendere i propri interessi economici e di egemonia nel Medio Oriente. Gli stessi Stati Uniti che hanno trasformato la Sicilia nella loro portaerei sul Mediterraneo e contro cui lottiamo da decenni per smantellare l’apparato bellico che hanno installato. Dalle parabole del Muos a Niscemi ai droni killer che partono dalla base di Sigonella, il nostro territorio diventa centrale nelle guerre imperialiste che gli Usa e l’apparato politico-militare internazionale conducono in Medio Oriente e in ogni altra parte del mondo. Ecco perché – concludono gli attivisti No Muos – siamo convinti che continuare la lotta contro il Muos sia il miglior modo per solidarizzare con il popolo palestinese e con gli israeliani che si oppongono al progetto genocida perpetrato dal governo israeliano”.

Fonte: Catania Today

Cos’è il MUOS

https://www.nomuos.info/cose-il-muos/

La stazione di telecomunicazioni di Niscemi (Caltanissetta) è attiva dal 1991. Si tratta di una delle infrastrutture militari più estese del territorio italiano: 1.660.000 metri quadri di terreni boschivi e agricoli, entrati nel settembre 1988 nella disponibilità del Demanio pubblico dello Stato – Ramo Difesa Aeronautica Militare, dopo l’acquisizione dalla Olmo S.p.A. di Catania.
La Naval Radio Transmitter Facility di Niscemi assicura le comunicazioni supersegrete delle forze di superficie, sottomarine, aeree e terrestri e dei centri C4I (Command, Control, Computer, Communications and Intelligence) della Marina militare Usa. Un’infrastruttura ad uso esclusivo delle forze armate statunitensi, come scritto nell’Accordo tecnico tra il Ministero della difesa e il Dipartimento della difesa degli Stati Uniti d’America riguardante le installazioni in uso alle forze USA di Sigonella, firmato a Roma il 6 aprile del 2006 dall’ammiraglio N. G. Preston, comandante US Navy per la regione europea e dal generale Mario Marioli dell’esercito italiano. Come si legge nell’accordo, l’uso esclusivo «significa l’utilizzazione dell’infrastruttura da parte della forza armata di una singola Nazione, per la realizzazione di attività relative alla missione e/o a compiti assegnati a detta forza dallo Stato che l’ha inviata». A esplicitare ulteriormente la piena sovranità di Washington, la tabella annessa all’accordo con l’elenco delle infrastrutture di «proprietà ed uso esclusivo» USA a Niscemi: il sito di trasmissione e l’antenna a microonde; l’Helix House e l’antenna a bassa frequenza LF; un magazzino di stoccaggio; un edificio per la protezione antincendio; un serbatoio d’acqua; un’officina di manutenzione elettronica; 37 antenne ad alta frequenza HF.
Le onde emesse dalle stazione coprono tutto lo spettro compreso tra le UHF e le VHF (Ultra and Very High Frequency – ultra e altissime frequenze, dai 30 MHz ai 3000 MHz, utilizzate per le comunicazioni radio con aerei e satelliti), alle ELF – VLF – LF (Extremely and Very Low Frequency – frequenze estremamente basse e bassissime, dai 300 Hz a 300kHZ), queste ultime in grado di penetrare in profondità le acque degli oceani e contribuire alle comunicazioni con i sottomarini a capacità e propulsione nucleare. A seguito della chiusura della stazione di Keflavik (Islanda), nel settembre 2006 è stato installato a Niscemi un Sistema “addizionale” di processamento e comunicazione automatico e integrato (ISABPS) che consente tutte le funzioni di collegamento in bassa frequenza con i sottomarini strategici (Atlantic Low Frequency Submarine Broadcast).
Attualmente all’interno dell’infrastruttura fervono i preparativi per l’installazione di uno dei quattro terminali terrestri al mondo del nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari MUOS (Mobile User Objective System) della Marina militare degli Stai Uniti d’America (US Navy). Il terminale si comporrà di tre grandi antenne paraboliche dal diametro di 18,4 metri, funzionanti in banda Ka per le trasmissioni verso i satelliti geostazionari e di due trasmettitori elicoidali in banda UHF (Ultra High Frequency), di 149 metri d’altezza, per il posizionamento geografico. Mentre le maxi-ante trasmetteranno con frequenze che raggiungeranno valori compresi tra i 30 e i 31 GHz, i due trasmettitori elicoidali avranno una frequenza di trasmissione tra i 240 e i 315 MHz.
Il terminale terrestre di Niscemi, nelle intenzioni del Pentagono, dovrà assicurare il funzionamento dell’ultima generazione della rete satellitare in UHF (altissima frequenza) che collegherà tra loro i Centri di Comando e Controllo delle forze armate Usa, i centri logistici e gli oltre 18.000 terminali militari radio esistenti, i gruppi operativi in combattimento, i missili Cruise e i Global Hawk (UAV-velivoli senza pilota), ecc..
Al progetto siciliano, la Us Navy ha destinato oltre 43 milioni di dollari, 13 dei quali per la predisposizione dell’area riservata alla stazione terrestre, del centro di controllo, dei megageneratori elettrici e di un deposito di gasolio; 30 milioni di dollari per gli shelter e l’acquisto delle attrezzature tecnologiche del sistema MUOS.
Originariamente la base prescelta per il terminal del nuovo sistema satellitare era quella di Sigonella, la principale stazione aeronavale della Marina militare degli Stati Uniti nel Mediterraneo. Poi, la Us Navy ha deciso di dirottare l’impianto terrestre presso la vicina stazione di Niscemi. Il cambio di destinazione è stato dettato dalle risultanze di uno studio sull’impatto delle onde elettromagnetiche generate dalle grandi antenne del MUOS, elaborato da AGI – Analytical Graphics, Inc., importante società con sede a Exton, Pennsylvania, in collaborazione con la Maxim Systems di San Diego, California. Lo studio, denominato “Sicily RADHAZ Radio and Radar Radiation Hazards Model”, è consistito nell’elaborazione di un modello di verifica dei rischi di irradiazione elettromagnetica sui sistemi d’armi, munizioni, propellenti ed esplosivi ospitati nello scalo aeronavale siciliano (HERO – Hazards of Electromagnetic to Ordnance). La simulazione informatica del modello ha condotto ad un inatteso “No” all’ipotesi di utilizzo della base di Sigonella.
“Il modello Radhaz Sicilia – si legge sul sito internet dell’AGI – è stato implementato con successo a Sigonella, giocando un ruolo significativo nella decisione di non usare il sito per il terminale terrestre MUOS e di trovare una nuova destinazione”. Anche Filippo Gemma, amministratore di Gmspazio Srl di Roma (società che rappresenta in Italia la statunitense AGI), ha confermato l’esito negativo dello studio sull’impatto elettromagnetico. Nel corso di un’intervista a RaiNews 24, trasmessa il 22 novembre 2007 durante lo speciale “Base Usa di Sigonella. Il pericolo annunciato”, Gemma ha dichiarato che “una delle raccomandazioni di AGI era che questo tipo di trasmettitore non dovesse essere installato in prossimità di velivoli dotati di armamento, i cui detonatori potessero essere influenzati dalle emissioni elettromagnetiche del trasmettitore stesso”. I ricercatori hanno cioè accertato che le fortissime emissioni elettromagnetiche possono avviare la detonazione degli ordigni presenti nella base militare.
La gravità e le incongruenze degli sudi che hanno spianato la strada alla concessione delle autorizzazioni del MUOS hanno spinto l’Amministrazione comunale di Niscemi ad affidare al Politecnico di Torino un’Analisi dei rischi del Mobile User Objective System presso il Naval Radio Transmitter Facility di contrada Ulmo. Il rapporto, presentato il 4 novembre 2011 dai professori Massimo Zucchetti (ordinario di Impianti nucleari del Politecnico e research affiliate del MIT – Massachusetts Institute of Thecnology) e Massimo Coraddu (consulente esterno del Dipartimento di energetica), ha rilevato l’insostenibilità ambientale del nuovo impianto e le “gravi carenze” degli studi effettuati dagli statunitensi. “Nella valutazione redatta dalla US Navy nel 2008 – scrivono Zucchetti e Coraddu – non viene neppure esaminato quello che probabilmente è il peggiore dei rischi possibili: un incidente che porti all’esposizione accidentale al fascio di microonde, pericolosissimo e potenzialmente letale, anche per brevi esposizioni, a distanze inferiori a circa 1 Km».
“Nonostante gli scarni dati disponibili – aggiungono i due ricercatori – con la realizzazione delle nuove antenne si verificherà un incremento medio dell’intensità del campo in prossimità delle abitazioni più vicine pari a qualche volt per metro rispetto al livello esistente, con la possibilità del verificarsi di punti caldi, con un incremento del campo nettamente superiore. C’è poi il rischio di effetti acuti legati all’esposizione diretta al fascio emesso dalle parabole MUOS in seguito a malfunzionamento o a un errore di puntamento. I danni alle persone accidentalmente esposte a distanze inferiori ai 20 Km saranno gravi e permanenti, con conseguente necrosi dei tessuti”.
Le onde elettromagnetiche avranno pesantissimi effetti pure sul traffico aereo nei cieli siciliani e in particolare sul vicino aeroporto di Comiso, prossimo all’apertura. “La potenza del fascio di microonde del MUOS è senz’altro in grado di provocare gravi interferenze nella strumentazione di bordo di un aeromobile che dovesse essere investito accidentalmente”, spiegano Zucchetti e Coraddu. “Gli incidenti provocati dall’irraggiamento di aeromobili distanti anche decine di Km. sono eventualità tutt’altro che remote e trascurabili ed è incomprensibile come non siano state prese in considerazione dagli studi progettuali. I rischi d’interferenza investono potenzialmente tutto il traffico aereo della zona circostante il sito d’installazione del MUOS. Nel raggio di 70 Km si trovano ben tre scali aerei: Comiso, a poco più di 19 Km dalla stazione di Niscemi, e gli aeroporti militare di Sigonella e civile di Fontanarossa (Catania), che si trovano rispettivamente a 52 Km e a 67 Km”. Sigonella, tra l’altro, è oggetto delle pericolosissime operazioni di atterraggio e decollo dei velivoli da guerra senza pilota Global Hawk, Predator e Reaper a disposizione delle forze armate USA e NATO.
Ad oggi, del sistema mondiale MUOS si è visto ben poco. Il lancio in orbita del primo satellite è avvenuto solo 24 febbraio 2012, ventiquattro mesi in ritardo rispetto ai cronogrammi progettuali. Secondo quanto era previsto in origine, entro la fine dell’anno in corso dovevano entrare in funzione i quattro terminali a terra: uno alle Hawaii; uno a Norfolk, Virginia; uno in Australia e il quarto a Niscemi. Inoltre, le gigantesche antenne dovevano essere puntate e comunicanti con due dei quattro satelliti geostazionari programmati. Si è però verificato un impressionante numero di “imprevisti” tecnici, sono falliti numerosi test, sono state aggiunte soluzioni alternative per le apparecchiature terrestri e spaziali ed è stato modificato il link con la più potente centrale di spionaggio planetario, la NSA – National Security Agency USA. Alla fine si è pure scoperto un macroscopico errore progettuale: i quattro satelliti previsti erano insufficienti a garantire la copertura di tutti i continenti. E i produttori si sono dovuti presentare al Congresso per chiedere un finanziamento straordinario di 340 milioni di dollari per realizzarne un quinto.
Stando ai programmi rivisti e corretti, le infrastrutture terrestri saranno pienamente funzionanti solo entro il primo trimestre 2013, mentre i satelliti verranno lanciati in ordine uno all’anno (il secondo entro la fine del 2012, il terzo nel 2013, il quarto nel 2014, l’ultimo entro l’ottobre del 2015). Il programma MUOS è stato affidato nel 2002 alla Lockheed Martin, la più potente delle compagnie USA del comparto difesa, produttrice dei famigerati cacciabombardieri F-35, oltre 126.000 dipendenti e un fatturato annuo di 45,8 miliardi di dollari. In qualità di prime contractor, la controllata Lockheed Martin Space Systems di Sunnyvale (California) ha il compito di progettare e realizzare quasi tutte le componenti e le apparecchiature dei sistemi terrestri e satellitari. Alla realizzazione del sistema MUOS partecipano pure General Dynamics C4 Systems (Scottsdale, Arizona), chiamata ad installare le mega-antenne satellitari e a curare il collegamento tra i quattro distinti segmenti terrestri; Boeing Defense Space and Security (El Segundo, California), per la messa in funzione e la verifica di compatibilità del sistema; Harris Corporation (Melbourne, Florida) per la fornitura della rete dei riflettori; la filiale texana della svedese Ericsson per la costruzione di alcune porzioni del segmento integrato terrestre.
Il costo complessivo del MUOS è ancora un mistero. In alcuni documenti ufficiali si fa riferimento a una spesa complessiva di 3,26 miliardi di dollari. Un dato a cui non crede assolutamente il Government Accountaibility Office (GAO), la Corte dei Conti degli Stati Uniti d’America, che in un report del marzo 2011 sui sistemi d’arma in via di acquisizione dal Pentagono ha stimato un costo finale non inferiore ai 6 miliardi e 830 milioni di dollari, salvo altri colpi di scena.
L’iter di realizzazione del terminale terrestre MUOS a Niscemi prende il via il 27 settembre 2005, quando l’Ambasciata USA di Roma invia al Ministero della difesa italiano la richiesta del Comando di NAVFAC Europe and South West Asia (Napoli-Capodichino) d’installare nella grande stazione aeronavale di Sigonella uno dei terminali terrestri del nuovo sistema satellitare. Nonostante si tratti di un programma altamente strategico, di proprietà delle forze armate statunitensi, le caratteristiche e le implicazioni del sistema MUOS non vengono discusse in Consiglio dei ministri, né il Ministero della difesa sente il dovere di presentarlo in Parlamento. A valutare la scarna documentazione è chiamato il III reparto – Politica militare e pianificazione dello Stato Maggiore della difesa (Roma) che il 9 marzo 2006 dà la propria autorizzazione.
Intanto la Marina degli Stati Uniti, preoccupata dei possibili effetti negativi delle microonde del MUOS sul traffico aereo militare, aveva deciso di dirottare il nuovo impianto di telecomunicazioni nella stazione NRTF – Naval Radio Transmitter Facility di Niscemi e informava il comandante del 41° Stormo dell’Aeronautica italiana di stanza a Sigonella, che a sua volta inoltrava a Roma la scheda relativa al nuovo progetto di Niscemi, annotando che l’Aeronautica non aveva «nulla contro per quanto concerne il posizionamento del MUOS, fermo restando le opportune verifiche di impatto tecnico-strumentale ed ambientale». Il 31 ottobre 2006 la Direzione generale dei lavori e del demanio del Ministero della difesa approvava in via definitiva la richiesta del Comando US Navy, precisando che «lo Stato Maggiore della Difesa ha espresso il non interesse delle Forze Armate italiane alla futura acquisizione delle opere in caso di dismissione statunitense». Restava solo da ottenere le autorizzazioni da parte della Regione Siciliana, in quanto i lavori per l’installazione delle nuove antenne avrebbero interessato un’area di 2.509 m2 ricadente in zona B della riserva naturale “Sughereta” di Niscemi, Sito di Importanza Comunitaria (SIC), rientrante – secondo il manuale delle linee guida per la gestione dei Siti Natura 2000 del Ministero dell’ambiente – nella tipologia «a dominanza di querceti mediterranei».
Il 24 gennaio 2007, il comando dell’Aeronautica militare di Sigonella inoltrava il progetto MUOS all’Assessorato regionale territorio e ambiente. Dopo il rilascio di un’autorizzazione di massima da parte del Servizio per i beni paesaggistici naturali ed urbanistici della Regione, nell’attesa del progetto esecutivo e dalla relazione paesaggistica, il 14 giugno 2007 l’Assessorato competente inviava copia del documento all’allora sindaco di Niscemi, Giovanni Di Martino.
Il 3 aprile 2008, l’Assessorato territorio e ambiente della Regione provvedeva a trasmettere al Comune di Niscemi copie dei progetti del sistema di trasmissione satellitare e per un «nuovo impianto per mitigazione dei problemi di erosione superficiale e protezione dagli incendi nell’area della postazione radiotrasmittenti della Marina Statunitense». Un mese e mezzo più tardi, il Comune riceveva dall’Aeronautica militare la relazione paesaggistica e la valutazione di incidenza ambientale predisposta dal Comando US Navy. Il 9 settembre 2008, fu convocata a Palermo una conferenza di servizi, a cui parteciparono pure due funzionari del Comune di Niscemi, che espresse all’unanimità parere favorevole sulla compatibilità ambientale del MUOS.
Sotto la spinta delle crescenti mobilitazioni popolari, l’Amministrazione comunale affidò a tre professionisti siciliani (Donato La Mela Veca, Tommaso La Mantia e Salvatore Pasta), l’incarico di studiare i possibili impatti del MUOS sulla flora e la fauna dell’importante area protetta “Sughereta”. La relazione fu consegnata il 10 ottobre 2009 e convinse il sindaco di Niscemi a disporre l’annullamento in autotutela dell’autorizzazione ambientale rilasciata l’anno prima. La relazione tecnica definì incompleta e di scarsa attendibilità la valutazione d’incidenza ambientale presentato dalla Marina militare statunitense, mentre la documentazione allegata fu bocciata perché discordante, insufficiente e inadeguata e nel progetto furono individuate gravi lacune ed omissioni.
Ciononostante i lavori furono affidati sin dalla primavera del 2008 ad un consorzio d’imprese denominato Team MUOS Niscemi, guidato dalla Gemmo S.p.A. di Arcugnano (Vicenza), ma sono iniziati solo dopo il parere favorevole dell’Assessorato regionale al territorio ed ambiente, emesso l’1 giugno 2011 senza tenere minimamente conto delle norme di attuazione previste dal Piano territoriale paesistico della Provincia di Caltanissetta per la riserva naturale di Niscemi. «Abbiamo rilevato alcune problematiche sulla conduzione delle opere di sbancamento», denunciano i rappresentanti del Movimento No MUOS. «Negli elaborati grafici del progetto, la dislocazione delle piattaforme per le antenne non corrisponde con quelle in costruzione. Nelle tavole le basi erano disposte lungo una direttrice nord-sud, mentre la loro realizzazione è in direzione est-ovest. Non sappiamo se siano mai state approvate varianti in corso d’opera al progetto. Se non è così, i lavori non sono coerenti con le autorizzazioni rilasciate. Di sicuro questa modifica, per il profilo del terreno, ha comportato un maggiore volume di terra movimentata e di conseguenza un più pesante impatto sull’ambiente e il territorio. È perfettamente visibile, poi, la distruzione di essenze arboree tutelate. La scomparsa di parte della macchia mediterranea è provata anche dalle foto satellitari in nostro possesso, scattate prima dell’inizio dei lavori».
«L’entità delle trasformazioni in atto denotano una gravissima manomissione dell’ambiente con l’aggravante di esplicarsi a danno di un’area protetta di interesse internazionale», commenta amaramente il responsabile del C.E.A. di Niscemi, Salvatore Zafarana. «Nei suoli interessati dalla megastruttura è stato stroncato un processo di successione ecologica positivo che aveva portato alla colonizzazione dei suoli sabbiosi e steppici con specie cespugliose di gariga mediterranea. La superficie destinata ad accogliere il MUOS, unita a quella occupata dalle 41 antenne erette a partire dagli anni ‘90, hanno vanificato ogni possibilità di collegamento delle aree boscate più meridionali di contrada Pisciotto con quelle più a nord di Apa, Ulmo e Vituso e con il residuo bosco di Carrubba ad est. Ad essere definitivamente compromessi sono i lotti boscati di Mortelluzzo e Valle Porco, di limitate estensioni ma di indiscusso pregio naturalistico e paesaggistico».
Ai danni ambientali si è aggiunto l’aggiramento dei protocolli istituzionali in tema di legalità e opere pubbliche. Con l’avvio dei lavori, è comparsa come subappaltatrice la “Calcestruzzi Piazza Srl”, società sotto osservazione da parte degli organi inquirenti per presunte contiguità criminali.
Secondo il senatore Giuseppe Lumia (Pd) che il 14 febbraio 2012 ha presentato una specifica interrogazione ai Ministri della difesa e dell’interno, “la Calcestruzzi Piazza ha come amministratore unico Concetta Valenti, il cui marito convivente è Vincenzo Piazza, che, in base ad indagini della Direzione distrettuale antimafia (DDA) di Caltanissetta nonché ad altri elementi info-investigativi segnalati dalle Forze dell’ordine, apparirebbe fortemente legato al noto esponente mafioso del clan Giugno-Arcerito, Giancarlo Giugno, attualmente libero a Niscemi”.
Il senatore Lumia rileva che nel corso dell’indagine Atlantide-Mercurio della procura antimafia di Caltanissetta (gennaio 2009) “sono emersi contatti del Piazza con esponenti mafiosi» che «evidenziano ingerenze e condizionamenti di Cosa nostra nell’appalto per i lavori di recupero, consolidamento e sistemazione a verde dell’area sottostante il Belvedere, commissionati dal Comune di Niscemi”. Il 7 novembre 2011, la Prefettura di Caltanissetta ha reso noto che dopo le verifiche disposte dalle normative in materia di certificazione antimafia, “sono emersi elementi tali da non potere escludere la sussistenza di tentativi di infiltrazione mafiosa tendenti a condizionare le scelte e gli indirizzi della sopracitata società”. Alla base del pronunciamento prefettizio, i contenuti di un rapporto della Divisione Polizia anticrimine della Questura di Caltanissetta del 6 ottobre 2011, e di quello della Sezione Criminalità organizzata della stessa Questura del 27 dicembre 2010.
A seguito dell’intervento prefettizio, il 25 novembre 2011 il dirigente dell’Area servizi tecnici della Provincia regionale di Caltanissetta ha sospeso la “Calcestruzzi Piazza” dall’Albo delle imprese per le procedure di cottimo-appalto. Venti giorni dopo anche il capo ripartizione per gli Affari generali del Comune di Niscemi ha disposto l’esclusione della società dall’elenco dei fornitori e dall’Albo delle imprese di fiducia. I Piazza hanno presentato ricorso al TAR di Palermo che ha però confermato la legittimità dei provvedimenti adottati dagli enti locali.

Scheda preparata dal peace researcher Antonio Mazzeo per conto della Delegazione di sindaci e rappresentanti dei Comitati No MUOS in audizione a Roma (11 settembre 2012) davanti alla Commissione Difesa della Camera dei Deputati e del Comitato d’inchiesta sull’uranio impoverito del Senato della Repubblica.

Fonte: Comitato No MUOS Niscemi, Sicilia Italia

https://www.nomuos.info/cose-il-muos/

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

ALESSIO BRANCACCIO SCRIVE LA SUA TERZA MAIL PEC ALL’INDIRIZZO DEL MINISTRO ALLA SALUTE ORAZIO SCHILLACI PER CHIEDERGLI LA REINTRODUZIONE ALL’USO DELLE MASCHERINE FFP2 IN TUTTI I LUOGHI AL CHIUSO

Alessio Brancaccio, tecnico ambientale dell’Università di L’Aquila ed allievo del Prof. Aldo Domenicano vs Ministro alla Salute del Governo Meloni Dott. Orazio Schillaci, atto terzo su obbligo uso mascherine FFP2 in tutti i luoghi al chiuso per scongiurare il nuovo aumento dei contagi in Italia

All’attenzione del Ministro alla Salute Dott. Orazio Schillaci,

Buonasera signor Ministro, sono di nuovo il Dott. Alessio Brancaccio, da Vasto in provincia di Chieti, che attualmente è la peggiore provincia di tutto l’Abruzzo per numero di contagi, considerando i dati contenuti nell’ultimo Monitoraggio settimanale COVID19 dell’Istituto Superiore di Sanità, il bollettino numero 27 in uscita e relativo alla settimana 11-17 Novembre.

Come evincerà lei stesso dai dati in suo possesso, c’è stato un incremento dei contagi da COVID19 del 26% (34314 casi rispetto a 26855 della settimana precedente) e l’incidenza ogni 100 mila abitanti è passata da 46 a 58 casi ed in costante aumento, dopo la riapertura degli Istituti Scolastici e considerando l’arrivo dell’inverno sempre più alle porte. L’Rt passa da 0.83 a 0.93 anche se resta sotto la soglia pandemica. La sotto variante Omicron circolante e dominante in Italia con il 51% dei casi al momento è la Eris EG5 pertanto, alla luce delle seguenti considerazioni, la invito al più presto non solo ad accelerare le vaccinazioni dei soggetti fragili, ma a considerare fortemente e seriamente la reintroduzione dell’obbligo relativo all’uso delle mascherine FFP2 in tutti i luoghi di aggregazione al chiuso, non confinandolo soltanto a tutte le strutture sanitarie nazionali. Se vuole un mio modesto parere in merito, credo che la situazione sia destinata solo che a peggiorare, se si continuasse imperterritamente a non considerare l’adozione di tale provvedimento, considerando che quasi nessuna delle persone già vaccinate a tre dosi, non si stanno per niente recando nei centri vaccinali per sottoporsi a quarta dose di richiamo, anziani over 80 compresi, per cui temo che di questo passo cominceremo di nuovo a contare i morti per strada, soprattutto tra gli anziani over 70 ed over 80, i quali non usano affatto le mascherine né per entrare negli ospedali, in tutte le altre strutture sanitarie come ambulatori ed RSA, ma anche nelle farmacie, nei supermercati e nei bar, per non parlare di uffici pubblici, scuole, biblioteche, cinema, teatri ed altri luoghi di aggregazione pubblica.

Sono uno scienziato accademico anch’io come lei, certo magari non al suo livello, ma conosco bene il mondo universitario quasi quanto lei, dal momento che si sono romano, ma mi sono laureato in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente nel Polo Didattico di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali (MM.FF.NN.) di Coppito, presso l’Università degli Studi di L’Aquila che per qualità della formazione dei propri studenti, io ritengo non sia affatto seconda a quella della Sapienza di Roma o di altre università romane, senza offesa! Pur non essendo un medico che ha scritto trattati scientifici, essendo un atleta sportivo conosco molto bene il corpo umano e gli effetti che la malattia del COVID19 mi ha dato personalmente ed alla mia famiglia, pertanto ritengo che continuare ad affermare che il COVID19 ormai è endemico come un’influenza, se mi permette è soltanto da irresponsabili, perché non per tutti è stato così!

Invece di continuare a trasmettere i miei messaggi all’URP, trasformandoli in lettere morte come se fossi il seccatore seriale di turno, prenda maggiormente in considerazione i moniti che provo a lanciare alla sua attenzione da più di un anno e mezzo a questa parte in merito all’adozione delle mascherine in tutti i luoghi al chiuso, più che altro per evitare di ritrovarci con gli stessi contagi del 2022.

Piccola nota di servizio aggiuntiva: la dottoressa di base della mia famiglia qui a Vasto è assente dal suo studio per più di una settimana ed io sono certo che è pe causa del COVID19 che si è presa da uno o da entrambi i suoi bambini che sono tornati a scuola da circa poco più di due mesi.

Mi rendo perfettamente conto che il Ministro alla Salute è lei non io, le decisioni ultime spettano giustamente a lei, ma si ricordi che se io decido periodicamente di scriverle, lo faccio per cercare di garantire non soltanto la salute mia e della mia famiglia, ma anche quella dell’intera comunità vastese in cui mi trovo e dove, nel Febbraio 2022, la sotto variante Omicron BA1 del COVID19 girava come una trottola, sia tra i dipendenti pubblici del Distretto Sanitario di Base che tra gli avventizi che entravano per sostenere le prestazioni sanitarie e questo in uno stato civile che si rispetti non dovrebbe essere mai permesso, specialmente all’interno di un luogo che costituisce un Presidio territoriale di Sanità Pubblica. A prescindere dalle decisioni che prendiamo signor Ministro, la tutela della salute è sacra, perché senza di essa non esiste nient’altro!

Certo di una sua forte considerazione in merito all’adozione del provvedimento che le chiedo di reintrodurre da mesi, attendo fiducioso riscontro in merito.

In fede e cordialità, distinti saluti.”

English translate

Dr. Orazio Schillaci, Good evening Minister, I am Dr. Alessio Brancaccio again, from Vasto in the province of Chieti, which is currently the worst province in the whole of Abruzzo in terms of number of infections, considering the data contained in the latest COVID19 weekly monitoring of the Higher Institute of Health, bulletin number 27 coming out and relating to the week 11-17 November. As you yourself will see from the data in your possession, there was an increase in COVID19 infections of 26% (34314 cases compared to 26855 the previous week) and the incidence per 100 thousand inhabitants went from 46 to 58 cases and in constant increase, after the reopening of schools and considering the arrival of winter that is increasingly upon us. The Rt goes from 0.83 to 0.93 even if it remains below the pandemic threshold. The Omicron sub-variant circulating and dominant in Italy with 51% of cases at the moment is the Eris EG5 therefore, in light of the following considerations, I invite you as soon as possible not only to accelerate the vaccinations of fragile subjects, but to strongly and seriously consider the reintroduction of the obligation to use FFP2 masks in all indoor gathering places, not limiting it only to all national health facilities. If you want my modest opinion on the matter, I believe that the situation is only destined to get worse if we continue undauntedly not to consider the adoption of this measure, considering that almost none of the people already vaccinated with three doses are about to nothing by going to vaccination centers to undergo the fourth booster dose, including elderly people over 80, so I fear that at this rate we will start to count road deaths again, especially among elderly people over 70 and over 80, who do not use at all masks nor to enter hospitals, all other health facilities such as clinics and RSA, but also in pharmacies, supermarkets and bars, not to mention public offices, schools, libraries, cinemas, theaters and other places of public gathering.

I too am an academic scientist like you, certainly perhaps not at your level, but I know the university world almost as well as you, since I am Roman, but I graduated in Environmental Sciences and Technologies in the Educational Center of Mathematical, Physical and Natural Sciences (MM.FF.NN.) of Coppito, at the University of L’Aquila which, in terms of the quality of the education of its students, I believe is in no way second to that of the Sapienza University of Rome or other Roman universities, no offense! Although I am not a doctor who has written scientific treatises, being a sports athlete I know the human body very well and the effects that the COVID19 disease has given me personally and my family, therefore I believe that continuing to affirm that COVID19 is now endemic like a flu, if you’ll allow me, it’s only irresponsible, because it hasn’t been like this for everyone! Instead of continuing to transmit my messages to the URP, turning them into dead letters as if I were the serial annoyance on duty, take more into consideration the warnings that I have been trying to bring to your attention for more than a year and a half now on this matter to the adoption of masks in all indoor places, above all to avoid finding ourselves with the same infections as in 2022. Small additional service note: my family’s primary care doctor here in Vasto is absent from her office for more than a week and I am certain that it is due to the COVID19 that she caught from one or both of her children who are returned to school just over two months ago.

I fully realize that you are the Minister of Health, not me, the final decisions rightly belong to you, but remember that if I decide periodically to write to you, I do so to try to guarantee not only my health and that of my family, but also that of the entire Vasto community in which I am and where, in February 2022, the Omicron BA1 sub-variant of COVID19 was spinning like a top, both among the public employees of the Basic Health District and among the temporary workers who came in to support the services health services and this in a self-respecting civil state should never be allowed, especially within a place that constitutes a territorial public health unit. Regardless of the decisions we make, Mr. Minister, health protection is sacred, because without it nothing else exists! Certain of your strong consideration regarding the adoption of the provision that I have been asking you to reintroduce for months, I await confident feedback on this matter. In faith and cordiality, best regards.”

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

UCI CICLOCROSS 2023-2024

Vasto (CH), lì 21 Novembre 2023 ore 14.06

Buon pomeriggio a tutti e a tutte, il presente articolo è dedicato alla stagione 2023/2024 UCI di Ciclocross. Buona visione!

Calendario UCI Ciclocross 2023-2024
https://www.uci.org/competition-hub/2023-2024-uci-cyclo-cross-world-cup/zfPS4MZmDGCzCpFt4ReSk?tab=races-results

ROUND 1 WATERLOO, STATI UNITI 15 OTTOBRE 2023

ROUND 2 MAASMECHELEN, BELGIO 29 OTTOBRE 2023

ROUND 3 DENDERMONDE BELGIO, 12 NOVEMBRE 2023

ROUND 4 TROYES FRANCIA, 19 NOVEMBRE 2023

ROUND 5 DUBLINO, IRLANDA

ROUND 6 FLAMANVILLE FRANCIA, 3 DICEMBRE 2023

ROUND 7 VAL DI SOLE BIKE LAND, VERMIGLIO TRENTINO ITALIA, 10 DICEMBRE 2023

ROUND 8 NAMUR BELGIO, 17 DICEMBRE 2023

ROUND 9 ANTWERPEN BELGIO, 23 DICEMBRE 2023

ROUND 10 GAVERE, BELGIO 26 DICEMBRE 2023

ROUND 11 HULST, OLANDA 30 DICEMBRE 2023

ROUND 12 ZONHOVEN, BELGIO 7 GENNAIO 2024

ROUND 13 BENIDORM COSTA BLANCA SPAGNA 21 GENNAIO 2024

ROUND 14 HOOGERHEIDE NOORD BRABANT OLANDA 28 GENNAIO 2024

ROUND 15 MIDDLEKERKE, BELGIO 10 FEBBRAIO 2024

ROUND 16 LILLE, FRANCIA 11 FEBBRAIO 2024

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto

IL WWF BOCCIA LA LEGGE DI BILANCIO DEL GOVERNO MELONI: SOLO LO 0,1% ALLO SVILUPPO SOSTENIBILE

«È una battuta d’arresto per il nostro Paese, alle politiche ambientali vanno le elemosine»

[20 Novembre 2023]

Giorgia Meloni, il Presidente del Consiglio italiano
https://greenreport.it/news/economia-ecologica/il-wwf-boccia-la-legge-di-bilancio-del-governo-meloni-solo-lo-01-allo-sviluppo-sostenibile/

Il disegno di legge di Bilancio 2024approvato dal Governo Meloni e ora all’esame del Parlamento, incassa la sonora bocciatura del WWF che parla di una «battuta d’arresto per il nostro Paese» sotto i profili della decarbonizzazione, della conservazione della biodiversità e più in generale dello sviluppo sostenibile.

I numeri in questo caso parlano chiaro: la legge di Bilancio movimenta risorse per circa 24 miliardi di euro, ma «alle politiche ambientali vanno le elemosine», come certifica un’analisi del WWF sulle tabelle elaborate dal ministero dell’Economia e da quello delle Finanze.

«Dal disegno di legge di Bilancio emerge che alle aree protette, asse portante della tutela della biodiversità, viene destinato lo 0,5% (118 milioni di euro) del totale della Manovra, mentre allo sviluppo sostenibile va lo 0,1% (42 milioni di euro)», dettagliano gli ambientalisti.

In un contesto che vede l’Italia attraversare una fase di arretramento su gran parte degli obiettivi di sviluppo sostenibile, la legge di Bilancio del Governo Meloni rischia dunque di peggiorare ulteriormente la situazione. Paradossalmente, in manovra trovano però spazio progetti come quelli del ponte sullo Stretto di Messina.

«Ci troviamo di fronte – argomenta il Wwf – ad una Manovra con scarse risorse per gli investimenti che risulta essere sbilanciata, come rilevato dalla Corte dei Conti, nel finanziare con 11,6 miliardi di euro (dal 2024 al 2032) un progetto quale il ponte sullo Stretto di Messina che ha impatti limitati sul sistema economico (rileva la stessa CdC). Progetto che ancora non è suffragato da certezze sui costi (nel Def la stima è di 14,6 miliardi), da un piano economico-finanziario, da una valutazione di impatto ambientale positiva, da conferme sulla sua fattibilità tecnica in un’area ad elevato rischio sismico».

Gli ambientalisti avanzano dunque 11 proposte di modifica alla Manovra, indicando anche tra le risorse reperibili quelle dedicate ai sussidi per le fonti fossili, stimate dallo stesso Governo (con riferimento al 2021) in 14,5 miliardi di euro l’anno, sebbene altre stime (in primis quelle di Banca mondiale e Fondo monetario internazionale) arrivino a superare i 60 miliardi di euro annui.

Con un taglio di 7 mld di euro ai sussidi fossili, e relativo incremento di gettito per lo Stato, il Wwf propone ad esempio di «istituire un Fondo emissioni zero per orientare il sistema produttivo nel senso dell’economia circolare, produzione energetica da fonti rinnovabili, giusta transizione».

Tra le proposte spiccano poi la cancellazione dei finanziamenti al ponte sullo Stretto, il mantenimento di 280 milioni di euro l’anno (altrimenti cancellati) al Fondo per il clima, lo stop all’ennesima proroga di sei mesi (fino al luglio 2024) per la plastic tax, la proroga del Superbonus 110% per l’efficientamento energetico di 758mila case di edilizia residenziale pubblica.

In particolare, per tutelare il Paese dal rischio idrogeologico, il Wwf chiede l’istituzione di un Fondo da 500 mln di euro nel 2024 per conseguire l’obiettivo nazionale di 1.500 km di fiumi rinaturalizzati entro il 2030 (derivante dalla Strategia europea per la biodiversità).

Per quanto riguarda infine l’agricoltura biologica, gli ambientalisti del Panda chiedono di incentivare l’uso di prodotti e fertilizzanti che siano ammessi anche in agricoltura biologica (rimodulando le aliquote Iva dal 10% al 22% per erbicidi, insetticidi e fungicidi, e dal 4% al 22% per i fertilizzanti), e al contempo di creare un Fondo da 100 mln di euro per incentivare il consumo di prodotti biologici certificati per le donne in stato di gravidanza e per i bambini sino a 3 anni.

Fonte: Greenreport

Dott. Alessio Brancaccio, tecnico ambientale Università degli Studi di L’Aquila, membro partecipante ordinario Fondazione Michele Scarponi Onlus, ideologo e membro del movimento ambientalista Ultima Generazione appartenente alla Rete Internazionale A22 in contrasto del Cambiamento Climatico in atto